L’area a Nord della Colonna Traiana e il Tempio dei diui Traiano e Plotina : riflessioni in merito alle indagini di Palazzo Valentini
p. 177-201
Résumés
Gli scavi della Città Metropolitana di Roma Capitale nei sotterranei di Palazzo Valentini hanno portato in luce, sotto le ali Sud e Ovest, un complesso di strutture murarie che la tipologia, la tecnica edilizia, i materiali componenti permettono di ritenere frutto di un progetto unitario, i cui bolli laterizi risalgono all’inizio del regno di Adriano. Fondazioni in opera cementizia, blocchi di travertino e murature con cortine in opera laterizia che sostengono un sistema di volte rampanti, a botte e a crociera ribassata a copertura di ambienti praticabili, permettono di ricostruire la realtà architettonica interna al podio di un grande edificio accessibile da Sud mediante una gradinata, adiacente e in asse con il Foro Traiano e forse allo stesso livello della grande piazza. Le fonti letterarie ed epigrafiche permettono di identificarlo con il Templum diui Traiani et diuae Plotinae. L’elevato ipotizzato è un periptero ottastilo sine postico, cui si ritengono pertinenti alcuni elementi architettonici, tra i quali fusti monolitici in granito del Mons Claudianus e di Assuan, alti 50 piedi romani, frammenti di cornici, capitelli corinzi e un frammento di fregio in marmo bianco con la figura di un grifo. L’edificio era presumibilmente addossato al muro di fondo di un temenos decorato da un colonnato aggettante, aperto e comunicante con il cortile della Colonna Traiana e forse anche con l’esterno.
Les fouilles effectuées par la Città Metropolitana di Roma Capitale dans les sous-sols du Palazzo Valentini ont mis en lumière, sous les ailes sud et ouest, un ensemble de murs dont la typologie, la technique de construction, les matériaux utilisés font penser qu’ils appartiennent à un projet unitaire (les estampilles des briques remontent au début du règne d’Hadrien). Des fondations en opus caementicium, des blocs de travertin et des murs avec des parements en opus latericium qui soutiennent différents systèmes de voûtes permettent de reconstruire l’architecture interne du podium d’un grand édifice accessible du côté sud par un escalier, adjacent au forum de Trajan, construit dans le même axe que lui. Les sources littéraires et épigraphiques permettent de l’identifier avec le Templum diui Traiani et diuae Plotinae. L’hypothèse est qu’il s’agissait d’un édifice périptère octastyle dont on a conservé quelques éléments architectoniques, parmi lesquels des fûts monolithiques en granit du Mons Claudianus et d’Assouan, hauts de 50 pieds romains, des fragments de corniche, des chapiteaux corinthiens et un fragment de frise en marbre avec la représentation d’un griffon. L’édifice était probablement adossé au mur du fond d’un temenos décoré par une colonnade saillante, ouvert et communicant avec la cour de la colonne Trajane et peut-être aussi avec l’extérieur.
The excavations of Città Metropolitana di Roma Capitale in the cellars on the S and W sides of Palazzo Valentini have revealed a series of structures belonging to a large building: their brick stamps date from the early Hadrian’s age. Mighty foundation structures and a system of sloping and barrel vaults linked on the N side to underground rooms, covered by cross vaults, allow to reconstruct the podium of a temple lying immediately to the North and in line with Trajan’s Forum. This building is presumably the Templum diui Traiani et diuae Plotinae, which Hadrian dedicated to his adoptive parents. The remains suggest that it was a peripteral building with an octastyle front on the S side, rising from a high podium accessible through a staircase. Its most distinguishing architectural elements are huge gray and red granite column shaft 50 feet high, white marble Corinthian capitals, cornices, a fragment of frieze with the figure of a griffin. In the adjacent area, presumably arranged on the level of the square of Trajan’s Forum, the temple was surely surrounded by a temenos decorated by a protruding colonnade, open to the court of Trajan’s Column and probably to the outside.
Texte intégral
1Gli scavi promossi in una serie di campagne tra il 2005 e il 2019 dalla Città Metropolitana di Roma Capitale, effettuati in una serie di ambienti sotterranei di Palazzo Valentini1, hanno messo in luce, sotto le ali Sud e Ovest, un complesso di strutture di fondazione di notevoli dimensioni e di accurata fattura, che ne definiscono una funzione pubblica (fig. 1). La monumentalità delle strutture e degli elementi architettonici riferibili al complesso, l’ampio respiro del progetto, l’alto livello della tecnica edilizia, l’adiacenza al Foro di Traiano e l’analogo orientamento suggeriscono la pertinenza fisica e concettuale dell’edificio a questo Foro.
Fig. 1 – Roma, Palazzo Valentini, rilievo integrato degli ambienti sotterranei con la planimetria dei rinvenimenti archeologici 2005-2019 e delle emergenze nel contesto circostante

(scala 1 :1000, ril. R. Stocco, A. Capponi, R. Sandri, F. Turchetta, M. Schiavano, A. Finno © Città Metropolitana di Roma Capitale)
2L’esame delle emergenze e i confronti tipologici con vari edifici templari, databili tra la tarda Repubblica e il III secolo d.C., permettono un’interpretazione ricostruttiva del contesto come le fondazioni e il podio di un tempio che l’ubicazione, la datazione nella prima età adrianea, la testimonianza delle seppur rare fonti letterarie ed epigrafiche2 spingono a identificare con il Templum diui Traiani et diuae Plotinae.
3Lo scavo infatti ha messo in luce una realtà architettonica « interna » al podio di un grande edificio3 e la ricostruzione dell’elevato, benché basata sulla tipologia e sull’ubicazione delle fondazioni e sui confronti architettonici istituibili, resta al momento ipotetica, dato che al suo posto si sono insediate le ali Sud e Ovest di Palazzo Valentini.
4Un complesso di fondazioni in opera cementizia che sostengono un sistema di volte rampanti, a botte e a crociera ribassata a copertura di ambienti praticabili, rinvenuti in due distinti settori di scavo – nell’area delle cd. Ex carceri a Sud4 e della Sala Egon von Fürstenberg / Ex sala mensa e annessi a Nord5, è quanto resta del podio (fig. 2). Una serie di strutture è stata già presentata dettagliatamente in diverse occasioni6 : in questa sede quindi fornirò un quadro generale, soffermandomi più specificamente sulle novità emerse nella campagna 2018-2019.
Fig. 2 – Tempio dei diui Traiano e Plotina : planimetria ricostruttiva

(scala 1 :750, ril. R. Sandri, A. Finno © Città Metropolitana di Roma Capitale)
5Partendo dai rinvenimenti effettuati a Sud, nelle Ex carceri, sono emerse in maniera più chiara e con maggiore visibilità rispetto all’altro settore di indagine7 le fondazioni dell’edificio (fig. 3), realizzate in cavo armato, di cui restano le impronte dei ritti, larghi 30 cm, posti a intervalli regolari, di 88-90 cm, che compongono un sistema di strutture a telaio con copertura massiccia (fig. 4a-c). In questo settore meridionale gli spazi interni, costituiti da due grandi quadrati, erano colmati di terra. Non sappiamo se e come nel resto dell’area interessata dalle fondazioni gli spazi fossero poi pavimentati per una loro migliore fruizione : il rinvenimento nell’ultima campagna di grossi frammenti di pavimentazione in cocciopesto lascia spazio all’ipotesi di pavimenti in questo materiale. L’opera cementizia è caratterizzata da una malta grigia di ottima qualità (fig. 5a), associata solo a schegge di travertino allettate a mano nelle fondazioni e nelle volte a crociera, a laterizi e altri lapidei nelle volte a botte e rampanti, con evidente distinzione in base alle funzioni strutturali : la malta è stata analizzata petrograficamente nell’ambito di una ricerca avviata nel 2018 in collaborazione con il Corso di Laurea in Scienze geologiche dell’Università di Roma « La Sapienza »8 e che si è rivelata uniforme da un punto di vista sia microstrutturale che composizionale in ogni settore dello scavo sia per le fondazioni che per le murature e le volte ; si distinguono le volte rampanti che, evidentemente per la loro funzione architettonica, hanno prevalenza di componenti tufacei.
Fig. 3 – Rilievo integrato degli ambienti delle Ex carceri con la planimetria dei rinvenimenti archeologici 2011, 2014, 2015

(scala 1 :150, ril. R. Stocco, R. Sandri, F. Turchetta © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 4a – Ex carceri, ambiente 52 : sul fondo visibile la fondazione in cavo armato settentrionale

(foto ACC © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 4b – Ex sala mensa (ambiente 55), vano ipogeo 1 : braccio di fondazione in cavo armato del muro Nord

(foto L. Salvatori © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 4c – Ex carceri, ambiente 52 : fondazione in cavo armato del limite Ovest della gradinata ; al di sopra blocchi di travertino

(foto L. Salvatori © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 5a – Ex carceri, ambiente 42-43 : fondazione in opera cementizia con inclusi di travertino ; in basso a destra spezzone di elemento architettonico (architrave ?)

(foto ACC © Città Metropolitana di Roma Capitale)
6Nell’area Sud all’interno dei quadrati gli strati di obliterazione, di rialzamento del piano di calpestio e di allettamento delle fondazioni coprono una realtà urbana precedente, databile tra la metà e la fine del I secolo d.C., fatta di lacerti di tracciati stradali e di botteghe o abitazioni9, rasate a una quota massima di 15,15 m slm., evidentemente in funzione delle successive fondazioni in cementizio, che arrivano a una quota uniforme di 15,25 m slm. ; nella zona Nord la quota scende a 14,42 m slm. L’ampiezza dei bracci di fondazione a Sud raggiunge 3,80 m, a Nord 2,20 m circa.
7Le fondazioni dovevano sorreggere su tutta l’area blocchi di travertino di grandi dimensioni : costante è la loro altezza, circa 74 cm10, mentre lunghezza e larghezza sembrano adattarsi alle strutture che sostengono. Nel settore Sud la loro quota superiore si trova a 16 m slm. Disposti con il lato maggiore perpendicolare all’asse NS, sostengono e distribuiscono il peso di due volte rampanti contigue della gradinata (fig. 6a), la contengono lateralmente (figg. 4c, 5b), associati a blocchi di peperino11, e sono alla base del muro di spina tra due delle volte a botte di ambienti più interni (fig. 5c).
Fig. 5b – Ex carceri, ambiente 42-43 : blocchi di travertino del limite Est della gradinata

(foto ACC © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 5c – Ex carceri, ambiente 49s : blocco di travertino di sostegno del muro di spina tra due volte a botte

(foto ACC © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 6a – Ex carceri, ambiente 49s, da Nord : attacchi di due volte rampanti contigue di sostegno alla gradinata poggianti su un unico blocco di travertino ; in basso e in primo piano spezzoni di colonne in granito del Mons Claudianus

(foto ACC © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 6b – Ex carceri, ambiente 52 : volta rampante Ovest

(foto M. Giagnori © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 6c – Ex carceri, ambiente 47 : rilievo e sezione dell’ossatura di un settore di gradinata

(scala 1 : ril. F. Turchetta, L. Salvatori © Città Metropolitana di Roma Capitale)
8Le due volte rampanti contigue, parzialmente conservate (fig. 6a-b), sorreggevano una scalinata : sull’estradosso di quella orientale resta parte del nucleo murario di almeno quattro gradini in opera cementizia di alzata e pedata misurabili solo approssimativamente, vista l’usura delle superfici12 (fig. 6c). Stando all’estensione delle volte rampanti, al loro orientamento sull’asse del Foro Traiano, che passa per la loro comune generatrice, e alla conservazione parziale sia del muro di contenimento orientale della scalinata, sia del limite orientale della fondazione, che si conserva a Est per un ulteriore tratto largo 2,89 m (poco meno di 10 piedi), la gradinata è ricostruibile per una larghezza complessiva di circa 26,30 m, corrispondente a circa 89 piedi : essa doveva avere dunque un’ampiezza minore della facciata dell’edificio, da cui poteva aggettare o essere eventualmente affiancata da due avancorpi in corrispondenza di quel tratto sporgente di fondazione che dobbiamo immaginare anche all’estremità Ovest.
9Le volte rampanti si presentano fratturate a Nord : anche quella occidentale (fig. 6b), meglio leggibile, si conserva per un tratto più lungo, a circa 4,80 m dal limite meridionale, è interrotta. Da questo punto, a una distanza di 4,82 m in direzione Nord, si rileva un sistema di volte a botte longitudinali che coprivano ambienti rettangolari, probabilmente comunicanti tra loro, disposti parallelamente all’asse. Il raccordo tra le volte rampanti e gli ambienti coperti dalle volte a botte è attualmente mancante, ma si deve ipotizzare la presenza di un possente muro trasversale Est-Ovest dello spessore di circa 3,80 m, quanto la sottostante fondazione, o poco meno13, che possiamo ipotizzare realizzato in blocchi di travertino o travertino e peperino o in tessitura mista di blocchi lapidei e opera cementizia o totalmente in opera cementizia. Le volte a botte, il cui intradosso culmina a circa 18,86 m slm, erano sostenute da muri di spina in opera laterizia, spessi circa 1,92 m. Al momento restano in piedi, sezionate e inglobate nelle murature ottocentesche, due volte contigue ai lati dell’asse centrale dell’edificio (fig. 7) : inoltre un settore della volta Ovest, o della successiva verso Ovest, è rilevabile in posizione di crollo nella cantina 51, lungo il limite occidentale del palazzetto.
Fig. 7 – Ex carceri, ambiente 50 : imposta di volta a botte

(foto L. Salvatori © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 8 – Palazzo Valentini, rilievo integrato con la planimetria degli ambienti ipogei del Tempio dei diui Traiano e Plotina e ipotesi di ricostruzione dell’elevato

(scala 1 :1000, ril. M. Schiavano © Città Metropolitana di Roma Capitale)
10L’ambiente longitudinale Est, ora quasi totalmente interrato, è stato parzialmente individuato, ma non si è potuto ancora procedere al suo scavo : una misurazione approssimativa effettuata in condizioni quasi proibitive ha permesso però di ricavare una larghezza di circa 6 m (= poco più di 20 piedi) e una lunghezza di circa 9,40 / 9,50 m (= 32 piedi) in direzione Nord, verso il secondo settore di indagine, quello della Ex sala mensa (fig. 8). Qui lo scavo del 2005 aveva messo in luce quattro vani quadrangolari, orientati analogamente alle strutture delle Ex carceri, delimitati da muri in cementizio dello spessore di 1,20 m circa, elevati su blocchi di stilobate in travertino, che poggiano direttamente sulle fondazioni a telaio14 (fig. 9a-c). Le cortine in opera laterizia che li rivestono, il cui piano di spiccato si trova a 15,16 m slm, sono di accuratissima fattura15 ; una di esse presenta in situ un bollo laterizio del 121 d.C.16, testimonianza che, assieme all’analisi della tecnica muraria, permette di attribuire il complesso di murature ai primi anni del regno di Adriano. Come si è potuto appurare nell’ultima campagna di scavo, i vani erano quadrati, con lato misurante 6,10 m, comunicanti tra loro tramite porte in asse ampie tra 1,10 e 1,19 m e coperti da volte a crociera17, una delle quali, quella del vano romano 3, è ancora perfettamente conservata, essendo divenuta la copertura della saletta a NE della Ex sala mensa, che ricalca in buona parte il vano antico. Le altre volte invece sono ricostruibili o perché ne sopravvivono le imposte, come nel caso dei vani romani 1 e 2 (fig. 9a, c), o perché tagliate e inglobate nelle murature posteriori, come nel caso del vano 4 (fig. 9b). In base alle tracce rimaste è ora ricostruibile una ulteriore, analoga coppia di ambienti, di cui resta parte dei muri perimetrali e dell’attacco di una delle volte, in direzione Sud, ossia verso i vani voltati a botte.
Fig. 9a – Ex sala mensa, ambiente 55 : vani romani 1 e 2, muri perimetrali Nord con imposte delle volte a crociera

(foto ACC © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 9b – Ex sala mensa, ambiente 57 : vano romano 4, muri Sud ed Est e volta a crociera sezionata

(foto ACC © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 9c – Ex sala mensa, ambiente 55 : vano romano 2, muro Nord con imposta della volta a crociera

(foto L. Salvatori © Città Metropolitana di Roma Capitale)
11La maggiore profondità della quota di spiccato delle strutture della Ex sala mensa e annessi (14,42 m slm) rispetto a quella delle Ex carceri (15,16 m slm) viene colmata in parte dal maggiore spessore delle volte a crociera rispetto a quelle a botte, il che evidentemente conferisce maggiore solidità al sistema di fondazioni in questo settore, in parte dalla maggiore altezza dei muri degli ambienti interni, per arrivare presumibilmente ad una analoga quota degli estradossi : un sondaggio eseguito nell’ultima campagna di scavo in corrispondenza della volta del vano 3 ha messo in luce l’estradosso dell’unica volta a crociera sopravvissuta, la cui quota, se non modificata dalle costruzioni moderne, corrisponde a 19,30 m slm.
12La presenza delle cortine in opera laterizia degli ambienti e di porte piuttosto ampie è indizio della loro accessibilità e fruibilità : il collegamento con l’esterno poteva avvenire dal retro, come nel Capitolium ostiense, o dai lati, come in quelli di Liber Pater e di Roma e Augusto a Leptis Magna o dell’Hadrianeum a Roma : nei primi due casi il piano di calpestio dei vani interni è a livello dell’area esterna circostante, nel terzo è più basso18. La presenza di volte ribassate e i confronti tipologici, spingono a interpretarli come vani interni al podio di un tempio19 (fig. 10a). La datazione nella prima età adrianea, ricavabile non solo dai bolli laterizi, ma anche dalla stratigrafia, ne suggerisce la pertinenza al templum Diui Traiani et Diuae Plotinae, unico monumento sul quale Adriano, successore e figlio adottivo, avrebbe accettato di apporre il proprio nome20, eretto ai due genitori adottivi diui, quindi tra il 117, anno della morte di Traiano di ritorno dalla campagna partica21, e il 122 / 123, data presunta della morte di Plotina22, dopo la quale l’imperatrice dovette essere associata al culto già esistente del diuus Traianus23. La progettazione e la costruzione del tempio dovette ragionevolmente essere avviata poco dopo la morte di Traiano, sebbene tra la sua consecratio, seguita al funus imaginarium celebrato dopo l’arrivo delle ceneri a Roma, e il trionfo postumo sembra siano passati parecchi mesi, e il dato cronologico fornito dal bollo laterizio del 121 d.C. rinvenuto nelle strutture dell’Ex sala mensa sembra consono al possibile svolgimento dei lavori.
Fig. 10a – Tempio dei diui Traiano e Plotina, sezione longitudinale ricostruttiva, prospetto longitudinale ricostruttivo, prospetto frontale ricostruttivo

(scala 1 :1000, ril. M. Schiavano © Città Metropolitana di Roma Capitale)
13In base alla scansione dei sotterranei possiamo avanzare un’ipotesi ricostruttiva generale dell’elevato (fig. 10a) : i vani coperti da volte a crociera, in successione forse di quattro in larghezza per un numero in lunghezza ancora non precisabile, non meno, comunque, di tre24, potrebbero aver sostenuto la cella ; i vani longitudinali coperti da volta a botte il pronaos, le fondazioni coperte dalle volte rampanti la gradinata. Le ali della peristasi potrebbero essere state sostenute da vani a botte più stretti, ma estesi in lunghezza quanto le ali stesse.
14L’altezza del podio può essere suggerita dall’altezza degli ambienti interni, misurata nel settore meglio conservato, quello della Ex sala mensa, a partire dal piano di spiccato dei muri in laterizio (15,16 m slm) fino all’estradosso delle volte a crociera (intradosso 18,49 m slm ; estradosso 19,30-19,50 m slm) : una misura di più di 4 m (tra i 4,15 e i 4,31 m) che, sommata a un ipotizzabile insieme di sottostruttura pavimentale e di pavimento di almeno 50 cm, porta a poco meno di 5 m (tra i 16 piedi = 4,73 m e i 17 piedi = 5,03 m), per arrivare a un piano di spiccato della cella attestato attorno ai 20 m slm.
15Resta però da accertare il piano di calpestio del contesto esterno all’edificio, non definibile al momento tramite saggi archeologici. A questo proposito due serie di carotaggi, eseguiti tra il 1993 e il 2008, hanno attestato la presenza delle stesse strutture di fondazione rilevate nelle nostre indagini, e profonde fino a 13 m, in un’area più vasta di quella da noi individuata, che ingloberebbe anche, a Ovest, il vicolo di S. Bernardo e la chiesa di S. Maria di Loreto25, suggerendo l’ipotesi di un terrazzamento artificiale uniforme in funzione di un progetto unitario che sembra aver investito, tutta l’area a Nord del cortile della Colonna Traiana26 (fig. 1). Ciò sarebbe confermato anche dagli scavi effettuati all’inizio del Novecento per la costruzione del Palazzo delle Assicurazioni Generali nell’area limitrofa a Nord-Est, dove la quota di frequentazione viene, in un unico intervento, rialzata di più di 2 m27.
16Sicuramente quindi il piano di calpestio esterno al tempio deve essere messo in relazione con gli altri edifici e monumenti traianeo-adrianei della zona, in primo luogo quelli del Foro Traiano e quelli noti ai lati dell’isolato Valentini. Due possibili quote per il livello esterno a ridosso dell’edificio sembrano dunque più plausibilmente proponibili : attorno ai 16,30 m slm, come la grande piazza del Foro Traiano o attorno ai 17 m slm, come il cortile della Colonna Traiana e la Basilica Ulpia28.
17In effetti sembra ricorrente, nei settori adiacenti a Ovest e a Est del tempio, una quota che si aggira intorno ai 16 m slm e che si ritrova sia a Ovest, per i piani pavimentali delle aule dell’Auditorium29 (esattamente 16,30 m) sia ad Est, per i resti di un’area scoperta, basolata poco dopo la sua realizzazione (tra 15,90 e 16,12 m), rinvenuta nei nostri scavi lungo via di S. Eufemia e il cui collegamento con i resti del tempio è ancora da chiarire30 (fig. 11). Sostenuta da una possente piattaforma cementizia31, sopraelevata di circa 70 cm rispetto al piano di calpestio circostante lastricato in travertino e accessibile da Est mediante gradini di travertino, l’area viene parzialmente e progressivamente occupata da due edifici : in particolare l’edificio A, i cui bolli laterizi rimandano ai primi anni del regno di Adriano (123 e 125 d.C.)32 e di cui è certa la funzione residenziale solo per l’età tardoantica, adatta i propri muri perimetrali alla piattaforma e presenta una tecnica costruttiva analoga ai vani interni al tempio, oltre che ad altre strutture pubbliche, pur con ridotto spessore, come alcuni settori dei cd. Mercati Traianei33. La malta delle murature dei suoi due ambienti messi in luce, in particolare quello a Nord, ha rivelato una stretta analogia, anzi una sostanziale uniformità con la malta della piattaforma34. Vista anche la contiguità con le strutture del tempio, ho recentemente avanzato l’ipotesi che l’edificio fosse funzionale al culto dei diui, come sede ad esempio di un collegio sacerdotale, di sodales35, o, come già suggeritomi da Domenico Palombi, alla custodia e tutela della Colonna Traiana, sull’esempio di quanto sappiamo per l’Antonina36.
Fig. 11 – Palazzo Valentini, rilievo integrato con planimetria dei rinvenimenti archeologici 2005-2010 relativi agli edifici A e B lungo via di S. Eufemia

(scala 1 :250, ril. R. Stocco, A. Capponi, R. Sandri © Città Metropolitana di Roma Capitale)
18Se dunque la quota di spiccato esterna del temenos fosse intorno ai 16-16,30 m slm – di conseguenza il podio del tempio si sarebbe innalzato per circa 4 m –, dovremmo ipotizzare una breve scalinata di circa quattro gradini in discesa dal comunicante cortile della Colonna coclide (figg. 1, 10b). Se fosse di 17-17,10 m circa slm, si ovvierebbe al problema della gradinata di raccordo, ma sicuramente risulterebbe sminuita l’imponenza dell’edificio.
Fig. 10b – Tempio dei diui Traiano e Plotina e Foro Traiano, sezione longitudinale ricostruttiva

(scala 1 :1000, ril. R. Sandri, M. Schiavano © Città Metropolitana di Roma Capitale ; rielaborazione da Meneghini & Santangeli Valenzani 2007, 109, fig. 115)
19Imponenza che è testimoniata non solo dalla tipologia delle fondazioni, ma anche dai monumentali elementi architettonici che, rinvenuti nell’area del Palazzo, sembrano doversi ricondurre all’elevato : alcuni noti da tempo37, altri emersi negli scavi più recenti e già variamente discussi38 : vari spezzoni di enormi colonne monolitiche in granito grigio egiziano del Mons Claudianus (fig. 12a-b), qualche spezzone di analoghe dimensioni in granito rosso39, permettono di ricostruire con una certa sicurezza le eccezionali dimensioni dei fusti, che giustificano le eccezionali dimensioni dei bracci di fondazione a Sud : diametro inferiore dei fusti 1,86 m, diametro massimo m 1,905 e altezza presumibile di 14,80 m ossia 50 piedi romani, altezza totale delle colonne 60 piedi (17,76 m). Non resta traccia delle basi, per le quali si ipotizza un’altezza compresa tra 0,89 e 0,93 m (circa 3 piedi romani)40, mentre un capitello intero in marmo bianco (fig. 13a) e uno spezzone di un altro confermano l’altezza ipotizzabile, in base ai fusti, di 2,07 m, poco meno di 7 piedi ; inoltre il diametro inferiore dell’esemplare integro è di 1,55-1,60 m, misura adatta ai sommoscapi conservati che si adatta bene ai due sommoscapi conservati dei monoliti in granito. Invece un frammento di fusto in cipollino del diametro ricostruibile di m 1,60 circa appartiene a un ordine di dimensioni minori e, se pertinente all’edificio, potrebbe ipotizzarsi all’interno della cella41.
Fig. 12a – Spezzoni di colonne di granito del Mons Claudianus : nell’ambiente 44 delle Ex carceri

(foto ACC © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 12b – Spezzoni di colonne di granito del Mons Claudianus : nel cortile della Colonna Traiana

(foto M. Giagnori © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 13a – Cortile della Colonna Traiana : capitello corinzio dall’area di Palazzo Valentini

(foto M. Giagnori © Città Metropolitana di Roma Capitale)
20Tra i rari frammenti di trabeazione rinvenuti e attribuibili all’ordine gigante delle colonne in granito grigio, il più significativo, sicuramente confrontabile, per stile e tipologia con edifici adrianei come il Capitolium ostiense e il Pantheon, è un grosso settore di cornice in marmo bianco ora a Villa Albani42, alto 1,11 m, lungo 1,46 m, profondo 0,54 m, che nella sua interezza poteva misurare all’incirca 1,30 m43.
21Invece uno scheggione probabilmente da un blocco di architrave in marmo proconnesio (fig. 5a), solcato da una grossa fenditura provocata dalla caduta di uno dei fusti in granito grigio, che resta inglobato in uno dei muri di fondazione delle Ex carceri, per la sua posizione non permette purtroppo un esame adeguato44.
22Al contrario, tra le ultime acquisizioni in corso di studio, è senz’altro da annoverare un grosso frammento di fregio in marmo bianco, attualmente conservato per un’altezza di 88 cm circa, ma ricostruibile per almeno 1 m, decorato dalla figura araldica di un grifo alato probabilmente desinente in acanto45. Potrebbe senz’altro, per dimensioni, stile e iconografia, ritenersi pertinente al Tempio dei diui Traiano e Plotina.
23Tutti i dati raccolti sembrano convergere verso la definizione di un elevato periptero, sine postico con fronte ottastila (figg. 8, 11) : le colonne della peristasi, poggianti su muri spessi 3,80 m o poco meno, in corrispondenza di bracci di fondazione dello stesso spessore46, sarebbero state quelle di granito grigio, ma con qualche esemplare forse anche in granito rosso, con un’alternanza di materiali riscontrabile ad esempio nel Pantheon ; colonne di modulo inferiore in altro marmo – cipollino47 ? ma le fonti antiquarie parlano anche di rinvenimenti di fusti anche baccellati in giallo antico e pavonazzetto48 – potevano trovarsi all’interno della cella. Una scalinata, forse affiancata da avancorpi e con un numero ancora incerto di gradini, oscillante tra i 19 e i 21, avrebbe asceso il podio, le cui dimensioni complessive dovevano aggirarsi, secondo la ricostruzione proposta, intorno ai 44 m (ca 149 piedi) in senso EO x 50 m (ca 169 piedi) in senso NS. Sulla gradinata avrebbe potuto trovare posto l’altare, come avviene in molti casi49 e come potrebbe evincersi da una notizia antiquaria che tuttavia finora non ha trovato riscontro sul terreno50.
24L’ipotesi di elevato qui presentata sembra configurare l’edificio come un impianto ispirato alla tradizione architettonica templare romana, omaggio del nuovo imperatore al padre adottivo, l’optimus princeps, e alla sua consorte. La pianta, tendente al quadrato, lo avvicinerebbe al Tempio di Marte Ultore nel Foro di Augusto51, con tutte le conseguenze ideologiche che se ne potrebbero trarre ; la scalinata imponente si allinea nel solco della tradizione e sarà poi ripresa nel tempio dei diui Antonino e Faustina, dato che sembra valere anche per il fregio con i grifi. Ben diversa sarà la realizzazione, nell’Vrbs, su progetto dallo stesso Adriano, del Tempio di Venere e Roma52 che non per caso porterà alla definitiva rottura con Apollodoro di Damasco53.
25Siamo al momento lontani dal poter ricollocare nell’edificio altri eventuali disiecta membra, come le cinque teste di animali in marmo proconnesio (fig. 13b) che, sin dal Cinquecento, si trovavano nel cortile del Palazzo allora Bonelli e ora si conservano nel Museo Nazionale Romano54, o il rilievo in marmo bianco con un’aquila di prospetto circondata da una corona di quercia (fig. 14a), immagine ben collegabile al tema dell’apoteosi / consecratio dell’imperatore defunto55, conservato nella vicina basilica dei SS. Apostoli e proveniente, secondo le fonti antiquarie, dal Foro Traiano56. Lo stesso discorso vale per la coppia di iscrizioni gemelle databili tra il 125 e il 127 d.C. e recanti la dedica da parte di Adriano, a seguito di un senatus consultum, ai divi Traiano e Plotina, parentibus suis : la prima è nota solo da una fonte antiquaria cinquecentesca57 che la dice proveniente « Dell’Arco di Traiano in Foro », arco dubitativamente da identificare con il monumento deliberato, assieme ad altri onori, per commemorare l’impresa partica di Traiano, menzionato da Cassio Dione58 e sulla cui precisa ubicazione sono state formulate anche di recente diverse ipotesi59, delle quali non entro nel merito in questa sede. L’altra copia si conserva, integrata, nella Galleria Lapidaria dei Musei Vaticani60 (fig. 14b) e proviene da uno scavo del 1695 eseguito per ampliare le fondamenta della Chiesa di S. Bernardo ad Columnam, all’angolo sudorientale dell’isolato Valentini61. Un frammento di questa o della copia perduta è venuto in luce recentemente negli scavi del complesso dell’Auditorium62. Le dimensioni ridotte delle lettere – 16 cm –, la disposizione del testo su più righe e l’inquadratura escludono la pertinenza all’architrave della peristasi di un tempio delle dimensioni proposte, o, come pure ipotizzato, all’architrave del portico circostante la Colonna Traiana, suggerendo piuttosto la pertinenza all’attico di un arco63 o a due basamenti di analoghe dimensioni o l’inserimento in un muro64, anche se la notizia dell’Historia Augusta cui sopra si è accennato65 sembrerebbe restringere la pertinenza delle due epigrafi proprio al contesto del Templum diui Traiani et diuae Plotinae66. Ma sull’argomento ritornerò in conclusione.
Fig. 13b – Roma, Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano, chiostro di Michelangelo : testa di cavallo da Palazzo Valentini

(foto P. Baldassarri © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 14a – Roma, Basilica dei SS. Apostoli, portico : rilievo con aquila entro corona ciuica

(foto M. Giagnori © Città Metropolitana di Roma Capitale)
Fig. 14b – Iscrizione con dedica di Adriano ai diui parentes Traiano e Plotina : ipotesi ricostruttiva in base a CIL VI 966 = 312161, agli apografi Peruzzi e al frammento dagli scavi dell’Auditorium

(foto e ricostruzione M. Giagnori © Città Metropolitana di Roma Capitale)
26Nessun dato certo al momento ci autorizza a formulare una ricostruzione sicura del contesto circostante : l’evidente ristrettezza induce a ipotizzare la collocazione del tempio addossato al lato di fondo di un temenos, il cui muro, ravvicinato all’edificio67, sarebbe stato comunicante con il cortile della Colonna Traiana. Ripropongo quindi, in questa sede, l’ipotesi di C.M. Amici, seguita da Packer, confermata dalle recenti indagini nel cortile della Colonna Traiana condotte da A. Delfino68, di un cambiamento operato in età adrianea alla sistemazione di epoca traianea del lato Nord del cortile stesso : questo cambiamento dovette prevedere o, come riteneva la Amici, il totale abbattimento dell’originario muro di fondo Nord del cortile, che era provvisto di un’apertura centrale in asse con la Colonna coclide e in corrispondenza di un condotto fognario di deflusso verso Nord69, con conseguente ampliamento dell’area del cortile, o, come suppone Delfino, l’apertura, in questo muro, di più porte – tre – al posto dell’unica centrale, e l’abbattimento quasi completo del colonnato del portico sul lato Nord, di cui sarebbero sopravvissute solo le due colonne angolari. Non è ovviamente ancora possibile stabilire, nel caso del totale abbattimento del muro di fondo Nord, come il nuovo, ampio passaggio che si sarebbe creato fosse sottolineato e decorato da una struttura architettonica70. Il suo andamento non è al momento ricostruibile né a Ovest, dove si deve tener conto del complesso dell’Auditorium, realizzato in epoca prossima, e del tratto di strada basolata ad andamento curvilineo che Giuseppe Gatti rinvenne nell’isolato del Palazzo delle Assicurazioni71, né a Est, dove la presenza della platea rialzata suggerirebbe la pertinenza dell’edificio A all’area del Tempio. Resta poi da dimostrare se il temenos fosse decorato internamente da un colonnato aggettante addossato al muro, come sembrerebbe suggerito sia dal frammento 29g della Forma Vrbis72 sia dal rinvenimento nel 1866, nel cortile di Palazzo Valentini, di grandi blocchi di trabeazione pertinenti a una struttura colonnata aggettante, con fregio a palmette alternate a calici d’acanto incorniciati da nastri73, assieme a fusti di colonne in pavonazzetto e in giallo antico e a un capitello corinzio : le dimensioni dei blocchi permetterebbe la ricostruzione di un ordine di colonne alte circa 25 piedi, la metà dei fusti del tempio, una misura vicina agli ordini dei colonnati antistanti le due Biblioteche e di quelli laterali della grande piazza del Foro Traiano74.
27A conclusione di questo intervento vorrei comunque presentare un’ipotesi proprio relativa al temenos, nata dall’osservazione di un’incisione realizzata, negli anni immediatamente antecedenti il 1618, da Alò Giovannoli75 (fig. 15), artista sensibile e assai preciso nella riproduzione dei dettagli. L’esemplare raffigura, da Sud, l’allora Piazza della Colonna Traiana, con gli edifici che al tempo facevano da quinta alla Colonna sui lati Ovest, Est e Nord, comprensivi delle strutture antiche al tempo conservate in elevato : sul lato Est un settore dell’abside sudorientale della Basilica Ulpia, menzionata in didascalia, a Nord / Est un troncone di muro in blocchi orientato Nord / Sud, di cui purtroppo non vengono fornite indicazioni. Mutilo verso Sud, ma conservato per una notevole altezza, tanto da svettare sui tetti adiacenti, il muro presenta un timpano di coronamento orientato Nord / Sud e conserva ancora l’attacco di un secondo muro ortogonale ad esso o di una lesena, forse in corrispondenza di un’apertura o di un arco76. Altrettanto precisa risulta la sua collocazione lungo la via di S. Eufemia, a Nord dell’antica chiesa di S. Bernardo e di un edificio annesso, poi divenuto canonica della chiesa del SS. Nome di Maria : segue, verso Nord, Palazzo Bonelli-Valentini che, fino alla metà dell’Ottocento, occupava solo la metà Nord dell’isolato77. Il rudere si troverebbe quindi nell’area del futuro palazzetto costruito da Gioacchino Valentini tra il 1861 e il 1863 al posto di case definite « cadenti » e datate da fonti d’archivio al Seicento78. Purtroppo finora non si sono potute indagare sistematicamente le cantine del palazzetto, forse oggetto di futuri scavi. Tuttavia l’ubicazione della struttura rappresentata da Giovannoli suggerisce un collegamento con le molteplici notizie d’archivio sull’esistenza, proprio in questo settore dell’isolato, di case in relazione ad un « arco » di proprietà di una famiglia romana di spicco tra il Duecento e il Quattrocento, i Foschi di Berta79, un cui rappresentante commissionò verso il 1440 la chiesa già citata di S. Bernardo ad Columnam. L’arco dei Foschi di Berta rappresentò un caposaldo topografico della zona dall’età medievale avanzata fino almeno a tutto il Cinquecento80 e la veduta del Giovannoli potrebbe rappresentare proprio i resti del monumento, evidentemente sparito nel corso del Seicento.
Fig. 15 – Veduta da Sud della Colonna Traiana e degli edifici circostanti, incisione di Alò Giovannoli

(Giovannoli 1619, f. 35, foto P. Baldassarri © Città Metropolitana di Roma Capitale)
28Se la notizia dell’arco e il monumento visibile nell’incisione possano essere ricondotti a quanto ancora rimaneva in piedi del temenos del tempio e magari dell’ingresso o di uno degli ingressi all’area santuariale, visto che un percorso stradale romano con andamento Est-Ovest in discesa dal Quirinale fu rinvenuto nell’Ottocento sotto l’attuale via delle Tre Cannelle81, e come ciò sia conciliabile con gli edifici scoperti sul lato Est di Palazzo Valentini e con il complesso dell’Auditorium, resta ovviamente ancora da comprendere in tutte le sue implicazioni. Ma se così fosse, allora potrebbe essere stata collocata su questo ingresso una delle due copie dell’iscrizione con la dedica diuis parentibus, forse proprio quella conservata nei Musei Vaticani, rinvenuta, come si è visto, nelle fondamenta della Chiesa di S. Bernardo ; l’altra, cui potrebbe appartenere il frammento venuto in luce recentemente a Ovest, negli scavi dell’Auditorium, potrebbe aver decorato la faccia opposta dello stesso arco o aver dominato un analogo ingresso occidentale, di collegamento tra il temenos del tempio e il cd. Auditorium, quel complesso pubblico di sale, costruito negli stessi anni, forse alla stessa quota e con tecnica edilizia analoga al tempio, sulla cui identificazione il dibattito è ancora aperto.
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Notes de bas de page
1 Le indagini archeologiche, inizialmente progettate in funzione di un restauro estensivo delle cantine del Palazzo, volto al loro totale recupero e rifunzionalizzazione, hanno ben presto determinato la realizzazione di un percorso museale a carattere archeologico, aperto al pubblico stabilmente a partire dal dicembre 2007, con successive implementazioni, attuate parallelamente al procedere degli scavi. Il coordinamento generale del progetto di restauro è affidato a Roberto Del Signore, Dirigente del Servizio 2 « Manutenzione beni patrimoniali » del Dipartimento II. La direzione degli scavi è affidata alla sottoscritta, con la supervisione scientifica di Eugenio La Rocca.
2 Per le fonti antiche si tratta essenzialmente di : Gell. 11, 17, 1 ; Hist. Aug., Hadr. 19, 9 ; Curios. urb., Regio VIII ; Not. dign., Regio VIII ; inoltre CIL VI, 966 = 312161, per la quale si veda infra. Per le fonti medievali e moderne, a partire dal XII secolo, si rimanda a Baldassarri 2013, 401-402, nota 49 ; inoltre recentemente La Rocca 2018, 65-69, con altre fonti epigrafiche a suo avviso riferibili.
3 Un’ipotesi alternativa, già da me avanzata, ma, alla luce dei nuovi rinvenimenti, meno convincente, potrebbe contemplare un grande podio di sostegno a una terrazza, sulla quale l’edificio vero e proprio potrebbe averne occupato una parte, come nei casi del Claudianum e del Traianeum di Pergamo : cfr. Baldassarri 2016-2017, 601 ; Baldassarri 2017 c.s. ; Baldassarri 2020.
4 Per quest’area, costituita da una serie di angusti ambienti cantinati sottostanti il palazzetto in stile neoclassico realizzato per volere di Vincenzo Valentini tra il 1832 e il 1838 al posto di precedenti case con botteghe al pianterreno, attestate sul filo meridionale dell’isolato almeno dal Cinquecento, per le vicende relative alla fabbrica ottocentesca e alle importanti scoperte archeologiche fatte in quella circostanza, per le strutture stesse delle cantine, che sicuramente, almeno in parte, sfruttano gli ambienti sotterranei delle case e delle botteghe precedenti il palazzetto, per le emergenze archeologiche visibili in questi ambienti prima delle campagne 2011, 2014, 2015, si rimanda a Baldassarri 2013, 441-446 ; 455-466.
5 Per la Sala Egon von Fürstenberg, già sala mensa dei dipendenti provinciali e della Prefettura e perciò di seguito indicata come Ex sala mensa, il grande ambiente che, collegato verso Nord a due salette minori, costituisce il sotterraneo dell’Aula Consiliare, cfr. Baldassarri 2013, con la bibliografia precedente, in particolare 377-380 ; inoltre 380-386 per il progetto di costruzione dell’Aula Consiliare, promosso dalla Provincia di Roma all’indomani dell’acquisto del Palazzo dagli eredi Valentini nel 1873 e affidato all’architetto Luigi Gabet (per quest’ultimo cfr. DBI, 51, 1998, s.v. Gabet, Luigi : F. Di Marco).
6 Tommasi 2005 ; Baldassarri 2008, 31 ; 2013, 2015, 2016, 2016-2017, 2017 c.s., 2020 ; Baldassarri et al. 2012.
7 Nella Ex sala mensa infatti, come si vedrà, la maggiore profondità della quota superiore delle fondazioni determina l’impossibilità di metterle in luce per un’altezza sufficiente a causa dell’affiorare della falda. Lo scavo eseguito nel 2018-2019 ha però messo in evidenza un tratto piuttosto lungo di uno dei bracci di fondazione, ormai privo della soprastante struttura muraria, di cui si possono apprezzare caratteristiche tecnico-costruttive analoghe alle fondazioni delle Ex carceri.
8 La ricerca, in corso dall’A.A. 2017 / 2018, ha contemplato per il momento la stesura di quattro tesi di laurea triennale in Scienze geologiche dirette dalla dott.ssa Sara Ronca, nel corso delle quali sono stati campionati malte e laterizi nelle aree delle Ex carceri, della Ex sala mensa e salette annesse e negli ambienti sotterranei 20, 22 e 24, nell’area occupata, dalla prima metà del II secolo d.C., dai due edifici convenzionalmente denominati A e B.
9 Per l’esame dettagliato delle strutture e il possibile collegamento con le emergenze archeologiche rinvenute a più riprese nell’area del cortile della Colonna Traiana, cfr. Baldassarri 2016, 178, fig. 7, 179-180 ; Baldassarri 2016-2017, 605-607, figg. 7, 9 ; si rimanda inoltre a Delfino 2015 per recenti indagini nell’area del cortile della Colonna Traiana che hanno portato a un riesame delle emergenze precedenti la realizzazione del Foro traianeo.
10 La misura, che corrisponde esattamente a due piedi e mezzo romani, si ritrova anche per il filare di blocchi di peperino messi in opera sopra le fondazioni del muro perimetrale Nord del cortile della Colonna Traiana di fase traianea : cfr. ora Delfino 2015, 237.
11 Un blocco di peperino adiacente a uno dei blocchi di travertino è visibile all’interno di un pozzo tardomedievale, la cui muratura si addossa a una struttura presumibilmente altomedievale, attribuibile forse a una casa-torre. L’esame delle fasi post-antiche è in corso di studio, parallelamente alla ricerca d’archivio.
12 L’alzata media è di circa 20 cm ; più notevoli sono le variazioni di misura delle pedate, che arrivano a una misura massima di 45-47 cm. Per le loro singole misure cfr. Baldassarri 2016-2017, 619-621, figg. 25-26. Si deve peraltro tenere presente, oltre al cattivo stato di conservazione, che la gradinata poteva essere articolata in più corpi distinti, con interruzioni segnate da un cambio di passo, poteva contemplare l’inserimento di basi per sostenere ad esempio statue e doveva presumibilmente contenere l’altare, per il quale cfr. infra. Per l’esempio dell’Hadrianeum, la cui scalinata, quanto al nucleo cementizio, è in buona parte conservata, presenta gradini di altezza variabile tra i 20 e i 26 cm e, dopo i primi sei gradini, doveva contemplare basamenti forse per statue, cfr. Vella 2016, 190-192.
13 Così nel Capitolium di Ostia, in cui è presente uno spesso muro in opera cementizia con apertura sull’asse dell’edificio che mette in comunicazione il vano sottostante la gradinata con i sotterranei del corpo centrale : cfr. infra, nota 18.
14 Per la composizione della malta delle murature, per l’ampiezza dei bracci di fondazione in quest’area, consona allo spessore delle murature ed evidentemente ai pesi da sostenere, cfr. supra, cui si rimanda anche per l’altezza dei blocchi di travertino, uniforme rispetto a quella riscontrata nelle Ex carceri ; per la loro larghezza e profondità e per la loro possibile lavorazione sul posto, in alcuni casi comunque non portata a completa rifinitura, cfr. Baldassarri 2013, 387-403.
15 Mattoni rossi ; h. mattoni 3,5 cm, H. letti di malta 1 cm ; modulo 22 cm.
16 CIL XV, 1, n. 344 : VERO II COS NAEV LUPI.
17 Per l’analisi delle volte a crociera e dei loro differenti piani di imposta per arrivare tuttavia a un’analoga quota della chiave di volta, a m 3,33 dal piano di spiccato dei muri in laterizio, cfr. Baldassarri 2013, 395-397.
18 Si tratta solo di tre tra i più significativi o per consistenza o per vicinanza cronologica dei numerosi esempi di templi su podio fornito di ambienti interni accessibili. Per la bibliografia relativa ad essi e per un elenco, per quanto possibile, esaustivo, cfr. Baldassarri 2013, 403-422 ; per l’Hadrianeum, da ultimo, Vella 2016 ; inoltre Valenti 2016.
19 Per la problematica relativa all’utilizzo dei vani interni ai podi dei templi si rimanda a Baldassarri 2013, 403-404, con la bibliografia precedente.
20 Hist. Aug., Hadr. 19, 9 : « Cum opera ubique infinita fecisset, numquam ipse nisi in Traiani patris templo nomen suum scripsit ».
21 Per la morte dell’optimus princeps a Selinunte di Cilicia, il funus e la consecratio accompagnata dal trionfo postumo, celebrato diversi mesi dopo l’arrivo a Roma delle sue ceneri, le indicazioni principali ci vengono da D.C. 69, 2, 3 ; Hist. Aug., Hadr. 6, 1-3 ; Malal. 11, 277, 15. cfr. inoltre, tra la varia bibliografia, Settis 1988, 82-86 ; Bonamente 1994, 152 ; Arce 2000 ; Ensoli 2000, in particolare 124-127, con numerosi riferimenti bibliografici ; La Rocca 2004 ; Papini 2017. Inoltre Hoff 2016 ; Hoff 2017 c.s. ; Winterstein 2017 c.s., per la questione relativa al monumento di Selinunte detto Şekerhane Köskü, variamente interpretato come ustrinum o piuttosto cenotafio dell’imperatore. Per la campagna partica cfr., fra gli altri, Angeli Bertinelli 2000, con la nutrita bibliografia (26, nota 6) ; González 2000 ; Strobel 2010, 361-376 ; ora La Rocca 2018, 97-98.
22 Per la datazione controversa del luttuoso evento cfr. ultimamente Pavon Torrejón 2018, in particolare 34-36, e La Rocca 2018, 65, che optano per i primi mesi del 123 d.C. ; già Taliaferro Boatwright 1987, 96-98, proponeva il 1° gennaio 123. Resta tuttavia da conciliare questa data con la dedica, post mortem, a Plotina di una basilica a Nemausus, sua città d’origine, nell’autunno del 122 d.C. (così Taliaferro Boatwright 1987, 96 ; Taliaferro Boatwright 2000, 136s.) : D.C. 69, 10, 3 (che peraltro parla di un naos dedicato a Plotina) ; Hist. Aug., Hadr. 12, 2 (in cui si parla di una basilica, ma non si specifica che si tratta di una dedica post mortem ; cfr. ILS, 4844 (iscrizione di Nîmes con dedica a Giove e a Nemausus di un T. Flauius Hermes, exactor oper(is) basilicae marmorari et lapidari, generalmente riferita all’edificio in onore di Plotina, nonostante manchi l’intitolazione).
23 Baldassarri 2020. cfr. in proposito Palombi 2013, 132-141, con una completa disamina del culto dei vari imperatori divinizzati e delle loro consorti diuae, dalla quale si evince che in genere se la morte del princeps precedeva quello della moglie, il culto di questa ultima, se istituito, veniva ospitato nello stesso luogo del marito, e propenderei per questa ipotesi nel caso della coppia Traiano-Plotina ; nel caso contrario, come succede ad esempio per Antonino Pio e Faustina Maggiore, morta e divinizzata vent’anni prima del princeps, poteva essere programmata la costruzione di un edificio di culto imperiale nel quale la consorte, in qualità di paredra e synnaos, trovava per prima una sede che avrebbe poi condiviso con il marito, alla morte di questi. Diversamente La Rocca 2018, 67-68, non esclude l’esistenza di due distinti luoghi di culto per Traiano e Plotina ; a questo contributo si rimanda anche per nuove considerazioni in merito agli onori postumi riservati da Adriano a Plotina.
24 La terza coppia di ambienti quadrati ora ricostruibile a Sud delle prime due già individuate nello scavo del 2005 doveva, con buona probabilità, congiungersi verso Sud agli ambienti voltati a botte. Non è possibile ancora stabilire se e quante altre coppie fossero presenti a Nord di quelle già individuate.
25 Per i carotaggi del 1993, commissionati dalla Provincia di Roma nell’ambito di un’indagine geognostica su alcuni problemi strutturali e statici rilevati all’interno di Palazzo Valentini, cfr. Meneghini 1996, 72-74 ; Baldassarri 2013, 454-455 ; per quelli eseguiti nel 2008 per conto della Società Metro C in funzione della realizzazione della linea C delle Metropolitane di Roma, cfr. Egidi 2010, 94 e, più estensivamente, Egidi 2013a, 12 ; Egidi 2013b, 90s. ; Baldassarri 2013, ibid. ; più estensivamente Baldassarri 2016, 185-187.
26 L’ipotesi è stata sviluppata già da Lancaster 1999, che supponeva, come sembra confermato anche dai nostri scavi (Baldassarri 2016-2017, 622), che l’area a Nord del cortile della Colonna fosse servita inizialmente come una vasta area di cantiere per la costruzione del Foro Traiano a partire da Sud. Le operazioni di sistemazione dell’area, opportunamente rialzata ad un unico livello tramite l’abbattimento di strutture precedenti e varie, successive colmate di terra di riporto, dovette essere poi preparata per gettare le fondazioni adrianee. Queste stesse operazioni sono state ricostruite anche all’interno del cortile della Colonna, dove la fase traianea dovette prevedere un rialzamento uniforme fino a 16 m slm, in previsione della stesura della pavimentazione alla quota di 17 m slm, e la realizzazione, entro gli strati di colmata, delle fondazioni del cortile stesso, delle Biblioteche e del muro perimetrale Nord del cortile ; a questa fase seguirono le trasformazioni dell’inizio dell’età adrianea che coinvolsero il settore più settentrionale del cortile, con il braccio Nord del portico e il retrostante muro di recinzione : cfr. già Amici 1982, 61-69, 73.77, e ora Delfino 2015, in particolare 238-245 ; inoltre infra.
27 Da una quota di 12,70 m a 14,90 m slm. Per gli scavi Gatti e la relativa bibliografia si rimanda a Meneghini 1996, 53-54, 85, note 50, 51 ; Baldassarri 2008, 48-49 ; Baldassarri 2020, ma soprattutto a Cucinotta 2012 e Rispoli 2016, che hanno proceduto a una nuova analisi dei resoconti di scavo di Giuseppe Gatti, rilevando, nella fase 3, collocata nella prima metà del II secolo d.C. / età adrianea, il rialzamento cui si è accennato nell’area prospiciente il vicolo di S. Bernardo, rialzamento ascritto dalla Rispoli a un intervento di largo respiro.
28 16 m slm è comunque la quota superiore della fondazione del cortile della Colonna Traiana : Delfino 2015, 237.
29 Per l’edificio cfr. Egidi 2010, 107-121 ; Egidi 2013a. Per la sua identificazione, fra gli altri, La Rocca 2008-2009 ; Galli 2013 ; López Garcia 2015, 192-200 ; La Rocca 2018, 90, con nota 59 ; Rea 2021.
30 Per i rinvenimenti in questo settore si rimanda a Baldassarri 2008, 2008-2009, 2009, 2011 e 2012.
31 La configurazione come piattaforma sembra essere confermata dalla continuità della sua estensione.
32 Quattrocchi 2008, 161 s., 9.8 : Ex prae(diis) C. C(uriati) Cosani Caeponiani / Paetin(o) et Aproniano / co(n)sulibus (CIL XV, 1 96 : 123 d.C.) ; 162, 9.9 : Asiat(ico) II cos ex pr(aedis) / T. Stat(ili) Max(imi) Severi Hadr(iani) (CIL XV, 1 1452 : 125 d.C.). Solo successivamente alla costruzione dell’edificio A si dovette provvedere alla stesura di un basolato, a coprire la piattaforma, nell’area rimasta libera da costruzioni. La sequenza stratigrafica rimanda a un momento comunque compreso entro la metà del II secolo : Baldassarri 2008, 47-50.
33 Baldassarri 2008, 42, fig. 21. Cfr., nei cd. Mercati, la sostruzione a nicchie tra il Corpo centrale e il cavalcavia o anche i pilastri di sostegno delle arcate dei corridoi Est e Ovest al piano superiore della Grande Aula : Speranza 2010, 136-140 ; Bianchini & Vitti 2017, 451-454.
34 La piattaforma sembra estendersi non solo a Nord, ma anche a Ovest dell’edificio A, come dimostrano le sue caratteristiche e l’analoga quota. Inoltre nella cantina 24, nell’area aperta adiacente a Sud-Ovest all’edificio A, lo scavo, nel seguire il taglio praticato da una struttura muraria novecentesca che ha intaccato in profondità gli strati antichi, ha messo in luce, al di sotto di questa piattaforma spessa circa 50 cm, un’altra, analoga fondazione cementizia, con lo stesso andamento, la cui quota superiore è a 15,59 m slm : la malta di quest’ultima è però del tutto simile a quella delle strutture del tempio. Potrebbe trattarsi di due platee sovrapposte, la prima delle quali gettata in concomitanza con la realizzazione delle fondazioni e del podio del tempio, la seconda con la costruzione dell’edificio A. Il tutto dovrebbe essere avvenuto in tempi piuttosto ristretti, come sarebbe confermato dai bolli laterizi delle murature del tempio e dell’edificio A. In ogni caso, visto che queste due platee sembrano funzionali a rialzare e livellare il piano di calpestio e data l’imponenza del progetto, sia per estensione che per profondità, sembrano doversi comunque ricondurre al progetto pubblico che ha interessato tutta l’area a Nord del cortile della Colonna Traiana.
35 In realtà per Traiano fu istituito il flamen Vlpialis, come testimoniato da CIL VI 1383 = ILS 1063 : cfr. Mommsen 1869, 100 ; Wissowa 1902, 449 ; Fishwick 1978, 1236 ; Des Boscs-Plateaux 2005, 581 ; Rüpke & Glock 2005, 901, n. 1284 ; Lyasse 2007, 305. Invece né per Nerva né per Traiano fu creato un apposito collegio di sodales, come era avvenuto per Augusto (sodales Augustales, divenuti dopo la morte di Claudio Sodales Augustales Claudiales, Vespasiano e Tito (sodales Flauiales Titiales), e come sarà per per Adriano (sodales Hadrianales) e per Antonino Pio (sodales Antoniniani, che poi assumeranno il culto dei nuovi, successivi diui) : così Panciera 2011. Per i sodales Flauiales Titiales restano probabilmente importanti documenti epigrafici (CIL VI, 2004-2009) dai quali si deduce il luogo di riunione nella domizianea aedes Iouis Propugnatoris, cfr. Torelli 1987, in particolare 573 ; inoltre Caldelli 1993, 66, 110-112 ; Rüpke & Glock 2005, 23 ; Panciera 2011, 375, nota 14. Per i sodales Antoniniani, con sede nel Tempio di Antonino e Faustina, vd. Panciera 2011, 378, nota 33. Sugli edifici di culto come luoghi di conservazione degli archivi sacerdotali : Beard 1998, 85s.
36 Ringrazio il collega e amico Domenico Palombi per questo suggerimento e, in generale, per i numerosi e proficui scambi di idee. Per il procurator columnae Adrasto, custode della Colonna Antonina sotto Settimio Severo, la documentazione epigrafica al riguardo, rinvenuta nel Settecento presso le rovine della sua casa al margine dell’area che, anch’essa sopraelevata rispetto all’adiacente via Lata -di circa 3 m-, avrebbe compreso la Colonna coclide e il Templum diui Marci, si rimanda a Baldassarri 2016-2017, 623, con nota 56 e la relativa bibliografia.
37 cfr. Baldassarri 2013, 422-454, con la nutrita bibliografia precedente ; Pensabene & Domingo 2016-2017 ; ultimamente ritorna sull’argomento, già da lei più volte affrontato, Milella 2021.
38 Baldassarri 2015, in particolare 1702-1705 ; Baldassarri 2016, 191-194 ; Baldassarri 2016-2017, 627-630 ; Baldassarri 2017 c.s. ; Baldassarri 2020.
39 Vi è chi non esclude che la Colonna di Antonino Pio, che presenta le stesse dimensioni di 50 piedi dei fusti in granito del Mons Claudianus e sulla quale tuttavia è presente la data di cava nel 106 d.C., potesse essere stata ordinata per il Tempio dei diui Traiano e Plotina, ma non utilizzata, forse perché in sovrannumero e di riserva nel caso i fusti messi in opera avessero presentato dei problemi : su tutta la questione si rimanda a Peña 1989, 131 ; Pensabene & Domingo 2016-2017, 550.
40 Teoricamente sembra plausibile un rapporto di 1:2 con il diametro inferiore delle colonne e di circa 1:10 con la loro altezza totale ; in alternativa si potrebbe ipotizzare un rapporto di 5:9, per un’altezza intorno a 1,03 m : cfr. Wilson Jones 1989, 40.
41 Baldassarri 2016, 197, fig. 36.
42 Scoperto nel 1765 presso l’ingresso meridionale del Palazzo assieme a sei « rocchi » di granito « bianco e nero » del diametro di 1,89 m rimasti in situ, il frammento, già allora riconosciuto dello stesso ordine cui appartenevano i rocchi, nel 1766 venne trasportato dal cardinale Alessandro Albani nella sua villa sulla via Salaria : cfr. in proposito Baldassarri 2013, 437-439, fig. 55, con le fonti antiquarie e la bibliografia di riferimento ; inoltre Baldassarri 2016, 196, nota 54, per altri frammenti di cornici con kyma ionico e kyma lesbio rinvenuti nei nostri scavi e pertinenti, sia per le loro dimensioni che per la tipologia e lo stile, allo stesso ordine ; così anche Baldassarri 2020.
43 Secondo Wilson Jones 1989, 48, l’altezza totale della trabeazione poteva aggirarsi attorno ai 4,44 m = 15 piedi : cfr. Baldassarri 2020.
44 Baldassarri 2016, 196.
45 Baldassarri 2021a.
46 In questo caso si può ipotizzare che, per una maggiore solidità, le murature di sostegno delle immense colonne fossero in blocchi di travertino o in pilae di blocchi di travertino in corrispondenza delle colonne e peperino in corrispondenza degli intercolumni, come ad esempio è testimoniato in epoca prossima nel tempio del divo Vespasiano, in cui le colonne, non monolitiche, hanno peraltro minori dimensioni, e nell’Hadrianeum (cfr. supra, nota 17), che ha colonne con fusti articolati in rocchi di 40 piedi. Nel Templum Pacis le colonne, con fusti di 50 piedi, poggiavano su una fondazione in opera cementizia che sosteneva tre filari sovrapposti di blocchi di travertino alti in media 0,80 m. Anche le colonne del Tempio di Venere e Roma dovevano poggiare su pilae di travertino. Quanto al Pantheon, la costruzione di Agrippa presentava file di blocchi di travertino in corrispondenza delle colonne della fronte, alternate a setti murari in opera cementizia in corrispondenza degli intercolumni ; l’intervento adrianeo comportò la stesura, al di sopra, di altre assise, continue, di blocchi. Per la disamina degli esemplari citati cfr. ultimamente La Rocca 2018, 80s.
47 Il diametro dello spezzone sopravvissuto, se pertinente alla cella, farebbe ipotizzare un unico ordine di colonne interno.
48 Per i riferimenti vd. Baldassarri 2013, in particolare 427s., 446s., 451.
49 Così ad esempio il Tempio di Marte Ultore nel Foro di Augusto o il Tempio dei diui Antonino e Faustina nel Foro Romano.
50 P.M. Morey avrebbe rinvenuto nel 1835 una fondazione in asse con il Foro Traiano, che avrebbe attribuito all’altare. Tale fondazione potrebbe essere ubicata nell’area delle Ex carceri : cfr. Roma Antiqua 1985, 178-181, Morey 9, 12 ; Baldassarri 2013, 443, con la bibliografia di riferimento.
51 Sinteticamente : Ganzert 1996 ; Meneghini & Santangeli Valenzani 2007, 46-54.
52 Vd. gli studi di Barattolo 1973, 1974-1975, 1978 ; Ranaldi 1989 ; Cassatella & Panella 1990 ; Grüssinger 2003.
53 D.C. 59, 4.
54 Baldassarri 2013, 430s. con la bibliografia precedente ; Baldassarri 2016-2017, 631.
55 Sicuramente l’iconografia è riferibile a un contesto di consacrazione dell’autorità imperale sotto l’egida di Giove, cui alludono da un lato l’aquila (al proposito cfr. Lichtenberger 2006 ; Senn 2013 ; Hemingway 2015 ; Nollé 2015), dall’altro la corona di quercia, ob ciues seruatos, che, a partire da Augusto, viene conferita unicamente all’imperatore ; inoltre in contesto funerario, a partire dalla fine del I secolo d.C., l’aquila compare in alcuni casi nell’atto di trasportare il defunto in cielo : tra la vasta bibliografia cfr. Wrede 1981 ; Goette 1984 ; Engemann 1999 ; Bridge 2003, in particolare 68-74 ; Norman 2009, per l’aquila in volo che trasporta il corpo del divo Tito sull’arco a lui intitolato. cfr. infine Himmelmann-Wildschutz 1994, 70s., per la presenza dell’aquila associata alla corona di quercia sulle insegne militari che da alcuni vengono attribuite ai pretoriani. Per la cerimonia della consecratio dell’imperatore defunto, che prevede il librarsi di un’aquila in volo, cfr. recentemente Lomonaco 2011, con i riferimenti bibliografici precedenti e, ultimamente, Rüpke 2018, 280-292.
56 Bober Pray & Rubinstein 1986, 219s., n. 186, con la bibliografia precedente ; Himmelmann-Wildschutz 1994, 70s., 74, fig. 18, tav. 2 ; Magister 2001, 569-571, 574s. ; Baldassarri 2020.
57 Si tratta di un disegno di Sallustio Peruzzi datato negli anni Quaranta del XVI secolo : cfr. Micheli 1984 ; Egidi & Orlandi 2011 ; Baldassarri 2013, 431-436 ; Orlandi 2013 ; Baldassarri 2016-2017, 630s., con nota 74.
58 D.C. 68, 29, 3. Dal testo epitomato da Xifilino sembra dedursi che l’arco, assieme alle altre onorificenze, fosse all’interno del Foro Traiano.
59 La Rocca 2018 ; Meneghini 2018 e, di nuovo, La Rocca 2021 ; Bianchi & Meneghini 2021, propongono di ubicare questo arco lungo il filo meridionale dell’isolato oggi occupato da Palazzo Valentini e di identificarne le fondazioni con le strutture da noi rinvenute nelle Ex carceri, che tuttavia non leggono in maniera completa ed del tutto esatta.
60 CIL VI, 966 = 312161; Micheli 1984 ; Egidi & Orlandi 2011 ; Baldassarri 2013, 431-436, con altra bibliografia ; Orlandi 2013 ; Baldassarri 2016-2017, 630s., 632 fig. 35.
61 Adinolfi 1881, II, 27 ; Hülsen 1927, 529 ; Cecchelli 1938, II, 97-125 ; Martini & Casanova 1962, 5-8 ; Cola 2012, 30-35. Per la chiesa cfr. inoltre Baldassarri 2013, 431-434, con ulteriore bibliografia.
62 Egidi & Orlandi 2011.
63 La pertinenza dell’iscrizione all’ordine architettonico gigante della peristasi del tempio era già stata esclusa da Lanciani : cfr. Baldassarri 2013, 434, con bibliografia in nota 121. L’ipotesi dell’appartenenza a uno dei bracci del portico circostante la Colonna Traiana, con iterazione sul braccio opposto, proposta da Orlandi 2010, sembra altrettanto non percorribile per le caratteristiche e le dimensioni dell’epigrafe al Vaticano e per l’inquadratura e la disposizione del testo su più righe, che sembra piuttosto adattarsi all’attico di un arco : così già Baldassarri 2013, 434-436 e ora La Rocca 2018, 68.
64 Un’ulteriore proposta, che potrebbe suggerire la pertinenza dell’epigrafe (lunga m 5,77) all’architrave della porta della cella del tempio (6,01 m è la larghezza del vano porta del Pantheon ; 6, quella del Capitolium di Ostia), sicuramente posto a una distanza dall’occhio del frequentatore inferiore rispetto all’architrave della peristasi, si scontra con la duplicità degli esemplari.
65 Note 2 e 20.
66 Mi riferisco alla recente ipotesi di collegare le due epigrafi all’Arco Partico di Traiano, avanzata da La Rocca 2021 e Bianchi & Meneghini 2021.
67 Come ho già rilevato (Baldassarri 2020), e a puro titolo esemplificativo, uno spazio non troppo ampio – meno di 9 m – separava il podio del Tempio di Marte Ultore dai portici del Foro di Augusto e il pronaos del Tempio di Minerva distava dai portici del Foro di Nerva 7,5 m : Meneghini & Santangeli Valenzani 2007, 71-80, con la bibliografia precedente.
68 Amici 1982, 61-69, in particolare 68s. ; Packer 1997, 115 ; Baldassarri 2013, 467 ; Delfino 2015, 236-240 ; Baldassarri 2016, 197 ; contra Meneghini 1996, 61, che non vedeva sul terreno tracce sufficienti a supportare l’ipotesi Amici ; ora invece a favore in Bianchi & Meneghini 2021.
69 Il muro forse sarebbe stato solo provvisoriamente eretto a costituire un diaframma tra l’area del Foro Traiano in corso di realizzazione o già realizzata, a Sud, e l’area a Nord, che rimase per lungo tempo zona di cantiere : così già Lancaster 1999, che la riteneva in particolare adibita alla realizzazione della Colonna coclide, e Claridge 2007. Le particolari costolature di bipedali di rinforzo alle volte in calcestruzzo che sostengono la pavimentazione del lato Nord del cortile della Colonna, nel settore corrispondente all’apertura centrale e al passaggio del condotto fognario, sarebbero servite, secondo la Lancaster (p. 423s.), a rinforzare un’area in vista del passaggio non tanto, come ritiene la Amici (1982, 66), di persone, quanto proprio dei grossi blocchi e rocchi componenti la Colonna e il suo podio.
70 Un arco ? L’Arco di Traiano Partico ?
71 cfr. Gatti 1934, 125s. ; Meneghini 1996, 53-54, 85, nota 53 ; Rispoli 2016, in particolare 155-158, con la bibliografia precedente ; La Rocca 2018, 90 ; ora anche Rea 2021.
72 Meneghini 2002, 658, fig. 3 ; Baldassarri 2013, 430s., con nota 46 per la bibliografia.
73 Piazzesi 1989, 173s., figg. 69-74, con la bibliografia precedente ; Milella 1996, 81, 87, nota 131 con elenco dettagliato ; Milella 2004, fig. 18 ; un frammento dello stesso fregio fu rinvenuto nel 1835 da M.P. Morey sempre nell’isolato Valentini, nell’area delle Ex carceri : Roma Antiqua 1985, 192 ; Baldassarri 2013, 447, nota 162.
74 In tal caso, se il muro del temenos avesse raggiunto un’altezza congrua a quella del tempio, sopra l’ordine aggettante si potrebbe ipotizzare un attico, come nei Fori di Augusto (il cui temenos raggiungeva un’altezza di 33 m) e di Nerva : Meneghini & Santangeli Valenzani 2007, 43-60 ; 71-80, con la bibliografia precedente.
75 Giovannoli 1619, f. 35. Benché il volume sia datato 1619, l’artista era già morto nel 1618 : AKL 2007, 111, s.v. Giovannoli Alo(isio) : S.C. Martin ; Calenne 2010, 142-144.
76 La notevole somiglianza della struttura con il cd. Frontespizio di Nerone, ossia con i resti del muro di fondo della cella del Tempio di Serapide sul Quirinale, cui si addossò in epoca medievale la Torre Mesa (cfr. ultimamente Gallocchio 2018, 66-68 ; Lucci 2018, 104-111, con la bibliografia precedente), ha indotto diversi studiosi a identificare con questo edificio la struttura disegnata da Giovannoli : per le argomentazioni a favore dell’ipotesi che qui di seguito si presenta, si rimanda a Baldassarri 2021b.
77 cfr. Paris 1985 ; Mignosi Tantillo 1985 ; Acconci & Nuzzo 2005b ; Cicconi 2008 ; Cola 2012, 102-114 ; Baldassarri 2013, 423-430.
78 ASC, Titolo 54, anno 1865, prot. 11397 : Amendolea & Indrio 2005, 58-60 ; Acconci & Nuzzo 2005a, 155-157.
79 Per la documentazione d’archivio, la bibliografia e le varie ipotesi di localizzazione delle proprietà Foschi, cfr. Meneghini 1993, 106s. ; Meneghini 1996, 47 ; Cicconi 2008, 7-8 ; Cola 2012, 29-35 ; Meneghini 2018. Diversamente dalla proposta tradizionale di ubicazione lungo il lato Est dell’isolato Valentini – Cola, sulla scorta di un documento d’archivio, propone addirittura l’identificazione dell’area Foschi con quella poi occupata da Palazzo Zambeccari-Boncompagni-Bonelli nella metà Nord dell’isolato – ora Meneghini propone una loro collocazione lungo il lato meridionale, con l’Arco dei Foschi nel settore Est.
80 ASR, Congregazioni Religiose Femminili, Cistercensi di S. Susanna, b. 4773, fascicolo 15 (secolo XVI). Intrate della Venerabile Compagnia di Sto Bernardo alla Colonna Traiana nel rione delli Monti, c. 102 ; Meneghini 2004, 195. Per il rione Monti e il suo confine verso Nord, a comprendere metà del Palazzo Bonelli, ovviamente la metà meridionale, prima del XVIII secolo, vd. ora Meneghini 2018, 184.
81 Milella 1989, 88 ; Meneghini 1998, 134-136 ; Baldassarri 2008, 44-46. Per le recenti riscoperte di strutture già viste in quell’epoca sotto l’attuale sede della Scuola Spagnola di Storia e Archeologia, lungo il lato Sud di Via delle Tre Cannelle, cfr. ora Pizzo & Vitti 2021.
Auteur
-
Paola Baldassarri
Funzionario archeologo – Città Metropolitana di Roma Capitale
Laureata in Lettere, indirizzo Archeologia e Storia dell’Arte Greca e Romana, specializzata in Archeologia Classica, ha svolto il Dottorato di ricerca in Archeologia Classica, con tesi in Archeologia delle Provincie Romane. Cultore della materia presso le Università di Roma « La Sapienza » e « Tor Vergata », assegnista di ricerca presso l’Università di Roma « Tor Vergata », è stata docente di Archeologia delle Provincie Romane presso la Scuola di specializzazione dell’Università della Basilicata dal 2001 al 2006. Dal 2000 è funzionario tecnico archeologo di ruolo presso la Città Metropolitana di Roma Capitale. Svolge attività di ricerca, con numerose pubblicazioni e partecipando a convegni e seminari nazionali e internazionali, nei campi dell’archeologia e della storia dell’arte greca e romana, in particolare della scultura e dell’architettura romana a Roma e nelle provincie dell’Impero, e dell’archeologia umanistica e della storia dell’archeologia e del collezionismo archeologico, nonché della musealizzazione e valorizzazione dei beni culturali. Dal 2005 dirige le indagini archeologiche nei sotterranei di Palazzo Valentini (Roma) ed è responsabile scientifico del sito delle « Domus Romanae » e dei beni archeologici conservati a Palazzo Valentini.
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