Version classiqueVersion mobile

Roccagloriosa I

 | 
Maurizio Gualtieri
, 
Helena Fracchia

Capitolo 7. Siti nel territorio e vie di comunicazione

M. Gualtieri, F. de Polignac et H. Fracchia

Note de l’auteur

Capitolo redatto congiuntamente da H. Fracchia, M. Gualtieri e F. de Polignac. H. Fracchia ha curato l'analisi dei reperti ceramici raccolti nel corso delle ricognizioni topografiche, fornendo la datazione dei siti per le carte di distribuzione accluse al capitolo; ha inoltre compilato la sezione che riguarda la regione Mingardo/Bussento e le schede di presentazione dei siti relativi. M. Gualtieri ha curato l'impostazione generale del capitolo e l’introduzione sugli scopi e sviluppi della ricognizione topografica a Roccagloriosa, nonché le schede dei siti del territorio vicino esplorati mediante interventi di scavo. F. de Polignac ha curato l’analisi introduttiva alla sezione sul territorio vicino e le schede dei siti relativi esplorati negli anni 1982-1985.

Texte intégral

1. Quadro generale e impostazione della ricerca

  • 1 Per l’inizio della esplorazione topografica sono state assai utili le discussioni avute con l’archi (...)
  • 2 In particolare l’area pestana (Greco E. 1979), le valli interne della Basilicata (Nickels 1971) e l (...)

1La lunga campagna del 1976-77 condotta dalla Soprintendenza Archeologica di Salerno si poneva come obbiettivo principale l’esplorazione dell’area fortificata a ridosso dei Capitenali mediante saggi di scavo sia al muro di fortificazione che nei vari nuclei abitativi identificati dallo scavo Napoli 1971 e dai sopralluoghi preliminari. Tuttavia, nel contesto di questo obbiettivo immediato è emersa ben presto la necessità di uno studio della relazione esistente fra il sito ‘centrale’, che gli scavi venivano mettendo alla luce, ed il territorio circostante (in particolare le medie valli del Mingardo e del Bussento). Scoperte dovute sia ad una esplorazione preliminare di zone campione (quali il circondario di Torre Orsaia, i terrazzi lungo la media valle del Bussento, l’area Tufolo/Castelruggero ed i terrazzi ad ovest dei Capitenali) sia a recuperi e segnalazioni accidentali1, venivano evidenziando una notevole densità dell’abitato rurale, paragonabile a quella già rilevata per altre aree della Magna Grecia, che erano state oggetto di ricerca sistematica2. L’esplorazione della terrazza di Pedale, in agro di Torre Orsaia e della collina di Castelruggero, rientrano in questa campionatura preliminare di aree di un vasto comprensorio regionale (o micro-regionale) che sono di fondamentale importanza per una comprensione del sistema insediativo di IV secolo a.C., in cui è inserito il sito fortificato di Roccagloriosa.

  • 3 Sulle premesse della ricerca territoriale e sull’approccio adottato, si veda la discussione in Frac (...)
  • 4 In conseguenza del carattere piuttosto schematico della ‘catchment analysis’ non sempre applicabile (...)
  • 5 La presenza di siti nel territorio, pur sospettabile in via generale ed in parte documentata da rin (...)
  • 6 Si ringraziano il Social Sciences and Humanities Research Council of Canada ed il Dipartimento di S (...)
  • 7 È gradito ricordare in particolare l’aiuto di D. Sarrazin (Department of Archaeology, University of (...)

2La ripresa dello scavo sistematico ed estensivo dell'abitato fortificato nel 1982, da parte dell'Università dell’Alberta (Edmonton), ha pertanto fornito l’occasione per continuare in maniera più ampia la ricognizione di superficie del territorio circostante ed è fortunosamente coincisa con una serie di interventi di rimboschimento lungo la media Valle del Mingardo, i quali hanno drammaticamente messo in luce la consistenza di alcuni dei siti (ad esempio Mai e Calatripeda e, più recentemente, Serra Palombara). Si è deciso, per ragioni di opportunità della ricerca, di limitare, in un primo momento, l’esplorazione sistematica a due aree ben definite, di ca. 30 km2., situate rispettivamente ad est e ad ovest del crinale dei Capitenali, contenute in quella che poteva presumersi come ‘area di approvvigionamento’ dell’insediamento fortificato3. Una tale scelta, pur limitando in maniera arbitraria ed artificiale un ‘territorio’ intorno al sito fortificato4 aveva il vantaggio di permettere osservazioni sulla densità di distribuzione e sulla tipologia dei siti esistenti nell’area più direttamente collegata con l’insediamento agglomerato a ridosso dei Capitenali5 (si veda, ad es., la fig.· 145). Dopo una serie di sopralluoghi preliminari, effettuati nel 1982, la ricognizione delle due aree prescelte è stata effettuata negli anni 1983-85 sotto la supervisione (in ordine di partecipazione successiva) di F. de Polignac (CNRS, Paris), G. Ruffo (Soprintendenza Archeologica di Roma) e H. Fracchia, nell’ambito del progetto di ricerca dell'Università dell’Alberta6. A partire dal 1984, un contributo fondamentale alla ricognizione è stato dato da gruppi di studenti della Università dell’Alberta e di altre Università canadesi ed americane, partecipanti alla Scuola Estiva di Scavo dell'Università dell'Alberta7. Il sistema di schedatura dei reperti e l'analisi dei dati ceramici sono stati effettuati da H. Fracchia con l’aiuto prezioso di J. Hayes e P. Arthur, rispettivamente per la ceramica romana e la ceramica alto-medievale.

3I risultati della ricognizione nelle aree prescelte, oltre a fornire dati di notevole interesse per la ricostruzione del modello insediativo territoriale corrispondente allo sviluppo di un notevole sito agglomerato a ridosso dei Capitenali nel corso del IV-III secolo a.C., hanno posto le basi per un più ampio studio diacronico dell’insediamento nell’entroterra del golfo di Policastro dalla protostoria al tardo-antico. Allo scopo di raccogliere dati più esaustivi su questo aspetto e, allo stesso tempo, inserire in un più ampio quadro regionale i dati relativi alle zone adiacenti la cresta dei Capitenali, la ricognizione di superficie è stata estesa a partire dal 1987 al bacino Mingardo/Bussento.

4Molti dei dati, ancora preliminari, derivanti dall’esplorazione in corso, sono stati assai utili per la ricostruzione del paesaggio regionale e del sistema di comunicazioni in cui è da collocarsi lo sviluppo del sito di IV-III secolo a.C. Allo stesso tempo, il più ampio quadro regionale lascia intravvedere le trasformazioni del modello insediativo che hanno luogo successivamente alla devitalizzazione dell’agglomerato fortificato (si veda la fig. 161, infra).

  • 8 Dati preliminari sono stati presentati in occasione del Colloquio Internazionale sulla struttura ag (...)

5La lettura del territorio in età romana (per cui la documentazione si è accresciuta enormemente nel corso degli ultimi due anni)8 esula dallo scopo di questa pubblicazione e dovrà far parte di uno studio separato.

6Tuttavia, è apparso opportuno includere, a margine della discussione di questo capitolo, un breve cenno sulle successive trasformazioni dell’insediamento antico nel comprensorio Mingardo/Bussento, che i risultati della più recente esplorazione territoriale permettono di delineare e che dovranno costituire ipotesi di lavoro per la continuazione della ricognizione topografica in corso. M. Gualtieri

2. La ricognizione del territorio circostante

  • 9 Ils ont fait l’objet d’une présentation préliminaire dans les MEFRA (Fracchia et al. 1983). L’École (...)

7Par leur densité et leur intérêt, les premiers résultats obtenus en 19829, en partie à la faveur d’importants travaux de déboisement et de labours profonds préalables à une exploitation forestière rationalisée, avaient montré la nécessité d’un examen attentif en même temps que pragmatique, adapté à l’extrême diversité des contextes.

a) Cadre et contours de l'étude

  • 10 Méthodes dont les inconvénients sont clairement exposés par Bintliff et Snodgrass 1985, p. 129.

8Cette diversité était en fait recherchée de façon à réunir sur une aire restreinte un échantillonnage aussi complet que possible des différentes combinaisons de sols, de relief, d’hydrographie, de végétation et de distance par rapport au site central que cette région peut présenter. À la différence de ce qui est à la rigueur envisageable en plaine, et même là non sans inconvénient, aucun critère aussi abstrait qu’un quadrillage cartographique, et moins encore le système très aléatoire des transects (bandes-tests)10, ne pouvait servir à déterminer les contours de la zone à prospecter: leur emploi eût oblitéré le rôle des contraintes du relief et de l'hydrographie dans un cadre où elles pèsent lourdement sur les cheminements, donc sur l’exploitation du territoire. Il a paru plus avantageux de se laisser guider par leur logique propre. Encadrée par les deux vallées du Mingardo et du Bussento et dominée plus au sud par la haute barre du mont Bulgheria (fig. 145), la crête calcaire des Capitenali dressée au sommet de l’interfluve (supra, ch. 1) et à laquelle s’adossent le mur d’enceinte et l’habitat principal formait évidemment l’axe central de la prospection. À l’ouest, en contrebas du noyau central d’habitats, l’étude a porté sur les pentes “enfermées” entre le Mingardo et l’arc de cercle dessiné par la crête; et au sud-est, vers le Bussento, sur le bassin collecteur d’un affluent du fleuve, nettement délimité par des lignes de crête dessinant un triangle pointé sur les basses terres, opérant ainsi la jonction entre le piémont des Capitenali, celui du Bulgheria et la plaine littorale sur laquelle le vallon débouche par un seuil resserré entre deux collines escarpées (fig. 145, cotes 129 et 286). Les coupes topographiques illustrent les grandes lignes du relief de ces deux régions (et la distribution des sites sur les pentes): le passage assez régulier de la vallée du Bussento à la vallée du Mingardo d’est en ouest (fig. 147, AB) et la dissymétrie du profil transversal (nord-sud) du bassin oriental (fig. 147, AC).

Fig. 145 La cresta dei Capitenali ed il territorio circostante nel contesto della regione Mingardo/Bussento (il rettangolo racchiude l’area denominata nel testo quale ‘territorio circostante’).

Fig. 146 État dominant du terrain: 1) surface bâtie (villages: les cercles représentent les lotissements touristiques récents); 2) bois, maquis; 3) pâtures, friches rases; 4) aires défrichées, sous-solées et reboisées (1982-83); 5) jardins, vignes, oliveraies entretenues; 6) labours réguliers ou intermittents.

Fig. 147 Coupes topographiques: sites ou traces de fréquentation. Les symboles disposés en bande sous chaque coupe représentent l’état dominant du terrain pour la partie correspondante en reprenant les symboles de la fig. 146. Pour la position des points A, B, C et le tracé des sections, cf. fig. 148.

b) Conditions et méthodes de la recherche

9Plus marquée encore est l’extrême variété des formes actuelles d’exploitation du sol, dont la carte (fig. 146) ne peut rendre compte qu’imparfaitement en ramenant à un état localement dominant une mosaïque d’imbrications plus complexes encore. Le fait saillant est de toute évidence l’étendue des bois, taillis ou maquis parfois impénétrables, ainsi que celle des pâtures et friches rases, composantes principales du paysage sur ces terrains souvent très acides; mais la mise en culture épisodique de certaines parcelles ou des défrichements étroitement circonscrits y ménagent parfois des “fenêtres” ou clairières. La faible extension corrélative des champs régulièrement cultivés, aggravée par la nette régression de l’activité agricole après l’exploitation maximale des années 1930-1950 dont de nombreux champs et fermes à l’abandon sont les témoins encore visibles, n’est qu’en partie compensée par la dissémination de petits jardins, de vignes et d’oliveraies entretenues piquetant les alentours des villages et s’égrenant le long des anciens chemins. Enfin la fraction nord-ouest du territoire est à mettre à part, ayant été la seule à présenter, au moment des défrichements et labours profonds à grande échelle, un caractère uniformément favorable à la prospection. En y restituant les friches et taillis qui y dominaient auparavant, sans doute de très longue date (la toponymie y évoque le pastoralisme, voire le brigandage), on obtient la carte de l’usage traditionnel du territoire tel qu’il s’était mis en place par “rayonnement” à partir des villages médiévaux (dont celui de Castel Ruggero juste au delà de la limite nord), réservant les espaces intersticiels à l’exploitation pastorale extensive, forestière ou cynégétique. Du fait du passage des pôles d’habitat du centre de la crête, dans l’Antiquité, à ses deux extrémités au Moyen-Âge, ces “vides” modernes coïncident en fait avec les zones de plus forte implantation antique (fig. 146 et infra).

10La diversité des situations ainsi rencontrées nécessitait une constante adaptation de la méthode de recherche. En même temps, l’accroissement des moyens et des effectifs conduisait à une plus grande systématisation. En 1984-85, la constitution d’équipes suffisamment étoffées permit de généraliser le recours à la méthode classique de marche en ligne à 5 ou 10 m d’intervalle, selon l’état du terrain, mais ce dispositif n’était évidemment applicable dans toute sa rigueur qu’en espace découvert et les obstacles naturels du relief et de la végétation imposaient parfois un “ratissage” plus lâche, voire le contournement de zones inaccessibles. Le mode d’examen de chaque site et de collection des données a évolué dans le même sens d’une plus grande précision: à la traversée par allers-retours successifs avec ramassage sélectif du matériel (“fossiles directeurs”, formes identifiables de poterie commune, petits objets...) et estimation de la densité à partir de carrés tests, a pu se substituer la division des sites, après repérage, en bandes ou carrés attribués individuellement pour y opérer un ramassage exhaustif, le comptage pour l’évaluation des densités, des proportions et de la distribution du mobilier dans chaque secteur et la sélection des pièces à emporter s’effectuant alors sur place après coup. Cette méthode cependant ne valait que pour les affleurements “en place”, sur terrain peu accidenté et présentant des conditions d’observation homogènes: aussi les données recueillies sont-elles loin d’être toujours aussi complètes. En revanche, la quasi totalité des sites a été visitée au moins deux fois, l’état du terrain changeant fréquemment d’une année sur l’autre dans de nombreuses parcelles, les labours réguliers faisant eux-mêmes évoluer le “faciès” des affleurements de matériel; cette habitude s’est avérée fructueuse.

c) Problèmes d’interprétation des résultats

  • 11 Le haut Moyen-Age, marquant l’apparition d’un tout autre mode de répartition de l’habitat et d’expl (...)
  • 12 Fracchia et al. 1983, p. 310.
  • 13 Sites 5, 20, et récemment 25.

11Au total, le nombre de découvertes (soixante-six sur 30 km 2, en excluant les “sporadiques”, toutes périodes confondues de la protohistoire au haut Moyen-Age11; soit, dans les zones de visibilité optimale, la densité maximale de trois à quatre véritables sites antiques au km 2, relevée dans la plupart des prospections méditerranéennes; voir fig. 148) et la minutie de certaines d’entre elles (concentrations réduites de un ou deux mètres carrés, tuiles ou tessons isolés...) laissent penser que l’inégalité des conditions d’étude gêne l’interprétation des vestiges plus qu’elle n’en masque la présence. La question qui se pose dans toute prospection est celle de la définition sur le terrain de la notion de “site”, distinct des traces de fréquentation: l’introduction d’une variable supplémentaire du fait des grandes différences de visibilité la rend plus délicate encore. Quelques cas ont opportunément permis de juger dans quelles limites les critères d’interprétation pouvaient être adaptés aux variations de qualité de l’observation. Sur le site 2 par exemple, considéré en 1982 comme un habitat hypothétique et indatable au vu des pierres et des rares tuiles et tessons sans forme épars à la surface d’une pâture12, un labour a ultérieurement porté à la lumière le mobilier abondant d’une villa. Ce cas de figure s’est répété à plusieurs reprises en confirmant à chaque fois l’hypothèse de départ13 et a ainsi donné des bases plus solides à l’analyse des découvertes effectuées en sol non labouré en permettant d’y évaluer le rapport entre matériel visible en surface et matériel enfoui. Ainsi a-t-on pu classer dans la catégorie des sites des lieux où peu de mobilier apparaissait, mais où la combinaison sur une étendue moyenne (de 500 à 1000 m2) de tuiles et de tessons caractéristiques, ainsi que des fragments de grands récipients du type dolium plus susceptibles d’évoquer une installation stable qu’une fréquentation passagère, semblait un indice suffisant en considérant l’état du terrain (site 9 par exemple).

  • 14 Sur l’effet de halo et des situations comparables, cf. Bintliff et Snodgrass 1985, pp. 131-133.
  • 15 L’effet du transport de fumures dans la dispersion du mobilier céramique est étudié par Bintliff et(...)

12Paradoxalement, les problèmes d’interprétation les plus complexes concernent les “fenêtres” qu’ouvraient sur des sites possibles de nombreux affleurements fragmentaires décelés sur des parcelles cultivées restreintes et isolées au milieu de friches. Faute de pouvoir faire jouer les paramètres d’extension et de densité, il est aléatoire de décider si une concentration limitée (ainsi en 28, 30b ou 10) ou un éparpillement dans un champ entouré de pâtures ou de broussailles (en 30b encore, ainsi qu’en 34) représentent un fragment ou le “halo” d’un site dont l’essentiel resterait dissimulé14; seule la découverte d’indices complémentaires aux alentours permet d’avancer une hypothèse. Le site est alors parfois reconstitué à partir d’éléments qui semblent en dessiner la périphérie, sans que sa configuration exacte soit connue. À la limite, comme dans le cas des champs isolés du site 30b où tuiles et tessons étaient disséminés sur environ 1000 m2 à raison d’une quinzaine par 100 m2, l’insuffisance de tels indices (vestiges architecturaux, tuiles en quantité suffisante à proximité...) ne permet pas de trancher entre deux interprétations: halo d’un site enfoui en contrehaut ou trace de fréquentation intensive (avec installation légère ou simple mise en culture sur une longue période avec apport conséquent de débris de toutes sortes dans les fumures)15? L’option inférieure est alors retenue pour éviter toute surinterprétation.

13Il en résulte que tous les sites retenus comme tels ne présentent pas nécessairement l’éventail complet des paramètres ordinairement combinés pour les analyser et les hiérarchiser: superficie et densité, présence ou non de vestiges architecturaux, types et répartition du mobilier... On notera même que dans un nombre assez élevé de cas (vingt, dont deux habitats tout à fait caractéristiques; voir fig. 148), le matériel recueilli, quoiqu’indubitablement antique (tuiles et poterie commune), n’a fourni aucun élément de datation, aussi approximative soit-elle. Pour un certain nombre de sites cependant, les critères énoncés ci-dessus permettent d’esquisser une typologie.

d) Typologie des sites

14En prenant en compte l’ensemble des découvertes, on parvient à distinguer:

  • quelques sites “majeurs” formés par une concentration ou plusieurs très proches l’une de l’autre, de densités élevées (3/4 à 10/12 au m2), reconnaissables sur des étendues supérieures à 2000 m2, indiquant un groupe probable d’habitats (“hameau” en 3). Outre une abondante moisson d’un mobilier très diversifié (tuiles, briques, et toutes les classes de poterie des grands récipients de stockage à la vaisselle fine, la poterie ordinaire représentant 85 à 90% de l’ensemble), ces sites ont fréquemment livré des vestiges architecturaux.

  • une majorité de sites “moyens”, signalés par des concentrations d’environ 500/600 m2 (densités centrales variant de 1/2 à 6/7 au m2), de faciès analogue aux précédentes mais comportant rarement des restes architecturaux notables (si l’on excepte les pierres non équarries mais parfaitement utilisables que l’on rencontre dans la plupart des cas). Il s’agit apparemment d’habitats simples, la majorité datant des I Ve/IIIe siècles avant n.e. (“fermes” lucaniennes), certains d’entre eux étant également occupés ultérieurement.

  • de petites concentrations de tuiles et de poterie (de 10 à 100 m2), généralement avec une forte proportion de “vernis noir” (plus de 25% là où un comptage était possible), pourraient signaler des tombes des IVe/IIIe siècles soit à proximité d’habitats (à moins de 200 m de 3 bis, 5, 25, 33, 34, 10; voir aussi 30b et 13 bis), soit isolées sur des éminences (= 19 bis, 21, 22).

    • 16 À comparer aux découvertes analogues signalées dans le Molise: Barker et al. 1978, p. 42. La hiérar (...)

    des sites secondaires, de superficies très variables, mais de densité moindre ou de mobilier moins varié (pas de vaisselle fine ou pas de grands récipients, pas de vestiges architecturaux...) semblent correspondre à des formes d’exploitation du territoire malaisées à définir: habitats modestes ou temporaires, “bâtiments d’exploitation”? Appartiennent à cette catégorie, entre autres, de vastes jonchées de tuiles en grande quantité, mêlées à de rares tessons de poterie commune, indatable16.

15Cependant, faute de données assez complètes, bien des sites, même identifiés à des habitats, ne peuvent être classés dans une catégorie particulière, sans parler des simples traces de fréquentation (tuiles et tessons éparpillés sur une vaste étendue, ou affleurements de densité inférieure à 1/2 pour 10 m2), et des découvertes sporadiques.

e) Remarques sur la répartition spatiale des sites (fig. 148-149)

16Telle qu’elle ressort de la carte, la distribution des sites dans les environs du site fortifié semble privilégier certaines aires mais cette répartition est peut-être en partie plus apparente que réelle. La mise au jour, à la suite de défrichements et sous-solages, de sites antiques dans un milieu semi-forestier où leur existence était totalement insoupçonnée a confirmé, si besoin était, qu’on ne peut guère faire valoir d’argument a silentio sinon dans des conditions optimales de prospection, et que le paysage antique ne peut être déduit du paysage moderne. On ne saurait non plus confondre ce qui fait présentement obstacle à la recherche avec ce qui pouvait empêcher l’implantation d’habitats antiques, même si la coïncidence peut exister. Aussi les “vides” complets ou relatifs observés par exemple immédiatement au sud du piémont méridional des Capitenali ou entre le piémont du Bulgheria et les plateaux en contrebas au nord-est reflètent-ils peut-être surtout la médiocrité des conditions d’observation dans ces zones. Inversement, celui relevé dans l’angle sud-ouest des pentes vers le Mingardo (au nord-ouest de l’éperon de Roccagloriosa) correspond à une région de cultures et pourrait bien trahir une absence effective de site dont il faut rendre compte.

  • 17 Fracchia et al. 1983, p. 365, n. 43. Les précisions que le géologue T. Chenoweth m’a communiquées s (...)

17D’autres facteurs pourraient donc intervenir17: en effet la répartition des sites suit de près le réseau des sources. Les sites du pourtour du massif des Capitenali sont ainsi presque tous à proximité de la ligne de jonction géologique, au pied des bancs calcaires fortement diaclasés qui absorbent les eaux de pluie et les restituent au contact des argiles et marnes imperméables en une série de sources de piémont (fig. 148). C’est peut-être pour des raisons identiques que l’habitat semble se grouper sur le piémont du Bulgheria, riche en sources abondantes, ou sur les plateaux inférieurs, ou encore que s’établit le contraste entre le regroupement de traces de présence antique autour de la source du piémont nord de l’éperon de Roccagloriosa et leur absence sur le plateau immédiatement au nord-ouest.

18Ces données ne sauraient cependant fonder un quelconque déterminisme et dessinent seulement un cadre général où d’autres facteurs, davantage soumis aux variantes historiques, peuvent intervenir. On notera ainsi que sur les piémonts (à l’est des Capitenali, au nord du Bulgheria) les sites paraissent s’ordonner autour de lignes médianes d’altitude à peu près constante (350-400 m) correspondant à des couloirs de cheminement sans obstacle, actuellement suivis par de drailles et sentiers traditionnels (et parfois par des routes modernes). Mais l’intensité de fréquentation de ces axes, donc leur rôle dans la répartition de l’habitat, loin d’être une donnée constante, dépend des modifications historiques affectant l’organisation globale du territoire (voir infra, pp. 195-196). F. de Polignac

Fig. 148 Densité totale de découvertes (Antiquité seulement): 1) source; 2) éléments du site central; 3) site 4) trace de fréquentation en noir: datable; en blanc: indatable (Équidistance des courbes de niveau: 200 m).

Fig. 149 Carta dei siti di IV-III secolo a.C. (per la localizzazione dell’area si veda la fig. 145); equidistanza delle curve di livello: 50 m.

3. Catalogo dei siti18: il territorio circostante

a) Valle del Mingardo

1. Petroso grande RG 42,10 N/36,80 E. 1982, 1985

19Promontoire calcaire (alt. 300) cerné de falaises au nord et à l’ouest (accès à l’est); terrain bouleversé par des travaux de terrassement.

20Sur la partie orientale du sommet et de la pente vers le sud, abondant mobilier épars sur 20 x 50 m (est-ouest/nord-sud): tuiles, parois de grands récipients, poterie ordinaire et fine (vernis noir). 4/5 au m2 près du sommet.

21Voir Fracchia et al. 1983, p. 370.

22A 200 m à l’est, au pied du mont, fragments d’impasto et de poterie commune, sporadiques.

23Vernice nera: 2 frammenti di parete.

24Ceramica grezza: 30 frammenti di parete, 1 beccuccio di mortaio (simile a tipo 289), 1 orlo molto grosso, probabilmente di un dolio di media grandezza.

2. Monaci RG 42,45 N/37 E. 1982, 1984

25Plateau d’env. 1 ha (alt. 270/280) en pente légère vers le nord-ouest, bordé au sud par une escarpe de 2 m dominant un terrain en faible déclivité vers un ruisseau situé à 100 m. Marnes et argiles. Ancienne pâture (jusqu’en 1983) défoncée en vue de plantations (à 0,60 m de profondeur).

26Sur la moitié inférieure (ouest) du plateau et le terrain en contrebas au sud, affleurement de 120 m de long (nord, nord-est/sud, sud-ouest) sur 20 (au sud) à 60 m (au nord) de large: tuiles, forte proportion (85%) de poterie domestique grossière et ordinaire (dont dolia, jarres, pots de cuissons...) 4/5 au m2 vers le nord-ouest. Concentration de blocs de pierre déjetés vers le rebord nord (sections d’env. 0,20 x 0,30 m, longueurs de 0,60 à 0,80 m, sans finition ni surfaçage) et de fragments de béton de tuileau vers l’angle nord-ouest (où sont également apparus quelques tessons d’impasto). L’ampleur, la position et la nature des vestiges semblent signaler une villa.

27Impasto: 2 frammenti di parete.

28Ceramica grezza: 66 frammenti di parete, 2 orli (tipo 265, 241).

29Presenza di ceramica romana.

3. Mai

30Sur un replat (alt. 180/230 m) entre deux dénivellations escarpées (marnes et argiles schisteuses), déboisements et défoncement d’une zone en friche (pâtures et taillis) depuis très longtemps, comme l’atteste la toponymie, ont mis au jour en 1982 d’importants vestiges antiques qui pourraient constituer un ensemble d’exploitation unissant à un site principal (a, le “hameau”) trois sites secondaires (b, c, d) plus restreints, au mobilier moins varié et parfois d’architecture apparemment plus légère (peu de pierres en b et c), disposés en couronne à 400/600 m du premier (voir Fracchia et al. 1983, pp. 370-380).

a) RG 42,85 N/36,30 E. 1982, 1984

31Versant sud-ouest (alt. 220); sur un peu moins d’un hectare, un groupe d’affleurements déjà présentés en détail, Fracchia et al., 1983, p. 370 (se reporter au schéma à la p. 371):

32n° 4 à 7: quatre concentrations de 150 à 300 m2 chacune (presque sans “halo”, à environ 20/25 m de distance l’une de l’autre), trois d’entre elles (4/5/6) étant à peu près en ligne du nord au sud et la quatrième décalée à l’est: pierres, tuiles, grands récipients (dolium en 5, jarres...) et poterie commune; céramique à vernis noir abondante en 5, 6 et 7.5/6 au m2.

33À douze ou quinze mètres au nord-est des concentrations centrale et orientale, de grands blocs de pierre soigneusement équarris (1 m de long, section carrée de 0,50 m) associés à de la céramique à vernis noir (SP 21-22 près de 7), voire à un vase à figures rouges (SP 20, près de l’affleurement central): tombes?

34n° 8 à 11: quatre concentrations de 2/3 m de large sur 7/8 m de long, flanquant les précédentes à 10 m au plus de distance et, dans trois cas (9, 10, 11), entièrement recouvertes de terre cuite orange ou rouge pulvérisée; très nombreux fragments de tuiles, de poterie grossière (trois rebords de dolium en 11) et ordinaire; céramique à vernis noir en 8. Les densités varient de 10/12 à 20 au m2. Les morceaux de tuyères trouvés en 8, 9 et 10 font penser à des fours de potier.

35Per la ceramica, Fracchia et al. 1983, pp. 370-380.

36A Mai ci sono tipi di vasi che non entrano nei ritrovamenti dello scavo: per questi frammenti presentiamo le schede.

37Orlo sporgente e squadrato con due scanalature sul labbro. Vernice nera mal conservata. Orlo: tra 14.0-20-0, argilla 7.5YR 8/6 rossastro giallo. Datazione: cf. Morel F1637: verso il 200 a.C.

38Base e tondo di una coppetta a vernice nera. Stampata nel tondo è una rosetta a 6 petali. Piede 5.5, argilla 5YR 7/4 rossa. Graffito di sotto tagliato prima della cottura.

39L’argilla sia per colore che composizione, non sembra locale. Probabilmente importata dalla costa della Campania o Lucania. Prima metà del III sec. a.C..

40Sei frammenti di ceramica Campana A. L’argilla 5YR 6/4 bruno-rossastro chiaro, le pareti pesanti, la vernice non lucida.

41Oltre ai pezzi qui schedati si aggiunge:

42Vernice nera: 4 frammenti parete, due con costolature sul corpo, un orlo (tipo 136).

43Ceramica grezza: frammenti di piatto (tipo 285), frammenti di marmitte (tipo 243), peso di telaio frammentario.

44Ceramica comune: 1 frammento di base, argilla molto pallida sulla superficie, rosso chiaro nella frattura.

b) RG 42.45 M/37,05 E. 1982-1983

45Replat (alt. 220) à 60 m au nord d’une source. À 50 m l’un de l’autre, deux affleurements d’environ 150 m2. Tuiles, poterie commune; fragment de tuyère sur le site méridional, céramique à vernis noir sur l’autre. 2/3 au m2.

3 bis. c) RG 43,55 N/36,75 E. 1982, 1983

46Pente faible vers le nord-ouest (alt. 180). Sur 200 m2, tuiles, poterie ordinaire et fine (à vernis noir en faible proportion); 3/4 au m2. À 150 m à l’est, deux groupes de tuiles d'une dizaine de m2 chacun (l’un associé à quelques tessons de poterie commune et à vernis noir).

47Vernice nera: 2 basi, molto frammentarie (tipo 163a), una base molto frammentaria, un orlo (tipo 117).

d) RG 43,20 N/36,60 E. 1982, 1983

48Promontoire terminal du plateau (alt. 200), surplombant une pente très abrupte vers l’ouest. Ruisseau encaissé à 50 m au nord.

49Près du rebord, habitat signalé par un affleurement d’env. 30 m sur 15: pierres, tuiles, récipients de stockage, poterie ordinaire et petite proportion de vaisselle à vernis noir. 6/7 au m2.

50Vernice nera: 1 base (tipo 81), 2 frammenti di parete.

51Ceramica grezza: 1 ansa, 1 orlo (tipo 234), 2 basi piatti, 3 frammenti di parete.

52Nella ceramica trovata nella zona di Mai, tenendo presenti anche quegli esempi già presentati in Fracchia et al. 1983, si notano da una parte molti confronti con i vasi rinvenuti nello scavo e dall’altra la conferma della frequentazione delia zona dopo che le abitazioni dentro la cinta furono abbandonate, anche se ancora frequentate per lavorazione sia artigianale che agricola. I frammenti di Campana A (Fracchia et al. 1983 e qui, sopra, Mai 3a) dimostrano la continuità di vita nelle aree a quote più basse nell’epoca successiva. Si considera Mai insieme con i siti 16, 30, 37, 43 ‘transizionale’, nel senso che formano un ponte tra l’epoca preromana e quella romana.

4. Cerri Milano RG 42,75 N/35,90 E. 1982, 1983

53Replat allongé vers le nord-ouest (alt. 125), dominant la dernière pente vers le fond de la vallée du Mingardo. Ancien labour laissé en pâture.

54Affleurement de 25 m (nord-sud) sur 15 caractéristique d’un habitat: pierres, tuiles, vases de stockage (dolia...) et poterie domestique ordinaire, petite proportion de vaisselle à vernis noir. 4/5 au m2.

55À 500 m au sud-est (alt. 170), dans un labour, affleurement analogue mais de typologie plus restreinte, sans élément de datation. 2/3 au m2.

56Vernice nera: 2 frammenti parete.

57Ceramica grezza: 1 ansa, 3 parete, 1 orlo (tipo 267), 2 base.

58Dolia: 1 frammento grosso di parete.

5. Terrasse du Mingardo RG 43,05 N/35,65 E. 1982, 1983

59Terrasse argileuse en surplomb de 4 à 5 m au dessus du lit du fleuve (alt. 95). Anciennes friches défoncées pour plantations.

60Affleurement de 250 m2 dans l’angle nordouest de la terrasse, à proximité du rebord vers le fleuve: tuiles, vaisselle ordinaire et à vernis noir. 3/4 au m2.

61A 200 m au sud-est, petite concentration de tuiles; tessons de poterie commune épars à l’entour.

62Vernice nera: 1 piede a vernice nera molto simile a Morel F 4115a, datata alla metà del terzo secolo, un’ansa, una base molto frammentaria.

63Ceramica comune: 1 orlo (anfora?)

6. Isca della Fumiera / Pantani Cavalli RG 43,10 N/35,75 E. 1986 alt. 90

64Un recupero effettuato nel 1986 a ca. 3-4 m. di profondità nel corso dello scavo di un pozzo e gentilmente segnalato dal Sig. V. Finamore di Roccagloriosa, ha restituito un fondo di coppa a v.n. Tipo 98, nonché alcuni frammenti di ceramica grezza ed un frammento di oggetto in ferro. Nonostante l’esiguità del materiale recuperato, il livello di giacitura e la sua prossimità al letto del Mingardo sono elementi che conferiscono rilevanza al rinvenimento. L’appartenenza ad un livello abitativo di IV secolo a.C. ed il loro seppellimento sotto lo spesso strato alluvionale pongono vari interrogativi. Se corroborati da ulteriore analoga documentazione, essi potrebbero indicare un deposito alluvionale lungo le sponde della valle del Mingardo che è da mettere in relazione con il fenomeno di alluvione che modifica la situazione antica delle valli fluviali nel bacino Mediterraneo nel periodo tardo-romano, postulato da Vita-Finzi (Judson 1963; Potter 1976-1977 e, da ultimi, Boerzi e Loiacono 1989 e Sabato 1989).

65Ceramica: come accennato, coppa a v.n. tipo 98.

66Data la vicinanza, è da considerare la possibilità che il materiale presentato si riferisca al sito n. 5 (denominato Terrasse du Mingardo), poco più in alto.

7. Vallone Cupo RG 42,20 N/36,50 E. 1983, 1985

67Premières pentes au pied du promontoire de “Petroso grande” (angle nord-ouest de la falaise), sur la ligne de contact entre les bancs calcaires du massif rocheux et les terrains argilo-marneux sous-jacents. Alt. 425; source à 50 m à l’est. Pâtures et taillis, débroussaillage partiel au bulldozer. Nombreuses tuiles, tessons de poterie commune et à vernis noir très éparpillés. Concentration de tuiles dans un amas de déblais à 100 m au nord-est.

68Impasto: 2 frammenti di parete.

69Vernice nera: 1 frammento di parete.

70Ceramica grezza: 17 frammenti di parete.

71Dolia: frammento di orlo.

8. Boccaladrone RC 43,00 N/37,30 E. 1985

72Replat (alt. 270) formant ensellement entre les falaises d’un haut massif le dominant à l’est et un monticule d'alt. 278 à l’ouest, bordé de pentes abruptes au nord-est et au sud-ouest. Avancée extrême des massifs calcaires vers le nord-ouest. Pâtures et friches.

73Sur env. 500 m2, pierres, tuiles, poterie commune et à vernis noir; 1/2 au m2.

74Autre affleurement abondant de tuiles et de poterie ordinaire à 150 m au sud-est, à l’amorce d'une montée vers le plateau supérieur.

75Vernice nera: 1 base (tipo 179).

76Ceramica grezza: 2 frammenti di parete, 2 orli (tipi 263, 266).

9. Pagliara RG 41,75 N/35,95 E. 1985

77Avancée de terrain (alt. 150) vers le nord, entre deux cours d’eau parallèles à 200 m au sud et au nord. Pâtures, taillis.

78Nombreuses tuiles et pierres disséminées à l'ouest du replat et sur la pente en contrebas; poterie commune (rebord de dolium) et rares tessons à vernis noir.

79Vernice nera: un frammento di parete.

80Ceramica grezza: un frammento di parete.

10. Ferrara RG 41,50 N/32,25 E. 1985

81Dernière pente vers le Mingardo (alt. 90/100), de profil peu accentué vers le nord, bordée à l’ouest par un escarpement s’amenuisant du sud au nord. Prairie sur la pente, bois, champ et jardin sur l’escarpement.

82Plusieurs éléments constituent le site:

  • sur un léger replat (alt. 95) à 180 m au sud du fleuve, quelques tuiles, tessons grossiers et pierres (dont une travaillée: 0,66 x 0,40 x 0,26 m);

  • dans un champ en contrebas immédiatement à l’ouest, matériel identique et tessons à vernis noir (=a);

  • dans un jardin à 80 m au nord, sur 300 m2, tuiles, poterie ordinaire (3/4 au m2) et fragments d’impasto (=b);

  • à 250 m au sud-ouest, sur une terrasse fluviale à 2 m au dessus du lit du fleuve, concentration de tuiles (100 m2) autour d'un bloc de pierre surfacé (0,67 x 0,45 hauteur non mesurable) (=c).

83a) Vernice nera: 2 orli (tipo 74b e tipo 107).

84Ceramica grezza: 7 frammenti di parete.

85Presenza di ceramica medievale.

86b) Impasto: 2 frammenti molto grossolani.

87Ceramica grezza: 1 base, 18 frammenti di parete.

88c) Ceramica grezza: 1 orlo (tipo 266a), 3 frammenti di parete.

b) Cresta meridionale dei Capitenali e zona pedemontana a sud-ovest

11. Castello RG 40,30 N/36,50 E. 1983, 1985

89Vers l’extrémité sud-ouest de la chaîne des Capitenali, éperon calcaire allongé d’est en ouest (env. 500 x 100 m), accessible par l’est, bordé d’à-pics au nord et à l’ouest et d’une forte pente au sud; château médiéval sur le rocher sommital (alt. 498) et village en contrebas.

90a) Au nord-est du château, nombreux tessons épars sur une courte pente au pied des murs: impasto, poterie ordinaire et à vernis noir.

91Impasto: 57 frammenti.

92Vernice nera: 1 base sagomata (tipo 182), graffito in tondo tagliato prima della cottura, 39 frammenti di parete.

93Ceramica grezza: 67 frammenti di parete, 1 peso da telaio.

94b) Répandus sur la pente nord-ouest de l’éperon ayant fait office de décharge pour les habitats anciens et modernes situés immédiatement en surplomb, des milliers de tessons témoignent des différentes phases d’occupation du site: rares fragments d’impasto et de céramique à vernis noir, petite proportion de poterie du haut Moyen-Âge, majorité de poterie vernissée médiévale et moderne.

95Impasto: 1 frammento.

96Ceramica grezza: 29 frammenti di parete.

97Dolia: 1 frammento di orlo.

98Presenza medievale e post-medievale.

12. Le Chiaie RG 40,20 N/36,10 E. 1982, 1984, 1985

99Éperon calcaire terminal au sud-ouest de la crête des Capitenali, allongé d’est en ouest dans le prolongement de celui de Roccagloriosa mais à une altitude inférieure (cote 372).

100Le sommet triangulaire, bordé au nord et au sud de falaises à pic et accessible par la pente orientale, est constitué par un étroit plateau (env. 30 x 10 m) encaissé entre des affleurements rocheux (formant des parois de un à deux mètres de hauteur).

101Dans l’angle sud-est du plateau, abondant matériel mis au jour accidentellement sur un peu moins de 2 m2 et à moins de 0,40 de profondeur: fragments d’impasto, tessons à vernis noir, fragments de figurines de terre cuite; tuiles disséminées sur le plateau et les rochers avoisinants.

102D’autres fragments d’impasto ont été trouvés nichés dans les rochers de la paroi nord et (avec des tessons de poterie commune) épars vers l'extrémité ouest du plateau.

103Impasto: 12 frammenti, 1 ‘a steccato’, 1 decorato con forellini.

104Vernice nera: 11 frammenti di pareti.

105Ceramica grezza: 9 frammenti.

106Terracotta: numerosi frammenti di statuette femminili, alcuni con tracce di panneggio.

107Presenza di ceramica post-medievale.

13. La Monaca RG 40,60 N/36,70 E. 1985

108Replat (alt. 345) allongé du sud-ouest au nord-est, dominant une pente rapide vers le nordouest (ligne de faille entre deux substrats géologiques). Champ et oliveraie.

109Sur 500 m2, affleurement de tuiles, poterie commune et fine (à vernis noir). 2/3 au m2.

110Vernice nera: 23 frammenti.

111Ceramica grezza: 2 orli (tipi 243, 248).

112Presenza di ceramica romana.

13 bis. Iannace RG 40,60 N/36,50 E. 1985

113Jardin sur les dernières pentes (alt. 290) avant l'amorce du plateau de Iannace. Mise au jour, par un labour profond, de deux petites concentrations (4/5 m2 chacune) de tuiles et de poterie en majorité à vernis noir (env. les deux tiers).

114Vernice nera: 6 orli (tipi 101, 110, 107, 120, 124, 136), 5 basi (tipi 88, 92, 175, 179, 180), 5 frammenti.

115Ceramica grezza: 1 ansa, 6 frammenti.

13 ter. Scalelle RG 40,55 N/36,30 E. 1985

116Vers 270/275 m d’altitude, ligne de jonction entre une zone de plateaux au nord-ouest et une forte pente montant vers le sud-est. Champs et jardins autour d’une abondante source de piémont ont livré des traces de fréquentation antique sous forme d’affleurements restreints et de faible densité (5/6 pour 10 m2): à 30 et 80 m à l’est de la source et 150 m au nord/nord-ouest, tuiles, poterie commune et à vernis noir sur 150, 200 et 50 m2.

117Vernice nera: 3 orli (tipi 111, 115, 120), 1 ansa, 5 frammenti.

118Ceramica grezza: 3 orli (tipi 255, 237, 266), 54 frammenti.

119Presenza romana tardo-imperiale.

c) Zona pedemontana ad est dei Capitenali

14. Piémont est de la cote 519 RG 41,80 N/38,50 N. 1983, 1984

120Premières pentes (alt. 420) au pied de la falaise, sur la ligne de contact entre les bancs calcaires de la crête et les terrains argilo-marneux sous-jacents. Pâtures, broussailles en partie défoncées par le passage d'un bulldozer. Mêlé aux déblais ou dispersé à l’entour, abondant mobilier d’habitat: tuiles, fragments d’amphore et de dolium, poterie commune et à vernis noir.

121Vernice nera: 2 frammenti, uno a costolatura.

122Ceramica grezza: 1 orlo (tipo 240).

123Ceramica comune: 1 piede anfora.

15. I Fossi

a) RG 40,70 N/37,90 E. 1983, 1985

124Adossé à la falaise, replat (alt. 420) en surplomb de pentes accentuées vers l’est et le sudest. Ligne de contact entre les bancs calcaires du mont et les terrains sous-jacents. Jardin.

125Sur 600 m2, tuiles, poterie commune et vaisselle à vernis noir (1 au m2); nombreux blocs de dimensions régulières dans les tas d’épierrage.

126Vernice nera: 1 base (tipo 91).

b) RG 40,55 N/38,20 E. 1983, 1985

127Avancée de terrain (alt. 375) vers le sud-est, à 200 m au sud d’une source. Jardin et vigne.

128Sur 250 m2, tuiles, poterie ordinaire et fine; 2/3 au m2. Quelques tessons à vernis noir dans la poterie disséminée sur la pente en contrebas.

129Vernice nera: 2 frammenti.

130Ceramica grezza: 2 orli (tipi 265, 239), 25 frammenti.

131Presenza di ceramica romana.

16. Gammavona RG 39.95 N/37.85 E. alt. m. 320 1977-78

132In seguito a lavori di costruzione di un capannone industriale della Ditta Gerundo (1977), è stato recuperato da parte del geom. L. Marotta un gruppo di materiali che si riferiscono ad un insediamento rurale di una certa consistenza. Data la profondità del rinvenimento (oltre 3 m. sotto il piano di campagna) la ispezione del luogo non ha permesso di effettuare osservazioni sulla giacitura del materiale stesso. L’area del rinvenimento (concentrazione a) si trova ai margini di un accentuato declivio, ben provvisto di sorgenti poco più a monte. L’evidente azione di dilavamento ha creato un interro particolarmente profondo nell’area del rinvenimento. È molto probabile pertanto che le tracce di abitazione antica (concentrazione b) rinvenute poco più ad est (40,00 N. 38,15 E) nel 1983 e 1985 (frammenti di pareti di vasi includenti ceramica a vernice nera e orlo di dolio) siano da riferirsi allo stesso insediamento rurale.

133a) Vernice nera: 1 base (tipo 179), patera (tipo 134), unguentarium (tipo 165a).

134Ceramica grezza: 1 orlo (tipo 266).

135b) Vernice nera: 1 orlo di patera (tipo 135), 1 coppa (tipo 111), 8 frammenti.

136Ceramica grezza: 1 orlo (tipo 264), 28 frammenti.

17. Timpa del Cucco RG 39,00 N/37,50 E. 1983

137Sur la pente occidentale (alt. 325) de la dorsale reliant le piémont sud des Capitenali au piémont nord du Bulgheria, petite concentration isolée de fragments d’impasto (25 sur 2 m2).

138À 250 m au sud-ouest, sur le replat (alt. 360) en contrebas du sommet de la “Timpa”, nombreuses tuiles en surface sur 200 m2, peu de poterie ‘ordinaire’.

139a) Impasto: 6 frammenti.

140b) Ceramica grezza: 21 orli (tipo 275), 25 frammenti.

18. TO 41,55 N/38,60 E. 1984

141Piémont (alt. 400) d’un promontoire calcaire (cote 439) parallèle à la crête principale. Ligne de contact entre les strates calcaires et les sols argilo-marneux sous-jacents. Champ et jardins.

142Affleurement de près de 1000 m2: tuiles, poterie commune, quelques tessons à vernis noir et de sigillées. 6/7 sur 10 m2.

143Vernice nera: un frammento di piatto di pesce, 4 frammenti.

144Ceramica grezza: 38 frammenti.

145Presenza romana repubblicana.

19. Padronella TO 42,40 N/38,80 E. 1984, 1986

146Replat (alt. 375) à 200 m au nord d’une source. Labour et jardin.

147Dans la partie sud, sur 500 m2, concentration de tuiles et de poterie domestique. 3/4 au m2. Le creusement d’un puits a entaillé le niveau archéologique (tessons et petites pierres) entre 0,60 et 0,80 m de profondeur.

148Vernice nera: 1 frammento di unguentarium (tipo 165c).

149Ceramica grezza: 4 orli (tipi 241, 278, 250), 1 base, 20 frammenti.

150Presenza romana repubblicana.

19 bis. Rùnia

151Ligne de crête prolongeant la chaîne des Capitenali vers le nord-est, à moindre hauteur (420 m). Terrains argilo-marneux; friches et pâtures, quelques jardins disséminés.

a) TO 42,75 N/39,00 E. 1984, 1986

152À la racine d’un promontoire se détachant de la crête vers l’est, petite concentration (80 m2) de tuiles et tessons (vernis noir), groupe de pierres affleurant. 2/3 au m2.

b) TO 42,70 N/38,80 E. 1984, 1986

153Sur un replat sommital de la crête à 200 m à l’ouest du précédent, nombreuses pierres de dimensions régulières, quelques tuiles et tessons à vernis noir très épars.

c) TO 43,15 N/39,10 E. 1986

154Sur une petite éminence (cote 425) à 450 m au nord de a, quelques tuiles et tessons à vernis noir.

  1. Vernice nera: 1 base (tipo 92).

  2. Vernice nera: 4 frammenti, 1 base (tipo 148).

  3. Vernice nera: 3 frammenti.

20. Santa Venere TO 41,05 N/38,90 E. 1983, 1985

155Terrains en déclivité vers l’ouest (alt. 325) sur le flanc nord-ouest de la dorsale reliant le piémont de La Scala à la vallée du Bussento. Ruisseau à 150 m au nord. Champ cultivé par intermittences.

156L’intérêt archéologique des lieux avait été signalé dès 1847 par N. Corcia évoquant les «amenissimi terreni di Santa Venere, ove scavandosi si scoprono avanzi di antiche costruzioni» (Corcia 1847, t. III, p. 60); les découvertes effectuées en prospection corroborent en partie et précisent son témoignage:

  1. Quelques tuiles et tessons ainsi que de grands blocs de pierre équarris (de 0,80 à 1 m de long sur 0,40/0,50 m de large et 0,25/0,30 de haut) étaient repérables disséminés sur une aire d’environ 5000 m2.

  2. Vers l'extrémité nord de celle-ci, la couche archéologique a été ponctuellement touchée par un labour qui, sur une bande (est-ouest) de 10 m sur 60, a porté en surface un mobilier d’époque impériale très abondant: tuiles, amphores, poterie de cuisine; poids de tissage. Densité maximale 8/10 au m2.

b) Ceramica grezza: 1 ansa, 14 frammenti
Peso da telaio
Presenza romana repubblicana e imperiale.

21. Somma TO 40,60 N/39,70 E. 1983

157Étroit monticule (alt. 230) sur la ligne de crête descendant du col de La Scala et de Santa Venere à la vallée du Bussento. Taillis, broussailles.

158Tuiles et tessons épars en surface ou enchassés en paroi au bord d’un chemin entaillant le monticule.

159Vernice nera: 1 orlo (tipo 126), 1 base (tipo 90).

22. Timpa dei Linziti TO 40,25 N/40,90 E. 1986

160Dans le prolongement de la dorsale entre La Scala et le Bussento, colline escarpée (cote 164) formant un croissant ouest/est/nord. Sommet cultivé.

161Groupe de pierres isolé au sommet, au centre du croissant, tuiles et tessons échelonnés sur la pente en contrebas.

162A 350 m au sud/sud-ouest, au pied de la colline, quelques tuiles et tessons (poterie commune et à vernis noir) dans une prairie.

Vernice nera: 8 frammenti parete.
Ceramica comune: frammento ansa (anfora?)

d) Territorio ad est dei Capitenali, verso la valle del Bussento

23. Castelruggero/Piazza S. Antonio TO 43,50 N/39,52 E alt. 415 1976-77

163a) Il recupero di una certa quantità di frammenti di vasi a figure rosse di IV secolo a.C., custoditi dal Dott. L. Padulo di Torre Orsaia e cortesemente sottoposti all’attenzione dello scrivente, con puntuale indicazione del luogo di rinvenimento, ha portato alla scoperta di una tomba al di sotto dell’angolo di una casa sul lato nord della piazza S. Antonio di Castelruggero. Il piano di posa era miracolosamente intatto ad eccezione dell’angolo nord-ovest, sconvolto dalla costruzione di una canaletta che aveva costituito l’occasione per il recupero citato. Nulla purtroppo è possibile dire sul tipo di costruzione della tomba. La sepoltura, evidentemente di maschio adulto, includeva oltre al cinturone in bronzo di tipo ‘sannitico’, indossato dal defunto (fig. 151b), i seguenti materiali rinvenuti sul piano di posa:

  • ‘boisal’ a vernice nera (databile nel secondo quarto del IV sec. a.C.)

  • brocchetta a vernice nera con corpo a striature

  • guttus baccellato (con coperchietto) a vernice nera

  • due piatti da pesce (tipo 147)

  • almeno tre coppette a vernice nera (tipo 100).

Fig. 150 Tomba di maschio adulto (metà IV sec. a.C.) scavata a Castelruggero (sito 23).

Fig. 151a Veduta della tomba scavata a Castelruggero (da sud-est).

Fig. 151b Veduta della tomba scavata a Castelruggero (da sud-est): parte centrale dello scheletro, con cinturone di bronzo.

164Nei limiti consentiti dallo stato di conservazione dei materiali, ancora in corso di restaura, la sepoltura è databile intorno alla metà del IV secolo a.C.

165b) Un saggio effettuato ca. 15 m. più a nord ha portato al rinvenimento di una seconda sepoltura a cassa di tegole, probabilmente di bambino, a giudicare dalle dimensioni (m. 1,20 x 0,80). Non vi è stato rinvenuto alcun elemento di corredo. Rinvenimenti di ceramica a vernice nera dallo scavo del saggio e notizie riportate su rinvenimenti occorsi al momento della costruzione delle case sul lato nord della piazza lasciano pensare ad una piccola area di necropoli che potrebbe continuare nell'oliveto retrostante le case stesse. Data la vicinanza, è presumibile che l’area di necropoli in questione sia da riferirsi ad un insediamento rurale sulla collina dove si trova l’attuale nucleo abitato di Castelruggero. Tale insediamento è anche da considerarsi in relazione con le tracce d’abitato rinvenute in contrada Runia (sito n. 19bis) poco più ad ovest e quelle in contrada Viole (sito n. 42) a nord.

24. Pedale TO 40,70 N/41,80 E. alt. 60 1977

166La zona della ricognizione, effettuata in seguito a segnalazione del Sig. D. Padulo di Torre Orsaia, include un’area pianeggiante, leggermente digradante da sud a nord (verso il letto del fiume Bussento) assai vicina al corso del fiume (sulla sua riva sinistra). Una tomba, parzialmente tagliata dall’escavatore era del tipo a cassa di tegole ed i resti sconvolti, includenti uno spezzone in situ si trovavano su di una lingua di terreno prossima alla curva del fiume. Circa 100 m. a sud-ovest, in un'area di fitta vegetazione arborea, il rinvenimento di abbondanti tegole in superficie e qualche coccio suggerivano la presenza di un edificio rurale (fig. 152) che, senza esitazione, venne messo in relazione con la vicina sepoltura. Nell'ambito della esplorazione topografica del territorio ad est del crinale (su cui era in corso lo scavo della fortificazione) iniziata dalla Soprintendenza nel 1976, fu pertanto effettuato un saggio di scavo nella zona quale ‘test’ delle ipotesi formulate sulla natura dei siti che si venivano evidenziando nel territorio (si vedano le considerazioni generali di Hope-Simpson 1984, p. 117). Il saggio di m. 10 x 4 è stato successivamente esteso sulla base dei rinvenimenti di strutture. Al di sotto di uno strato di humus di ca. 25-35 cm. è stato rinvenuto uno strato archeologico non disturbato relativo al crollo di un edificio. Dopo la rimozione del crollo, non molto denso (fatto che lascerebbe pensare ad un elevato in mattoni crudi) sono stati rinvenuti i muri di un ambiente quadrangolare di ca. m. 6 x 5 appartenente ad un più vasto edificio, come indica la continuazione dei muri stessi nelle pareti nord ed est del saggio. I muri sono costruiti con doppia faccia di blocchi di calcare, con faccia vista ben squadrata (fig. 153) e riempimento di pietrame, per una larghezza media di m. 0,60. È stato possibile distinguere un solo livello di abitazione, anche se i materiali recuperati ricoprono un arco cronologico abbastanza ampio. L’unico elemento strutturale di rilievo è una base quadrangolare in tegole piane con orlo all’ingiù, lungo la parte centrale della parete ovest, che sembrerebbe riferirsi ad una ‘base per armadietto’ del tipo documentato nel sito fortificato di Roccagloriosa, o un focolare.

Fig. 152 Pianta e sezione dell'edificio rurale scavato in contrada Pedale (sito 24).

Fig. 153 La fattoria in contrada Pedale in corso di scavo (da sud-est).

167Ceramica del crollo: ceramica a v.n. dei tipi 75, 106, 113.

168Ceramica del livello di abitazione: ceramica grezza dei tipi 237, 238: ceramica a v.n. tipo 122.

169Ceramica dalla tomba sconvolta: lekythos a figure rosse inquadrabile nella produzione pestana della seconda metà del IV secolo a.C.

e) Terrazzi intermedi sulla valle del Bussento

25. Mortelle TO 38,60 N/38,90-39 E. 1985-1989 alt. 190

170Su di un ampio terrazzo di frana delimitato da due solchi torrentizi, situato fra Casa Maiorana e Fontana Scudiere, erano stati precedentemente evidenziati i resti di un abitato rurale (TO 38,60 N/38,90 E) rappresentato da rinvenimenti superficiali di ceramica grezza (un orlo tipo 242 ed un orlo tipo 251, nonché un frammento di anfora) e a vernice nera (una coppetta su alto piede tipo 98). Un’aratura profonda della parte sud-est del terrazzo, effettuata nel maggio 1989, ha messo in luce un’area di necropoli ed ha costituito l’occasione per una esplorazione dell'area stessa mediante saggi di scavo. Sono state messe in luce tre tombe, di cui una a fossa con tetto di tegole (T. 2, fig. 154) ed un ustrinum in fossa profonda scavata nell'argilla con resti della deposizione sui resti del rogo (T. 3, fig. 155). Abbondanti resti di tombe sconvolte, fra cui una punta di lancia in ferro, resti di ustrina ed un vaso miniaturistico, rinvenuti entra un raggio di ca. 50 metri dalle tombe esplorate, lasciano pensare ad un’area di necropoli rurale di una certa estensione, significativamente collocata sul versante del terrazzo che digrada verso il vallone torrentizio. A circa 150-200 metri a nord-ovest della necropoli, sono state rinvenute in superficie varie concentrazioni di ceramica grezza associata con pareti di vasi a vernice nera, che sembrerebbero corrispondere topograficamente alle tracce rilevate nel 1983. Un saggio di scavo, nonché una linea di ricognizione geo-elettrica con connessi carotaggi (effettuati da D. Gabrielli, Fondazione Lerici, Roma) hanno confermato la presenza di strutture murarie appartenenti ad edifici rurali, la cui estensione e pianta rimangono da esplorare.

Fig. 154 Tomba 2, a fossa con tetto di tegole, da Mortelle (sito 25, foto Mondelli).

Fig. 155 Tomba 3, ad ustrinum in profonda fossa, da Mortelle (sito 25), da nord-ovest.

Fig. 156 Mortelle, tomba 3, da est.

171Di notevole rilievo, per chiarire natura e cronologia dei siti evidenziati dalla ricognizione di superficie del ‘territorio vicino’ è l'evidenza sinora fornita dallo scavo della necropoli.

172La T. 2 ha restituito, fra l'altro, un grosso skyphos a figure rosse (fig. 157), inquadrabile nella produzione dello ‘Intermediate Group’ (LCS, pp. 62-63 e 83-90, tav. 43) e databile intorno al 375 a.C. (raffronti per la forma a Satriano, Holloway 1970, p. 77, n. 161, e a Metaponto, D'andria 1983, p. 89). La punta di lancia in ferro (fig. 205 n. 670b), sia pur da rinvenimento sporadico a circa quattro metri a sud-est della T. 2, attesta la presenza di tombe con armi (da inquadrare presumibilmente nell’ambito del IV secolo a.C., a giudicare dal resto della evidenza cronologica fornita dalla necropoli).

Fig. 157 Skyphos a figure rosse dalla Tomba 2 di Mortelle.

173Gli ustrina, che includono sepolture individuali sui resti carbonizzati della pira (fig. 156), costituiscono un tipo di evidenza funeraria che si affianca a quella rinvenuta nella necropoli in Loc. La Scala (Gualtieri 1982), anche se di diversa entità e senza i caratteri ‘monumentali’ rilevati per le tombe a cremazione de La Scala. La presenza di vasi miniaturistici (è stato recuperato un piccolo bicchiere in ceramica grezza, molto probabilmente da una tomba sconvolta) costituisce un ulteriore elemento qualificante della necropoli di Mortelle.

174È interessante osservare, in ogni caso, la varietà di aspetti del rituale funerario, soprattutto quando si consideri che dovrebbe trattarsi di una necropoli di limitata estensione, molto probabilmente appartenente ad un nucleo rurale.

175Un aspetto di notevole importanza per la comprensione dei modi e tempi della occupazione del territorio, è senz’altro costituito dalla cronologia della T. 2, che deve farsi risalire alla prima metà, se non anche al primo quarto del IV secolo a.C. Unitamente al recente recupero di un'olpe di bronzo da Calatripeda (sito n. 37, infra), questo dato rappresenta una indicazione di rilievo per il c.d. fenomeno di ‘occupazione della campagna’ concomitante con il processo di sannitizzazione dell’area (discusso nel cap. 8, infra). Seppur rilevabile con massima intensità nella seconda metà del IV secolo a.C. sulla base dei dati raccolti in superficie, un tale fenomeno di occupazione territoriale è ora ben attestato, dai più recenti rinvenimenti di Mortelle e Calatripeda, nella prima metà del secolo.

26. Difesa Prode TO 39,30 N/39,65 E. 1983, 1984

176Plan inférieur (alt. 1 15) d’une succession de plateaux s’étageant de l’ouest/sud-ouest à l’est/nord-est, recouvert d’un taillis dense à l’exception d'une clairière d’environ 60 x 80 m.

177Là, sur 600 m2, tuiles, céramique domestique commune et fine (à vernis noir); densité non discernable.

178Vernice nera: 4 frammenti.

179Ceramica grezza: 1 orlo (tipo 246).

27. Calandra TO 38,10 N/41,50 E. 1986-1988

180Bassa collina (90 m. ca.) digradante verso il Bussento. Reperti sporadici di ceramica a v.n. Rilevante presenza di materiali d’età romana.

28. Casa Maiorana TO 39,15 N/39,20 E. 1984, 1985

181Plan médian (alt. 175) de la même succession de plateaux qu’en 26; friches, pâtures et groupe de bungalows d’un “village touristique’’ récemment édifié.

182Dans une excavation artificielle de 10 x 10 m, de faible profondeur (0,30 m à 0,60 m) pratiquée à l'angle sud-ouest du “village”, concentration de tuiles, poterie commune et à vernis noir (7/8 au m2). Tuiles éparses en surface aux alentours sur environ 1500 m2.

183Vernice nera: 9 frammenti.

184Ceramica grezza: 1 orlo (tipo 255), 8 frammenti.

185À 500 m au sud-ouest (alt. 215), un affleurement dense (7/8 au m2 après labour) d’environ 600 m2 révèle un habitat antique qui n’a cependant pu être daté avec précision: pierres, tuiles, poterie commune et fragments de grands récipients de stockage.

29. Vallone Pantana Policastro Bussentino 38,50 N/42,00 E 1984-1988

186Area pianeggiante (ca. 60-70 m.) con spargimento superficiale di cocci di media densità.

187Frammenti di statuette di terracotta.

188Frammenti di ceramica a vernice nera di III e II sec. a.C.

189Presenza di ceramica romana.

30. Scudiere

190En contrebas des pentes menant au piémont du Bulgheria, une succession de plateaux s’étageant de 230 à 150 m d’altitude, entre deux sources abondantes, porte un ensemble de “sites” qui pourrait constituer un groupe analogue à celui que l’analyse propose de reconnaître à Mai (site 3): un habitat important, à Fontana Scudiere (= a), se détache nettement des autres (qu’il surplombe) par son ampleur, la quantité et la qualité du mobilier et des vestiges architecturaux. Cette différence est évidemment accentuée par la superposition en ce même lieu de plusieurs phases d’habitat, mais cette continuité ou réoccupation peut constituer un argument en faveur de la prépondérance originelle du site.

a) Fontana Scudiere TO 37,95 N/39,85 E. 1984, 1985

191Replat (alt. 225) formé par une terrasse sommitale allongée du sud-ouest vers le nord-est (100 m de long sur 15 à 20 m de large) dominant deux autres terrasses plus petites à l’est et une pente régulière à l’ouest et au nord. Source à 40 m à l'est de la terrasse supérieure, au pied de la terrasse intermédiaire. Oliveraie, cultures et jardin. Ruines d'un hameau abandonné vraisemblablement au siècle dernier.

192Le nom même du lieu (évoquant peut-être d’anciennes trouvailles monétaires), les légendes l'entourant et l'attestation de plusieurs découvertes fortuites d’objets de terre cuite et de métal attiraient l’attention sur cet endroit où plusieurs phases d’habitat antique se reflètent dans l'abondance et la diversité du matériel affleurant sur toute l'étendue de la terrasse sommitale: tuiles (env. 40 kgs), poterie commune (à 85%) et fine (à vernis noir et “sigillées”). La densité maximale (3/4 au m2) a été observée sur la moitié sud-ouest de la terrasse où près de 4 kgs de béton de tuileau ont également été recueillis. Des tuiles et de la poterie ordinaire jonchent les alentours de la source et la terrasse inférieure.

193Avec le béton de tuileau, le réemploi de plusieurs blocs de pierre de grande taille (0,80/1 m sur 0,40/0,50 m) dans les édifices voisins et celui d’un seuil (L = 1,15 m; 1 = 0,29 m; h = 0,15 m) en guise de margelle devant la source constituent les indices architecturaux les plus notables. Figure aussi, devant la source, la moitié préservée d’une demi-sphère en pierre (diamètre: 0,84 m), à la base parfaitement lisse et couverte en paroi d’un réseau d’incisions en “méridiens” et en zigzag: sans doute un reste de meule de pressoir (trapetum?), taillé dans une roche à conglomérats plus appropriée que le calcaire.

194À 200 m au sud-est du précédent (alt. 200), champ et oliveraie. Épars sur environ 300 m2, tuiles, poterie commune et à vernis noir.

b) TO 38,10 N/39,90 E.

195Long plateau en légère déclivité vers le nord-est (alt. 170/150). Source au pied de l’extrémité nord. Quelques champs et jardins au milieu de friches et pâtures.

196Dans un jardin sur le rebord nord du replat, concentration restreinte (150 m2) de tuiles (8 kgs) et poterie, dont une forte proportion (21%) à vernis noir; 3/4 au m2. Un fragment d’impasto témoigne d’une fréquentation antérieure. Nombreux tessons et morceaux de tuiles sporadiques aux alentours.

197À 50 m au sud, tuiles et poterie ordinaire très éparses dans un champ de 1000 m2 À 150 m au sud-ouest, autre affleurement, sur 1300 m2, comportant également de la céramique à vernis noir; densité faible (2 sur 10  m2).

198À 400 m au nord (alt. 125), autres fragments d’impasto, et tuiles (12 kgs) éparpillées dans une pâture d’env. 3000  m2, sans poterie associée.

199a) Vernice nera: 27 frammenti.

200Ceramica grezza: 100 frammenti.

201Ceramica comune: 1 frammento di parete di anfora.

202Presenza romana repubblicana e imperiale.

203b) Impasto: 2 frammenti, 1 ‘a cordone’.

204Vernice nera: 26 frammenti.

205Ceramica grezza: 57 frammenti.

f) Zona pedemontana a nord del M. Bulgheria

31. Monte Ruggi RG 38,05 N/37,45 E. 1985

206Bas de pente (alt. 390) à l’est du mont, 60 m à l’ouest d’un torrent encaissé. Labour d’environ 40 x 70 m, entouré de friches et taillis.

207Deux affleurements voisins ont livré des proportions identiques de tuiles (50%), de poterie commune (46%) et fine (4%) mais :

  • le premier, sur 600  m2, dans la partie sudest du champ, parsemée de pierraille, était de densité assez faible (2/3 au m2); présence de céramique à vernis noir;

  • le second, 30 m au nord, formait une concentration de 6 x 25 m longeant la bordure du champ au de-là duquel le site s’étend vraisemblablement (tuiles en surface). 9/10 au m2. Faciès plus caractérisé:

208a) Vernice nera: 1 base (probabilmente tipo 163c), 6 frammenti.

209Ceramica grezza: 6 frammenti.

210b) Vernice nera: 31 frammenti.

211Ceramica grezza: 3 orli (tipi 274, 278).

32. Cardillo RG 37,80 N/37,90 E. 1985

212Légère éminence (alt. 375) se détachant sur le rebord d’un plateau allongé (sud-est/nordouest); source en contrebas à 200 m au nord. Bosquet au sommet, vigne et prairies en contrebas.

213Sur les pentes, vaste éparpillement de tuiles, poterie ordinaire et fine.

2141 frammento di thymiaterion (tipo 222).

33. Acquavena RG 37,50 N/37,85 E. 1985

215Terrasse parfaitement plane (alt. 420) de 30 x 120 m (sud-est/nord-ouest), encadrée de pentes faisant face au nord-est. Source à 200 m au sud. Mise en culture partielle des extrémités et des pentes en contrebas.

216Dans le champ de l’extrémité nord-ouest (600 m2), concentration de tuiles (52%), poterie commune (45%, dont amphores) et fine (à vernis noir et sigillée italienne, 3%). 7/8 au m2. Également quelques tuiles et tessons de poterie commune à l’autre extrémité.

217Vernice nera: 1 orlo (tipo 127), 3 frammenti.

218Ceramica grezza: 4 orli (tipi 338-343), 42 frammenti.

219Presenza romana.

220Plus haut sur la pente, à 150 m au sud-ouest, découverte sporadique de quelques tessons de poterie commune et à vernis noir.

34. Acqua del Salice C 37,25 N/37,80 E. 1985

221Pentes et replats (alt. 470/490) en piémont d’un haut promontoire (alt. 566) se détachant du mont Bulgheria. Groupe de champs, jardins et oliveraies immédiatement en contrebas d'une source.

222Mobilier éparpillé autour de la source, sur la pente en dessous et, à mi-hauteur, sur une terrasse s’allongeant vers l’est: tuiles, récipients (dolium), poterie domestique ordinaire et fine (à vernis noir).

223Vernice nera: orlo (tipo 140).

224Ceramica comune: 7 frammenti parete di anfora.

225Ceramica grezza: 2 orli (tipi 253, 228), 46 frammenti.

226Presenza romana.

227D’autres découvertes isolées peuvent être associées à ce site: ainsi, à 250 m au nord de la source (alt. 450), tessons de la fin de l’époque républicaine:

228Ceramica grezza: 3 frammenti.

229Ceramica comune: 3 frammenti parete di anfora.

230À 200 m au nord-ouest, petit groupe de tuiles, de tessons de poterie commune et à vernis noir, et un fragment d’impasto.

231Impasto: 1 frammento.

232Vernice nera: 1 frammento.

233Ceramica grezza: 6 frammenti.

234Ceramica grezza: 6 orli (tipi 261, 265, 267, 278, 282, 290), 38 frammenti.

235À 400 m au sud-ouest, sur un plateau au pied du Bulgheria (alt. 550), importante concentration de poterie du haut Moyen-âge.

35. Piémont de Bulgheria C 36,65 N/37,90 E. 1985

236Pente orientale d’un promontoire (cote 529) se détachant vers le nord. Affleurements calcaires au sommet, oliveraie en contrebas.

237Juste à la base des rochers, tuiles et poterie ordinaire sur 50 m2 autour d’une étroite concentration de tessons à vernis noir (8 sur 1 m2):

238Vernice nera: 1 base (tipo 87), 6 frammenti.

239Ceramica grezza: 10 frammenti.

240Éparpillés sur un chemin à 60 m au sud, nombreux fragments de poterie commune:

241Ceramica grezza: 1 orlo (tipo 236), 16 frammenti.

242Presenza romana.

H. Fracchia

M. Gualtieri

f. de Polignac

4. La regione Mingardo/bussento

a) Lo studio del paesaggio regionale

  • 19 Ringrazio il Soprintendente Archeologo di Salerno, Dott.ssa G. Tocco per avermi concesso il permess (...)
  • 20 Notizie preliminari sono state pubblicate Fracchia 1988 e sono incluse nella relazione.
  • 21 Sono molto lieta di ringraziare il Social Sciences and Humanities Research Council of Canada ed il (...)

243Precisiamo dall'inizio che il concetto di territorio è basato sulle aree che occupano il bacino del fiume Mingardo e l’alto bacino occidentale del fiume Bussento19 (supra, cap. 1). Non intendiamo tuttavia implicare, con tale termine, che in antichità questa zona forse considerata ‘il territorio’ di Roccagloriosa. Attualmente, la ricognizione della zona delineata sopra è ancora in corso e i risultati qui presentati sono solo parziali e preliminari20. Dall'inizio della ricognizione, nel 1986, abbiamo impiegato due metodi per coprire il massimo possibile della zona. L’équipe consisteva della sottoscritta e cinque assistenti21. Ad eccezione di burroni, declivi accentuati, zone boscose e zone di macchia impenetrabile, una prima esplorazione della regione fu fatta in agosto e settembre 1985 (dopo il raccolto del grano) ed in aprile, maggio e giugno 1986. Sulla base di queste due esplorazioni preliminari, la ricognizione intensiva è stata effettuata sia per quadrati che secondo un metodo di ‘intensive field walking’ in settori più grandi, rettangolari, in luglio e agosto 1986 e maggio-agosto 1987 e 1988. Ogni luogo che veniva indicato come un ‘sito’ -è stato visitato almeno una volta ogni anno e, nel 1988, con l'aiuto preziosissimo di J.W. Hayes. Abbiamo apprezzato moltissimo le segnalazioni di R. Mondelli e G. Canale, assistenti di scavo della Soprintendenza Archeologica di Salerno e del Sig. A. Perilli di Roccagloriosa. Ogni area è stata schedata con la scheda aggiunta alla fine della discussione (di nuovo grazie a J. Hayes), e poi la ceramica raccolta veniva catalogata sulle schede A e B per la ceramica. Nell’autunno 1988 e primavera 1989 abbiamo esplorato altre aree nuove. Una ricognizione più intensiva è programmata per l’estate 1989. L'uso del ‘transect’ è emerso in maniera del tutto casuale per il fatto che l’affioramento superficiale delle falde acquifere è piuttosto diffuso tra le quote 400-200 m. ed ovviamente è in questa zona che si trova la maggioranza dei campi arati e, quindi, più siti. Ovviamente, anche le aree al di fuori di queste quote sono state esplorate intensivamente impiegando tutti e due i metodi e sono state ripetutamente esaminate in modo da servire da controllo. Nelle schede dei siti seguiamo il sistema delle coordinate per la serie IGM 1:25000 delineata per le zone più vicine allo scavo (supra, n. 18). Per la discussione geologica della zona si vedano i commenti di F. Ortolani e S. Pagliuca (supra, cap. 1). Abbiamo aggiunto la denominazione del tipo di terreno in cui si trovano i vari siti.

b) Siti esplorati

36. Serra Palombara/Palombara 1988, 1989

244RG 209 II NE N 42,70/E 33,20

245Alt. 360-395.

246Suolo: calcareniti e calcilutiti con intercalati sottili livelli di marne argillose.

247Acqua: 2 sorgenti perenni distano rispettivamente 500 m. ad ovest e 750 m. ad est. Sono anche indicate sorgenti non perenni.

248Terrazzamento per piantagione. Tutto il materiale trovato era stato sconvolto dall’escavatore e dai lavori di rimboschimento che hanno tagliato le pendici della collina 408 e arato il terreno tra le due colline. Il sito è in posizione dominante sulla valle del Mingardo e sul golfo di Policastro. Collegato per tratturo con Montano Antilia e per via di una discesa ripida e un guado di fronte con il Mingardo e la zona Ferrara (sito 10).

249Vernice nera: 1 orlo (tipo 138), 3 frammenti.

250Ceramica grezza: 1 orlo (tipo 275).

251Tegole: 4.

37. Calatripeda 1987, 1988, 1989. RG 209 II NE N 43,70/E 35,20

252Alt. 100-130.

253Suolo: calcareniti e calcilutiti con intercalati sottili livelli di marne argillose.

254Acqua: il fiume Mingardo si trova ad una distanza di 200 m. Il confine occidentale della zona è il corso perenne del Vallone Calanche, quello orientale è costituito da una fiumara perenne. Piantagione di eucalipto e pascolo; un ampio terrazzo sulla riva del Mingardo, esposto a sud-est.

255Sul tratturo per Montano Antilia al guado fluviale, che collega la zona Calatripeda (n. 37) con Mai (sito n. 3).

256Vernice nera: 2 orli (tipo 126-128, uno molto grande), 3 frammenti (uno Campana A), 1 unguentarium (tipo 165a).

257Ceramica grezza: 1 orlo (tipo 232), 3 orli non classificati di grossi recipienti.

258Tegole: 12 frammenti con un esempio tondo e piatto.

259Bronzo: olpe, (fig. 158) datata fra la fine del V e il primo quarto del IV sec. a.C. (si veda Popoli Anellenici 1971, p. 122 e tav. 50 da MelfiPisciolo; Sestieri 1958, per un esempio proveniente da una tomba a camera da Paestum); per raffronti in area limitrofa si veda l’esemplare dalla T. 18 di Padula/Valle Pupina (La Genière 1968, p. 312, tav. 26,5). Più in generale, si consideri l’esemplare da Ceglie Peuceta 1982, tav. 5,16.

Fig. 158 Olpe di bronzo databile alla fine del V secolo a.C. da tomba sconvolta in località Calatripeda (sito 37).

260Presenza romana repubblicana.

261Questo sito, come Mai (sito 3), Gammavona (sito 16), Scudiere (sito 30), Celle di Bulgheria (infra, sito 43) ed il Pianoro U. Balbi (supra, cap. 6), si può classificare come ‘transizionale’ nel senso che il materiale non mostra una rottura tra l'epoca preromana e quella rornana. Siti di questo genere (spesso alle quote più basse) possono darci un quadro molto generale del livello di sviluppo della zona nel periodo immediatamente precedente e successivo alla colonizzazione di Buxentum. È un problema che la ricognizione in corso dovrà esaminare ripetutamente nei prossimi anni.

38. Pruno/Rofrano 1987, 1988. Pruno 209 I NE; N 56,0-57,0/E 34,0-35,0

262Alt. 570

263Suolo: calcareniti e calcilutiti con intercalati sottili livelli di marne argillose.

264Acqua: la fossa del Pruno al confine occidentale e meridionale, è sede di un corso perenne. Vi sono numerose sorgenti perenni nella montagna vicina che alimentano la fossa del Pruno.

265Si tratta di un ampio terrazzo di frana, elevato ed esposto a sud-ovest, protetto verso nord e verso est dal monte Cervati. Ci sono i resti di un muro poligonale lungo tutta la base di questo terrazzo: più che questa osservazione di massima non si può dire al momento attuale.

266Il sito è ubicato nell’unica parte dell’alta vallata coltivata oggi.

267Il resto della vallata, dopo il passo tra Centaurino e Cervati, è molto esposto alla tramontana e, a giudicare dall’altezza del grano e delle erbacce, il suolo è molto povero. Nella vallata interna tra le pendici del Centaurino ed il paesino di Rofrano, la zona è molto collinosa e più coltivata, con vigne, grano e granoturco. Tuttavia, in questa zona non si è trovata documentazione antica-una situazione dovuta torse alla quantità di colluvio.

268Vernice nera: 44 frammenti, 1 ansa (skyphoide).

269Ceramica comune: 1 parete di anfora.

270Ceramica grezza: 3 orli (tipi 231-236), 2 anse, 86 frammenti.

271Tegole: 22, 1 embrice.

272Possibile presenza romana repubblicana e imperiale.

39. Caselle in Pittari/Laurelli-Lovito 1977, 1981-82, 1987-89. Sanza 210 IV NE N 48,60-49,50/E 43,50-44,20.

273Alt. 275-400

274Suolo: calcareniti e calcilutiti con intercalati sottili livelli di marne argillose.

275Acqua: la zona è delimitata da due fiumare perenni dello Sciarapotamo, ed una di queste, il Vallone Grande, è alimentata alle quote più alte da sorgenti perenni.

276Si trova su uno sperone del Centaurino. La zona si divide in due: una è l’abitato e l’altra la necropoli, dove è stata scavata una tomba a camera nel 1982 da W. Johannowsky (fig. 159).

Fig. 159 Tomba a camera da Laurelli/Caselle in Pittari (sito 39).

277La zona dell’abitato è attraversata da un muro a secco che è probabilmente antico (spessore m. 1.5) per la costruzione a doppia faccia in opera pseudo poligonale con emplekton. Ci sono, intorno al muro, abbondanti tegole di profili simili a quelle trovate nello scavo tuttavia non incluse nel muro. Il muro si può confrontare con uno simile rinvenuto a Rivello/Serra Città nell’area lagonegrese. I ritrovamenti sono numerosissimi e sparsi per tutta la zona precisata indicata quale abitato.

278Vernice nera: 8 fondi (tipi 88, 90, 91, 179, 180), uno con parte di uno stampo, numerosissimi frammenti di parete. 10 orli (tipi 78, 113, 117, 124, 126, 127, 138, 156), 2 saliere su alto piede.

279Ceramica comune: in realtà questa categoria sembra essere, sia per le forme che per la lavorazione dell’argilla, vernice nera malridotta. Più di 100 frammenti.

280Ceramica grezza: 3 orli (tipi 233, 240, 263), molti frammenti di fondi e pareti, 3 pesi da telaio.

281Le tegole includono 4 kalypteres. Sono stati identificati anche frammenti di bronzo ed una pietra sagomata di macina (conservata nel municipio di Caselle in Pittari), proveniente dall’area di Lovito. Nella strada di terra battuta che porta verso il nord, c’è una linea visibile di pietre squadrate. L’area della necropoli è conosciuta già da molto tempo. La collina della necropoli è, infatti, piena di tombe in gran parte disturbate. Un’altra tomba a camera si trova ca. 30 metri ad ovest di quella scavata e sulla collina vi sono sparse varie lastre per copertura di tomba. Frammenti di vernice nera sono visibili sulla superficie.

  • 22 La Genière 1964.

282Questa zona sembra essere di notevole importanza topografica, poiché collega il vallo di Diano, sia con la valle del Mingardo che con quella del Bussento22 ed è relativamente vicina al passo di Montesano. Praticamente, sia la densità che l’estensione dei reperti sono troppo elevate perchè li si possa attribuire ad una semplice fattoria, come del resto indica l’estensione della necropoli. Piuttosto, sembra probabile che possa trattarsi di un sito agglomerato nella regione intorno a Roccagloriosa. La posizione è significativa in quanto il sito si trova sul tratturo che collega Roccagloriosa con Piano Grande ed il vallo di Diano con la regione Mingardo/Bussento.

40. Piano Grande 1986, 1987-1989. Sanza 210 IV SE

  1. N 47,50-48,0/E 39,20: Alt. 390-400.

  2. N 48,25/E 39,25: Alt 520-540.

  3. N 48,90/E 40,40: Alt. 650

  4. N 48,60/E 39,90: Alt. 600

283Suolo: calcareniti e calcilutiti con intercalati sottili livelli di marne argillose.

284Acqua: 4 sorgenti perenni sparse nel l’area complessiva; 3 sorgenti perenni entro 1 1/2 km.

285Un grande pianoro disteso su un enorme terrazzo di frana. Oggi è ben coltivato con grano, orti e frutteti.

286L’evidenza antica è sparsa sopra una zona distesa sui lati del tratturo che collega Roccagloriosa con il sito precedente e che prosegue sul Centaurino verso il sito dietro Rofrano che ovviamente si può collegare colla via per la valle del Calore e la pianura pestana.

287a) Ceramica grezza: 3 frammenti, 1 orlo (tipo 266)

288Tegole: 15.

289b) Ceramica grezza: 1 ansa non classificabile.

290Tegole: 2 frammenti.

291Dolio: 1 frammento.

292c) numerosi piccoli frammenti di ceramica grezza.

293d) Ceramica grezza: 1 orlo (tipo 267).

294Presenza romana tardo-repubblicana e imperiale.

295È da notare inoltre che nella costruzione delia via Comunale che collega i comuni di Rofrano e Roccagloriosa, sono state trovate tombe a camera che, secondo notizie raccolte da testimonianze locali, contenevano vasi di bronzo e vasi a figure rosse. La zona segnalata per le sepolture è da collocarsi tra N 48,0 e E 38, 60-39,0. Sulla superficie si trovavano 3 pezzi di terracotta, 8 frammenti di ceramica grezza, 2 tegole molto annerite. Se si può parlare di un agglomerato, sia pure sparso, di fattorie, quest'area sembra esserlo, essendo assai vasta; non esiste, tuttavia. una particolare zona di concentrazione, a giudicare dai risultati ottenuti finora. Interessante notare che le zone circostanti mancano di acqua. Forse è opportuno considerare questa agglomerazione unitamente con il sito seguente.

41. Viggiano 1987, 1988. Rofrano 209 I SE, N 46,50/E 38,55.

296Alt. 350-360.

297Suolo: calcareniti e calcilutiti con intercalati sottili livelli di marne argillose.

298Acqua: sorgente non perenne 250 m. ad ovest.

299Piccolo terrazzo con granoturco molto corto. 11 blocchi grandi squadrati sparsi. più o meno in due linee sulla lunghezza dello spiazzo. È esposto verso il mare e sul lato orientale è limitato da burroni profondi e ripidi.

300Ceramica grezza: 1 orlo (tipo 287), 1 ansa, 3 frammenti.

301Tegole: 9.

302Questo sito è in posizione di comando sul fosso di Pruno (valle del Mingardo) e sull’intera vallata del Bussento. Lo spazio occupato si può confrontare per estensione con quello della torre sul Mingardo (sito 44). Le colline circostanti verso ovest sono coltivate: non si sono rinvenute tracce antiche nell'area.

42. Contrada Viole. TO 210 II NO 44,60 N/39,50 E.

303Alt. 320.

304Suolo: calcareniti e calcilutiti con intercalati sottili livelli di marne argillose.

305Acqua: sorgenti perenni a ca. 700 m. e a 500 m. ad ovest. Varie piccole fiumare nella zona.

306Orti e frutteti distesi lungo il terrazzo. Moltissimi pozzi e pozzetti moderni.

307Vernice nera: 1 orlo (tipo non determinabile).

308Ceramica grezza: 5 fondi, 3 orli (tipi 278, 282, 283), 15 frammenti.

309Presenza romana imperiale.

43. Celle di Bulgheria / c. da Morigialdo 1986-1989. RG 209 II NE N 38,25/E 35,50.

310Alt. 310-325.

311Suolo: alternanza di arenarie gialle e rossastre in strati e bianche, siltiti, marne, argilla, breccia e calcareniti.

312Acqua: 2 sorgenti perenni, una 250 m. a nord, una ca. 600 m. a sud.

313Una grande terrazza sui fianchi del Bulgheria. Fave, granoturco.

314Vernice nera: 4 frammenti di vernice nera in argilla molto simile alla Campana A.

315Ceramica grezza: moltissimi frammenti.

316Presenza romana dal III secolo a.C. avanzato fino al V secolo d.C. Questo sito era assai più importante in epoca romana, anche se sembra essere un sito ‘transizionale’ come Calatripeda e Mai.

44. Torre sul Mingardo

317(Scavi effettuati da R. Maffettone).

318C 209 II SE, N 28,90/E 35,80.

319Alt. 20

320Suolo: Marne e marne argillose giallastre.

321Acqua: sulle rive del Mingardo, fiumara ad ovest.

322Al punto dove s’apre la gola del Mingardo, con una veduta fino allo sbocco del Mingardo e la collina di Palinuro/Molpe. Edificio parzialmente visibile, 4.70 x 5.90, doppia faccia di blocchi ben squadrati. Il terreno, che è molto roccioso, pieno di ciottoli, oggi è coperto da macchie e non sembra molto adatto ad una fattoria, sia per lo spazio disponibile, sia per la povertà del terreno.

323Il materiale ritrovato include vernice nera, ceramica grezza e tegole (gentile comunicazione della dott.ssa Maffettone).

324Probabilmente un punto di frontiera, prendendo in considerazione la posizione e l’isolamento del sito, e il fatto che, ove esistesse una via per il Mingardo, si sarebbe stati obbligati a passare su questa riva.

c) Gerarchia degli insediamenti e vie di comunicazione

325Commenti. Si acclude qualche appunto, sia pur preliminare, sulla ricognizione in corso.

  1. Nel contesto regionale troviamo un agglomerato che sembra costituire un sito minore in una regione di limitata estensione (sito 39).

  2. Troviamo una zona che sembra costituire un agglomerato di fattorie (sito 40) approssimativamente situata su di una linea di comunicazione, tra un sito minore (sito 39) e quello maggiore di Roccagloriosa.

  3. I siti che sono databili solo al IV/III secolo sono piuttosto alti relativamente alla topografia circostante, spesso alle quote tra 300-500.

  4. I siti che rivelano una continuità sono a quota più bassa (100-350) fatto che di per se stesso indica un cambiamento nelle vie di comunicazione tra i periodi preromano e romano.

326Le distanze in linea d’aria tra i vari siti nel IV/III secolo, senza riguardo alla loro funzione, sono:

sito 36

Serra Palombara/Palombara a Roccagloriosa 4.00 km.

sito 37

Calatripeda a Roccagloriosa 3.25 km.

sito.38

Piano Grande a Roccagloriosa 4.50 km.

sito 39

Contrada Viole a Roccagloriosa 3.75 km.

sito 40

Celle di Bulgheria a Roccagloriosa 3.50 km.

sito 41

Viggiano a Roccagloriosa 3.00 km.

sito 42

Torre sul Mingardo a Roccagloriosa 11.50 km.

sito 43

Pruno/Rofrano a Roccagloriosa 12.50 km.

sito 44

Laurelli/Lovito a Roccagloriosa 10.00 km.

327Per i siti transizionali le distanze sono: Celle (sito 43) a Calatripeda (sito 37) 5.30 km. Calatripeda (sito 37) a Mai (sito 3) si trova a 1.25 km.

  • 23 Fracchia 1985.

328Queste distanze, per i siti del IV/III, si possono confrontare colle distanze tra i siti fortificati della Basilicata orientale23. Per la Basilicata orientale, nella zona di Croccia Cognato, si definisce quale ipotesi di lavoro un territorio composto di Croccia Cognato come sito maggiore con i siti satelliti di Garaguso, Oliveto Lucano e Tempa Cortaglia: Croccia Cognato è 3.00 km. da Oliveto Lucano che è a 4.00 km. da Garaguso, che è a 7.00 km. da Tempa Cortaglia, che è a 8.00 km. da Croccia Cognato.

329Le distanze tra centri fortificati o siti rurali, sia della Basilicata orientale che occidentale (tenendo conto delle differenze topografiche) non sono dissimili (per lo più tra 3.00-4.00 km. tranne i siti ai confini dei bacini idrici). È da osservare, inoltre, che le distanze rilevate fra i siti maggiori (agglomerati o fortificati) molto verosintilmente ci danno l'idea della distanza considerata facilmente raggiungibile a piedi, cioè tra 8.00-11.00 km. Riguardando il terreno si vede che i siti del IV/III secolo sono collegati dai tratturi ancora esistenti e che si collocano (ad eccezione dell’area Pruno/Rofrano) spesso intorno alle quote di 300-500.

330Si può ipotizzare che la via antica, da Roccagloriosa scendeva di fronte alla porta centrale e proseguiva per il fondovalle sul Mingardo. Andando verso il nord, si passava per il sito 41, Viggiano, si saliva verso Piano Grande, sito 40, dove si trovava un bivio sia per Laurelli/Lovito, sito 39, che per Pruno/Rofrano, sito 38. Da Pruno/Rofrano si arriva, attraverso un passo di ca. m. 1.000 di altezza, all’alta valle del Fiume Calore e poi a Poseidonia.

  • 24 Il sistema di comunicazioni delineato per la regione Mingardo/Bussento è da raccordarsi con quello (...)

331Da Laurelli/Lovito si proseguiva sia per il Vallo di Diano che, attraverso il passo di Montesano, per l’alta Val d’Agri24. H. Fracchia

5. L’assetto territoriale: considerazioni conclusive

  • 25 Si vedano soprattutto Adamesteanu 1973, pp. 57-59 (fattoria di Lago del lupo), Carter 1979, p. 56 ( (...)

332È soprattutto per la seconda metà del IV secolo a.C. che si rileva una rete assai fitta di insediamenti rurali, almeno nel territorio vicino (entro un raggio di 4-5 km.). Si tratta di siti sostanzialmente omogenei, a giudicare dalle tracce di superficie, molto probabilmente riferibili a fattorie con annesse aree di necropoli. In un caso specifico (sito 24) lo scavo ha potuto documentare il tipo di insediamento (purtroppo con pianta ancora incompleta) e la sua stretta connessione con la vicina area di necropoli, esemplificata dalla tomba a cassa di tegole recuperata. La fattoria di Contrada Pedale s’inquadra molto bene nel tipo d'insediamento rurale assai meglio documentato in altre aree della Magna Grecia25 durante il IV secolo a.C. (si veda ora anche l’evidenza da Mortelle, sito 25).

333D’altra parte, in almeno due dei siti esplorati (siti 3 e 30), come già sottolineato, è da presumersi che i resti identificati si riferiscano ad un piccolo agglomerato di ‘villaggio’, sia pur a rischio di adoperare un termine ambiguo che non è dato connettere con una specifica documentazione a livello di scavo. Si inquadrano in questa categoria il tipo di insediamento rilevato nei siti di Mai (3) e Scudiere (30), dove, a parte le dimensioni assai maggiori delle aree ricoperte da resti di superficie, si nota un sistema di organizzazione di tracce di abitato e ‘attività’, intorno ad un sito ‘centrale’, più vasto (3a e 30a negli esempi indicati).

Fig. 160 Siti maggiori di IV secolo a.C. nella regione Mingardo/Bussento.

  • 26 Fondamentale per la connessione fra tipi di sfruttamento agricolo e sistemi d'insediamento rurale s (...)

334Il tipo di organizzazione territoriale documentato è senza dubbio da porsi in relazione con una forma di sfruttamento intensivo della campagna basato su di un sistema di policoltura che includeva colture arboree e, in misura minore quella dei cereali26. A Roccagloriosa lo scavo sistematico di alcune delle principali aree abitative, ha potuto documentai la coltura della vite (prevalente), fico, olivo e diversi tipi di cereali, a cui corrisponde un tipo di allevamento ‘stabile’, con elevata percentuale di bovini e suini (si vedano le analisi dei dati archeobotanici e faunistici (infra, Cap. 10). È importante sottolineare altresì che lo sviluppo di un tale tipo di sfruttamento del suolo costituisce una importante trasformazione del paesaggio agrario della regione nel corso del IV secolo a.C. Nonostante la ricognizione intensiva di superficie effettuata nel territorio, scarsissime rimangono le tracce di insediamenti ‘rurali’ per il periodo precedente il IV secolo a.C. e, in particolare per i secoli VI e V a.C., per cui i resti di frequentazione sono assai scarsi e di natura incerta.

  • 27 Per un caso di studio di gerarchia degl’insediamenti in un tipo di organizzazione ‘proto-urbana’, s (...)

335Per quanto riguarda il più ampio quadro regionale, e rimanendo nell’ambito del IV sec. a.C., i risultati, ancora in corso di studio, lasciano intravvedere l’esistenza di siti ‘intermedi’ quali Pruno/Rofrano (38) e Laurelli/Caselle in Pittari (39) (probabilmente anche fortificati, come sembra documentato per quest’ultimo sito), in punti strategici del sistema di comunicazioni nella regione. Nei limiti in cui è possibile parlare di gerarchia degli insediamenti allo stato attuale dell’analisi regionale, tali siti sembrerebbero essere ‘gerarchicamente’ disposti a servizio del centro maggiore (Roccagloriosa) secondo un modello già proposto per l’area Brezia27.

  • 28 Dyson 1978; Wightman 1981.

336Il sistema insediativo delineato per il IV e III secolo a.C. mostra segni di mutamento nella seconda metà del III secolo. In particolare, l’importazione (dalla Campania) di anfore del tipo transizionale Greco-Italico/Dressel IA (infra, cap. 9) documentata nei nuclei abitativi extramurani dell’insediamento agglomerato e la presenza di ceramica Campana A sia nell’insediamento agglomerato che in almeno tre siti del territorio (Mai, 3, Calatripeda, 37 e Celle di Bulgheria, 43), come pure la presenza di nuovi tipi di ceramica grezza (infra, p. 277), sottolineano l’inserimento della regione in una più ampia area commerciale Mediterraneo-occidentale, in cui non è difficile vedere la crescente presenza di Roma. Un fattore di cambiamento strettamente connesso con la incipiente romanizzazione è la devitalizzazione del sito agglomerato di Roccagloriosa a partire dalla metà del III secolo a.C., che senza dubbio deve aver profondamente modificato l’equilibrio economico del territorio circostante. La contrazione del numero di siti documentati per il II e I secolo a.C. (benché allo stato attuale della ricerca sia difficile precisarne la entità) è senz’altro una conseguenza di tali mutamenti. Nel presentare la carta di distribuzione dei siti relativi a questo periodo (fig. 161) è necessario tuttavia ribadire (come già sottolineato da altri studiosi)28 che l’assenza di forme diagnostiche della ceramica fine per questo periodo costituisce spesso un fattore di distorsione nella identificazione di siti appartenenti a questo specifico arco cronologico, sulla sola base di rinvenimenti di superficie. D’altro canto l’esistenza di un certo numero di siti chiaramente identificati come ‘transizionali’, sopra menzionati, è di per sé sufficiente ad indicare elementi di continuità presenti nella regione fra il IV e III secolo a.C. ed il periodo romanoimperiale.

Fig. 161 Siti di II e I secolo a.C.

337Quello che risulta più evidente da un primo raffronto delle due carte di distribuzione dei siti qui presentate (figg. 149 e 161) è il graduale spostamento degli insediamenti rurali dai terrazzi più elevati verso aree più basse e dal versante del Mingardo verso quello del Bussento/Golfo di Policastro. Sarà compito della ricognizione in corso chiarire i tempi e i modi di questo mutamento ed il ruolo della colonia marittima di Buxentum nell’improntare il nuovo sistema insediativo nella regione. H. Fracchia, M. Gualtieri

Notes

1 Per l’inizio della esplorazione topografica sono state assai utili le discussioni avute con l’architetto G. Cavaliere di Torre Orsaia, Ispettore Onorario dell’area. L’interesse mostrato nella ricerca intrapresa da parte dei Sindaci di Roccagloriosa (Dr. S. Prota) e di Torre Orsaia (Dr. L. Padulo), che in questa occasione mi è gradito ringraziare, è stato di fondamentale aiuto per lo svolgimento dell’indagine topografica.
Si coglie qui anche l’occasione per ringraziare le numerose persone che hanno contribuito alla ricognizione topografica con segnalazioni e sopralluoghi in compagnia degli autori. In particolare, il sito n. 4 (Mai) ci è stato segnalato dal sig. A. Perilli, che ci ha anche tempestivamente informati sulle operazioni di scasso profondo nell’area. Si ringrazia al proposito anche il sig. U. Balbi per aver voluto effettuare insieme a noi un sopralluogo a Mai durante lo scasso in corso e per i recuperi effettuati. Il sito n. 11 è stato segnalato e ripetutamente ispezionato da R. Mondelli, Assistente di scavo della Soprintendenza, che in questa occasione ringraziamo per tutte le notizie fornite. Il sito n. 12 (Le Chiaie) ci è stato segnalato da F. Bortone, che ringraziamo anche per le informazioni puntuali forniteci. La maggior parte dei materiali discussi provengono dal recupero da lui effettuato. Il sito n. 16 ci è stato segnalato da A. Balbi, che ha effettuato il recupero dei materiali presentati. L’escursione effettuata in sua compagnia lungo le pendici orientali dei Capitenali è stata di fondamentale aiuto per la successiva ricognizione di quella zona. Per la ricognizione topografica nella contrada di Fontana Scudiere (sito n. 30) siamo indebitati con varie persone di Roccagloriosa ed Acquavena che hanno segnalato il sito e gentilmente voluto discutere con noi le notizie dei rinvenimenti precedenti. In particolare è gradito ringraziare il Dott. Prota per le sue stimolanti osservazioni sull'archeologia delia zona ed il sig. G. Balbi, guardia comunale, per averci voluto accompagnare di persona sul sito. Ci è gradito infine esprimere la nostra gratitudine a G. Greco e A. Maiuri per tanti suggerimenti su di un’area di cui hanno iniziato l’esplorazione archeologica.

2 In particolare l’area pestana (Greco E. 1979), le valli interne della Basilicata (Nickels 1971) e la Val d’Agri (Tocco 1980). Assai puntuali sono le considerazioni di Bottini A. (1982B) relative alla ‘catchment area’ del sito di Lavello preromana, in quel caso specifico assimilata al ‘two-hour territory’. Significativi per il IV secolo a.C. sono anche i recenti dati raccolti dalla ricognizione del territorio circostante Oria, in Messapia (Boersma e Yntema 1982 e 1987).

3 Sulle premesse della ricerca territoriale e sull’approccio adottato, si veda la discussione in Fracchia et al. 1983, pp. 356-360. In via generale, lo scopo primario della ricognizione intrapresa nel 1983 può assimilarsi ad una ‘catchment analysis’ a posteriori, dato che l’esplorazione precedente aveva già fornito un quadro generale della funzione del sito (si veda a tal proposito, Flannery 1976).

4 In conseguenza del carattere piuttosto schematico della ‘catchment analysis’ non sempre applicabile a situazioni diverse da quelle di un’economia di pura sussistenza. Discussione in Roper 1979, pp. 119-124.

5 La presenza di siti nel territorio, pur sospettabile in via generale ed in parte documentata da rinvenimenti episodici, poteva lasciare dubbi sulla reale consistenza e densità di insediamento (si veda ad esempio Greco E. 1981, p. 141), in mancanza di dati specifici sulla utilizzazione antica del suolo.

6 Si ringraziano il Social Sciences and Humanities Research Council of Canada ed il Dipartimento di Studi Classici della Università dell’Alberta (in particolare lo Endowment Fund for the Future, Faculty of Arts) per il sostegno finanziario del progetto. L’École Française di Roma ha voluto cortesemente rimborsare le spese di partecipazione del Dr. de Polignac e contribuire alle spese generali delle campagne 1982-85.

7 È gradito ricordare in particolare l’aiuto di D. Sarrazin (Department of Archaeology, University of Calgary), incaricata della schedatura dei siti e dei materiali della ricognizione durante la lunga campagna 1985.

8 Dati preliminari sono stati presentati in occasione del Colloquio Internazionale sulla struttura agricola nel Mediterraneo: il contributo della ricognizione archeologica tenuto a Roma (British School, École Française e Instituto Español de Arqueologia) nel gennaio 1988, i cui Atti sono in corso di pubblicazione sotto la cura di G. Barker e J. Lloyd.

9 Ils ont fait l’objet d’une présentation préliminaire dans les MEFRA (Fracchia et al. 1983). L’École Française de Rome ayant accordé un appui financier au projet de prospection, j’en remercie ici G. Vallet e Ch. Pietri, directeurs successifs et M. Gras et M. Lenoir, directeurs d’études.

10 Méthodes dont les inconvénients sont clairement exposés par Bintliff et Snodgrass 1985, p. 129.

11 Le haut Moyen-Age, marquant l’apparition d’un tout autre mode de répartition de l’habitat et d’exploitation du territoire, constituait une limite commode (IXe/Xe siècles); l’examen complet du territoire aux époques successives nécessitant une prospection à part entière, seules quelques concentrations notables de poterie médiévale ont été examinées.

12 Fracchia et al. 1983, p. 310.

13 Sites 5, 20, et récemment 25.

14 Sur l’effet de halo et des situations comparables, cf. Bintliff et Snodgrass 1985, pp. 131-133.

15 L’effet du transport de fumures dans la dispersion du mobilier céramique est étudié par Bintliff et Snodgrass (1988, pp. 506-513).

16 À comparer aux découvertes analogues signalées dans le Molise: Barker et al. 1978, p. 42. La hiérarchie des sites du Molise est plus élaborée et va plus loin que la nôtre: Lloyd e Barker 1981, p. 296.

17 Fracchia et al. 1983, p. 365, n. 43. Les précisions que le géologue T. Chenoweth m’a communiquées sur les caractéristiques des différents sols m’ont été des plus utiles pour cette discussion. Sur la corrélation entre les sites et la géomorphologie du territoire, il faut se référer à l'analyse détaillée d’Ortolani et Pagliuca (supra, cap. 1).

18 Les sites sont présentés par grands ensembles géographiques. Les notices comportent les indications suivantes: 1) n° de site / nom du lieu-dit / repères cartographiques / dates de passage.
En cas de groupe de sites sous un même numéro, repères cartographiques et dates sont données séparément pour chaque élément.
Les repères cartographiques se réfèrent au quadrillage kilométrique des cartes au 1: 25000 de l’Istituto Geografico Militare:
RG = Roccagloriosa (F° 209 II NE)
ΤΟ = Torre Orsaia (F° 210 III NO)
C = Camerota (F0 209 II SE)
Les côtés sud et ouest de chaque carré sont subdivisés en dix sections déterminant les abscisses et ordonnées de chaque site vers le nord et l'est. Exemple: RG 42,10 N / 36,80 E =
Image 10000000000001730000016172D21AD37FD80D36.jpg
2) Description topographique (altitude), géologie, hydrographie; état du terrain.
3) Nature et extension du site; typologie du mobilier, densité “centrale” (: dans la partie de plus forte concentration). Vestiges architecturaux éventuels. Matériel céramique analysé.
4) Le cas échéant, découvertes proches non répertoriées comme sites ou non datées.

19 Ringrazio il Soprintendente Archeologo di Salerno, Dott.ssa G. Tocco per avermi concesso il permesso di effettuare questa indagine.

20 Notizie preliminari sono state pubblicate Fracchia 1988 e sono incluse nella relazione.

21 Sono molto lieta di ringraziare il Social Sciences and Humanities Research Council of Canada ed il Central Research Fund della Università dell'Alberta per aver finanziato la ricognizione in corso. Voglio particolarmente ringraziare i miei assistenti T. Chenoweth, Berkeley, California, A. Jansen, Univ. of Pennsylvania, E. MacDonald, Institute of Archaeology, London, A. Schmaltz, Univ. of Victoria and L. Stirling, Univ. of Michigan ed il mio collega, M. Gualtieri per tanti sopralluoghi effettuati insieme e per discussioni utilissime.

22 La Genière 1964.

23 Fracchia 1985.

24 Il sistema di comunicazioni delineato per la regione Mingardo/Bussento è da raccordarsi con quello delineato per l'area adiacente del Lagonegrese, discusso in dettaglio da G. Greco (Lagonegro 1981, pp. 10-12 e tav. II).

25 Si vedano soprattutto Adamesteanu 1973, pp. 57-59 (fattoria di Lago del lupo), Carter 1979, p. 56 (fattoria Stefan), Guzzo 1982, pp. 322-325 (Montegiordano) e Acquappesu 1978.

26 Fondamentale per la connessione fra tipi di sfruttamento agricolo e sistemi d'insediamento rurale sono le considerazioni di Barker 1977 per l’area sannitica e Greco E. 1979 per la chora pestana. Barker (1982, pp. 217-218), delinea il panorama generale per l’Italia centro-meridionale preromana. Si vedano anche i commenti di Bottini A. 1982 a, p. 100) e le considerazioni di Frederiksen (1981, pp. 265-267) sulla stretta connessione fra popolamento decentrato ed arboricoltura.

27 Per un caso di studio di gerarchia degl’insediamenti in un tipo di organizzazione ‘proto-urbana’, si veda Bonomi Ponzi 1985, p. 213; sul modello avanzato per l’area Brezia, si veda Guzzo 1986, p. 369.

28 Dyson 1978; Wightman 1981.

Table des illustrations

Légende Fig. 145 La cresta dei Capitenali ed il territorio circostante nel contesto della regione Mingardo/Bussento (il rettangolo racchiude l’area denominata nel testo quale ‘territorio circostante’).
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-1.jpg
Fichier image/jpeg, 572k
Légende Fig. 146 État dominant du terrain: 1) surface bâtie (villages: les cercles représentent les lotissements touristiques récents); 2) bois, maquis; 3) pâtures, friches rases; 4) aires défrichées, sous-solées et reboisées (1982-83); 5) jardins, vignes, oliveraies entretenues; 6) labours réguliers ou intermittents.
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-2.jpg
Fichier image/jpeg, 120k
Légende Fig. 147 Coupes topographiques: sites ou traces de fréquentation. Les symboles disposés en bande sous chaque coupe représentent l’état dominant du terrain pour la partie correspondante en reprenant les symboles de la fig. 146. Pour la position des points A, B, C et le tracé des sections, cf. fig. 148.
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-3.jpg
Fichier image/jpeg, 140k
Légende Fig. 148 Densité totale de découvertes (Antiquité seulement): 1) source; 2) éléments du site central; 3) site 4) trace de fréquentation en noir: datable; en blanc: indatable (Équidistance des courbes de niveau: 200 m).
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-4.jpg
Fichier image/jpeg, 248k
Légende Fig. 149 Carta dei siti di IV-III secolo a.C. (per la localizzazione dell’area si veda la fig. 145); equidistanza delle curve di livello: 50 m.
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-5.jpg
Fichier image/jpeg, 628k
Légende Fig. 150 Tomba di maschio adulto (metà IV sec. a.C.) scavata a Castelruggero (sito 23).
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-6.jpg
Fichier image/jpeg, 100k
Légende Fig. 151a Veduta della tomba scavata a Castelruggero (da sud-est).
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-7.jpg
Fichier image/jpeg, 156k
Légende Fig. 151b Veduta della tomba scavata a Castelruggero (da sud-est): parte centrale dello scheletro, con cinturone di bronzo.
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-8.jpg
Fichier image/jpeg, 152k
Légende Fig. 152 Pianta e sezione dell'edificio rurale scavato in contrada Pedale (sito 24).
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-9.jpg
Fichier image/jpeg, 336k
Légende Fig. 153 La fattoria in contrada Pedale in corso di scavo (da sud-est).
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-10.jpg
Fichier image/jpeg, 204k
Légende Fig. 154 Tomba 2, a fossa con tetto di tegole, da Mortelle (sito 25, foto Mondelli).
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-11.jpg
Fichier image/jpeg, 176k
Légende Fig. 155 Tomba 3, ad ustrinum in profonda fossa, da Mortelle (sito 25), da nord-ovest.
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-12.jpg
Fichier image/jpeg, 140k
Légende Fig. 156 Mortelle, tomba 3, da est.
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-13.jpg
Fichier image/jpeg, 248k
Légende Fig. 157 Skyphos a figure rosse dalla Tomba 2 di Mortelle.
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-14.jpg
Fichier image/jpeg, 116k
Légende Fig. 158 Olpe di bronzo databile alla fine del V secolo a.C. da tomba sconvolta in località Calatripeda (sito 37).
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-15.jpg
Fichier image/jpeg, 112k
Légende Fig. 159 Tomba a camera da Laurelli/Caselle in Pittari (sito 39).
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-16.jpg
Fichier image/jpeg, 204k
Légende Fig. 160 Siti maggiori di IV secolo a.C. nella regione Mingardo/Bussento.
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-17.jpg
Fichier image/jpeg, 196k
Légende Fig. 161 Siti di II e I secolo a.C.
URL http://books.openedition.org/pcjb/docannexe/image/3638/img-18.jpg
Fichier image/jpeg, 448k

Le texte et les autres éléments (illustrations, fichiers annexes importés) sont sous Licence OpenEdition Books, sauf mention contraire.

Cette publication numérique est issue d’un traitement automatique par reconnaissance optique de caractères.
Rechercher dans OpenEdition Search

Vous allez être redirigé vers OpenEdition Search