La città dipinta di Benedetto Bonfigli nella cappella del Palazzo dei Priori di Perugia1
p. 365-394
Texte intégral
1A seguito della morte di Tommaso Pontano, cancelliere del Comune di Perugia avvenuta nel luglio del 1450, si discute in Consiglio per riavere la somma di 140 fiorini ingiustamente detenuta dai suoi eredi da destinare all’ornamento della nuova cappella dei Priori ricavata nel corpo di fabbrica del Palazzo appena costruito:
[…] Ut ipsa capella sit splendida decora et hornata cum sit decus ornamentum et speculum dicti palatii et tamquam principale menbrum dicti palatii et locus precipuus et singularis ubi M.D.P. et quiqui nomine tam forenses quam alii qui in dicto palatio ingrediuntur ad dictam capellam tendunt et maxima cum delectatione et animorum voluptate ac recreatione delectatur et conversantur. Et ad rei publice decus et singulorum hominum et predicte civitatis honorem et gloriam tendit si dicta capella sit omni specioso decoro ornata delectabilis et amena et etiam quia in ipsa capella quotidie divina maiestas colitur et adoratur et divina celebrantur officia […]2.
2Il lungo, elegante preambolo, scritto dal notaio dei Priori Giacomo di Paolo Nini, traccia le linee di quel desiderio di autocelebrazione da esibire negli spazi del potere che la città persegue con straordinaria efficacia fin dai tempi della Petra Iustitie e della Fontana Maggiore. È nel cuore del Palazzo, nel luogo destinato alle riunioni più «segrete» dei priori, oltre che alla preghiera e alla contemplazione, che si vuole ora riassumere e rappresentare il Buon Governo della città3.
3L’obiettivo imponeva allora un cambiamento di indirizzi e un maggiore dinamismo; già dall’agosto del 1449 si era nominato un nuovo cappellano il frate domenicano Ricciardo di Antonio Chiavelli da Camerino in sostituzione di dominus Franciscus Marci cacciato per aver violentemente ingiuriato un priore4. Francesco di Marco era stato il successore di Egidio di Lapo di Servadio, fedelissimo e valente cappellano che durante il suo lungo mandato si era fatto carico della realizzazione dell’ampliamento del Palazzo dei Priori5. I lavori iniziati nel 1429 erano condotti a buon punto già nella primavera del 1437 e la nuova imponente costruzione si compiva nel giugno del 1443, una data riferita dalle cronache e confermata dalla ricca documentazione6. Con questa nuova aggiunta la mole del Palazzo continuava ad accrescere la magnificenza della piazza, sostituendosi a strutture più antiche e irregolari. I documenti ricordano come fin dal 1433 Bartolomeo di Mattiolo, figura di primo piano di tutti i principali cantieri aperti in città per circa quaranta anni, fosse coinvolto in questa fabbrica, chiamato a eseguire le finestre del palazzo con Antonio da Norcia. Ancora un maestro perugino, Nardo Paulucci, ne costruiva le murature, in parte già compiute nell’agosto del 1437 quando riceve dai Priori un salario di circa 77 fiorini, da mettere in relazione con le notizie fornite dalle cronache che ricordano come «A dì 17 maggio fu posta e murata una pietra col griffone intagliato nel Palazzo nuovo dei Priori7». Giacomo di Nicola del Pelato con i suoi aiuti si era occupato delle coperture del Palazzo (fig. 1).
Fig. 1 – Perugia, la Piazza e il Palazzo dei Priori

© M. R. Silvestrelli.
4Dati concreti per ricordare come già in questa impresa si afferma una maestranza che interviene nel rifacimento della cattedrale di San Lorenzo, nell’oratorio della Maestà della Volta, all’udienza dei Notai e poco dopo anche al prolungamento della navata della fabbrica di San Domenico, continuando a essere presente con cottimi importanti nelle principali opere condotte senza sosta in tutta la città8. Pur nel rispetto dello stile del corpo di fabbrica precedente, vi si osserva l’introduzione di elementi moderni come l’inserimento di finestre quadrate e crociate nel fascione mediano della facciata: matura e si afferma uno stile architettonico composito e ibrido, fortemente legato ai modelli gotici, ma anche pronto a ricevere precocemente gli stimoli che Perugia sente attraverso la presenza di artisti provenienti da Siena come Sano di Matteo, o da Firenze, come Pagno di Lapo Portigiani, coinvolto nel cantiere della cattedrale e molti altri cui si aggiunge la presenza diffusa e massiccia di maestranze lombarde9. A mettere in collegamento tutte queste personalità che contribuiscono con nuovi apporti al rinnovamento della città, c’è la figura di Bartolomeo Mattioli che domina di fatto la scena perugina fino alla morte10.
5Perugia guidata da figure politiche di rilievo a cominciare dal vescovo Andrea Giovanni Baglioni – è il tempo della criptosignoria di Braccio Baglioni – raccoglie le sue forze e trasforma i suoi spazi più importanti. Poi già dalla metà degli anni ‘50, compiuto una prima grande tranche di lavori che ha investito le fabbriche maggiori e più rappresentative, apre la gara a commissioni memorabili che impreziosiscono così chiese e palazzi di recente fondazione.
6Su consiglio di molti nobili cittadini che ne mettono in rilievo le qualità di uomo virtuoso, onesto e di ottimo «ingegno» si elegge così il nuovo cappellano fra Ricciardo che rimarrà in carica per i successivi tre anni. Nel 1447 gli era stato affidato il compito di realizzare due organi per la cattedrale per la cui sistemazione si erano interpellati i due maestri del legno Paolino da Ascoli e Apollonio da Ripatransone11 ed era già stato maestro dell’orologio di palazzo, dunque noto come esperto «maestro di metalli12». Consapevole dell’estrema importanza che si vuole conferire a questo spazio, s’impegna in tutti i modi per farne quello scrigno prezioso, specchio di tutto il Palazzo e dunque della città che i Priori desiderano.
7Nel corso del primo anno del suo mandato non tutto scorre liscio e si registrano diversi mutamenti. È il caso di Nicolò Teutonico con bottega in Porta Marzia; lo stesso Ricciardo gli aveva affidato l’esecuzione dell’altare ma non avendo rispettato i tempi e avendo usato un legname inadatto e di scarsa qualità, sarà invitato senza mezzi termini a smontare l’opera e a rimuoverla definitivamente dal palazzo13.
8Si era poi proceduto alla realizzazione del «celo», un prezioso e costoso soffitto ligneo dorato e argentato con riquadri alternati con un grifo e una stella d’oro brunito14. L’opera era stata affidata a Giovanni di Tommaso Crivelli, Melchiorre di Matteo e Leopardo Raggi, una compagnia di artisti ancora legati alla stagione del gotico internazionale ma già in stretto contatto anche con coloro che diverranno gli esecutori principali delle decorazioni della cappella. Giovanni di Tommasino Crivelli è documentato insieme a Bonfigli fin dal 1441 e Melchiorre di Matteo, che aveva condiviso la bottega con Pellegrino di Giovanni, sarà accanto a Iacopo di Marino detto il Cavalla al momento della realizzazione del pavimento di terracotta invetriata, affidatogli prima del maggio del 145515. La decorazione del soffitto è già conclusa nel luglio del 1451 quando Mariano d’Antonio e Ottaviano di Lorenzo ne pronunciano il lodo. Si tratta di una testimonianza preziosa che ricorda la collaborazione tra Bartolomeo Caporali e Benozzo Gozzoli che hanno partecipato a questa impresa16. Potrebbe collocarsi non lontano da questo momento anche il ben noto disegno di Benozzo Gozzoli con l’Assedio di Totila a Perugia (Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, 333 E) ritenuto per le sue caratteristiche una prova da concorso, sebbene non siano fin qui noti i preliminari per l’affidamento di tutta la decorazione ad affresco della cappella17.
9Anche l’esecuzione della residenza lignea della cappella dei Priori è stata inizialmente commissionata a un altro maestro – Gaspare di Iacopo da Foligno – che ha comunque iniziato l’opera e che vi lavora nei mesi precedenti fino al saldo finale del 10 di ottobre del 145218. Il giorno prima, infatti, Ricciardo ha stipulato un nuovo contratto con Paolino da Ascoli che prevede l’esecuzione di ventidue seggi per il prezzo di 16 fiorini ciascuno secondo el desegno già facto o veramente megliore e più bello che è presso di lui19.
10Seguendo le annotazioni del cappellano per la sua realizzazione si ha un’idea dell’incalzare serrato del lavoro. Il contratto è stato infatti preceduto dalla ricerca accanita di Paolino raggiunto nel mese di giugno a Recanati da un messo comunale e già definito maestro del Coro20. Fra Ricciardo, come da contratto, si è poi impegnato nella scelta dei legni pregiati per le tarsie, giunti da Ancona, Città della Pieve, Cortona, Città di Castello, Isola Maggiore del Trasimeno. Lo stesso maestro Paolino e i suoi «compagni» sono andati a cercare legname nero «per lu choro» anche negli immediati dintorni della città scendendo a Ponte Pattoli verso il Tevere21; ogni più minuta registrazione racconta gli scambi della città con il suo territorio idealmente e concretamente «condotto» in questo spazio (fig. 2-3).
Fig. 2 – Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, veduta d’insieme.

© Galleria Nazionale dell’Umbria.
Fig. 3 – Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, verso il 1907

Da R. Gigliarelli, Perugia Antica e Moderna, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1907, p. 618.
11Intanto nel novembre del 1454 era subentrato a Ricciardo Chiavelli, sebbene fosse stato riconfermato nell’aprile precedente, Bartolomeo di maestro Rachamino da Siena, che aveva ottenuto l’incarico grazie all’appoggio di Pietro da Noceto segretario del papa Niccolò V22. Una nomina certo ben meditata che riporta in primo piano l’influenza politica del legato pontificio e i legami della città con il raffinato ambiente umanistico della corte papale23.
1454 novembre 5
Al nome de Dio et della Vergine Maria et di tucta la celestiale corte del paradiso e principalmente delli gloriosissimi appostoli sancto Pietro e sancto Paulo e delli sanctissimi martiri San Lorenzo e sant’Ercolano io ser Bartholomeo de maestro Rachamino da Siena rectore de sancto Donato de Perugia et cappellano delli magnifici signori priori delle arti eletto al tempo di Biordo de Fioravante dal 5 di novembre scriverò tutte le spese che farò per la cappella e per il palazzo. Perché da questo giorno comincia il mio salario.
12Pochi giorni dopo, il 2 dicembre successivo, in un memorabile contratto, Bartolomeo da Siena affida metà della decorazione della cappella a Benedetto Bonfigli, riconosciuto come l’interprete più alto dell’Umanesimo perugino24.
13Il pittore dovrà dipingere sopra l’altare la Crocifissione con la Vergine e san Giovanni, san Ludovico e sant’Ercolano e «nella dicta mezza capella che remane se ponga la storia de sancto Ludovicho».
14Ad opera finita sono tre i maestri indicati che dovranno essere chiamati a esprimersi sul suo lavoro: «El frate del Carmine, mastro Domenecho da Vinegia e el frate da Fiesole». La posta è alta, evoca già il capolavoro.
15Bonfigli dotato di una sua spiccata e raffinata declinazione poetica allestisce la sua decorazione componendo le scene entro spazi conosciuti, minutamente descritti e carichi di allusioni delimitati da eleganti fascioni. Il lavoro è comunque iniziato e se ne trova concreta conferma tra maggio e il 6 di giugno: «El Rosso aquarino de avere per aqua che ha portato su nella cappella per intridare calcina a Benedecto pentore25». Se resta incerta l’esecuzione dell’affresco dell’altare fatto comunque subito oggetto di varie attenzioni26, le indicazioni contrattuali che impongono di inserire nella Crocifissione Ercolano e Ludovico chiariscono che tutto il programma iconografico è già stabilito27. L’accostamento del defensor civitatis (Ercolano) e dell’antico patrono del Palazzo (Ludovico), sarà puntualmente ripreso sulla facciata dell’Oratorio di San Bernardino di Agostino di Duccio terminata nel 1461, a cui farà seguito nel febbraio successivo il lodo di Benedetto Bonfigli e Angelo di Baldassare28. La sua costruzione favorita anche da un’indulgenza concessa da Niccolò V, era stata iniziata su impulso del perugino fra Angelo del Toscano divenuto generale dell’Ordine nel 1453, benevolmente condiscendente ai culti comunali tanto da donare ai Priori della città l’unghia di un grifone preziosamente montato, «reliquia» singolare che si diceva avesse ricevuto dal re di Francia, e gelosamente conservata insieme all’argenteria di Palazzo29.
16Per il santo angioino la devozione è antica. A Ludovico era infatti dedicata fin dalle origini la cappella di palazzo in omaggio all’alleanza della città con la casa d’Angiò30. A Perugia il suo culto non era mai venuto meno e il 19 di agosto, giorno della sua morte, se ne celebrava la festa presso la chiesa di San Francesco, dove c’era una cappella a lui dedicata e dove erano presenti anche storie del santo come sembra testimoniare un affresco frammentario molto mal conservato, oggi nei depositi della Galleria Nazionale dell’Umbria31. Vi si rappresenta la Guarigione di una fanciulla con la figura del giovane santo vescovo guantato che scende dal cielo avvenuta al cospetto di vari personaggi fra cui dei frati32. A partire dall’agosto del 1441 un nuovo ordinamento aveva dato un forte impulso alla celebrazione del santo con una solenne processione e luminaria che dalla cappella di Palazzo doveva raggiungere la chiesa dei conventuali di San Francesco al Prato e doveva essere condotta come quella che già si celebrava per la festa di san Pietro martire; il provvedimento era vigorosamente riconfermato nel 1445 e ancora nel 1456.
17Tutto il decennio segnato dal passaggio di Bernardino da Siena a Perugia e poi dalla sua morte e dalla canonizzazione, accresce considerevolmente l’influenza degli Osservanti in città con la presenza continua di illustri francescani in stretto contatto con la classe dirigente locale che abbraccia e sostiene momenti d’intenso trasporto popolare suscitati da predicatori travolgenti come Giovanni da Capestrano, presente a Perugia nel 1445, anno in cui si veste sulla pubblica piazza un gran numero di scolari forestieri e cittadini. È il momento in cui si fonda lo Studium di Monteripido e la Compagnia di San Gerolamo. Si susseguono a ritmo serrato e anche a distanza, episodi rappresentativi che toccano la città e vedono protagoniste persino figure femminili di ceto elevato. È il caso di Battista, figlia di Benedetto Barzi celebre professore di Diritto a Ferrara che proprio in quella città, nel 1446, indossa l’abito delle clarisse di povera vita con grave dolore da parte della famiglia. Toccanti sono le parole del padre in una lettera inviata a Perugia al fratello Angelo, coinvolto quest’ultimo in prima persona ai lavori del palazzo priorale33. «E oggie 13 gennaio .x. se sonno vestite frati de l’Osservanza per le prediche de fra Iacomo, el quale volesse Dio mai non fusse venuto qua.» Perentoria e incisiva giunge la risposta di Giovanni da Capestrano diretta proprio a Angelo Barzi: «Non de meno da Dio l’omo non se po reparare34».
18Ancor più trascinante due anni dopo è la presenza in città del giovane Roberto da Lecce che organizza in piazza una spettacolare rappresentazione della Passione di Cristo, che provoca ancora numerose vestizioni, fra le quali anche quella di Giacomo Oddi, l’autore della Franceschina, testo dove si traccerà anche una lunga biografia di Ludovico d’Angiò35.
19Un’eco di questi eventi e del clima in cui essi maturano sembra di poter cogliere allora nella prima scena del ciclo dipinto dove si vede la vestizione di san Ludovico per opera del generale dell’Ordine fra Giovanni da Murro, mentre è pronto per lui il galero verde da vescovo di Tolosa (fig. 4). La figura di Ludovico, punto focale della composizione, è tutta protesa verso l’alto, con le braccia sollevate e a mani giunte già trascende la terrestrità, evocando il gesto del sacerdote al momento della consacrazione eucaristica, vista la contiguità della rappresentazione con l’altare della cappella. Santus Lodovicus rex Fra(ncorum) si legge sull’aureola dorata, quasi una corona (fig. 5). Il messaggio immediato e più percepibile che bene si confrontava con quanto era avvenuto in tempi recenti anche in città, era proprio l’abbandono del potere e il disprezzo delle ricchezze da parte del giovane sovrano. Una rinuncia che si compiva con la benedizione di Bonifacio VIII e alla presenza di altri personaggi rappresentati di spalle al santo; in uno di essi, coperto con un cappuccio scuro si è voluto riconoscere il padre Carlo II d’Angiò che volge lo sguardo altrove, manifestamente contrario36. La scena si svolge in un’ampia sala dal soffitto a cassettoni decorato e delimitato da colonne costruite con fasce di pietra bianche a rosa, un portico che si chiude con due porte sulle cui lunette compaiono le figure dei santi Pietro e Paolo, e ai lati un’Annunciazione e un santo vescovo (lo stesso san Ludovico?). Le imposte lignee sono intagliate a fioroni. Una di esse si apre verso un cielo luminoso. Sebbene non sia possibile fare alcun riferimento preciso a un ambiente oggi conosciuto, la bicromia delle colonne rammenta fabbriche perugine, dal portico del Palazzo dei Priori o a quello della Maestà delle Volte37. Sulla parete lunga, punto di osservazione privilegiato dei priori e dei convenuti seduti nei preziosi postergali, trovano posto due miracoli, quello del mercante di Marsiglia, e il più incerto Risanamento di Giovanni primogenito del re di Francia Filippo VI38.
Fig. 4 – Benedetto Bonfigli, Vestizione di san Ludovico da Tolosa

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
© Galleria Nazionale dell’Umbria.
Fig. 5 – Benedetto Bonfigli, Vestizione di san Ludovico da Tolosa (part.)

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
© Galleria Nazionale dell’Umbria.
20Il Miracolo del Mercante di Marsiglia è raccontato isolando cinque episodi (fig. 6), con la scena della tempesta caratterizzata dalla gran nave in pericolo dove i marinai cercano di ammainare le vele, e gettano le merci per alleggerirla, mentre il mercante è in preghiera a richiedere l’intervento di san Ludovico che appare entro un disco di luce composto di tre cerchi concentrici, ottenuti con attenta tecnica39. La sua comparsa, come un sole fra grevi nuvole addensate, illumina il cielo oscurato dalla burrasca. La narrazione continua con la figura del pescatore seduto sullo scoglio visto di spalle mentre compie la pesca «miracolosa». Guizza ancora nel mare il pesce che ha inghiottito il denaro perduto dal mercante. Raggiunta la riva, il pescatore con le sue prede preziose riceve il denaro dal mercante che compra il pesce per farne dono al più vicino convento dei francescani in segno di ringraziamento. Evocando nella sua dinamica narrativa il Tributo di Masaccio al Carmine, il racconto si conclude sotto a un pergolo fortemente scorciato dove stanno nascendo i nuovi virgulti; al momento dell’apertura del pesce avviene l’evento miracoloso con il ritrovamento del denaro perduto, fra lo stupore degli astanti e dello stesso mercante40.
Fig. 6 – Benedetto Bonfigli, Miracolo del Mercante di Marsiglia

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
© Galleria Nazionale dell’Umbria.
21Marsiglia sullo sfondo diviene Perugia, evocata dalle sue tante torri, ma soprattutto con la puntuale rappresentazione di una chiesa tipicamente perugina dalla semplice facciata a capanna sormontata da un campaniletto a vela; accanto sorge l’antico campanile di San Pietro affiancato dalla veduta posteriore della chiesa di San Domenico, con la grande vetrata absidale e le quattro cappelle laterali anch’esse dotate di vetrate dipinte, un punto di vista ancora oggi ben identificabile per chi raggiunga la città dalla via di San Gerolamo (fig. 7-8).
Fig. 7 – Benedetto Bonfigli, Miracolo del Mercante di Marsiglia (particolare con la parte posteriore della chiesa di San Domenico e l’antico campanile di San Pietro)

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
© Galleria Nazionale dell’Umbria.
Fig. 8 – Perugia, veduta posteriore della basilica di San Domenico

© M. R. Silvestrelli.
22La presenza della chiesa dei domenicani, vera emergenza architettonica della città che proprio in questi anni vedeva realizzarsi interventi consistenti come il prolungamento della navata, rappresentava un chiaro omaggio a una delle fabbriche più caratterizzanti del panorama urbano, oltre a rivestire un punto di riferimento costante per il pittore che in questo quartiere aveva vissuto episodi difficili della sua vita. Era il 1429 e dictus Benedictus accederet ad ecclesiam sancti Dominici causa audiendi missam ma passando accanto alla bottega del fabbro Mariotto di Cecco ne aveva subito grave violenza41. San Domenico resterà la sua chiesa per l’intero corso della sua vita destinandole il suo patrimonio personale e dove al momento di dettare le sue ultime volontà con puntigliosa precisione, indicherà il luogo della sua sepoltura: «in introitu porte dicte ecclesie que dicitur la porta del castellano42».
23Va anche ricordato che l’ordine dei domenicani era da sempre l’agente del papato nelle grandi città e la sua influenza a Perugia non era certo venuta meno in questi anni, come rivela anche la scelta del domenicano Ricciardo Chiavelli; né va dimenticato che verso questa chiesa si dirige annualmente tutta la città essendo il punto di arrivo della luminaria di sant’Ercolano, oltre che luogo di sepoltura di potenti famiglie di antica nobiltà e ininterrotto prestigio, come i Graziani, i Bontempi, i Guidalotti e di numerose altre che contribuivano in ogni modo anche alla crescita dell’insediamento43.
24Il Miracolo del Mercante di Marsiglia sembra essere un soggetto particolarmente gradito a un vasto gruppo di potenti mercanti alcuni dei quali, legatissimi ai francescani, si occupavano delle più importanti commissioni pubbliche e private. È il caso di Tommaso di Lucalberto domini Francisci la cui cappella di famiglia dove vorrà essere sepolto con l’abito francescano si trova proprio in San Francesco al Prato; sarà lui a versare a Benedetto Bonfigli il 5 novembre del 1455 per conto del cappellano dei priori, 10 fiorini per parte del pagamento degli affreschi della cappella44. Anche Felice di Matteo degli Alessandri, già designato fra coloro che dovevano scegliere il luogo per la costruzione della cappella di San Bernardino in Duomo, nel 1469 sarà uno dei dieci camerari eletti a stipulare con Benedetto Bonfigli la convenzione per il completamento delle pitture della cappella dei priori45. Altro influente personaggio molto legato all’ordine è Contolo di Francesco Ansidei di Catrano, a più riprese notaio dei priori sono noti i suoi rapporti con Angelo del Toscano e con Roberto da Lecce, difensore in una causa interminabile di Mariano d’Antonio cui affida l’esecuzione di un dipinto con storie di san Bernardino per la sua cappella in Duomo46. Sono forse costoro a partecipare alla definizione del programma iconografico di tutta la cappella.
25La terza scena del ciclo così lacunosa rende difficile l’identificazione del soggetto (fig. 9). La critica è discorde. Ettore Ricci riteneva fosse il miracolo del fanciullo travolto da un cavallo e resuscitato grazie alle preghiere rivolte a san Ludovico ricordato nella Cronaca dei XXIV Generali47. Più recentemente vi si è voluto riconoscere il Risanamento di Giovanni primogenito del re di Francia Filippo VI48. La scena mostra un’eccezionale raffigurazione dell’arco di Costantino, la prima che si conosca nella pittura italiana49. E’ senza dubbio un richiamo a Roma, al «primato di Pietro e all’unicità e universalità della chiesa di Cristo50».
Fig. 9 – Benedetto Bonfigli, Risanamento di Giovanni primogenito del re di Francia Filippo VI (?)

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
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26Certamente si deve dare una lettura politica alla scelta fatta, il binomio Roma – Perugia che compare già sulla Fontana Maggiore, con le personificazioni delle due città raffigurate in trono, torna e si sviluppa su queste pareti in chiave umanistica con la rappresentazione della città che cresce, Perugia, e la citazione puntuale e analitica di un monumento antico – l’Arco di Costantino – identificato come uno dei simboli più importanti della regalità cristiana che si lega indissolubilmente ai fasti di Roma assumendo vari significati e molteplici livelli di lettura, ma va sottolineata anche la necessità di una percezione immediata, semplice, alla portata di tutti, dai priori che vi risiedono, ai forenses che entravano in questo luogo sacro. Il procedimento usato soprattutto in questa prima parte della decorazione da Bonfigli è quello di assemblare ricordi e suggestioni che gli derivano dal suo soggiorno romano tenendo altissimo il livello evocativo delle ambientazioni, che si può dire raggiunga il suo culmine proprio con la rappresentazione dell’Arco di Costantino (fig. 10).
Fig. 10 – Benedetto Bonfigli, Risanamento di Giovanni primogenito del re di Francia Filippo VI (particolare con l’Arco di Costantino)

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
© Galleria Nazionale dell’Umbria.
27L’ultimo riquadro dedicato al santo angioino ne rappresenta le esequie che avvengono all’interno di una basilica romana, sebbene l’abside gotica sembrerebbe riferirsi a modelli locali come la chiesa di San Pietro (fig. 11). Anche in questo caso la narrazione s’ispira al De conformitate di Bartolomeo da Pisa51 e alla Cronaca dei XXIV Generali e sarà ripresa più tardi anche nella Franceschina, testo quest’ultimo che dedica largo spazio alla vita del santo, peraltro molto presente in tutti i sermonari dell’Osservanza francescana. Bonfigli in queste prime quattro scene fa uno sfoggio davvero mirabile e originale nell’analisi delle murature degli edifici, minutamente descritte, variate e analitiche dimostrando un inedito interesse per i materiali da costruzione, pietre, mattoni, travertini, e anche per le tecniche costruttive; se certamente v’è in questa rappresentazione «lenticolare» un’influenza della pittura nordica tante volte invocata ma mai approfondita, si può essere certi che al dato stilistico si aggiunga la personale osservazione di quanto stava avvenendo a Perugia con l’apertura di infiniti cantieri per cui già da tempo si lamentava che «non se trovava più né calcina, né matoni, né maestri».
Fig. 11 – Benedetto Bonfigli, Esequie di san Ludovico da Tolosa

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
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28La decorazione ha però tempi lunghi. Insorgono molto presto gravi problemi di carattere statico che interessano la struttura dove insiste la cappella e si deve addirittura procedere all’acquisto di case limitrofe per mettere in sicurezza quella parte del palazzo che mostra dei gravi cedimenti. La valutazione degli interventi da eseguire è affidata a cinque personaggi, fra cui spicca ancora una volta il nome di Bartolomeo di Mattiolo che come si è detto aveva partecipato alla costruzione e che in continuità con il suo operato, rafforza la struttura portante con la realizzazione di un «calzo».
29Pur essendo stato riconfermato cappellano dei Priori per due anni, il 25 di maggio dopo soltanto un mese Bartolomeo da Siena, viene sollevato dall’incarico e prende il suo posto Uguccione Fatii, di cui vengono enumerate le virtù. Sarà proprio l’esperto giurista perugino, dottore in decretali, a sovrintendere al lodo di Filippo Lippi. L’eco di questa sua professione si avverte nella redazione solenne del documento; una vera sentenza quella pronunciata dall’eccellentissimo pittore tamquam arbiter predictus sedens pro tribunali in et super quodam scanno ligneo existente in dicta capella, con la dichiarazione del lavoro ben fatto, il lauto compenso di 400 fiorini da corrispondere al pittore che può dunque proseguire il lavoro.
30E la decorazione stabilita sette anni prima può continuare, si firmano gli accordi per l’altra metà della cappella nello stesso giorno del lodo, l’undici settembre del 1461. V’è ora da raccontare la storia del gran santo di Perugia, il martire Ercolano, e tutta la città che in lui si riconosce, entra nel Palazzo (fig. 12)52.
Fig. 12 – Benedetto Bonfigli, Presa di Perugia da parte di Totila, martirio e sepoltura di sant’Ercolano

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
© Galleria Nazionale dell’Umbria.
31Esaltando prima di tutto il momento del martirio, avvenuto dove un’antica croce di pietra ancora oggi lo ricorda53. È narrato in primo piano il tradimento del chierico condotto di fronte a Totila, la leggenda del bue pieno di grano buttato dalle mura, la presa di Perugia assaltata dai Goti con scudi di rosso in campo d’oro che evocano gli stemmi aragonesi54. Descritta anch’essa con minuzia e precisione c’è la Porta Marzia, l’accesso monumentale al colle Landone, il quartiere dei Baglioni, «signori» della città dove svettano altissime e ordinate le torri – se ne contano fino a quindici – tra di esse spunta l’abside e il campanile della chiesa di Santa Maria dei Servi. Una più alta delle altre, ricordata per avere anche un orologio, era situata sulla piazza antistante a Santa Maria dei Servi chiesa contigua alle case di Braccio Baglioni e la Sapienza nuova55.
32Proprio lì sotto ferve la battaglia, dall’antica porta etrusca entrano gli invasori (fig. 13-14).
Fig. 13 – Benedetto Bonfigli, Presa di Perugia da parte di Totila, martirio e sepoltura di sant’Ercolano (particolare con la Porta Marzia)

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale
dell’Umbria.
© Galleria Nazionale dell’Umbria.
Fig. 14 – Perugia, Porta Marzia (parte superiore)

© M. R. Silvestrelli.
33Case in rovina, dalle murature lacerate, dalle finestre aperte o tamponate, evocano nel silenzio la presa della città e la morte del suo amato vescovo. Anche in questo caso si potrebbe pensare al ricordo preciso di un evento fedelmente riportato dalle cronache avvenuto nel 1449 quando «caddero li casalini, dove erano le case de Filippo del Priore dei Baglioni, lì alla croce de sant’Ercolano alla porta vechia dei Dadari sotto l’Ospitale della Misericordia56».
34Mentre l’animula di Ercolano sale al cielo fra gli angeli, il suo corpo insanguinato abbandonato a terra con la testa staccata dal tronco giace ai piedi delle squadrate e possenti mura di travertino, proprio accanto alla sua chiesa, costruita in loco ubi occidit caput eius57. Tutto si placa nella scena del seppellimento del santo amorevolmente ricomposto e rivestito con i paramenti liturgici rossi del martire con accanto il fanciullo che sarà miracolosamente resuscitato, un evento raccontato nell’ultima scena del ciclo. V’è, sullo sfondo, la bellissima rappresentazione della chiesa di sant’Ercolano, rara chiesa torre a pianta ottagonale, trova qui il più alto significato che le si volle attribuire al momento della fondazione avvenuta nel 1297, al tempo del Comune di Popolo (fig. 15-16). Martyrium del santo, baluardo e sostegno della città appoggiata alle mura etrusche, si rafforza con questa nuova fabbrica originale e austera il culto del venerato protettore e Bonfigli ne coglie e tramanda tutto il suo valore. La sua raffigurazione è più che mai puntuale e analitica: negli archetti che sostengono il piano superiore, nella balaustra di pietre rosa e colonnine, nelle luci che bagnano la scala. Si riconosce senza sforzo lì accanto anche la porta del Leone e sull’altro lato è descritta la facciata della casa dove si aprono le porte gotiche e quella rinascimentale, c’è un affresco con la Madonna col Bambino e due santi domenicani; il fumo che esce dal camino sul tetto da un segno di vita (fig. 17).
Fig. 15 – Benedetto Bonfigli, Presa di Perugia da parte di Totila, martirio e sepoltura di sant’Ercolano (particolare con la chiesa di Sant’Ercolano)

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
© Galleria Nazionale dell’Umbria.
Fig. 16 – Perugia, chiesa di Sant’Ercolano

© M. R. Silvestrelli.
Fig. 17 – Benedetto Bonfigli, Seconda traslazione delle reliquie di sant’Ercolano dalla chiesa di San Pietro alla cattedrale di San Lorenzo

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
© Galleria Nazionale dell’Umbria.
35Nella parete a fianco la scena è continua, un gran corteo ripercorre i luoghi dell’antica processione, vero atto annuale di rifondazione della città. Se perduta, è una vasta porzione di affresco – e viene da chiedersi cosa vi fosse rappresentato nel dettaglio – ciò che resta ci fa certi che in questa scena si voglia celebrare la perenne vittoria di Perugia, con il popolo riunito che segue lento e compatto il feretro del suo sant’ Ercolano, di cui viene ricordata la seconda traslazione in cattedrale. Era l’evento di maggiore identità e coesione della città riproposto ogni primo di marzo nella più importante luminaria di Perugia58. La statua di sant’Ercolano era conservata in Duomo e ogni anno era cura dell’arte dei Pittori di ravvivarne la decorazione in preparazione della fastosa processione che nel suo rituale percorso partiva dalla cattedrale per raggiungere San Domenico e poi ritornare indietro. Proprio a questa statua de lignamine si era dedicata nuova attenzione, prevedendone il rifacimento nel 145659.
36Una città trionfante quella che si distende dietro al corteo su cui si può a lungo ragionare. Immagine di coesione sociale che ha come sfondo le architetture più importanti della città60. Al gruppo delle donne che procedono in coda fa da sfondo la chiesa di San Domenico vecchio, con i suoi due portali e la facciata scandita da fasce alternate di pietre bianche e rosa e ancora oggi, nonostante le alterazioni, ben riconoscibile (fig. 18-19). La parte più importante del corteo quella con il feretro del santo, ha raggiunto il Palazzo dei Priori e si blocca sotto al portale scolpito, dove al centro della lunetta c’è sant’Ercolano, insieme ai due altri protettori, Lorenzo e Costanzo. Son descritti con cura gli stemmi pontifici – v’è quello di Sisto IV – accompagnati dai grifi perugini, le botteghe serrate per la festa, la lunga serie di finestre (fig. 20).
Fig. 18 – Benedetto Bonfigli, Seconda traslazione delle reliquie di sant’Ercolano dalla chiesa di San Pietro alla cattedrale di San Lorenzo (particolare con la chiesa di San Domenico vecchio)

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
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Fig. 19 – Perugia, veduta della facciata della chiesa di San Domenico vecchio

© M. R. Silvestrelli.
Fig. 20 – Benedetto Bonfigli, Seconda traslazione delle reliquie di sant’Ercolano dalla chiesa di San Pietro alla cattedrale di San Lorenzo (particolare con il Palazzo dei Priori)

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
© Galleria Nazionale dell’Umbria.
37Arduo è portare a termine l’impresa rallentata come già ricordato da problemi di carattere statico della struttura, poi da una grave malattia con tutta probabilità la peste, che colpisce Bonfigli nel 1463 tanto da indurlo a dettare testamento e che ancora lo affligge tre anni dopo61. Gravi ritardi si registrano anche nei pagamenti al pittore che richiederanno provvedimenti radicali volendo evitare che qualora il ciclo non fosse stato terminato cederet in ignominiam totius rei publice perusine62. Nei tempi lunghi dell’esecuzione cresce la città reale, vanno avanti i grandi cantieri aperti sulla piazza e nei borghi, lo stesso Palazzo dei Priori, la cattedrale di San Lorenzo e soprattutto San Domenico, sempre dominante, prima per la gran vetrata, poi per il nuovo possente campanile cominciato a costruire nel 1464 e già finito nell’ultima scena del ciclo che ricorda la prima Traslazione di sant’Ercolano (fig. 21). Qui, se meno attenta è la resa pittorica, è di grande effetto la veduta scorciata della città che si inerpica in alto fino a raggiungere il Palazzo dei Priori, fra tetti, case e torri e dove si vede ancora Sant’Ercolano e San Domenico lungo la cui navata v’è anche la cappella dedicata a San Vincenzo Ferrer costruita tra il 1454 e il 1456, con il suo paramento murario a losanghe bianche e rosa63. Accoglie il popolo col feretro del santo, il rinnovato campanile della chiesa di San Pietro, la cui facciata a doppio saliente rivestita in alto di riquadri bianchi e rosa è preceduta da un portico, sotto al quale compaiono antichi affreschi. Al campanile, la più bella architettura della città, si dedica ogni attenzione. Fra i tanti dettagli si osservino in particolare le quattro fasce orizzontali che si stringono attorno al suo fusto dodecagonale. Esse risultano ben visibili ancora oggi, anche se, essendo eseguite in mattoni, si presentano corrose (fig. 22-23).
Fig. 21 – Benedetto Bonfigli, Traslazione del corpo di sant’Ercolano dal luogo della prima sepoltura alla chiesa di San Pietro

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
© Galleria Nazionale dell’Umbria.
38Oltre alla precisione con cui viene descritta la città, altrettanto puntuale è in alcuni casi la caratterizzazione di alcuni personaggi di cui, se è quasi impossibile tentare una identificazione, vi si riconosce almeno una precisa definizione del ruolo svolto, essendo rappresentati con i loro abiti e attributi. È il caso del mazziere che guida il corteo che conduce sant’Ercolano verso la chiesa di San Pietro (fig. 22). È Pellini a ricordare come in seguito alla morte dei leoni donati alla città dal signore di Foligno nel 1439, con il denaro già stanziato per loro, si realizzino due mazze d’argento ornate d’oro, portate dai mazzieri che precedono i priori che escono da palazzo64. Quasi come un lungo registro di fabbrica, la città dipinta da Bonfigli raccoglie e interpreta i segni più profondi della sua stessa comunità, raccontandone idealità e realtà fuse nel colore e nella grazia del pittore.
Fig. 22 – Benedetto Bonfigli, Traslazione del corpo di sant’Ercolano dal luogo della prima sepoltura alla chiesa di San Pietro (particolare del gruppo guidato dal mazziere)

Perugia, Palazzo dei Priori, Cappella dei Priori, Galleria Nazionale dell’Umbria.
© Galleria Nazionale dell’Umbria.
Fig. 23 – Perugia, campanile della chiesa di San Pietro

© M. R. Silvestrelli.
Notes de bas de page
1 Questo testo è dedicato a F. e M. e a San Giorgio comunque vincitore. Un ringraziamento particolare è per Marco Folin.
2 Archivio di Stato di Perugia (= ASPg), Archivio Storico del Comune di Perugia (= ASCPg), Consigli e riformanze, 86, c. 103rv; cfr. B. Figliuolo, «Pontano, Tommaso», in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2015, t. 84, p. 744-746. Presente a Perugia già nel 1428, è cancelliere del comune dal 1440 fino alla morte. Per l’inventario dei suoi libri ed altre considerazioni sul personaggio cfr. R. Abbondanza (a cura di), Il Notariato a Perugia. Mostra documentaria e iconografica per il XVI Congresso nazionale del notariato (Perugia, maggio-luglio 1967), Roma, Consiglio nazionale del notariato, 1973, p. 273.
3 M. Ferretti, «Le rappresentazioni di città e la cappella dei Priori (qualche ipotesi di lettura)», in M. L. Cianini Pierotti (a cura di), Benedetto Bonfigli e il suo tempo, Atti del convegno (Perugia, 21-22 febbraio 1997), Perugia, Volumnia editrice, 1998, p. 99-109.
4 Franciscus Marci è rettore della chiesa di Santa Maria del Mercato. Cfr. ASPg, ASCPg, Consigli e riformanze, 85, c. 89v. Il 12 maggio del 1450 è ancora sottoposto a sindacato per le spese da lui effettuate in expendio dicti Palatii circa aconcimen palatii novi et veteris e per tutto ciò che ha amministrato (ASPg, ASCPg, Consigli e riformanze, 86, c. 47r). F. F. Mancini, Benedetto Bonfigli. L’opera completa, Perugia, Electa, 1992, p. 86.
5 Egidio di Lapo è già cappellano nel 1417 (ASPg, ASCPg, Consigli e riformanze, 62, c. 42v) incarico che detiene fino alla morte avvenuta nel 1446. S. Magliani, «L’architettura quattrocentesca del Palazzo dei Priori: il Collegio del Cambio e i suoi artefici», in P. Scarpellini (a cura di), Il Collegio del Cambio in Perugia, Cinisello Balsamo, Silvana, 1998, p. 45-66, in part. p. 45-47, da ASPg, ASCPg, Consigli e riformanze, 75, c. 77v. Per la onerosa parte amministrativa era stato affiancato da due abili mercanti, Angelus Rentii de Cantagalina e dopo la sua morte dal figlio Lorenzo, entrambi coinvolti anche nella gestione di altri cantieri cittadini.
6 A. Fabretti (a cura di), «Cronaca della città di Perugia dal 1309 al 1491 nota col nome di Diario del Graziani», Archivio storico italiano, 16/1, 1850, p. 418: 1443, 19 giugno, «Adì ditto fo fornito de murare el palazzo nuovo de Priori e mierlare, el quale fu comenzato nel 1429; della qual fabrica ne fo soprastante don Gilio de Lapo de Servedio».
7 ASPg, ASCPg, Consigli e riformanze, 73, c. 63v-64r; ASPg, ASCPg, Catasti, 16, c. 89v-90rv.
8 Antonio da Norcia è impegnato con Bartolomeo Mattioli e Antonio da Lugano nel rifacimento della cattedrale. A. Rossi, Documenti inediti sopra alcune fabbriche perugine del XV secolo. Duomo, Ponte Felcino, Palazzo del Capitano del Popolo, Mercatale, Perugia, Boncompagni, 1870, in part. p. 15.
9 A. Rossi, «Sano di Matteo, architetto e scultore senese in Perugia», Giornale di erudizione artistica, 3, 1874, p. 243-246.
10 P. Matracchi, «La diffusione delle chiese a sala a Perugia: l’edificazione della cattedrale di San Lorenzo coeva al San Domenico», in G. Rocchi Coopmans de Yoldi, G. Ser Giacomi (a cura di), La Basilica di San Domenico di Perugia, Perugia, Quattroemme, 2006, p. 121-139; M. R. Silvestrelli, «La Maestà della Volta», in A. Calzona, M. Ceriana (a cura di), Per un nuovo Agostino di Duccio. Studi e documenti, Verona, Scripta/Centro Studi Leon Battista Alberti (Bonae Artes; 1), 2012, p. 207-226, in part. p. 213-214.
11 A. Rossi, «Giunte ai maestri d’organi e di legname», Giornale di erudizione artistica, 3, 1874, p. 278-285, in part. p. 278-281. Ricciardo Chiavelli è fratello di Arcangelo Chiavelli e documentato a Camerino, cfr. M. Mazzalupi, «Il volto del traditore. Documenti per Arcangelo Chiavelli alias Arcangelo di Fiordimonte», in G. De Rosa (a cura di), I monti azzurri. A Pier Luigi Falaschi per il suo ottantesimo compleanno, Ariccia, s. n., 2015, p. 263-275. F. Coltrinari, «Apollonio da Ripatransone, Tommaso di Antonio da Firenze e la tradizione lignaria ascolana del Quattrocento: cori e intagli fra Perugia, Assisi e le Marche», in P. Dragoni (a cura di), Percorsi. Studi per Eleonora Bairati, Macerata, EUM, 2009, p. 117-140, in part. p. 125, n. 24.
12 ASPg, ASCPg, Conservatori della moneta, 81, c. 7v, 1448, luglio 31, Iannes Arigi theotonicus substitutus loco fratris Ricciardi de Camereno gubernatoris horilogii civitatis Perusii 10 fiorini.
13 ASPg, ASCPg, Consigli e riformanze, 86, c. 75r. G. Cristofani, «Per la storia dell’Arte del legname nell’Umbria», Augusta Perusia, 3/1-2, 1908, p. 8-9. ASPg, ASCPg, Consigli e riformanze, 86, c. 75r. S. Cavatorti, Giovanni Teutonico. Scultura lignea tedesca nell’Italia del secondo Quattrocento, Passignano sul Trasimeno, Aguaplano, 2016, p. 56.
14 Residui di lamina metallica sono ricordati nell’inventario della sacrestia. ASPg, ASCPg, Consigli e riformanze, 90, c. 104r: unum fogliatello argenti residui celi capelle nove palatii dominorum Priorum.
15 M. R. Silvestrelli, «Vite di artisti a Perugia al tempo della formazione di Pintoricchio», in V. Garibaldi, F. F. Mancini (a cura di), Pintoricchio, catalogo della mostra (Perugia e Spello, 2008), Cinisello Balsamo, Silvana, 2008, p. 27-37, in part. p. 28-29. G. Strack, «Ein Rektoratsprozeß in Perugia 1442/43 und die Zusammenarbeit der Maler Benedetto Bonfigli und Giovanni di Tommasino Crivelli», Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, 90, 2010, p. 464-469. T. Biganti, «Le decorazioni ceramiche», in F. F. Mancini (a cura di), Il Palazzo dei Priori di Perugia, Perugia, Quattroemme, 1997, p. 327-335, in part. p. 334, n. 23.
16 ASPg, ASCPg, Notarile, Bastardelli, 328, c. 66r. Mariano d’Antonio detiene una delle botteghe più importanti della città: M. R. Silvestrelli, «Bartolomeo and Giapeco Caporali», in S. N. Fliegel (a cura di), The Caporali Missal: a Masterpiece of Renaissance Illumination, catalogo della mostra (Cleveland Museum of Art, 2013), Cleveland, Cleveland Museum of Art, 2013, p. 35-49.
17 L. Melli, «Il disegno per Benozzo», in B. Toscano, G. Capitelli (a cura di), Benozzo Gozzoli. Allievo a Roma, maestro in Umbria, catalogo della mostra, Cinisello Balsamo, Silvana, 2002, p. 117-129.
18 ASPg, ASCPg, Cappella dei Priori, 1, c. 14v. Il disegno del coro è fatto da maestro Antonio orefice, ibid.: «Adì 2 de maggio pagai ad maestro Antonio orefice lu quale fece el designo del cuoro e dello inginocchiatoio denanti e della porta della cappella del palazzo l.5».
19 Il prezzo complessivo sarà di 352 fiorini. Per il contratto cfr. A. Rossi, Maestri e lavori di legname in Perugia nei secoli XV e XVI, Perugia, Boncompagni, 1873, p. 4-5. Il coro attuale di soli 11 pezzi è frutto di un largo restauro eseguito nel 1906-1907 da Wenceslao Moretti su disegno di Francesco Moretti allora direttore della Galleria. F. Santi, Galleria Nazionale dell’Umbria. Dipinti, sculture e oggetti dei secoli XV-XVI, Roma, Poligrafico e Zecca dello Stato, 1985, p. 265-266; G. Benazzi, «Gaspare di Jacopo da Foligno, Paolino di Giovanni da Ascoli. Residenze lignee della cappella dei Priori», in C. Bon Valsassina, V. Garibaldi (a cura di), Galleria Nazionale dell’Umbria. Dipinti, sculture e ceramiche: studi e restauri, Firenze, Arnaud, 1994, p. 204-205.
20 ASPg, ASCPg, Cappella dei Priori, 1, c. 8r.
21 Si ricordano anche pagamenti per argento e cinabro nel giugno del 1454. Su Paolino da Ascoli, cfr. F. Coltrinari, «Apollonio da Ripatransone…», op. cit., p. 125, n. 24.
22 Tam suis virtutibus quamquam precibus magnifici viri domini Petri de Noxeto domini nostro pape secretario. Bartolomeo sarà riconfermato cappellano il 25 maggio del 1456 per i successivi due anni, ma solo un mese dopo verrà rimosso dalla carica per dissidi intercorsi con i Priori e al suo posto sarà eletto Uguccione Fatii. ASPg, ASCPg, Consigli e riformanze, 92, c. 58r e ibid., c. 73r. A. Caleca, «Benedetto Bonfigli e Roma», in M. L. Cianini Pierotti (a cura di), Benedetto Bonfigli e il suo tempo, op. cit., p. 77-78.
23 Il richiamo all’importanza delle relazioni con gli Osservanti e con altri personaggi politici è già in S. Miccolis, «L’arco di Costantino e i Turchi nella pittura italiana del Quattrocento», Belfagor, 53, 1998, p. 277-296, che identifica Bartolomeo di Maestro Rachamino con Bartolomeo Mariani Buonsignori compagno di san Bernardino da Siena e personaggio notissimo.
24 B. Toscano, «La pittura in Umbria nel Quattrocento», in La pittura in Italia. Il Quattrocento, Milano, Electa, 1987, t. 2, p. 355-383, in part. p. 368.
25 L. Mazzerioli, «Documenti», in F. F. Mancini, Benedetto Bonfigli. L’opera completa, op. cit., p. 153.
26 ASPg, ASCPg, Cappella dei Priori, 2, c. 73r: «Batista de maestro Guaspare pentore de avere uno panno depento da altare do sta depento el crocifixo et nostra Donna et sancto Giovanni adì 29 febbraio, 7 fiorini 35 ss».
27 Le due finestre di vetro saranno dipinte nel 1461 dallo stesso Bonfigli con le figure di san Lorenzo e san Costanzo gli altri due patroni della città. L. Mazzerioli, «Documenti», op. cit., p. 156.
28 P. Mercurelli, «I francescani e l’oratorio di San Bernardino», in V. Garibaldi (a cura di), Un pittore e la sua città. Benedetto Bonfigli e Perugia, Milano, Electa, 1996, p. 138-147.
29 Pompeo Pellini, Dell’Historia di Perugia, Venezia, Appresso Gio. Giacomo Hertz, 1664, t. 2, p. 609: «Al 1453 di cui si legge che donasse al communo di Perugia un ungna di griffone disse averla avuta in dono dal Re di Francia e perché quella ugna era di finissimo argento intessuta ordinò il Magistrato che tra gli altri argenti di palazzo si mettesse per man de notaro come di tutti gli altri argenti si fa l’inventario». A. Fantozzi, «De fra Angelo Christophori Perusino Ministro Generali Ordinis documenta (1413-1453)», Archivum Franciscanum Historicum, 11, 1918, p. 132-205, in part. p. 197-198; R. Staccini, «Vivere da Priori», Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, 101/2, 2004, p. 281-295, in part. p. 292.
30 M. R. Silvestrelli, «L’edilizia pubblica del Comune di Perugia: dal “Palatium comunis” al “Palatium novum populi”», in Società e istituzioni dell’Italia comunale: l’esempio di Perugia (secoli XII-XIV), Atti del Congresso Storico Internazionale (Perugia, 6-9 novembre 1985), Perugia, s. n., 1988, t. 2, p. 482-604, in part. p. 600-601. Nel 1325 si ricorda l’offerta di nove palii di seta al rettore della chiesa di San Ludovico, nella cappella dei Priori a palazzo (ASPg, ASCPg, Consigli e riformanze, 25, c. 17r) e anche il pagamento della cera necessaria alla processione in festo Sancti Ludovici. L’intitolazione della cappella priorale in una data così prossima alla canonizzazione del santo avvenuta il 7 aprile del 1317, assume un forte significato politico.
31 V. Garibaldi, Galleria Nazionale dell’Umbria. Dipinti e sculture dal XIII al XV secolo, catalogo generale I, Perugia, Quattroemme, 2015, p. 220-221.
32 La cappella divenuta poi dei Baldeschi esisteva prima del 1390, cfr. L. Teza, «Artisti nella cappella Baldeschi in San Francesco al Prato a Perugia: Domenico di Nicolò “dei Cori”, Agostino di Duccio, Vincenzo Danti», in C. Frova, M. G. Nico Ottaviani, S. Zucchini (a cura di), VI centenario della morte di Baldo degli Ubaldi: 1400-2000, Perugia, Università degli Studi di Perugia, 2005, p. 129-169. V. Borgnini, «La chiesa di San Francesco al Prato in Perugia: vicende costruttive e conservative dell’edificio e delle sue opere d’arte», Bollettino per i beni culturali dell’Umbria, 7/4, 2011, p. 65, riporta la descrizione dell’affresco fatta prima dello stacco: «In alto nell’apposto lato mirasi un miracolo di san Ludovico Vescovo in che si scorge una giovinetta su un feretro per virtù del santo tornata in vita. Composizione ricca di 10 figure», che permette così di identificare l’affresco con quello conservato nei depositi della Galleria Nazionale.
33 ASPg, ASCPg, Cappella dei Priori, 2, c. 17v, 1456 marzo 18: «[…] Angelo Barzi e dompno Bartolomeo cappellano cappelle palatii deputatis super reparatione muralii dicte capelle vighore legis», fol. 100.
34 U. Nicolini, «Motivi per una cronaca di sette secoli», in Francescanesimo e società cittadina: l’esempio di Perugia, Perugia, Università di Perugia, 1979, p. XI-LXXI, in part. p. XXVIII-XXXI.
35 BAP (Biblioteca Augusta Perugia), ms. 1238, c. 136-140. N. Cavanna (a cura di), La Franceschina. Testo volgare umbro del secolo XV scritto dal P. Giacomo Oddi di Perugia, Firenze, Olschki, 1931.
36 Ludovico aveva preso segretamente i voti nel dicembre del 1296, ma la cerimonia pubblica si ebbe il 5 febbraio del 1297, festa di Sant’Agata. Nella chiesa perugina di S. Agata si conservano affreschi con l’immagine del santo. Per un repertorio iconografico vedi M. Roncetti, «Iconografia ludoviciana. Nuovi successi della ricerca sul santo angioino», in Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, 107/1-2, 2010, p. 383-394 (con bibliografia).
37 Sulle vedute urbane e la vicenda critica vedi principalmente: W. Bombe, «Die Tafelbilder, Gonfaloni und Fresken des Benedetto Bonfigli», Repertorium für Kunstwissenschaft, 32, 1909, p. 231-246; F. Santi, «Decorazione della cappella dei Priori», in id., Galleria Nazionale dell’Umbria. Dipinti, sculture e oggetti…, op. cit., p. 46-51 (con bibliografia); F. F. Mancini, Benedetto Bonfigli. L’opera completa, op. cit., p. 86-105 (con bibliografia); id., «Benedetto Bonfigli», in C. Bon Valsassina, V. Garibaldi (a cura di), Galleria Nazionale dell’Umbria. Dipinti, sculture e ceramiche…, op. cit., p. 185-198; E. Lunghi, «Appunti per la storia urbanistica di Perugia negli affreschi della cappella dei Priori», in V. Garibaldi (a cura di), Un pittore e la sua città…, op. cit., p. 96-105; id., «Luoghi e santi di Perugia negli affreschi di Bonfigli della cappella del Palazzo dei Priori», in R. Mencarelli (a cura di), I lunedì della Galleria. Atti delle conferenze maggio-giugno/ottobre-novembre 1995, Perugia, Quattroemme, 1996, p. 7-14. M. Ferretti, «Le rappresentazioni di città…», op. cit.; V. Garibaldi, «Cappella dei Priori», in ead., Galleria Nazionale dell’Umbria. Dipinti e sculture…, op. cit., p. 431-441 (con bibliografia). Gli affreschi di Bonfigli sono poi continuamente utilizzati e analizzati per la ricostruzione dei singoli monumenti rappresentati.
38 F. F. Mancini, Benedetto Bonfigli. L’opera completa, op. cit., p. 93-94.
39 P. Passalacqua, «La tecnica della pittura murale dei dipinti nella cappella dei Priori», in V. Garibaldi (a cura di), Un pittore e la sua città…, op. cit., p. 106-113, in part. p. 106.
40 Chronica XXIV Generalium Ordinis Minorum (1209-1374), in Analecta Franciscana, 3, 1897, in part. p. 451-452.
41 A. M. Sartore, «Per Benedetto Bonfigli e Mariano d’Antonio: nuovi documenti», in V. Garibaldi (a cura di), Un pittore e la sua città…, op. cit., p. 23-24.
42 Già indicata come luogo di sepoltura nel primo testamento del 1463, cfr. F. F. Mancini, «La formazione di Benedetto Bonfigli (e alcune considerazioni sulla pittura tardogotica a Perugia)», in M. L. Cianini Pierotti (a cura di), Benedetto Bonfigli e il suo tempo, op. cit., p. 59-74, in part. p. 69, n. 1. L. Manzoni, «Ricerche sulla storia della pittura in Perugia nel secolo XV», Bollettino della Regia Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, 6/1, 1900, p. 313-316. L. Mazzerioli, «Documenti», op. cit., p. 178-179.
43 Sulla storia del complesso di San Domenico, vedi ora G. Rocchi Coopmans de Yoldi, G. Ser Giacomi (a cura di), La Basilica di San Domenico di Perugia, op. cit.; M. R. Silvestrelli, «Perugia al tempo di Gentile. Artisti, botteghe, committenti», in A. De Marchi (a cura di), Intorno a Gentile da Fabriano e a Lorenzo Monaco. Nuovi studi sulla pittura tardogotica, Atti del convegno (Fabriano, Foligno, Firenze, 31 maggio-3 giugno 2006), Livorno, Sillabe, 2007, p. 169-186.
44 Cfr. F. F. Mancini, Benedetto Bonfigli. L’opera completa, op. cit., p. 153. S. Tarquinio, «I documenti della cappella dei Priori», in V. Garibaldi (a cura di), Un pittore e la sua città…, op. cit., p. 86-89.
45 A. Fantozzi, «Documenta perusina de S. Bernardino senensi», Archivum Franciscanum Historicum, 15, 1922, p. 103-154, in part. p. 148-149.
46 M. R. Silvestrelli, «Genealogia di Bernardino di Betto. Perugia tra il 1450 e il 1480», in P. Scarpellini, M. R. Silvestrelli, Pintoricchio, Milano, Motta, 2004, p. 28.
47 Chronica XXIV Generalium Ordis Minorum…, op. cit., p. 446-454.
48 F. F. Mancini, Benedetto Bonfigli. L’opera completa, op. cit., p. 93-94.
49 M. Torelli, «Arcus Constantini: antico e programma iconologico nella cappella dei Priori di Benedetto Bonfigli», in M. L. Cianini Pierotti (a cura di), Benedetto Bonfigli e il suo tempo, op. cit., p. 142. L. Sensi, «La memoria dell’antico negli affreschi di Benedetto Bonfigli», in Scritti di archeologia e storia dell’arte in onore di Carlo Pietrangeli, Roma, Quasar, 1996, p. 123-129; id., «Benedetto Bonfigli e l’antico», in V. Garibaldi (a cura di), Un pittore e la sua città…, op. cit., p. 90-95.
50 S. Miccolis, «L’arco di Costantino…», op. cit., p. 285.
51 Bartolomeo da Pisa, «De conformitate vitae Beati Francisci ad vitam Domini Jhesu», Analecta Franciscana, 4, 1906, p. 316.
52 Gregori Magni, Dialogi, a cura di U. Moricca, Roma, Istituto Storico Italiano, 1924, p. 160-163; A. Scaramucci, Leggenda e miracolo di sant’Ercolano: da un codice perugino del secolo XV, Perugia, Santucci, 1880 (BAP, ms. 626).
53 E. Ricci, Leggende di S. Ludovico e di S. Ercolano dipinte nella Cappella dei Priori di Perugia da Benedetto Bonfigli, Perugia, Spinola/Baldeschi, 1919, p. 26-29.
54 A. Savorelli, Piero della Francesca e l’ultima crociata: araldica, storia e arte tra gotico e Rinascimento, Firenze, Le Lettere, 1999, p. 96-98. Vi riconosce echi della guerra di Napoli.
55 M. Regni, «Apporti documentari per la ricostruzione delle vicende di Santa Maria dei Servi», in Perugino: il divin pittore, Cinisello Balsamo, Silvana, 2004, p. 547-553, in part. p. 547. S. Tiberini, «Dalla “torre degli Oddi” alla torre degli Sciri: un possibile percorso storiografico sulle torri private perugine», Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, 112/1, 2015, p. 43-69.
56 Cronaca della città di Perugia dall’anno 1309 al 1491 nota col nome di Diario del Graziani, a cura di A. Fabretti, in Cronache e storie inedite della città di Perugia dal 1150 al 1563, a cura di A. Fabretti, F. Bonaini, F. L. Polidori, in Archivio Storico Italiano, 16, 1850, p. 69-750, in part. p. 614.
57 ASPg, ASCPg, Massari, 37, c. 5r.
58 A. I. Galletti, «Sant’Ercolano, il grifo e le lasche. Note sull’immaginario collettivo nella città comunale. Forme e tecniche del potere nella città (secoli XIV-XVII)», Annali della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Perugia, 16, p. 203-216; ead., «La città come universo culturale e simbolico», in Società e istituzioni dell'Italia comunale: l’esempio di Perugia (secoli XII-XIV), Atti del congresso storico internazionale (Perugia, 6-9 novembre 1985), Perugia, Deputazione di storia patria per l’Umbria, 1988, t. 2, p. 449-477.
59 ASPg, ASCPg, Consigli e riformanze, 92, c. 8v, 1456 febbraio 17: Item quod per depositarium comunis Perusii una cum camerario pictorum prefate civitatis possint expendi usque ad vigintiquinque libras denariorum pro statua et ymagine sancti Herculani noviter de lignamine fabricanda et construenda et pro ipsius ymagine ornamento oportuno de pecunis dicti comunis Perusii.
60 P. Rihouet, «Entre (é)motions et arrêts sur image: la performativité des bannières sacrées ombriennes», in K. Gvozdeva, H. R. Velten (a cura di), Medialität der Prozession, Heidelberg, Winter, 1991, p. 291-306, in part. p. 294-296.
61 L. Mazzerioli, «Documenti», op. cit., p. 161.
62 L. Mazzerioli, «Documenti», op. cit., p. 164-166. Il 5 dicembre del 1469 gli viene assegnato Bartolomeo di Gregorio debitore del comune di Perugia per i pagamenti della cappella dei Priori. Si tratta di un particolare di un certo interesse che si inquadra in una precisa volontà da parte del comune di favorire l’arte della seta di cui il personaggio è protagonista, evento ricordato anche da Pellini.
63 F. F. Mancini, Benedetto Bonfigli. L’opera completa, op. cit., p. 121.
64 Pompeo Pellini, Dell’Historia di Perugia, op. cit., t. 2, p. 421.
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