2. La politica di presenza

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2. La politica di presenza

p. 247-266

Extrait

Presenza e rappresentanza

1L’elezione di un rappresentante rimanda a una doppia logica di distinzione e di identificazione. Si vuole che colui per cui si vota abbia la capacità di governare. A dirigere la scelta di un candidato è il riconoscimento di qualità dirigenziali e di competenze tecniche. L’elezione obbedisce quindi a un principio di distinzione. È basata sull’idea che si debbano «selezionare i migliori», e l’elettore ammette implicitamente che l’eletto abbia delle capacità che egli stesso non possiede. Ma dal rappresentante ci si aspetta anche che sia vicino agli elettori, che ne conosca le difficoltà e le preoccupazioni, che ne condivida i problemi e le aspirazioni. L’elezione fa riferimento in questo caso a un principio di prossimità, di identità. Il rappresentante ideale è, in questa prospettiva, quello che pensa, parla e vive come i suoi elettori, una specie di doppio che essi valorizzano. Da una parte, la speranza di avere degli eletti competenti, dall’altra, l’as

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1 Perciò sono state al centro degli scontri intellettuali e politici durante le rivoluzioni francese e americana.

2 Cfr. su questo punto i miei sviluppi in Le Peuple introuvable. Histoire de la représentation démocratique en France, Paris, Gallimard, 1998 [tr. it. cit.].

3 Possiamo osservare che, in un’opera classica, Anne Philips aveva giustamente impiegato a questo proposito l’espressione «politica di presenza», opponendola a una «politica delle idee» (The Politics of Presence, Oxford, Clarendon Press, 1995).

4 Che io sappia, è in Clifford Orwin che troviamo una delle prime formulazioni di questo rovesciamento. «L’inizio della compassione politica, scrive, ha seguito da vicino la comparsa del governo rappresentativo moderno. La sua funzione fu quella di certificare la rappresentatività quando gli altri segni non bastavano a stabilirla» («Compassion», The American Scholar, estate 1980, tradotto in francese in Commentaire, n. 43, 1988, p. 614).

5 P. Ricœur, Le socius et le prochain, in Histoire et vérité, 2^a ed., Paris, Seuil, 1964 [tr. it. di C. Marco e A. Rosselli, Storia e verità, Cosenza, Marco, 1994, pp. 101-111].

6 Ibid, p. 100.

7 H. Arendt, Sulla rivoluzione, Milano, Edizioni di Comunità, 1965, pp. 84 sgg.

8 Ibid., p. 90.

9 Ibid., p. 91.

10 Cfr. i suoi articoli raccolti in Politique de la réprésentation, Paris, Kimé, 2005, così come la sua opera maggiore Le Portrait du Roi, Paris, Minuit, 1981.

11 Le Portrait du Roi cit., p. 10.

12 Ibid., p. 11.

13 L’espressione «ascesa in generalità» designa il processo scientifico in base al quale l’analisi dei fatti conduce alla produzione dei concetti. È anche il processo attraverso cui si costituisce il campo specificamente politico.

14 Essa ha così una dimensione intermedia tra un approccio procedurale e un approccio sostanziale.

15 Mentre il vecchio «politichese» era ancora a suo modo in sintonia con l’esperienza della gente.

16 Enseignements d’Enfantin (1831), in Œuvres de Saint-Simon et d’Enfantin, Paris, 1865-1878, t. 16, pp. 89-90.

17 Cfr. su questo punto J. Rancière, La Nuit des prolétaires. Archives du rêve ouvrier, Paris, Fayard, 1981.

18 ¹⁸ Cfr. J. Cornette, Le Savoir des enfants du roi sous la monarchie absolue, in R. Halévi (a cura di), Le Savoir du prince, du Moyen Âge aux Lumières, Paris, Fayard, 2002.

19 P.L. Roederer, Des voyages des chefs de gouvernement (1804), in Œuvres du comte P.L. Roederer, t. VI, Paris, 1857, p. 460.

20 Religion saint-simonienne, Napoléon, ou L’homme-peuple, Paris, 1832, p. 1.

21 Cfr. su questo punto B. Ménager, Les Napoléon du peuple, Paris, Aubier, 1988, e S. Hazareesingh, La Légende de Napoléon, Paris, Tallandier, 2005.

22 Cfr. il capitolo dedicato alla leggenda napoleonica in J. Touchard, La Gloire de Béranger, t. I, Paris, Armand Colin, 1968.

23 Formule riportate da N. Mariot, C’est en marchant qu’on devient président. La République et ses chefs de l’État, 1848-2007, Montreuil, Aux lieux d’être, 2007, pp. 42-44.

24 Cfr. M. Deslandres, Histoire constitutionnelle de la France de 1789 à 1870, Paris, 1933, t. II, p. 509.

25 La formula è di N. Mariot nella sua opera Bains de foule. Les voyages présidentiels en province, 1882-2002, Paris, Belin, 2006, p. 133.

26 Cfr. R. Sanson, La République en représentation. À propos des voyages en province des présidents de la Troisième République (1879-1914), in La France démocratique. Mélanges offerts à Maurice Agulhon, Paris, Publications de la Sorbonne, 1998.

27 Cfr. N. Mariot, Propagande par la vue, souveraineté régalienne et gestion du nombre dans les voyages en province de Carnot (1888-1894), “Genèses”, settembre 1995. È del resto interessante sottolineare a questo proposito che Boulanger fu il primo uomo politico a diffondere massicciamente il suo ritratto fotografico presso gli elettori per la sua propaganda (cfr. D.E. English, Political Uses of Photography in the Third French Republic, 1871-1914, Ann Arbor (Mich.), Umi Research Press, 1981).

28 Si troverà ancora all’inizio della quinta Repubblica l’eco diretta di questa repulsione nell’attitudine nei confronti di De Gaulle.

29 J. Pilhan, L’écriture médiatique, “Le Débat”, n. 87, novembre-dicembre 1995.

30 Cfr. su questo punto la statistica molto suggestiva sulle attività dei presidenti francesi durante i loro spostamenti stabilita sulla base di oltre un secolo di attività da N. Mariot (in C’est en marchant qu’on devient président cit., p. 291).

31 Cfr. anche, di M. Olasky, Compassionate Conservatorism: What it Is, What it Does, and How it Can Transform America, New York, The Free Press, 2000 (con una prefazione di George W. Bush) [tr. it. L. Guietti, Conservatorismo compassionevole, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2005].

32 Cfr. l’opera emblematica di C.A. Murray, Losing Ground: American Social Policy, 1950-1980, New York, Basic Books, 1984.

33 M. Olasky, The Tragedy of American Compassion, Washington D.C., Regnery Publishing, 1992.

34 Cfr. su questo punto le stimolanti riflessioni di O. Mongin e G. Vigarello, Sarkozy, corps et âme d’un président, Paris, Perrin, 2008.

35 Cfr. F. Polletta, It Was Like a Fever: Storytelling in Protest and Politics, Chicago, The University of Chicago Press, 2006, e C. Salmon, Storytelling. La machine à fabriquer des histoires et à formater les esprits, Paris, La Découverte, 2007 [tr. it. di G. Gasparri, Storytelling: la fabbrica delle storie, Roma, Fazi, 2008].

36 Cfr. J.R. Hibbing e E. Theiss-Morse, Stealth Democracy: American’s Beliefs How Government Should Work, Cambridge, Cambridge University Press, 2002.

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Campati, Antonio. (2022) Elite and Liberal Democracy: A New Equilibrium?. Topoi, 41. DOI: 10.1007/s11245-021-09762-1

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Rosanvallon, P. (2015). 2. La politica di presenza (F. Domenicali, trad.). In La legittimità democratica (1‑). Rosenberg & Sellier. https://doi.org/10.4000/books.res.219

Rosanvallon, Pierre. « 2. La politica di presenza ». In La legittimità democratica, traduit par Filippo Domenicali. Torino: Rosenberg & Sellier, 2015. https://doi.org/10.4000/books.res.219.

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