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Tremblements de terre, éruptions volcaniques et vie des hommes dans la Campanie antique

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Claude Albore Livadie

Planches

Texte intégral

PL. I. M. ROSI - R. SANTACROCE

Fig. 1. Ubicazione delle sezioni stratigrafiche misurate e loro numerazione. Alcune delle sezioni descritte nel lavoro risultano esterne a questa carta e la loro approssimativa localizzazione è ricavabile dall’appendice 1.

Fig. 2. Successione stratigrafica generale delle eruzioni pliniane relative all’attività post caldera (ultimi 17.000 anni) del Vesuvio. È anche indicata la posizione stratigrafica e cronologica delle due eruzioni flegree i cui depositi sono generalmente riconoscibili nell’area vesuviana.

PL. II. M. ROSI - R. SANTACROCE

Fig. 3. Successione dei depositi piroclastici di caduta riferibili ad un’eruzione, probabilmente vesuviana, verificatisi circa 25.000 anni or sono («Pomici di Codola»).

Fig. 4. Successione dei depositi piroclastici riferibili all’eruzione pliniana delle «Pomici di Base», (età di circa 17.000 anni), osservabile nella cava del Lagno Amendolare (n. 38 in fig. 1).

Fig. 5. Successione dei depositi piroclastici dell’eruzione pliniana delle «Pomici Verdoline» (circa 15.000 anni b.p.) osservabile nelle cave del Lagno Amendolare (n. 8) e di Passariello, presso Pomigliano d’Arco (n. 20). 1: depositi di pomici di caduta; 2: depositi di colate piroclastiche prevalentemente cineritiche («ash flows»); 4: depositi lahar; 5, 6, 7: depositi di surges piroclastici rispettivamente a stratificazione incrociata (5), massivi (6) ed a stratificazione parallela (7).

PL. III. M. ROSI - R. SANTACROCE

Fig. 8. Curve isopache dei depositi di caduta dell’eruzione di Mercato. 1: curve isopache ricostruite da dati originali; 2: curve isopache riportate da Walker, 1977; 3: isoipse (solo per l’edificio Vesuviano); 4: sezioni misurate utilizzate per il disegno delle isopache (1); 5: direzione di messa in posto di alcuni depositi di surge (probabilmente riferibili ad attività di ash cloud: vedi il testo).

Fig. 6. Sezioni dei depositi di caduta dell’eruzione delle Pomici del Lagno Amendolare (circa 11.400 anni b.p.). I cerchietti aperti schematizzano la presenza di pomici chiare, i punti neri quella di lapilli e scorie scure.

Fig. 7. Sezioni scelte tra le più significative della successione piroclastica delle Pomici di Mercato (circa 7.900 anni b.p.). La distanza delle singole sezioni dal cratere centrale vesuviano è indicata in scala chilometrica. 1: depositi pomicei di caduta; 2: depositi pomicei di caduta molto ricchi in ejecta litici; 3, 4, 5: depositi di surges piroclastici rispettivamente a stratificazione incrociata (3), massivi (4), ed a stratificazione parallela (5); 6: tufi vescicolati; 7: depositi di pumice-flow; 8: depositi di ash-flow; 9: depositi di lahar; 10: numeri delle sezioni la cui ubicazione è indicata in fig. 1 ed in Appendice.

PL. IV. M. ROSI - R. SANTACROCE

Fig. 9. Sezioni rappresentative della successione eruttiva delle Pomici di Avellino (circa 3.800 anni b.p.). 1: depositi di pomici bianche di caduta; 2: depositi di pomici grigie di caduta; 3: depositi di caduta molto ricchi in ejecta litici; 4, 5, 6: depositi di surges piroclastici rispettivamente a stratificazione incrociata (4). massivi (5) ed a stratificazione parallela (6); 7: depositi cineritici compatti probabilmente riferibili alla messa in posto di colate piroclastiche.

Fig. 10. A: Curve isopache (spessori in centimetri) dei depositi pomicei di caduta dell’eruzione di Avellino (ridisegnato da Lirer et al., 1973).
B: Curve isopache (spessori in metri) dei depositi di surge piroclastico dell’eruzione di Avellino.

PL. V. M. ROSI - R. SANTACROCE

Fig. 11. Sezioni stratigrafiche relative all’attività del Vesuvio con età compresa tra quella delle eruzioni di Avellino e Pompei. In nero i paleosuoli con l’eventuale età 14C. Le lettere suggeriscono i possibili diversi eventi eruttivi distinguibili. La simbologia dei prodotti è la stessa di fig. 7.

PL. VI. M. ROSI - R. SANTACROCE

Fig. 12. Sezioni stratigrafiche scelte tra le più significative della eruzione di Pompei del 79 d.C.
1: depositi di caduta di pomici bianche; 2: depositi di caduta di pomici grigie; 3, 4, 5: depositi di surges piroclastici (come per fig. 7); 6: depositi di pumice-flow; 7: depositi di ash-flow; 8: depositi di lahar (tratto da Principe et al., 1982).

Fig. 13. Popolazioni granulometriche dei diversi depositi dell’eruzione di Pompei. Nei depositi di surge non sono compresi quelli con stratificazione incrociata, molto più eterogenei. I dati per i depositi di caduta (fall) sono relativi alle successioni analizzate a Pompei (sez. 27, linee tratteggiate), ed ad Oplonti (sez. 16, linee intere). Per i depositi di colata piroclastica i dati provengono dalle sezioni di Pollena (13), Oplonti, Ottaviano. Per i depositi di surge sono indicate le sezioni di provenienza.

Fig. 14. Distribuzione areale dei depositi piroclastici dell’eruzione di Pompei. A: curve isopache (spessori in cm.) dei depositi pomicei di caduta (ridisegnate da Lirer et al., 1973); B: curve isopache (spessori in m.) dei depositi di surge e di colata piroclastica (tratto da Rosi et al., 1983). I punti neri indicano le sezioni misurate utilizzate per il disegno delle isopache.

PL. VII. M. ROSI - R. SANTACROCE

Fig. 15. Variazione temporale delle proporzioni dei diversi costituenti i depositi piroclastici durante l’eruzione di Pompei.
1: pomici bianche; 2: pomici grigie; 3: litici non carbonatici; 4: litici carbonatici.

Fig. 16. Variazione degli spessori e delle facies dei depositi di colata piroclastica dell’eruzione di Pompei osservata nelle cave di Pollena. Le successioni osservate a San Sebastiano (13), Oplonti (16) e Pompei (27) sono riportate per confronto. 1: depositi pomicei di caduta; 2: depositi di pumice-flow; 3: depositi di lahar; 5, 6, 7: depositi di surges piroclastici (come fig. 5).

PL. VIII. M. ROSI - R. SANTACROCE

Fig. 17. Sezioni stratigrafiche scelte tra le più significative dei prodotti eruttati dal Vesuvio tra il 79 ed il 1631. L’ubicazione delle sezioni è indicata nel riquadro; i numeri relativi non corrispondono a quelli di fig. 1.
1: depositi pomicei di caduta; 2: depositi di caduta di lapilli e scoriette nere; 3: depositi di colata piroclastica; 4: depositi di lahar; 5: paleosuoli; 6: colate laviche; 7: determinazioni 14C di età; tratto da Rosi et al., 1983.

Fig. 18. Messa a confronto dei dati stratigrafici disponibili con le notizie storiografiche (preliminarmente interpretate) relative all’attività del Vesuvio nel periodo 79-1631, (tratto da Rosi et al., 1983).

PL. IX. M. ROSI - R. SANTACROCE

Fig. 19. (da Rosi e Santacroce, 1983, modificata e tradotta).
A: Curve isopache (spessori in m.) dei depositi di caduta (1) e di colata piroclastica (2) dell’eruzione di Pollena del 472 d.C. 3: ubicazione di località in cui i prodotti di questa eruzione non si sono depositati.
4: ubicazione delle sezioni misurate utilizzate per il disegno delle curve isopatiche.
B: Successione degli eventi a sezione stratigrafica idealizzate dell’eruzione di Pollena. L’incremento del carattere idromagmatico dell’eruzione è marcato dall’apparizione di depositi indicativi di surges piroclastici e dall’incremento verso l’alto della successione della quantità di materiale proveniente dallo sgretolamento delle rocce del condotto e della copertura.

PL. X. A. MARZOCCHELLA

SARNO FOCE 83-84. SAGGIO No1. STRATIGRAFIA PARETE. Nord-Est
1 humus vegetale
2 cenere compatta
3 lapillo grigio [472 d.c]
4 sabbia + pietrisco
5 humus + sabbia + pietrisco
6 pietrisco + sabbia
7 humus + sabbia + pomici
8 pomici + sabbia + humus
9 sabbia
10 humus + sabbia + pomici+pietrisco
11 pomici del 79 d.c.
12 humus + sabbia + pietrisco
13 humus + sabbia
14a cenere compatta
14b sabbia
15 cenere antropizzata
16 cenere + sabbia
17 pomici di avellino
18 humus + pomici
** battuto 2 con copertura
20 humus + pomici
21 humus + pomici + pietrame
22 humus + pomici
23 humus + pomici
24 cenere
25 pomici
* sabbia + pietrame
26 cenere
27 pomici + cenere + sabbia
28 cenere
29 sabbia + cenere
30a pomici rimaneggiate
30b pomici

PL. XI. A. MARZOCCHELA

I disegni di tutte le tavole sono ridotti a 1/2, tranne il n. 7 della presente tavola.

PL. XII. A. MARZOCCHELLA

PL. XIII. A. MARZOCCHELLA

PL. XIV. A. MARZOCCHELLA

PL. XV. A. MARZOCCHELLA

PL. XVI. A. MARZOCCHELLA

PL. XVII. A. MARZOCCHELLA

PL. XVIII. A. MARZOCCHELLA

PL. XIX. A. MARZOCCHELLA

PL. XX. A. MARZOCCHELLA

PL. XXI. A. MARZOCCHELLA

PL. XXII. A. MARZOCCHELLA

PL. XXIII. A. MARZOCCHELLA

PL. XXIV. A. MARZOCCHELLA

PL. XXV. A. MARZOCCHELLA

PL. XXVI. A. MARZOCCHELLA

PL. XXVII. A. MARZOCCHELLA

PL. XXVIII. C. ALBORE LIVADIE - G. D’ALESSIO - G. MASTROLORENZO - G. ROLANDI

Fig. 1. Affioramento presso il centro abitato di Ottaviano. Sono visibili i due atti eruttivi (A e B) separati da un paleosuolo (Pa) e posti tra la formazione di Avellino (in basso) e quella di Pompei (FP).

Fig. 2. Livello piroclastico inferiore (A) in affioramento in località Spartimento (Somma-Scisciano). Il pacchetto di strati con caratteristiche strutturali simili a quello mostrato in fig. 1 ma con spessore inferiore (circa 20 cm) è separato da un livello umificato dai sottostanti prodotti costituenti la formazione di Avellino (FA).

PL. XXIX. C. ALBORE LIVADIE - G. D’ALESSIO - G. MASTROLORENZO - G. ROLANDI

Fig. 3. Lo stesso atto eruttivo mostrato nella fig. 1 come appare in località Seggiari; a letto le ”Pomici di Avellino” (FA).

Fig. 4. Cava di pozzolana in località ”Passanti” nel settore orientale del Somma-Vesuvio. È visibile la sequenza eruttiva completa dell’evento esplosivo inferiore con livelli da ”fall” e strati di ceneri pisolitiche (A). L’intera sequenza è separata attraverso un paleosuolo (Pa) dalle pomici e dai ”surge” della formazione di Pompei (FP).

PL. XXX. C. ALBORE LIVADIE - G. D’ALESSIO - G. MASTROLORENZO - G. ROLANDI

Fig. 5 a. Località ”Passanti“ (settore orientale dell’apparato).
Sono visibili i prodotti della formazione di Pompei (FP). Le grosse
ollae ben allineate, e praticamente integre, sono state salvaguardate dalla distruzione dallo stendimento di un primo manto di ”fall” nelle fasi iniziali dell’eruzione di Pompei.

Fig. 5 b. Stessa località della fig. 5a: è mostrata una parte dell’intera formazione di Pompei; sulla sinistra è visibile lo scavo archeologico.

PL. XXXI. C. ALBORE LIVADIE - G. D’ALESSIO - G. MASTROLORENZO - G. ROLANDI

Fig. 6. Curve cumulative ed istogrammi della distribuzione granulometrica dei prodotti dei diversi livelli pomicei costituenti due episodi (A e B) campionati in alcune delle località indicate nel testo. L’andamento delle curve, di tipo unimodale, (con una evidente convessità verso l’alto) è caratteristico-dei prodotti di tipo ”fall”.
Gli istogrammi della distribuzione in peso delle diverse classi granulometriche (le dimensioni in ascissa sono riportate in scala Phi; 0 Phi = 1 mm., 1 Phi = 0.5 mm.). Per i tre diversi orizzonti costituenti gli atti eruttivi A e B prelevati negli affioramenti indicati. L’unimodalità è caratteristica per i depositi di tipo ”fall”; è riportata anche la migrazione della classe modale.

PL. XXXII. C. ALBORE LIVADIE - G. D’ALESSIO - G. MASTROLORENZO - G. ROLANDI

Fig. 7. Aree di distribuzione dei prodotti delle due eruzioni protostoriche.

PL. XXXIII. J.-P. ADAM

Fig. 1 - Plan général de Pompéi - J.-P. Adam, d’après le relevé général de H. Eschebach.
Région I
1) - Maison du Cryptoportique 1,6,2
2) - Fullonica de Stephanus I,6,7
3) - Maison des Ceii I,6,15
4) - Maison du Ménandre I,10,4
Région II
5) - Maison d’Octavius Quartio, dite de Loreius Tiburtinus II,2,2
6) - Maison de Julia Félix II,4,2
7) - Amphithéâtre
8) - Grande palestre
Région III
9) - Maison de Trebius Valent III,2,1
Région V
10) - Maison des Noces d’Argent V,2,1
11) - Maison de Caecilius Iucundus V,1,26
Région VI
12) - Maison du Chirurgien VI,1,10
13) - Maison de Sallustius VI,2,4
14) - Insula d’Arriana Polliana, dite Maison de Pansa VI,6,1
15) - Maison des Dioscures Vl,9,6
16) - Maison du Faune VI,12,2
17) - Maison des Vettii VI,15,1
18) - Maison des Amours Dorés VI,16,7
19) - Château d’eau
Région VII
20) - Thermes de Stabies
21) - Boulangerie de Terentius Proculus Vll,2,3
22) - Thermes du Forum
23) - Forum
24) - Temple de Vénus
Région VIII
25) - Forum triangulaire
26) - Théâtre
27) - Odéon
Région IX
28) - Thermes du Centre IX,4, 5 et 18
29) - Maison du Centenaire IX,8,6
30) - Maison d’Obelius Firmus IX,14,4
Extra-muros
31) - Nécropole de la Porte de Notera
32) - Nécropole de la Porte d’Herculanum ou voie des tombeaux
33) - Villa de Diomède
34) - Tour de Mercure.

PL. XXXIV. J.-P. ADAM

Fig. 2. Relief votif décorant autrefois le laraire de la maison de L. Caecilius Jucundus (V, 1, 26) figurant le temple de Jupiter sur le forum et l’arc de triomphe le jouxtant, ébranlés par le séisme, tandis que les cavaliers des groupes statuaires s’efforcent désespérément de reprendre leur équilibre !

PL. XXXV. J.-P. ADAM

Fig. 3. Fissure dans un mur en opus incertum (VI, 7, 5) rebouchée avec des matériaux céramiques (briques et tuiles) et des moellons rectangulaires.

Fig. 4. Maçonneries pompéiennes.

PL. XXXVI. J.-P. ADAM

Fig. 5. Exemplaire rare de mur reconstruit presque uniquement avec des fragments de céramique de récupération (IX, 6, 3).

Fig. 6. Mur reconstruit avec un échantillonnage à peu près complet de tous les matériaux naturels et artificiels mis en oeuvre dans l’architecture pompéienne (VI, 7, 2). On y trouve : les différentes variétés de tuf du Vésuve (tuf de Nocera, pappamonte), des laves alvéolaires (cruma di lava), de la lave dure, du calcaire du Sarno, des céramiques diverses (briques, tuiles) et des bétons de sol de deux types : à éclats de céramique et à galets. L’ensemble est lié par un mortier terreux et très médiocre dans le remplissage et mieux dosé en chaux dans le parement.

Fig. 7. La partie de la façade de cette domus (IX, 5, 2) trop ruinée fut reconstruite en opus incertum à chaînes de briques (au premier plan) jusqu’à son raccord avec le secteur de mur demeuré en place mais affecté d’une gîte sensible non corrigée. La surface neuve n’avait pas reçu d’enduit.

Fig. 8. Angle et mur latéral d’une domus d’époque samnite (I, 7, 1) reconstruits en opus mixtum et en opus incertum. Sur la gauche de la porte une fissure a été bouchée avec des matériaux céramiques. Le raccord des deux maçonneries devait être assuré par un enduit non encore apposé.

PL. XXXVII. J.-P. ADAM

Fig. 9. Contreforts de briques sur les parois intérieures d’un atrium (VI, 5, 10).

Fig. 10. Mur contrefort adossé au côté méridional de la maison de Salluste (VI, 2, 4). La maçonnerie de cette adjonction fut enduite et peinte.

Fig. 11. Porte latérale des thermes de Stables (sur le côté Est) disloquée et murée. Les pilastres, fortement inclinés vers l’extérieur, n’ont pas été démontés mais ravalés.

PL. XXXVIII. J.-P. ADAM

Fig. 12. Angle sud-ouest de l’édifice d’Eumachie montrant le raccord de la façade, abattue en 62 et entièrement reconstruite en briques, avec la maçonnerie de moellons demeurée debout.

Fig. 13. Mur en « opera a telaio » à chaînes verticales de calcaire et moellons de lave remonté avec des matériaux de remploi (VI, 6, 17).

Fig. 14. Façade sur la rue de Mercure d’une vieille maison de l’époque calcaire (maison de l’ancre) dont le mur de grand appareil a été remonté avec des moellons d’opus incertum et des briques (VI, 10, 8).

PL. XXXIX. J.-P. ADAM

Fig. 15. Angle de la maison d’Orphée (VI, 14, 20) reconstruit en utilisant partiellement les blocs de calcaire d’origine et des assises de tuiles de briques.

Fig. 16. Angle reconstruit en briques et opus reticulatum à la maison du Labyrinthe (VI, 11, 10).

Fig. 17. Grand vomitoire nord de l’amphithéâtre, renforcé après 62, par des arcs doubleaux de briques. Largeur de la galerie: 4,05 m. Saillie des contreforts: 0,50 m.

PL. XL. J.-P. ADAM

Fig. 18 a. Amphithéâtre de Pompéi, vomitoire nord.

PL. XLI. J.-P. ADAM

Fig. 18 b. Amphithéâtre de Pompéi, vomitoire sud-ouest.

PL. XLII. J.-P. ADAM

Fig. 18 c. Amphithéâtre de Pompéi, vomitoire sud.

PL. XLIII. J.-P. ADAM

Fig. 19. Péristyle d’une maison de Pompéi, reconstruit (VIII, 3, 27). Au premier plan, une colonne originelle en grand appareil de tuf volcanique, puis deux colonnes en maçonnerie de moellons de lave, avec enduit, une autre colonne primitive et la dernière en opus mixtum (moellons et briques).

Fig. 20. Base d’une colonne de maçonnerie de la grande palestre redressée puis calée par une coulée de plomb, visible dans la brèche au niveau de la scotie.

Fig. 21. Emplacement d’un édifice thermal d’époque républicaine rasé jusqu’au sol après 62 et non reconstruit (VIII, 5, 36, près de l’entrée du forum triangulaire).

PL. XLIV. J.-P. ADAM

Fig. 22. Intérieur de la maison en I, 6, 13, découverte en 1929, à l’état de ruine totale et renfermant des tas de sable, de pouzzolane et de moellons récupérés.

Fig. 23. Les blocs destinés au temple de Vénus disséminés sur le chantier de taille installé autour du podium.

Fig. 24. Le stylobate, partiellement posé, du portique de la palestre aux nouveaux thermes du centre ; les dalles sont encore munies de leurs tenons de bardage. A l’arrière-plan d’autres blocs étaient en cours de taille.

PL. XLV. J.-P. ADAM

Fig. 25. Le four à chaux provisoire aménagé dans une courette de la maison de la chapelle Iliaque (I, 6, 4). Photo prise au moment de la découverte par V. Spinazzola (aujourd’hui très dégradé).

Fig. 26. L’un des trois tas de blocs de gypse déposés dans la maison de la chapelle Iliaque.

Fig. 27. Amphore emplie de chaux grasse trouvée dans une maison en cours de restauration (V, 3, 4).

Fig. 28. Chaux entreposée en vrac dans le corridor d’entrée de la maison du Moraliste (III, 4, 3).

PL. XLVI. J.-P. ADAM

Fig. 29. Peinture murale de IVe style inachevée, à la maison de la chapelle Iliaque. Travaillant sur l’enduit frais le peintre ne faisait préparer (en commençant par le haut) que la surface qu’il pouvait décorer avant l’achèvement de la prise du mortier.

Fig. 30. Façade refaite en briques, de la maison de Marcus Lucretius (IX, 3, 5). La décoration (peut-être prévue sur l’enduit) a été sacrifiée à la solidité de deux robustes contreforts.

Fig. 31. L’entrée sur la rue de l’Abondance, des praedia de Julia Felix, refaite après 62, reflète parfaitement la nouvelle mode technique et monumentale : parement de briques et colonnes d’encadrement engagées supportant un fronton (II, 4).

Fig. 32. Atrium de la maison de Caius Vibius (VII, 2, 18) totalement reconstruit après 62, en maçonnerie de briques et d’opus incertum.

PL. XLVII. J.-P. ADAM

Fig. 33. Très bel exemple de réticulé d’une façade entièrement construite après 62 en matériaux neufs (VIII, 2, 14), les moellons de tuf (8 x 8 cm.) parfaitement dressés et finement jointoyés sont limités aux angles par des chaînes de briques (porte) ou de moellons (fenêtre). On remarque les trous des boulins de l’échafaudage.

Fig. 34. Jeu de polychromie pittoresque réalisé par un maçon dans une façade réticulée (VIII, 2, 30).

Fig. 35. Les trois édifices municipaux reconstruits à l’extrémité méridionale du forum ont reçu, comme le marché de la laine et les thermes du centre, un parement de briques.

Fig. 36. Aux nouveaux thermes, dits thermes du centre, s’affirment à la fois un nouvel aspect de parement à usage systématique de briques et une nouvelle conception des thermes où l’on n’hésite plus à ouvrir de larges baies, y compris dans les salles chaudes.

PL. XLVIII. J.-P. ADAM

Fig. 37. Le temple d’Isis, le seul sanctuaire pompéien entièrement reconstruit avant 79, dut ce privilège à la générosité d’un particulier, N. Popidius Celsinus, dont le geste était rappelé par une inscription placée au-dessus de la porte de clôture. Ses parements de briques étaient totalement revêtus de stuc richement décoré.

PL. XLIX. J.-P. ADAM

Fig. 38. Exemple de maçonnerie à matériaux spécifiques sans appel au remploi : opus mixtum à assises de « tufelli » alternant avec des assises doubles de briques aux boutiques des thermes du centre (IX, 4). On remarque les fondations en moellons de lave.

Fig. 39. Façade extérieure du mur méridional du macellum à gauche de la porte. La fissure séparant les deux types de parements témoigne d’un raccord mal réalisé.

Fig. 40. Pratiquement intact (quelques brèches superficielles du couronnement restaurées) le château d’eau principal était entièrement remis en état en 79. Ce sont les pillards qui, après l’éruption, sont descendus dans les lapilli et ont arraché les pièces métalliques intérieures et les grosses canalisations de départ.

PL. L. J.-P. ADAM

Fig. 41. Canalisation de plomb de l’adduction provisoire installée le long d’un trottoir en VII, 12, 23.

Fig. 42. Tuyauterie provisoire posée en surface pendant la refection des canalisations souterraines de Pompéi après le séisme de Novembre 1980.

Fig. 43. Façade sur la rue de Stabies d’une maison d’époque samnite, à chapiteaux cubiques encadrant primitivement la porte. La hauteur des fauces d’entrée permit d’y aménager un étage en occultant une partie de la baie, tandis que le four et les meules d’une boulangerie prenaient place dans l’atrium (VIII, 4, 26).

Fig. 44. Le péristyle d’une domus, occulté au moment de sa transformation en boulangerie. Meunerie - boulangerie de Terentius Proculus (VII, 2, 3).

PL. LI. J.-P. ADAM

Fig. 45. Domus transformée en boulangerie après 62, avec un four installé dans un angle de l’atrium (V, 3, 8).

Fig. 47. Bassins à fourneaux d’une teinturerie, installés sous le portique d’une ancienne domus de la rue de Stables (VII, 2, 11).

Fig. 46. Atrium de la domus transformée en boulangerie (VI, 3, 3) (on voit les meules dans l’espace du fond), muni après 62 de quatre forts piliers de briques.

PL. LII. J.-P. ADAM

Fig. 48. La fullonica de Stephanus, aménagée dans une domus de la rue de l’Abondance, I, 6, 7 (d’après V. Spinazzola).
1 - Atrium
2 - Péristyle
3 - Bacs de foulage
4 - Bassins de rinçage
5 - Emplacement de la presse
6 - Cuisine
7 - Latrine

Fig. 49. Les bassins de la fullonica de Stephanus (I, 6, 7) entièrement achevée et alimentée en eau courante en 79. Le tuyau de plomb de l’adduction est partiellement visible sur la droite.

PL. LIII. J.-P. ADAM

Fig. 50. A : la maison du Cryptoportique. B : la maison de la chapelle Iliaque (d’après V. Spinazzola).

PL. LIV. W. JOHANNOWSKY

Fig. 1. Iscrizione frammentaria da Nuceria Alfaterna.

PL. LV. U. PAPPALARDO

Fig. 1. Carta topografica del territorio di Ercolano (= I.G.M. F. 184 II N.E. - I S.E.).

Fig. 2. Ercolano, Cava Montone, parete est (sullo sfondo la vetta del Vesuvio).

PL. LVI. U. PAPPALARDO

Fig. 3. Cava Montone, parete est, muri in crollo sotto il flusso piroclastico del 79 d.C.

Fig. 4. Cava Montone, resti di villa romana al centro della cava (veduta da ovest).

PL. LVII. U. PAPPALARDO

Fig 5. Cava Montone, villa romana, pianta (dis. A. Colantuono - R. Miele, 1984).

PL. LVIII. U. PAPPALARDO

Fig. 6. Cava Montone, villa romana, particolare della soglia.

Fig. 7. Cava Montone, villa romana, muri e fondazioni (veduta da sud).

PL. LIX. U. PAPPALARDO

Fig. 8. Cava Montone, villa romana, partic. dei rinforzi angolari dei muri (veduta da nord-est).

Fig. 9. Cava Montone, villa romana, corridoio: muri in crollo con finestre strombate.

PL. LX. U. PAPPALARDO

Fig. 10. Cava Montone, villa romana, ambiente a nord: crollo di mattoni e struttura a conci di tufo (veduta da nord).

Fig. 11. Cava Montone, tronchi di alberi carbonizzati inglobati nel flusso piroclastico del 79 d.C.

PL. LXI. A. LAGI DE CARO

Fig. 12. Ceramica a vernice nera (1 - 5); ceramica sigillata (6 - 11); ceramica comune (14 - 23); anfora (24).

PL. LXII. A. LAGI DE CARO

Fig. 13. Lucerna (Cat. n. 12).

Fig. 14. Lucerna (Cat. n. 13).

Fig. 15. Oinochoe (Cat. n. 26).

Fig. 16. Oinochoe (Cat. n. 27).

PL. LXIII. A. LAGI DE CARO

Fig. 17. Bacile (Cat. n. 28).

Fig. 18. Olletta (Cat. n. 29).

Fig. 19. Patera (Cat. n. 30).

PL. LXIV. A. LAGI DE CARO

Fig. 20. Anforetta (Cat. n. 31).

Fig. 22. Pentola (Cat. n. 33).

Fig. 21. Caldaia (Cat. n. 32).

PL. LXV. A. LAGI DE CARO

Fig. 23. Candelabro (Cat. n. 34).

Fig. 24. Candelabro. Particolare del piede (Cat. n. 34).

Fig. 25. Cornice in stucco (Cat. n. 40).

PL. LXVI. H. SIGURDSSON

Fig. 26. Stratigraphic sections in quarries at Cava Montone area.

Fig. 27. Chronology of the A.D. 79 eruption, based on correlation of events described in the letters of Pliny the Younger with the volcanic stratigraphy at Villa Regina, Boscoreale. The stratigraphic section (left) shows the thickness of the fall layers as a measure of duration. The thickness of the surge layers is omitted from this column, as surges are considered to be nearly instantaneous events.

PL. LXVII. F. WIDEMANN

Fig. 1. Amphore du type Gauloise 1 dont la production est très importante en Languedoc oriental; ne fut apparemment pas exportée vers Ostie et Rome.

Fig. 2. Amphore du type Gauloise 4. Hauteur = 0,65 m.

Fig. 3. Amphore du type Gauloise 5 retrouvée à Pompéi (réf. 14).

PL. LXVIII. F. WIDEMANN

Fig. 4. Distribution par origine des amphores des Thermes du Nageur à Ostie. D après C. Panella (réf. 15).

Fig. 5. Isopaques de l’éruption de 79 d’après Lirer et al. (réf. 20).

PL. LXIX. F. WIDEMANN

Fig. 6. Carte montrant le déplacement hypothétique du rivage maritime et du tracé du fleuve Sarno à la suite de l’éruption de 79 (réf. 22).

PL. LXX. V. SAMPAOLO

Fig. 1. Schizzo pianimetrico della Villa Romana in via Saccaccio (Nola).

PL. LXXI. V. SAMPAOLO

PL. LXXII. V. SAMPAOLO

PL. LXXIII. V. SAMPAOLO

PL. LXXIV. G. COLUCCI PESCATORI

Figg. 1 e 2. Avellino. Cava dell’Arciprete: Piatti con labbro a tesa. (Collezione privata).

Figg. 3, 4 e 5. Atripalda (Abellinum). Cava Guanci: Tazze appenniniche. (Museo Provinciale Irpino, Avellino).

PL. LXXV. G. COLUCCI PESCATORI

Fig. 6. Atripalda (Abellinum). Necropoli meridionale: Sezione II, a.

Fig. 7. Atripalda (Abellinum). Necropoli meridionale: Sezione II, b.

PL. LXXVI. G. COLUCCI PESCATORI

Fig. 8. Atripalda (Abellinum). Necropoli meridionale: Sezione II, b.

Fig. 9. Atripalda (Abellinum). Domus, atrio: saggio dei qq. E 21, 22, 23 degli ambienti di riutilizzo.

Fig. 10. Atripalda (Abellinum). Domus, peristilio: veduta dei crolli sul piano di calpestio. Si notano scheggioni di tufo accatastati in un angolo dell’ambiente.

PL. LXXVII. G. COLUCCI PESCATORI

Fig. 11. Atripalda (Abellinum). Planimetria dell’antico centro urbano.

PL. LXXVIII. G. COLUCCI PESCATORI

Fig. 12. Atripalda (Abellinum). Planimetria della Domus di tipo pompeiano; il retino evidenzia il saggio.

PL. LXXIX. G. COLUCCI PESCATORI

Fig. 13. Atripalda (Abellinum). Planimetria del saggio degli ambienti tardoantichi.

Fig. 14. Atripalda (Abellinum). Sezione stratigrafica dello stesso.

PL. LXXX. G. COLUCCI PESCATORI

Fig. 15. Atripalda (Abellinum). Domus, atrio: Prospetto-sezione della struttura muraria «tardo-antica», vista da nord.

Fig. 16. Atripalda (Abellinum). Domus, atrio: Prospetto-sezione della struttura muraria «tardo-antica», vista da sud.

PL. LXXXI. G. COLUCCI PESCATORI

Atripalda (Abellinum). La terra sigillata (A). Fig. 17, At. E 21, IV: H. 23, B; fig. 18, At. E 21, IV: 50, B; fig. 19, At. E 21, IV: H. 61, B 7; fig. 20, At. E 22, II: H. 61 B, 29; fig. 21, At. E 21 IV: H. 61, B 7; fig. 22, At. E 21, IV: H. 62; fig. 23, At. E 22, II: H, 91 D (imitazione); fig. 24, At. E 22, II: tipo «Ostia IV» fig. 61; fig. 25, At. E 23, V: H. 61,21.

PL. LXXXII. G. COLUCCI PESCATORI

Atripalda (Abellinum). Lucerna cristiana: fig. 26; Classi ceramiche «post-classiche» (A, 1-H). Fig. 27, At. E 21, IV; fig. 28, At. E 23, II; fig. 29, At. E 21, I; fig. 30, At. E 23, II; fig. 31, At. E 23, II; fig. 32, At. E 23, II; fig. 33, At. E 21, IV; fig. 34, At. E 23, II; fig. 35, At. E 22, I; fig. 36, At. E 23, II; fig. 37, At. E 21, II; fig. 38, At. E 23, II; fig. 39, At. E 22, I; fig. 40, At. E 23, II; fig. 41, At. E 22, III; fig. 42, At. E 21, IV.

PL. LXXXIII. G. COLUCCI PESCATORI

Atripalda (Abellinum). Le monete. Fig. 43, AE/4 di Valentiniano, fig. 44, AE/3 di Valentiniano II; fig. 45, AE/3 di Costanzo II; fig. 46, asse di bronzo di Massimino il Trace; fig. 47, AE/3 di Costanzo II; fig. 48, AE/3 di Costante; fig. 49, AE/3 di Costantino; fig. 50, AE/3 di Costanzo II; fig. 51, follis di Massimiano; fig. 52, AE/3 di Costanzo II; fig. 53, AE/3 di Costanzo II; fig. 54, AE/3 di Valentiniano I o Valente (?); fig. 55, AE/4 di Marciano; fig. 56, AE/4 di Vitigc (al doppio); fig. 57 a-b, T. 15, brocchetta riempita dai prodotti dell’eruzione-del 472 d.C.

PL. LXXXIV. G. BUCHNER

Fig. 1. Ischia, località Cilento (fot. G. Buchner, 1963).

Fig. 2. Ischia, località Cilento, particolare del paleosuolo.

PL. LXXXV. G. BUCHNER

Figg. 3-4. Ischia, località Cilento, ceramica neolitica dipinta, dal paleosuolo.

PL. LXXXVI. G. BUCHNER

Fig. 5. Ischia, Cava Scura (fot. G. Buchner, 1936).

PL. LXXXVII. G. BUCHNER

Fig. 6. Ischia, necropoli di S. Montano, fenditure prodotte dal terremoto. (fot. G. Buchner. 1956).

Fig. 7. Ischia, necropoli di S. Montano, fenditure prodotte dal terremoto, particolare.

PL. LXXXVIII. C. ALBORE LIVADIE

Fig. 1. Carte des principaux centres volcaniques.

Fig. 2. Localités archéologiques de la région phlégréenne citées dans l’article.

PL. LXXXIX. C. ALBORE LIVADIE

Fig. 3. Champs Phlégréens. I — Hypothétique ligne de rivage aux environs de 10.000 B.P. (successivement à la formation du “Tuf Jaune napolitain” et à l’affaissement de l’aire qui constitue le golfe de Pouzzoles). Subsidence progressive du bassin central et des édifices volcaniques (Bancs de Misène et de Penta Palummo).

PL. XC. C. ALBORE LIVADIE

Fig. 4. Champs Phlégréens. II — Hypothétique ligne de rivage entre 8.400 B.P. et 6.640 B.P.
Transgression marine dans le secteur de Pouzzoles (premier épisode marin de La Starza) ; formation de la dépression de Toiano par affaissement vulcano-tectonique; subsidence générale du bassin central (édifices volcaniques de Penta Palummo et de Misène submergés).

PL. XCI. C. ALBORE LIVADIE

Fig. 5. Champs Phlégréens. III — Hypothétique ligne de rivage entre 6.640 B.P. et 4.050 B.P. (successivement à la formation de la Grotte du Chien à Agnano et antérieurement à l’éruption du Monte Spina).
Deux épisodes de transgression marine alternés avec deux phases de régression dans le golfe de Pouzzoles. Subsidence continue du bassin central.

PL. XCII. C. ALBORE LIVADIE

Fig. 6. Localité Bellavista (Mont de Prochyda). Céramique néolithique : fragments peints et achromes de la culture du style de Serra d’Alto (1 à 11), fragments d’impasto de la culture de Diane (12 à 20). Echelle 1:3.

PL. XCIII. C. ALBORE LIVADIE

Fig. 7. Localité Bellavista (Mont de Prochyda). Industrie lithique sur obsidienne (1 à 13-18) et sur silex (14 à 17). Echelle 1:1.

PL. XCIV. C. ALBORE LIVADIE

Fig. 6 a. Localité Bellavista (Mont de Prochyda). Céramique néolithique du style de Serra d’Alto et de Diane.

Fig. 7 a. Localité Bellavista (Mont de Prochyda). Industrie lithique sur obsidienne et sur silex.

PL. XCV. C. ALBORE LIVADIE

Fig. 8. Champs Phlégréens. IV — Hypothétique ligne de rivage entre 4.050 B.P. et 2.500 B.P.
Dislocation par failles de la terrasse de La Starza et du Monte Spina. Remplissage de la dépression de Fuorigrotta par les produits du Monte Spina et de la dépression de Toiano par ceux de l’Averne. Effondrement du secteur de Lucrin à la suite de l’éruption de l’Averne (?). Extension des zones palustres. Formation d’un cordon de dunes littorales devant le Lucrin.

PL. XCVI. C. ALBORE LIVADIE

Fig. 9. Montagna Spaccata. Tasses apenniniques (1-5) et anse zoomorphe (6). Echelle 1:3.

PL. XCVII. C. ALBORE LIVADIE

Fig. 10. Montagna Spaccata. Céramique apenninique. Echelle 1:3

PL. XCVIII. C. ALBORE LIVADIE

Fig. 11. Montagna Spaccata. Fragments décorés de céramique apenninique. Echelle 1:3.

PL. XCIX. C. ALBORE LIVADIE

Fig. 12. Montagna Spaccata. Fragments de vases d’impasto grossier. Echelle 1:3.

Table des illustrations

Légende Fig. 1. Ubicazione delle sezioni stratigrafiche misurate e loro numerazione. Alcune delle sezioni descritte nel lavoro risultano esterne a questa carta e la loro approssimativa localizzazione è ricavabile dall’appendice 1.
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Légende Fig. 2. Successione stratigrafica generale delle eruzioni pliniane relative all’attività post caldera (ultimi 17.000 anni) del Vesuvio. È anche indicata la posizione stratigrafica e cronologica delle due eruzioni flegree i cui depositi sono generalmente riconoscibili nell’area vesuviana.
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Légende Fig. 3. Successione dei depositi piroclastici di caduta riferibili ad un’eruzione, probabilmente vesuviana, verificatisi circa 25.000 anni or sono («Pomici di Codola»).
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Légende Fig. 4. Successione dei depositi piroclastici riferibili all’eruzione pliniana delle «Pomici di Base», (età di circa 17.000 anni), osservabile nella cava del Lagno Amendolare (n. 38 in fig. 1).
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Légende Fig. 5. Successione dei depositi piroclastici dell’eruzione pliniana delle «Pomici Verdoline» (circa 15.000 anni b.p.) osservabile nelle cave del Lagno Amendolare (n. 8) e di Passariello, presso Pomigliano d’Arco (n. 20). 1: depositi di pomici di caduta; 2: depositi di colate piroclastiche prevalentemente cineritiche («ash flows»); 4: depositi lahar; 5, 6, 7: depositi di surges piroclastici rispettivamente a stratificazione incrociata (5), massivi (6) ed a stratificazione parallela (7).
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Légende Fig. 8. Curve isopache dei depositi di caduta dell’eruzione di Mercato. 1: curve isopache ricostruite da dati originali; 2: curve isopache riportate da Walker, 1977; 3: isoipse (solo per l’edificio Vesuviano); 4: sezioni misurate utilizzate per il disegno delle isopache (1); 5: direzione di messa in posto di alcuni depositi di surge (probabilmente riferibili ad attività di ash cloud: vedi il testo).
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Légende Fig. 6. Sezioni dei depositi di caduta dell’eruzione delle Pomici del Lagno Amendolare (circa 11.400 anni b.p.). I cerchietti aperti schematizzano la presenza di pomici chiare, i punti neri quella di lapilli e scorie scure.
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Légende Fig. 7. Sezioni scelte tra le più significative della successione piroclastica delle Pomici di Mercato (circa 7.900 anni b.p.). La distanza delle singole sezioni dal cratere centrale vesuviano è indicata in scala chilometrica. 1: depositi pomicei di caduta; 2: depositi pomicei di caduta molto ricchi in ejecta litici; 3, 4, 5: depositi di surges piroclastici rispettivamente a stratificazione incrociata (3), massivi (4), ed a stratificazione parallela (5); 6: tufi vescicolati; 7: depositi di pumice-flow; 8: depositi di ash-flow; 9: depositi di lahar; 10: numeri delle sezioni la cui ubicazione è indicata in fig. 1 ed in Appendice.
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Légende Fig. 9. Sezioni rappresentative della successione eruttiva delle Pomici di Avellino (circa 3.800 anni b.p.). 1: depositi di pomici bianche di caduta; 2: depositi di pomici grigie di caduta; 3: depositi di caduta molto ricchi in ejecta litici; 4, 5, 6: depositi di surges piroclastici rispettivamente a stratificazione incrociata (4). massivi (5) ed a stratificazione parallela (6); 7: depositi cineritici compatti probabilmente riferibili alla messa in posto di colate piroclastiche.
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Légende Fig. 10. A: Curve isopache (spessori in centimetri) dei depositi pomicei di caduta dell’eruzione di Avellino (ridisegnato da Lirer et al., 1973).B: Curve isopache (spessori in metri) dei depositi di surge piroclastico dell’eruzione di Avellino.
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Légende Fig. 11. Sezioni stratigrafiche relative all’attività del Vesuvio con età compresa tra quella delle eruzioni di Avellino e Pompei. In nero i paleosuoli con l’eventuale età 14C. Le lettere suggeriscono i possibili diversi eventi eruttivi distinguibili. La simbologia dei prodotti è la stessa di fig. 7.
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Légende Fig. 12. Sezioni stratigrafiche scelte tra le più significative della eruzione di Pompei del 79 d.C.1: depositi di caduta di pomici bianche; 2: depositi di caduta di pomici grigie; 3, 4, 5: depositi di surges piroclastici (come per fig. 7); 6: depositi di pumice-flow; 7: depositi di ash-flow; 8: depositi di lahar (tratto da Principe et al., 1982).
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Légende Fig. 13. Popolazioni granulometriche dei diversi depositi dell’eruzione di Pompei. Nei depositi di surge non sono compresi quelli con stratificazione incrociata, molto più eterogenei. I dati per i depositi di caduta (fall) sono relativi alle successioni analizzate a Pompei (sez. 27, linee tratteggiate), ed ad Oplonti (sez. 16, linee intere). Per i depositi di colata piroclastica i dati provengono dalle sezioni di Pollena (13), Oplonti, Ottaviano. Per i depositi di surge sono indicate le sezioni di provenienza.
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Légende Fig. 14. Distribuzione areale dei depositi piroclastici dell’eruzione di Pompei. A: curve isopache (spessori in cm.) dei depositi pomicei di caduta (ridisegnate da Lirer et al., 1973); B: curve isopache (spessori in m.) dei depositi di surge e di colata piroclastica (tratto da Rosi et al., 1983). I punti neri indicano le sezioni misurate utilizzate per il disegno delle isopache.
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Légende Fig. 15. Variazione temporale delle proporzioni dei diversi costituenti i depositi piroclastici durante l’eruzione di Pompei.1: pomici bianche; 2: pomici grigie; 3: litici non carbonatici; 4: litici carbonatici.
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Légende Fig. 16. Variazione degli spessori e delle facies dei depositi di colata piroclastica dell’eruzione di Pompei osservata nelle cave di Pollena. Le successioni osservate a San Sebastiano (13), Oplonti (16) e Pompei (27) sono riportate per confronto. 1: depositi pomicei di caduta; 2: depositi di pumice-flow; 3: depositi di lahar; 5, 6, 7: depositi di surges piroclastici (come fig. 5).
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Légende Fig. 17. Sezioni stratigrafiche scelte tra le più significative dei prodotti eruttati dal Vesuvio tra il 79 ed il 1631. L’ubicazione delle sezioni è indicata nel riquadro; i numeri relativi non corrispondono a quelli di fig. 1.1: depositi pomicei di caduta; 2: depositi di caduta di lapilli e scoriette nere; 3: depositi di colata piroclastica; 4: depositi di lahar; 5: paleosuoli; 6: colate laviche; 7: determinazioni 14C di età; tratto da Rosi et al., 1983.
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Légende Fig. 18. Messa a confronto dei dati stratigrafici disponibili con le notizie storiografiche (preliminarmente interpretate) relative all’attività del Vesuvio nel periodo 79-1631, (tratto da Rosi et al., 1983).
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Légende Fig. 19. (da Rosi e Santacroce, 1983, modificata e tradotta).A: Curve isopache (spessori in m.) dei depositi di caduta (1) e di colata piroclastica (2) dell’eruzione di Pollena del 472 d.C. 3: ubicazione di località in cui i prodotti di questa eruzione non si sono depositati.4: ubicazione delle sezioni misurate utilizzate per il disegno delle curve isopatiche.B: Successione degli eventi a sezione stratigrafica idealizzate dell’eruzione di Pollena. L’incremento del carattere idromagmatico dell’eruzione è marcato dall’apparizione di depositi indicativi di surges piroclastici e dall’incremento verso l’alto della successione della quantità di materiale proveniente dallo sgretolamento delle rocce del condotto e della copertura.
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Légende SARNO FOCE 83-84. SAGGIO No1. STRATIGRAFIA PARETE. Nord-Est1 humus vegetale2 cenere compatta3 lapillo grigio [472 d.c]4 sabbia + pietrisco5 humus + sabbia + pietrisco6 pietrisco + sabbia7 humus + sabbia + pomici8 pomici + sabbia + humus9 sabbia10 humus + sabbia + pomici+pietrisco11 pomici del 79 d.c.12 humus + sabbia + pietrisco13 humus + sabbia14a cenere compatta14b sabbia15 cenere antropizzata16 cenere + sabbia17 pomici di avellino18 humus + pomici** battuto 2 con copertura20 humus + pomici21 humus + pomici + pietrame22 humus + pomici23 humus + pomici24 cenere25 pomici* sabbia + pietrame26 cenere27 pomici + cenere + sabbia28 cenere29 sabbia + cenere30a pomici rimaneggiate30b pomici
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Légende I disegni di tutte le tavole sono ridotti a 1/2, tranne il n. 7 della presente tavola.
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Légende Fig. 1. Affioramento presso il centro abitato di Ottaviano. Sono visibili i due atti eruttivi (A e B) separati da un paleosuolo (Pa) e posti tra la formazione di Avellino (in basso) e quella di Pompei (FP).
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Légende Fig. 2. Livello piroclastico inferiore (A) in affioramento in località Spartimento (Somma-Scisciano). Il pacchetto di strati con caratteristiche strutturali simili a quello mostrato in fig. 1 ma con spessore inferiore (circa 20 cm) è separato da un livello umificato dai sottostanti prodotti costituenti la formazione di Avellino (FA).
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Légende Fig. 3. Lo stesso atto eruttivo mostrato nella fig. 1 come appare in località Seggiari; a letto le ”Pomici di Avellino” (FA).
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Légende Fig. 4. Cava di pozzolana in località ”Passanti” nel settore orientale del Somma-Vesuvio. È visibile la sequenza eruttiva completa dell’evento esplosivo inferiore con livelli da ”fall” e strati di ceneri pisolitiche (A). L’intera sequenza è separata attraverso un paleosuolo (Pa) dalle pomici e dai ”surge” della formazione di Pompei (FP).
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Légende Fig. 5 a. Località ”Passanti“ (settore orientale dell’apparato).Sono visibili i prodotti della formazione di Pompei (FP). Le grosse ollae ben allineate, e praticamente integre, sono state salvaguardate dalla distruzione dallo stendimento di un primo manto di ”fall” nelle fasi iniziali dell’eruzione di Pompei.
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Légende Fig. 5 b. Stessa località della fig. 5a: è mostrata una parte dell’intera formazione di Pompei; sulla sinistra è visibile lo scavo archeologico.
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Légende Fig. 6. Curve cumulative ed istogrammi della distribuzione granulometrica dei prodotti dei diversi livelli pomicei costituenti due episodi (A e B) campionati in alcune delle località indicate nel testo. L’andamento delle curve, di tipo unimodale, (con una evidente convessità verso l’alto) è caratteristico-dei prodotti di tipo ”fall”.Gli istogrammi della distribuzione in peso delle diverse classi granulometriche (le dimensioni in ascissa sono riportate in scala Phi; 0 Phi = 1 mm., 1 Phi = 0.5 mm.). Per i tre diversi orizzonti costituenti gli atti eruttivi A e B prelevati negli affioramenti indicati. L’unimodalità è caratteristica per i depositi di tipo ”fall”; è riportata anche la migrazione della classe modale.
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Légende Fig. 7. Aree di distribuzione dei prodotti delle due eruzioni protostoriche.
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Légende Fig. 1 - Plan général de Pompéi - J.-P. Adam, d’après le relevé général de H. Eschebach.Région I1) - Maison du Cryptoportique 1,6,22) - Fullonica de Stephanus I,6,73) - Maison des Ceii I,6,154) - Maison du Ménandre I,10,4Région II5) - Maison d’Octavius Quartio, dite de Loreius Tiburtinus II,2,26) - Maison de Julia Félix II,4,27) - Amphithéâtre8) - Grande palestreRégion III9) - Maison de Trebius Valent III,2,1Région V10) - Maison des Noces d’Argent V,2,111) - Maison de Caecilius Iucundus V,1,26Région VI12) - Maison du Chirurgien VI,1,1013) - Maison de Sallustius VI,2,414) - Insula d’Arriana Polliana, dite Maison de Pansa VI,6,115) - Maison des Dioscures Vl,9,616) - Maison du Faune VI,12,217) - Maison des Vettii VI,15,118) - Maison des Amours Dorés VI,16,719) - Château d’eauRégion VII20) - Thermes de Stabies21) - Boulangerie de Terentius Proculus Vll,2,322) - Thermes du Forum23) - Forum24) - Temple de VénusRégion VIII25) - Forum triangulaire26) - Théâtre27) - OdéonRégion IX28) - Thermes du Centre IX,4, 5 et 1829) - Maison du Centenaire IX,8,630) - Maison d’Obelius Firmus IX,14,4Extra-muros31) - Nécropole de la Porte de Notera32) - Nécropole de la Porte d’Herculanum ou voie des tombeaux33) - Villa de Diomède34) - Tour de Mercure.
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Légende Fig. 2. Relief votif décorant autrefois le laraire de la maison de L. Caecilius Jucundus (V, 1, 26) figurant le temple de Jupiter sur le forum et l’arc de triomphe le jouxtant, ébranlés par le séisme, tandis que les cavaliers des groupes statuaires s’efforcent désespérément de reprendre leur équilibre !
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Légende Fig. 3. Fissure dans un mur en opus incertum (VI, 7, 5) rebouchée avec des matériaux céramiques (briques et tuiles) et des moellons rectangulaires.
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Légende Fig. 4. Maçonneries pompéiennes.
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Légende Fig. 5. Exemplaire rare de mur reconstruit presque uniquement avec des fragments de céramique de récupération (IX, 6, 3).
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Légende Fig. 6. Mur reconstruit avec un échantillonnage à peu près complet de tous les matériaux naturels et artificiels mis en oeuvre dans l’architecture pompéienne (VI, 7, 2). On y trouve : les différentes variétés de tuf du Vésuve (tuf de Nocera, pappamonte), des laves alvéolaires (cruma di lava), de la lave dure, du calcaire du Sarno, des céramiques diverses (briques, tuiles) et des bétons de sol de deux types : à éclats de céramique et à galets. L’ensemble est lié par un mortier terreux et très médiocre dans le remplissage et mieux dosé en chaux dans le parement.
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Légende Fig. 7. La partie de la façade de cette domus (IX, 5, 2) trop ruinée fut reconstruite en opus incertum à chaînes de briques (au premier plan) jusqu’à son raccord avec le secteur de mur demeuré en place mais affecté d’une gîte sensible non corrigée. La surface neuve n’avait pas reçu d’enduit.
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Légende Fig. 8. Angle et mur latéral d’une domus d’époque samnite (I, 7, 1) reconstruits en opus mixtum et en opus incertum. Sur la gauche de la porte une fissure a été bouchée avec des matériaux céramiques. Le raccord des deux maçonneries devait être assuré par un enduit non encore apposé.
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Légende Fig. 9. Contreforts de briques sur les parois intérieures d’un atrium (VI, 5, 10).
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Légende Fig. 10. Mur contrefort adossé au côté méridional de la maison de Salluste (VI, 2, 4). La maçonnerie de cette adjonction fut enduite et peinte.
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Légende Fig. 11. Porte latérale des thermes de Stables (sur le côté Est) disloquée et murée. Les pilastres, fortement inclinés vers l’extérieur, n’ont pas été démontés mais ravalés.
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Légende Fig. 12. Angle sud-ouest de l’édifice d’Eumachie montrant le raccord de la façade, abattue en 62 et entièrement reconstruite en briques, avec la maçonnerie de moellons demeurée debout.
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Légende Fig. 13. Mur en « opera a telaio » à chaînes verticales de calcaire et moellons de lave remonté avec des matériaux de remploi (VI, 6, 17).
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Légende Fig. 14. Façade sur la rue de Mercure d’une vieille maison de l’époque calcaire (maison de l’ancre) dont le mur de grand appareil a été remonté avec des moellons d’opus incertum et des briques (VI, 10, 8).
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Légende Fig. 15. Angle de la maison d’Orphée (VI, 14, 20) reconstruit en utilisant partiellement les blocs de calcaire d’origine et des assises de tuiles de briques.
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Légende Fig. 16. Angle reconstruit en briques et opus reticulatum à la maison du Labyrinthe (VI, 11, 10).
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Légende Fig. 17. Grand vomitoire nord de l’amphithéâtre, renforcé après 62, par des arcs doubleaux de briques. Largeur de la galerie: 4,05 m. Saillie des contreforts: 0,50 m.
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Légende Fig. 18 a. Amphithéâtre de Pompéi, vomitoire nord.
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Légende Fig. 18 b. Amphithéâtre de Pompéi, vomitoire sud-ouest.
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Légende Fig. 18 c. Amphithéâtre de Pompéi, vomitoire sud.
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Légende Fig. 19. Péristyle d’une maison de Pompéi, reconstruit (VIII, 3, 27). Au premier plan, une colonne originelle en grand appareil de tuf volcanique, puis deux colonnes en maçonnerie de moellons de lave, avec enduit, une autre colonne primitive et la dernière en opus mixtum (moellons et briques).
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Légende Fig. 20. Base d’une colonne de maçonnerie de la grande palestre redressée puis calée par une coulée de plomb, visible dans la brèche au niveau de la scotie.
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Légende Fig. 21. Emplacement d’un édifice thermal d’époque républicaine rasé jusqu’au sol après 62 et non reconstruit (VIII, 5, 36, près de l’entrée du forum triangulaire).
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Légende Fig. 22. Intérieur de la maison en I, 6, 13, découverte en 1929, à l’état de ruine totale et renfermant des tas de sable, de pouzzolane et de moellons récupérés.
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Légende Fig. 23. Les blocs destinés au temple de Vénus disséminés sur le chantier de taille installé autour du podium.
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Légende Fig. 24. Le stylobate, partiellement posé, du portique de la palestre aux nouveaux thermes du centre ; les dalles sont encore munies de leurs tenons de bardage. A l’arrière-plan d’autres blocs étaient en cours de taille.
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Légende Fig. 25. Le four à chaux provisoire aménagé dans une courette de la maison de la chapelle Iliaque (I, 6, 4). Photo prise au moment de la découverte par V. Spinazzola (aujourd’hui très dégradé).
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Légende Fig. 26. L’un des trois tas de blocs de gypse déposés dans la maison de la chapelle Iliaque.
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Légende Fig. 27. Amphore emplie de chaux grasse trouvée dans une maison en cours de restauration (V, 3, 4).
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Légende Fig. 28. Chaux entreposée en vrac dans le corridor d’entrée de la maison du Moraliste (III, 4, 3).
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Légende Fig. 29. Peinture murale de IVe style inachevée, à la maison de la chapelle Iliaque. Travaillant sur l’enduit frais le peintre ne faisait préparer (en commençant par le haut) que la surface qu’il pouvait décorer avant l’achèvement de la prise du mortier.
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Légende Fig. 30. Façade refaite en briques, de la maison de Marcus Lucretius (IX, 3, 5). La décoration (peut-être prévue sur l’enduit) a été sacrifiée à la solidité de deux robustes contreforts.
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Légende Fig. 31. L’entrée sur la rue de l’Abondance, des praedia de Julia Felix, refaite après 62, reflète parfaitement la nouvelle mode technique et monumentale : parement de briques et colonnes d’encadrement engagées supportant un fronton (II, 4).
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Légende Fig. 32. Atrium de la maison de Caius Vibius (VII, 2, 18) totalement reconstruit après 62, en maçonnerie de briques et d’opus incertum.
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Légende Fig. 33. Très bel exemple de réticulé d’une façade entièrement construite après 62 en matériaux neufs (VIII, 2, 14), les moellons de tuf (8 x 8 cm.) parfaitement dressés et finement jointoyés sont limités aux angles par des chaînes de briques (porte) ou de moellons (fenêtre). On remarque les trous des boulins de l’échafaudage.
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Légende Fig. 34. Jeu de polychromie pittoresque réalisé par un maçon dans une façade réticulée (VIII, 2, 30).
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Légende Fig. 35. Les trois édifices municipaux reconstruits à l’extrémité méridionale du forum ont reçu, comme le marché de la laine et les thermes du centre, un parement de briques.
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Légende Fig. 36. Aux nouveaux thermes, dits thermes du centre, s’affirment à la fois un nouvel aspect de parement à usage systématique de briques et une nouvelle conception des thermes où l’on n’hésite plus à ouvrir de larges baies, y compris dans les salles chaudes.
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Légende Fig. 37. Le temple d’Isis, le seul sanctuaire pompéien entièrement reconstruit avant 79, dut ce privilège à la générosité d’un particulier, N. Popidius Celsinus, dont le geste était rappelé par une inscription placée au-dessus de la porte de clôture. Ses parements de briques étaient totalement revêtus de stuc richement décoré.
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Légende Fig. 38. Exemple de maçonnerie à matériaux spécifiques sans appel au remploi : opus mixtum à assises de « tufelli » alternant avec des assises doubles de briques aux boutiques des thermes du centre (IX, 4). On remarque les fondations en moellons de lave.
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Légende Fig. 39. Façade extérieure du mur méridional du macellum à gauche de la porte. La fissure séparant les deux types de parements témoigne d’un raccord mal réalisé.
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Légende Fig. 40. Pratiquement intact (quelques brèches superficielles du couronnement restaurées) le château d’eau principal était entièrement remis en état en 79. Ce sont les pillards qui, après l’éruption, sont descendus dans les lapilli et ont arraché les pièces métalliques intérieures et les grosses canalisations de départ.
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Légende Fig. 41. Canalisation de plomb de l’adduction provisoire installée le long d’un trottoir en VII, 12, 23.
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Légende Fig. 42. Tuyauterie provisoire posée en surface pendant la refection des canalisations souterraines de Pompéi après le séisme de Novembre 1980.
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Légende Fig. 43. Façade sur la rue de Stabies d’une maison d’époque samnite, à chapiteaux cubiques encadrant primitivement la porte. La hauteur des fauces d’entrée permit d’y aménager un étage en occultant une partie de la baie, tandis que le four et les meules d’une boulangerie prenaient place dans l’atrium (VIII, 4, 26).
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Légende Fig. 44. Le péristyle d’une domus, occulté au moment de sa transformation en boulangerie. Meunerie - boulangerie de Terentius Proculus (VII, 2, 3).
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Légende Fig. 45. Domus transformée en boulangerie après 62, avec un four installé dans un angle de l’atrium (V, 3, 8).
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Légende Fig. 47. Bassins à fourneaux d’une teinturerie, installés sous le portique d’une ancienne domus de la rue de Stables (VII, 2, 11).
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Légende Fig. 46. Atrium de la domus transformée en boulangerie (VI, 3, 3) (on voit les meules dans l’espace du fond), muni après 62 de quatre forts piliers de briques.
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Légende Fig. 48. La fullonica de Stephanus, aménagée dans une domus de la rue de l’Abondance, I, 6, 7 (d’après V. Spinazzola).1 - Atrium2 - Péristyle3 - Bacs de foulage4 - Bassins de rinçage5 - Emplacement de la presse6 - Cuisine7 - Latrine
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Légende Fig. 49. Les bassins de la fullonica de Stephanus (I, 6, 7) entièrement achevée et alimentée en eau courante en 79. Le tuyau de plomb de l’adduction est partiellement visible sur la droite.
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Légende Fig. 50. A : la maison du Cryptoportique. B : la maison de la chapelle Iliaque (d’après V. Spinazzola).
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Légende Fig. 1. Iscrizione frammentaria da Nuceria Alfaterna.
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Légende Fig. 1. Carta topografica del territorio di Ercolano (= I.G.M. F. 184 II N.E. - I S.E.).
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Légende Fig. 2. Ercolano, Cava Montone, parete est (sullo sfondo la vetta del Vesuvio).
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Légende Fig. 3. Cava Montone, parete est, muri in crollo sotto il flusso piroclastico del 79 d.C.
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Légende Fig. 4. Cava Montone, resti di villa romana al centro della cava (veduta da ovest).
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Légende Fig 5. Cava Montone, villa romana, pianta (dis. A. Colantuono - R. Miele, 1984).
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Légende Fig. 6. Cava Montone, villa romana, particolare della soglia.
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Légende Fig. 7. Cava Montone, villa romana, muri e fondazioni (veduta da sud).
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Légende Fig. 8. Cava Montone, villa romana, partic. dei rinforzi angolari dei muri (veduta da nord-est).
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Légende Fig. 9. Cava Montone, villa romana, corridoio: muri in crollo con finestre strombate.
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Légende Fig. 10. Cava Montone, villa romana, ambiente a nord: crollo di mattoni e struttura a conci di tufo (veduta da nord).
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Légende Fig. 11. Cava Montone, tronchi di alberi carbonizzati inglobati nel flusso piroclastico del 79 d.C.
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Légende Fig. 12. Ceramica a vernice nera (1 - 5); ceramica sigillata (6 - 11); ceramica comune (14 - 23); anfora (24).
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Légende Fig. 13. Lucerna (Cat. n. 12).
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Légende Fig. 14. Lucerna (Cat. n. 13).
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Légende Fig. 15. Oinochoe (Cat. n. 26).
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Légende Fig. 16. Oinochoe (Cat. n. 27).
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Légende Fig. 17. Bacile (Cat. n. 28).
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Légende Fig. 18. Olletta (Cat. n. 29).
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Légende Fig. 19. Patera (Cat. n. 30).
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Légende Fig. 20. Anforetta (Cat. n. 31).
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Légende Fig. 22. Pentola (Cat. n. 33).
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Légende Fig. 21. Caldaia (Cat. n. 32).
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Légende Fig. 23. Candelabro (Cat. n. 34).
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Légende Fig. 24. Candelabro. Particolare del piede (Cat. n. 34).
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Légende Fig. 25. Cornice in stucco (Cat. n. 40).
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Légende Fig. 26. Stratigraphic sections in quarries at Cava Montone area.
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Légende Fig. 27. Chronology of the A.D. 79 eruption, based on correlation of events described in the letters of Pliny the Younger with the volcanic stratigraphy at Villa Regina, Boscoreale. The stratigraphic section (left) shows the thickness of the fall layers as a measure of duration. The thickness of the surge layers is omitted from this column, as surges are considered to be nearly instantaneous events.
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Légende Fig. 1. Amphore du type Gauloise 1 dont la production est très importante en Languedoc oriental; ne fut apparemment pas exportée vers Ostie et Rome.
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Légende Fig. 2. Amphore du type Gauloise 4. Hauteur = 0,65 m.
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Légende Fig. 3. Amphore du type Gauloise 5 retrouvée à Pompéi (réf. 14).
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Légende Fig. 4. Distribution par origine des amphores des Thermes du Nageur à Ostie. D après C. Panella (réf. 15).
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Légende Fig. 5. Isopaques de l’éruption de 79 d’après Lirer et al. (réf. 20).
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Légende Fig. 6. Carte montrant le déplacement hypothétique du rivage maritime et du tracé du fleuve Sarno à la suite de l’éruption de 79 (réf. 22).
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Légende Fig. 1. Schizzo pianimetrico della Villa Romana in via Saccaccio (Nola).
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Légende Fig. 2.
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Légende Fig. 3.
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Légende Fig. 4.
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Légende Fig. 5.
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Légende Fig. 6.
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Légende Fig. 7.
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Légende Fig. 8.
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Légende Fig. 9.
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Légende Fig. 10.
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Légende Fig. 11.
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Légende Figg. 1 e 2. Avellino. Cava dell’Arciprete: Piatti con labbro a tesa. (Collezione privata).
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Légende Figg. 3, 4 e 5. Atripalda (Abellinum). Cava Guanci: Tazze appenniniche. (Museo Provinciale Irpino, Avellino).
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Légende Fig. 6. Atripalda (Abellinum). Necropoli meridionale: Sezione II, a.
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Légende Fig. 7. Atripalda (Abellinum). Necropoli meridionale: Sezione II, b.
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Légende Fig. 8. Atripalda (Abellinum). Necropoli meridionale: Sezione II, b.
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Légende Fig. 9. Atripalda (Abellinum). Domus, atrio: saggio dei qq. E 21, 22, 23 degli ambienti di riutilizzo.
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Légende Fig. 10. Atripalda (Abellinum). Domus, peristilio: veduta dei crolli sul piano di calpestio. Si notano scheggioni di tufo accatastati in un angolo dell’ambiente.
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Légende Fig. 11. Atripalda (Abellinum). Planimetria dell’antico centro urbano.
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Légende Fig. 12. Atripalda (Abellinum). Planimetria della Domus di tipo pompeiano; il retino evidenzia il saggio.
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Légende Fig. 13. Atripalda (Abellinum). Planimetria del saggio degli ambienti tardoantichi.
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Légende Fig. 14. Atripalda (Abellinum). Sezione stratigrafica dello stesso.
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Légende Fig. 15. Atripalda (Abellinum). Domus, atrio: Prospetto-sezione della struttura muraria «tardo-antica», vista da nord.
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Légende Fig. 16. Atripalda (Abellinum). Domus, atrio: Prospetto-sezione della struttura muraria «tardo-antica», vista da sud.
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Légende Atripalda (Abellinum). La terra sigillata (A). Fig. 17, At. E 21, IV: H. 23, B; fig. 18, At. E 21, IV: 50, B; fig. 19, At. E 21, IV: H. 61, B 7; fig. 20, At. E 22, II: H. 61 B, 29; fig. 21, At. E 21 IV: H. 61, B 7; fig. 22, At. E 21, IV: H. 62; fig. 23, At. E 22, II: H, 91 D (imitazione); fig. 24, At. E 22, II: tipo «Ostia IV» fig. 61; fig. 25, At. E 23, V: H. 61,21.
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Légende Atripalda (Abellinum). Lucerna cristiana: fig. 26; Classi ceramiche «post-classiche» (A, 1-H). Fig. 27, At. E 21, IV; fig. 28, At. E 23, II; fig. 29, At. E 21, I; fig. 30, At. E 23, II; fig. 31, At. E 23, II; fig. 32, At. E 23, II; fig. 33, At. E 21, IV; fig. 34, At. E 23, II; fig. 35, At. E 22, I; fig. 36, At. E 23, II; fig. 37, At. E 21, II; fig. 38, At. E 23, II; fig. 39, At. E 22, I; fig. 40, At. E 23, II; fig. 41, At. E 22, III; fig. 42, At. E 21, IV.
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Légende Atripalda (Abellinum). Le monete. Fig. 43, AE/4 di Valentiniano, fig. 44, AE/3 di Valentiniano II; fig. 45, AE/3 di Costanzo II; fig. 46, asse di bronzo di Massimino il Trace; fig. 47, AE/3 di Costanzo II; fig. 48, AE/3 di Costante; fig. 49, AE/3 di Costantino; fig. 50, AE/3 di Costanzo II; fig. 51, follis di Massimiano; fig. 52, AE/3 di Costanzo II; fig. 53, AE/3 di Costanzo II; fig. 54, AE/3 di Valentiniano I o Valente (?); fig. 55, AE/4 di Marciano; fig. 56, AE/4 di Vitigc (al doppio); fig. 57 a-b, T. 15, brocchetta riempita dai prodotti dell’eruzione-del 472 d.C.
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Légende Fig. 1. Ischia, località Cilento (fot. G. Buchner, 1963).
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Légende Fig. 2. Ischia, località Cilento, particolare del paleosuolo.
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Légende Figg. 3-4. Ischia, località Cilento, ceramica neolitica dipinta, dal paleosuolo.
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Légende Fig. 5. Ischia, Cava Scura (fot. G. Buchner, 1936).
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Légende Fig. 6. Ischia, necropoli di S. Montano, fenditure prodotte dal terremoto. (fot. G. Buchner. 1956).
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Légende Fig. 7. Ischia, necropoli di S. Montano, fenditure prodotte dal terremoto, particolare.
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Légende Fig. 1. Carte des principaux centres volcaniques.
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Légende Fig. 2. Localités archéologiques de la région phlégréenne citées dans l’article.
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Légende Fig. 3. Champs Phlégréens. I — Hypothétique ligne de rivage aux environs de 10.000 B.P. (successivement à la formation du “Tuf Jaune napolitain” et à l’affaissement de l’aire qui constitue le golfe de Pouzzoles). Subsidence progressive du bassin central et des édifices volcaniques (Bancs de Misène et de Penta Palummo).
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Légende Fig. 4. Champs Phlégréens. II — Hypothétique ligne de rivage entre 8.400 B.P. et 6.640 B.P.Transgression marine dans le secteur de Pouzzoles (premier épisode marin de La Starza) ; formation de la dépression de Toiano par affaissement vulcano-tectonique; subsidence générale du bassin central (édifices volcaniques de Penta Palummo et de Misène submergés).
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Légende Fig. 5. Champs Phlégréens. III — Hypothétique ligne de rivage entre 6.640 B.P. et 4.050 B.P. (successivement à la formation de la Grotte du Chien à Agnano et antérieurement à l’éruption du Monte Spina).Deux épisodes de transgression marine alternés avec deux phases de régression dans le golfe de Pouzzoles. Subsidence continue du bassin central.
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Légende Fig. 6. Localité Bellavista (Mont de Prochyda). Céramique néolithique : fragments peints et achromes de la culture du style de Serra d’Alto (1 à 11), fragments d’impasto de la culture de Diane (12 à 20). Echelle 1:3.
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Légende Fig. 7. Localité Bellavista (Mont de Prochyda). Industrie lithique sur obsidienne (1 à 13-18) et sur silex (14 à 17). Echelle 1:1.
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Légende Fig. 6 a. Localité Bellavista (Mont de Prochyda). Céramique néolithique du style de Serra d’Alto et de Diane.
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Légende Fig. 7 a. Localité Bellavista (Mont de Prochyda). Industrie lithique sur obsidienne et sur silex.
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Légende Fig. 8. Champs Phlégréens. IV — Hypothétique ligne de rivage entre 4.050 B.P. et 2.500 B.P.Dislocation par failles de la terrasse de La Starza et du Monte Spina. Remplissage de la dépression de Fuorigrotta par les produits du Monte Spina et de la dépression de Toiano par ceux de l’Averne. Effondrement du secteur de Lucrin à la suite de l’éruption de l’Averne (?). Extension des zones palustres. Formation d’un cordon de dunes littorales devant le Lucrin.
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Légende Fig. 9. Montagna Spaccata. Tasses apenniniques (1-5) et anse zoomorphe (6). Echelle 1:3.
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Légende Fig. 10. Montagna Spaccata. Céramique apenninique. Echelle 1:3
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Légende Fig. 11. Montagna Spaccata. Fragments décorés de céramique apenninique. Echelle 1:3.
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Légende Fig. 12. Montagna Spaccata. Fragments de vases d’impasto grossier. Echelle 1:3.
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© Publications du Centre Jean Bérard, 1986

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