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‘Accomodare, inquaternare, scrivere li libri’: pratiche di produzione, uso e consumo dei libri nel monastero benedettino di san Nicolò l’Arena di Catania tra 1666 e 1716

p. 169-184


Texte intégral

1. Premessa

1Per il monastero benedettino di san Nicolò l’Arena di Catania il cinquantennio 1666-1716 è contraddistinto dal susseguirsi di due gravi avvenimenti, una terrificante eruzione dell’Etna che arriva sino alla città e un disastroso terremoto che la mette in ginocchio; tuttavia, nello stesso arco di tempo, sono numerose anche le operazioni di segno positivo, relative cioè sia al consolidamento dell’edificio monastico, riedificato e ristrutturato con una più moderna organizzazione degli spazi, sia alla riscrittura della realtà culturale con un crescente movimento di scambio con la città e con la campagna circostante.

2Anche in questo caso, come ho già fatto di recente1, quello che mi interessa è comprendere che cosa si faceva nel monastero per l’incremento e la gestione della biblioteca, attraverso i passaggi relativi all’approvvigionamento dei libri (acquisti, attività di copiatura, manifattura delle legature) o della loro risistemazione quando usurati; insomma, ancora una volta ho cercato di tirare fuori dalle carte d’archivio i dati relativi a chi i libri li produceva (manoscritti o a stampa), li rilegava, li conservava in biblioteca e li dava in lettura, a chi si occupava degli acquisti o di commissionarne il restauro, chi li lasciava in eredità o li regalava, tentando, ogni qualvolta sia stato possibile, di dare un nome e un cognome, mi piacerebbe scrivere ‘un volto’, ma così non è, a chi si è occupato materialmente delle raccolte della biblioteca.

3Attraverso alcuni scavi all’interno della ricca documentazione archivistica conservata all’Archivio di Stato di Catania, nel Fondo benedettini, è stato possibile avvicinarmi alle pratiche di produzione, uso e consumo di materiali librari e archivistici all’interno del monastero catanese2.

4L’arco cronologico che ho scelto per il mio approfondimento è determinato dal fatto che non è stato possibile reperire registri contabili che riportino in forma di numeri e conti le vicende avvenute tra le mura del monastero e relative alla sua biblioteca tra l’inizio del XVII secolo e l’anno 16663; partirò dunque da questa data e mi fermerò dopo cinquant’anni, ripromettendomi di affrontare in altra sede, analiticamente, la restante parte del secolo che vede un ulteriore infervorirsi delle attività legate alla produzione, all’uso e al consumo di libri e di materiale per le esigenze sia della biblioteca sia dell’archivio monastico.

5La data del 1716, oltre a chiudere un cinquantennio, è stata posta come data di cesura perchè chiude simbolicamente la prima fase di un periodo di rinnovamento e ricostruzione successivo alla terribile eruzione del 1669 e al catastrofico terremoto del 16934.

6Analizzando i documenti del periodo in questione emerge una situazione di forte scambio tra la comunità monastica e la comunità cittadina, tra il dentro e il fuori del monastero: è possibile individuare infatti sia figure interne di monaci dediti alla gestione dell’archivio, alla manifattura di registri, all’acconciatura di libri e messali, sia figure esterne di librai, legatori e restauratori, tipografi, intermediari e commercianti di materiali vari.

7I dati che riporto di seguito sono estratti dai registri contabili del monastero, annotati al capitolo di spesa Libraria e cartolaria e a quello dello Straordinario.

8Ho scelto di riportare anche il dato economico, espresso nelle unità di misura storiche della Sicilia, onze, tarì e grani5, perché si tratta di un dato assai utile per ulteriori studi sulla storia e le caratteristiche del commercio (libraio ma non soltanto) sia tra nord e sud Italia, sia all’interno della Sicilia e della stessa città di Catania.

9Come si vedrà dalla lettura delle pagine che seguono, la maggior parte delle spese sostenute dal monastero e registrate all’interno della voce di spesa Libraria e cartolaria riguardano l’approvvigionamento di materiale per la scrittura: carta di differenti tipologie, di prima o seconda scelta, bianca o tinta, e proveniente da luoghi differenti, in fogli singoli o già predisposta in fascicoli, materiali per la manifattura dell’inchiostro metallogallico per la scrittura e colori per le miniature, materiali per il restauro e la rilegatura (pergamene, assi di legno, fili, spaghi, sete e tessuti vari) e, in non pochi casi, le commissioni per il restauro e la rilegatura a librari locali che venivano a lavorare all’interno del monastero o a stampatori incaricati anche di altre mansioni. I monaci, come si leggerà, intrattenevano rapporti con alcuni tipografi locali per la stampa di opuscoli, di immagini sacre, di inviti alla nobiltà per la partecipazione alle più importanti feste religiose, di Conclusioni di Teologia o di Logica dei monaci studiosi.

10Infine, gli acquisti di libri per la biblioteca: non sempre sono presenti autori e titoli o date di stampa, ma in ogni caso è possibile, dai dati in nostro possesso, ricostruire un’idea della tipologia degli acquisti, degli autori selezionati, delle spese sostenute per arricchire la biblioteca.

2. Gli anni 1666-1675

11Nei primi dieci anni presi in considerazione si registrano pochi eventi relativi all’acquisto di materiali per la manifattura di libri o per la stesura di documenti archivistici; i monaci tuttavia acquistano carta, inchiostro e alcuni materiali per la rilegatura che dunque, presumibilmente, veniva eseguita all’interno del monastero. Vengono acquistati anche alcuni libri ed è commissionata la stampa di opuscoli per le attività di studio dei monaci e per alcune celebrazioni liturgiche.

12Per quanto concerne le commissioni ai tipografi locali, nel mese di ottobre 1666, nello Straordinario, è registrata una spesa di quattordici tarì per mandare in stampa le Conclusioni di Logica6 e in quello seguente una spesa di cinque tarì per stampare li bollettini di frate Mariano7; non si conosce, a questa data, il nome del tipografi a cui vengono commissionati questi lavori.

13Relativamente all’approvvigionamento di materiali, tra il 1672 e il 1675 si registrano numerosi acquisti di carta e in alcuni casi si indica espressamente che essa serve per la manifattura dei giornali di cassa e delle vacchette dei conti; insieme alla carta e, in un caso specifico alla carta di Venezia, si registra una spesa di cinque tarì, nello Straordinario del giugno 1673, per l’acquisto di galla e vitriolo per l’inchiostro8.

14Nel 1674 vengono pagati otto tarì a don Pietro per maestria di libri9.

15Per quanto concerne l’acquisto di libri per arricchire il patrimonio della biblioteca, nell’arco del decennio se ne registra solo uno, nel maggio 1673, per il secondo tomo Bullaria, ossia raccolte di costituzioni pontificie, che viene pagato un’onza, un tarì e cinque grani10.

3. Gli anni 1676-1685

16Il decennio in questione vede un incremento delle voci di spesa relative agli acquisti di carta, per l’acconciatura di libri, per l’approvvigionamento di materiali per la manifattura degli inchiostri e alcune spese per acquistare libri per la biblioteca.

17Nel 1680 e nel 1681 sono registrati acquisti di carta e, nell’ottobre 1681 anche una spesa di un’onza e ventidue tarì per conza di libri.

18Nell’anno seguente, il 1682, si acquistano per un’onza alcuni libri di filosofia11, dei quali non si specifica né autore né luogo, né data di stampa e nome dell’editore.

19Nell’ottobre dell’anno seguente viene utilizzata ancora un’onza per l’acquisto di uno o due libri: Belluti resolto12 e de destra e sinistra episcopi; mentre all’interno della voce Straordinario si registra una spesa di quattordici tarì e dieci grani per i soliti materiali: galla e vitriolo per l’inchiostro13.

20L’anno seguente, il 1684, nel mese di febbraio, si spendono sei tarì per accomodare un libro della libreria e per l’acquisto di carta; ad agosto sei tarì e dieci grani per fare un libro della spesa e inquaternare una Regola14.

21Lo Straordinario registra invece, nel mese di maggio, la spesa di cinque tarì per conza delli libri del refettorio15, nel mese di luglio due tarì e quattro grani per accommodare un libro e in agosto quindici tarì e quattordici grani per due mondelle di galla per l’inchiostro e anche per il vetriolo16.

22Nel 1685 si registra solo una spesa per fattura di due libri, per i quali si spendono tre tarì; nei due anni seguenti si registrano solamente alcune spese per l’acquisto di carta.

4. Gli anni 1686-1695

23In questo decennio si intensificano gli acquisti per i materiali da utilizzare per la manifattura di inchiostri per le scritture contabili e per la manifattura di libri; anche gli acquisti di libri per la biblioteca registrano un incremento. Infine, si spendono denari per la rilegatura, per la stampa e per la rilegatura o il restauro di libri danneggiati.

24Il 1688 vede la registrazione, alla voce Libraria e cartolaria, nel mese di settembre, di una spesa per la libraria per l’acquisto degli Annali ecclesiastici et altre historie17: in tutto la spesa ammonta a un’onza e diciotto tarì.

25Alla voce Straordinario invece, nel mese di marzo si registrano spese per la stampa delle Conclusioni di Teologia (costano in tutto venti tarì, ma non si indica quanti esemplari furono commissionati dal monastero né da quale tipografo furono stampati)18; nel mese di maggio si spendono ancora un’onza e dodici tarì per stampare la Predica del p. s. Benedetto; si spende del denaro anche per acquistare carta rossa, per rilegare le prediche testè fatte stampare, per le galle, il vetriolo e tutto il necessario per la manifattura dell’inchiostro: in tutto la spesa ammonta a trentuno tarì e quattro grani19.

26Nel 1689 si registra solo l’acquisto di carta ordinaria, mentre nel 1690 oltre alla carta, che viene acquistata ancora numerose volte, si comprano venticinque libri per la biblioteca: un libro intitolato l’Atlante, per il quale si spendono un’onza e quindici tarì, altri quindici libra che non vengono meglio specificati, sei libri di rettorica e infine tre tomi di teologia che costano, in tutto, tre onze e sei tarì20.

27Nel 1691 si acquistano alcune risme di carta e si spendono ventiquattro tarì per rilegare i libri del cardinale Aguirre21; tale operazione viene portata a termine da mastro Agatino libraro; allo stesso mastro Agatino vengono pagati sei tarì nel mese di marzo per ligare cinque libri della libraria e metterci la fodera e altri ventiquattro tarì per complimento delli libri del P. Aguirrri (nella voce di spesa si fa presente che il mastro Agatino ha già ricevuto un acconto per il lavoro di rilegatura di questi esemplari).

28Alla fine dell’anno, nel mese di dicembre, si registra la spesa di cinque tarì e dieci grani per tre libri titolati Ruberto abbate per la libreria22.

29Nello stesso anno, nel capitolo di spesa Straordinario, si registra una uscita di due onze e quattro tarì per il tipografo al quale era stata commissionata la stampa delle Conclusioni di Teologia, che vengono pagate a sedici tarì il foglio, per un totale di due onze e quattro tarì23; allo stesso si versano ancora un’onza e diciannove tarì per l’ordinario fatto da padre d. Camillo per carta e per regalo24; infine un’ultima voce di spesa riguarda due tarì di vetriolo per la manifattura dell’inchiostro metallogallico.

30Numerose e diversificate sono le spese fatte nell’anno seguente: si acquistano carta ordinaria e carta rossa, zagarella, cartone, taffità per coprire otto Conclusioni, galle per l’inchiostro.

31A uno o più tipografi è commissionata la stampa di vari opuscoli: un’onza e dieci tarì per le Conclusioni di Teologia del d. Nicolò Maria di Catania e per la dedicatoria delle Conclusioni; inoltre ad uno dei tipografi si versano sette onze per stampare l’ordinario di tre anni e per l’acquisto di carta, per il tramite del padre d. Camillo. Anche al libraro si paga la carta, in tutto otto quinterni di carta rossa, taffetà e raso per rivestire altre Conclusioni, spago e cartone25.

32Nello stesso anno, infine, i monaci procedono all’acquisto di libri per la biblioteca del monastero: a febbraio spendono cinque tarì e dieci grani ancora per compra di tre libri intitulati Roberto abbate e dieci tarì e dieci grani per due libri di santi benedettini.

33Interessante risulta l’indicazione della spesa di quindici tarì per fare inquaternare quattro libra della libraria alla Padoana26: è il primo caso trovato sino ad ora, infatti, in cui si trova una indicazione precisa sulla tipologia di intervento richiesto al mastro legatore.

34Nel 1693 si acquista per tre tarì un libro delli decreti che si devono leggere; ancora si paga il tipografo per pubblicare sei fogli di Conclusioni di tutta la filosofia, a tarì 15 lo foglio; ulteriori spese riguardano l’acquisto di carta, colori per tingere le carte, taffetà, spago e cartoncino (cartonello) per rivestire le Conclusioni. Allo stesso, nel mese di settembre, vengono pagati quattro tarì per due pergamene da utilizzare per la manifattura del libro mastro, del libro di cassa e della vacchetta dei conti, che vengono anche rilegati e rigati; queste ultime due spese, la rilegatura e la rigatura, costano al monastero cinque tarì.

35Nel 1694 si palesa il nome di uno dei librai presso i quali si acquista il suddetto materiale; si tratta di Mario Rossitto, al quale si pagano, in aprile, un’onza, diciannove tarì e dieci grani per tre mazzi di carta bianca, nel mese di maggio tre tarì e sedici grani per carta tagliata e paulina e cartone per il libro del choro e ligatura di detto, oltre a otto quinterni di carta di scrivere, e infine, nel mese di settembre, due mazzi di carta bianca27.

36L’anno successivo viene commissionato e acquistato taffetà per le rilegature e si paga la stampa delle figure del santo Chiodo28, oltre a due libri ligati, per una spesa complessiva di tre tarì e dieci grani; si spendono cinque tarì e dieci grani per acquistare carta tagliata, per libri incaternati e missale; si acquista ancora carta reale e disegni, e paulina e carta tagliata.

37Nel mese di maggio, per cinque tarì e dieci grani, si stampa il bollettino del defunto d. Guglielmo, mentre nel mese di novembre è registrata una spesa di tre tarì per nolo delli libri venuti da Palermo alla libreria per messe.

38Infine si acquistano quaranta pergamene per li libri del choro a cinque tarì l’una e, alla fine dell’anno, si spendono ancora un tarì e dodici grani per la colla, il cinabro, il fiele e il fumo, tutti materiali da utilizzare, con ogni probabilità, per la manifattura e il restauro dei libri liturgici che venivano utilizzati durante le celebrazioni liturgiche e custoditi nella sacrestia29 . Molto interessante, a questo proposito, segnalare la presenza di alcuni codici di canto liturgico tuttora conservati presso il fondo “dei corali” delle Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero”, databili al XVIII secolo o che riportano sottoscrizioni precise; tra questi il codice con segnatura 8, un Salterio-Innario membranaceo di 117 cc. (dimensioni massime mm 652 × 506), con testo a piena pagina, scrittura gotica in inchiostro nero con titoli e rubriche in rosso, alcune iniziali miniate prevalentemente in inchiostro rosso e blu, redatto presumibilmente da tre mani diverse. Il codice reca la data 1697 sulla prima carta e, in fine, il colophon con un epigramma indirizzato all’abbate di san Nicola e la sottoscrizione del presbitero Romualdo da Catania, che dichiara di essere il copista, e la data MDCXCII.

5. Gli anni 1696-1705

39Nello Straordinario dell’agosto 1696 si registra una spesa di sette tarì e dieci grani per un mondello di galla per l’inchiostro, un tarì per un mazzo di penne e tre tarì e dieci grani per cinaprio, ed altro per libri del choro faciendi30.

40Nel 1697, in aprile, si pagano tre tarì al libraro per la manifattura di un libro di conti e per l’acquisto di cartone; si acquistano ancora materiali per la manifattura dei libri del choro, per i quali si affrontano spese ancora nel mese di agosto, a favore di d. Bernardo.

41Nel mese di ottobre dello stesso anno, forse a chiusura di un periodo di lavoro impegnativo, si pagano quattro onze a d. Giovanni di Piazza per la fatiga prestata per li libri del choro per regalo di spese varie31. Alla fine dell’anno si spendono un tarì e due grani per materie prime per l’inchiostro: cinaprio e gomma per libri.

42Lo Straordinario del 1698 vede la registrazione della spesa di cinque tarì e dieci grani per fumo, minio, verderame ed altro per li libri del choro; e, sempre per i libri liturgici, ancora sei tarì e sedici grani per cinniretta, cinaprio, ed altro. Si tratta di una serie elementi di grande importanza dai quali si evince chiaramente che era in corso all’interno del monastero (in un luogo non ancora identificato) e che dura per alcuni anni almeno, la manifattura di libri liturgici secondo abitudini e stilemi, sia nella composizione delle carte, sia nella legatura, tardo medievali, pur in assenza della necessaria maestranza; questi libri liturgici sono tuttora presenti in biblioteca, in alcuni casi recentemente sottoposti a interventi di restauro.

43Nel 1698 si registra un’ultima spesa relativamente a materiali librari o attività connesse con i libri: nel mese di marzo si spendono quattro tarì per il bollettino stampato per l’invito della nobiltà nel giorno del P. san Benedetto32. Anche in questo caso siamo in presenza di una documentazione che ci parla delle attività che si svolgevano all’interno del monastero ma, soprattutto, direi, dei rapporti che la comunità monastica teneva con la comunità cittadina, in questo caso con la nobiltà catanese invitata ufficialmente, per mezzo di un bollettino stampato, a prendere parte alle celebrazioni per la festa di san Benedetto.

44Nel mese di ottobre 1698 si spendono dodici tarì per un libro per la libraria e nel mese di dicembre si palesa il nome di un tipografo; a Paolo Bisagni33 infatti si commissionano e si pagano, a tredici tarì al foglio, cinque fogli dell’ordinario che vengono pagati in tutto due onze e cinque tarì.

45Si spendono inoltre dodici tarì e otto grani per la legatura di libri appena stampati e sei tarì e due grani per cartone e filo, ma non è chiaro dalle registrazioni archivistiche se questi lavoro sono commissionati e pagati ancora a Bisagni.

46Nel gennaio del 1700 si registra una spesa per tre libri per l’archivio, cioè 2 parghemene e maestria di legatura; nel mese di maggio si paga Paolo Bisagni per 300 Conclusioni: a lui vengono corrisposti sedici tarì per la stampa e ventiquattro tarì per quattro dedicatorie, infine dieci tarì per la legatura delle Conclusioni, alcune delle quali vengono fatte rivestire in seta.

47Nel mese di luglio si spendono denari per acquisti e trasporto di carta; a settembre si commissiona la stampa di 400 figure del Santo Chiodo di carta.

48Nello stesso mese di luglio si acquista per tre tarì una tavola di legno per i libri del coro e si commissiona a mastro Francesco Ansaldo la manifattura e rilegaturura di due libri nuovi per il coro: in tutto per lui onze 1 e tarì 18. A questi denari si aggiungono, ed ecco emergere il dato interessante relativo ai danni causati dal recente terremoto, tarì 8 […] per commodarne un altro, raccasato dal terremoto con cacci e colla.

49Nel mese di ottobre si spendono quattro tarì per far rilegare un libro della biblioteca e sempre per la rilegatura si spendono dodici tarì nell’ultimo mese dell’anno: per ligatura, coperta e doratura di 2 missali […] per la sacristia; si corrispondono inoltre diciotto tarì al librario per conza di 3 missali per la sacristia. L’anno si chiude con una spesa di sei tarì per l’acquisto di un breviario per il coro.

50Nel febbraio del 1701 i registri dei conti segnano una spesa di quattro tarì per la rilegatura di due libri della biblioteca; nel mese di aprile ancora ventotto tarì per la rilegatura e la manifattura delle coperte di alcuni libri della biblioteca, sei tarì per l’acquisto di carta e ancora quattordici tarì per conza d’altri 5 libri della libraria.

51Nel mese di maggio si registrano spese per acquisti di libri; in tutto diciannove onze e dodici grani per compra del Barbosa, Annali cistercensi34, Murga35, […], Diana36 ed altri libri per la libraria37. Tredici tarì si spendono per la rilegatura di cinque libri di cui non si forniscono dati. Nel mese di agosto si acquista cartone per la libraria e si danno tre onze e ventotto grani al librario per compra delli libri di detta.

52Nel 1702 si acquistano pergamene per la biblioteca, ben 40 rotuli di pergamene che vengono pagate sei onze e verosimilmente servono per l’operazione di manifattura dei libri di canto liturgico38; si acquistano per un’onza e sei tarì libri non meglio specificati, carta inviata da Genova e da Venezia e 4 dozzane di pelli per le coverte di libri per la libraria, pelli che vengono pagate a tre tarì e quindici grani la dozzana.

53Ancora nei mesi di aprile, maggio e giugno si acquistano materiali per la manifattura di libri: tarì 10, grana 10 per 1 di filo bianco per la libraria; onza 1 tarì 27 per 4 dozzane di pelli per coverte di libri per la libraria; colla per la libraria, tarì 8 per seta per detta, tarì 3 per arsenico e allume per detta.

54Ad agosto p. Nicolò riceve sedici onze per aver acquistato alcuni libri per la biblioteca, anche qui senza indicazioni relative agli autori o ai titoli, e due onze e ventotto tarì vengono pagati al libraro per conza delli libri.

55A settembre si acquistano quattro tomi della Vita della B. V. per la libraria e nel mese di novembre e poi a dicembre si registrano due pagamenti al libraio di tre onze e due tarì per le quarantasei giornate spese per conciare li libri della libreria.

56Nel 1703 continuano ancora le spese destinate al librario per conza delli libri della libraria39; nel mese di marzo viene acquistata l’opera di Beda, per la quale si spendono sette onze e sei tarì; si spendono ancora tre onze e dieci tarì per un lavoro di rilegatura di libri della biblioteca che durano venticinque giorni. I lavori di manifattura dei libri continuano nei mesi a venire: a giugno infatti si spendono tre tarì per acquistare due pelli da utilizzare per rivestire alcuni libri, oltre a carta per la biblioteca.

57Nel mese di settembre si acquistano alcuni libri per tre onze e quattordici tarì e il libro dei cento discorsi e delle cinque novene.

58Nel mese di ottobre si pagano due onze e quattordici tarì a mastro Matteo Giunta libraro per giorni 21 in settembre fatti da esso, e giorni 16 suo figlio a conzare la libraria; si registra ancora la spesa per acquisto di carta reale per il libro mastro, di un mazzo di carta per i libri dei conti e di cartoni per la biblioteca. Allo stesso Matteo Giunta vengono dati ancora un’onza e dodici tarì per ventidue giorni durante i quali si è occupato di conzare li libri della libraria40.

59Il 1704 vede ancora spese ordinarie di carta e pergamena e, nel mese di febbraio, una spesa di otto tarì per l’acquisto di un volume di cui non si forniscono i dati.

60Nel 1705 si registra, in aprile, un consistente acqusito di libri, per i quali si spendono tarì 9 per nolo di libri venuti da Roma per la libraria. L’anno 1706 vede la registrazione di spese per acquisto di carta e solo un’onza, sei tarì e dieci grani per l’acquisto di un libro: la filosofia del Gossenda per la libreria.

6. Gli anni 1706-1716

61In questi anni si nota un incremento sia degli acquisti per la biblioteca sia della stampa di materiali autoprodotti e di manifattura di registri per l’archivio.

62Nel 1707 a Placido Arena vengono pagati undici onze e diciotto tarì per una cassa di carta proveniente da Venezia e pagata a tarì 4 grana 10 lo mazzo; a Gregorio compratore si pagano invece otto onze, venticinque tarì e tre grani per due mazzi di carta di straccio41. Matteo Giunta viene invece ricompensato per aver confezionato un libro mastro di carta reale con rigatura delle carte e coperta in piena pergamena.

63Nel 1708 vengono spesi ventidue tarì e dieci grani per 2 libri comprati per la controversia della Concetione Ss.ma per la libraria42; nel mese di ottobre si acquista, per venti tarì, un libro intitolato Sanctuarium Leonardi Matthai de Utino per servizio della libraria43 e, nel mese di dicembre, si registra la spesa di sette tarì per compra d’un libro intitolato l’Anno sacro per servizio della biblioteca.

64Nel 1709, nel mese di aprile, si pagano otto tarì a mastro Geronimo per […] le figure di Catania l’Antica; nel mese di settembre a Matteo Giunta vengono pagati un’onza e ventuno tarì per concia delli libri della libraria e nel mese di ottobre viene acquistato il quarto tomo dell’Italia sagra; infine ventotto tarì vengono spesi per restaurare un libro e acquistarne un altro di cui non si forniscono indicazioni bibliografiche.

65Nello Straordinario dello stesso anno si registrano solo due spese, una in aprile, quando per ligatura e zagarelle delle Conclusioni, vengono corrisposti un’onza e dodici tarì a Matteo Giunta libraro, l’altra a giugno quando si pagano due tarì per regalo al libraro per averci fatto ricuperare 4 libri della libraria.

66Nel 1710, alla voce Libraria e cartularia, si registrano alcune spese per il restauro di un libro prestato dal canonico Roccaforte; per questo e per altri volumi vengono acquistate tre pergamene; nello stesso mese di febbraio si spendono anche ventiquattro tarì per le figure di Catania l’antica per la libraria, che vengono versate a mastro Girolamo il quale, per la stessa commissione, era già stato pagato quasi due anni prima44. Nel mese di settembre si spendono tre onze e ventisei tarì per copia delle Massime del p. Morabito, per l’acquisto di pergamena e per il lavoro di legatoria. Al maestro Matteo Giunta vengono versati quattro tarì per il lavoro di rilegatura del secondo tomo di Catania antica e per la manifattura di registri e vacchette di conti per l’archivio45.

67Nel 1711 lo stesso maestro Matteo viene incaricato di inquinternare 14 libri di scritture sfuse nell’archivio: gli vengono pagate le giornate di lavoro nonché cinque tarì per il filo, quattro tarì per il cartone, un’onza e cinque tarì per la pelle, ventuno tarì per le pergamene, dieci tarì per la cordella rossa46. Continua regolarmente, durante i mesi dell’anno, l’acquisto di carta ordinaria.

68Nel 1713 si pagano quattro onze e quindici tarì a Giuseppe Mazza per ventisette mazzi di carta di straccio pigliata in quest’anno […], dato che fa emergere il pagamento complessivo di quanto ordinato durante tutti i mesi precedenti.

69Nel 1714 si pagano sedici tarì e cinque grani a Domenico Sapuppo per mazzi 24 di carta di scrivere […] inclusa la carta delle Conclusioni47.

70Infine, e con questo chiudiamo il nostro excursus nei libri contabili dei monaci benedettini catanesi, nel 1716 si registra la spesa di tre tarì per concia di libri nella libraria.

7. Conclusioni

71Emerge dunque, a ben vedere, uno spaccato interessante della vita monastica e delle attività che ruotavano intorno all’archivio e alla biblioteca.

72Librai, legatori, tipografi, maestranze di varia provenienza, erano le figure alle quali venivano commissionati lavori vari, non ultimi i restauri dei libri più usati – e dunque usurati – o danneggiati dal terremoto, come avviene nel luglio del 1700.

73Emergono una serie di dati che arricchiscono la nostra conoscenza delle attività svolte all’interno del monastero (sino ad oggi era pressochè ignota l’attività di manifattura di libri), e delle figure di uomimi – tipografi o librai, per esempio – che in gran parte rimangono ancora ignote e per le quali necessitiamo di maggiori dati e tempi più lunghi per le ricerche, insieme, certamente, a una dose di fortuna.

74Offrono inoltre materia per ulteriori riflessioni e spunti per nuove ricerche (soprattutto perchè gli esemplari sono oggi molto rari da reperire) le notizie relative alla pubblicazione di opuscoli di natura effimera e d’occasione, come gli inviti alla nobiltà per la festa del santo Chiodo, pressochè assenti dalle nostre biblioteche. Anche questi elementi a stampa infatti ci permettono di comprendere le dinamiche che legavano i vertici delle istituzioni religiose e civili, nonchè le modalità di condivisione degli eventi e delle feste con tutta la comunità cittadina, partecipe a ogni evento con i suoi membri, ciascuno secondo il proprio status sociale.

Notes de bas de page

1 Cfr. Inserra S. (2018), Per libri e per scritture: note di spesa dall’archivio del monastero benedettino di Catania negl anni 1734-1736 in Per libri e per scritture. Contributi alla storia del libro e delle biblioteche nell’Italia meridionale tra XVI e XVIII secolo, a cura di Simona Inserra, Milano, Ledizioni, p. 151-165.

2 Per la redazione del presente contributo è stata consultata la documentazione archivistica conservata all’Archivio di Stato di Catania (da ora in avanti ACS), all’interno del Fondo benedettini. Si ringrazia per la cortese collaborazione la dott.ssa Anna Maria Iozzia, direttore dell’Archivio di Stato di Catania, il personale della sala di lettura e i distributori, la dott.ssa Francesca Aiello che ha dato un prezioso contributo al reperimento delle notizie indicate di seguito.

3 Al di là dei registri contabili, esistono numerosi documenti per il periodo che precede il 1666. Per i documenti delle Corporazioni Religiose soppresse di Catania si veda NIGRO G. (1961), “Gli atti delle corporazioni religiose soppresse versati nel 1957 all’Archivio di Stato di Catania”, RAS, 21: 225-238; per l’inventario dei documenti dei benedettini di Santa Maria di Licodia e San Nicolò l’Arena, cfr. Villarosa M. N. Inventario dei Padri benedettini disponibile alla URL: http://www.ascatania.beniculturali.it/index.php?it/164/il-monastero-di-santa-maria-di-licodia-e-san-nicol-larena.

4 Cfr. relativamente all’eruzione del 1669: Tedeschi Paternò T. (1669), Breve ragguaglio degl’incendi di Mongibello avvenuti in quest’anno 1669, Longo, Napoli e Ferrara F. (1818), Descrizione dell’Etna con la storia delle eruzioni [...], Lorenzo Dato, Palermo; sul terremoto cfr.: Caruso, G. B. (1716), Memorie istoriche di quanto è accaduto in Sicilia dal tempo de’ suoi primieri abitatori sino alla coronazione del re Vittorio Amedeo […], Cichè, Palermo; Mongitore A. (1742-1743), Della Sicilia ricercata nelle cose più memorabili […], Valenza, Palermo; Amico V. (1740-1746), Catana illustrata, sive sacra, et civilis urbis Catanae historia […], Simone Trento, Catania. Inoltre si approfondiscano le questioni con la lettura di Calogero, S. M. (2014), Il Monastero catanese di San Nicolò l’Arena: dalla posa della prima pietra alla confisca post-unitaria, Agorà, Catania.

5 Le unità di misura della valuta furono in Sicilia le onze, i tarì, i carlini, i grani e i piccioli; nei registri benedettini troviamo indicazioni in onze, tarì e grani. Nel 1861 un’onza siciliana corrispondeva a tre ducati napoletani e a 12,75 lire piemontesi. Cfr. Afan De Rivera, C. (1840), Tavole di riduzione de pesi e delle misure della Sicilia citeriore in quelli statuti della legge de 6 aprile del 1840, Napoli, dalla Stamperia e Cartiera del Fibreno; Bursotti, G. (1841), Biblioteca di commercio, Napoli, Caro Batelli & c.

6 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 777, c. 82r.

7 Ibidem.

8 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 779, c. 71r. Le noci di galla e il vetriolo, insieme all’acqua e alla gomma arabica, in alcuni casi con l’aggiunta di vino o aceto, sono le materie prime indispensabili per la manifattura dell’inchiostro metallogallico che per secoli viene realizzato in proprio e periodicamente, secondo necessità, e utilizzato per scritture private e nell’ambito della produzione archivistica. Dell’inchiostro sono note diverse ricette alcune delle quali riportate anche all’interno di ricettari a uso medicinale; cfr. a titolo di esempio, Cennini C. (1993), Il libro dell’arte, a cura di F. Brunello, Vicenza, Neri Pozza. Informazioni utili sulla storia, la manifattura e i problemi connessi alla conservazione di materiali vergati con inchiostro metallogallico sono disponibili all’interno del The Iron Gall Ink Website a partire dalla URL: < https://irongallink.org/igi_indexeb94.html>.

9 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 777, c. 49r.

10 I Bullaria sono raccolte di costituzioni pontificie comprese nelle diverse parti del Corpus iuris canonici. Nel 1673 a Lione, i tipografi Laurent Arnaud e Pierre Borde, stampano il Magnum Bullarium Romanum a B. Leone Magno usque ad S. D. N. Clementem 10. Opus absolutissimum Laertii Cherubino monacho Cassinensi, novissime vero a RR. PP. Angelo a Lantusca et Ioanne Paulo a Roma in cinque tomi. ASC, Fondo benedettini, n. di corda 777, c. 82r.

11 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 783, c. 55r.

12 Non è chiaro quale sia il libro in questione; potrebbe però trattarsi di una indicazione che andava ad abbreviare un titolo più complesso, operazione assai frequente in questa e in altre circostanze, e pertanto il nostro archivista potrebbe aver fatto riferimento al volume Moralium opusculorum miscellaneo apparatu atque resolutionum authore adm. r.p.m. Bonauentura Belluto catanensi ... Liber posthumus. In quo ea omnia continetur, quae in dies suborta ... stampato tra l’altro proprio a Catania dal Bisagni nel 1679 (IT\ICCU\CAGE\016470). Bonaventura Belluti (Catania 1600-1676) fu studente di filosofia e teologia a Roma, nel collegio di s. Bonaventura, all’interno convento romano dei XII Apostoli. Da allora e per diversi anni collaborò con il p. Bartolomeo Mastrio da Meldola, con il quale scrisse alcuni trattati. Rientrato a Catania nel 1645, ebbe parte attiva nella vita ecclesiastica locale e fu consultore e censore per l’Inquisizione. Cfr. Vasoli, C. (1966), Belluti, Bonaventura in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Treccani, v. 8, ora disponibile alla URL: <http://www.treccani.it/enciclopedia/bonaventura-belluti_(Dizionario-Biografico)/>.

13 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 779, c. 71r.

14 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 784, c. 59r.

15 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 784, c. 91v.

16 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 784, c. 92v.

17 Per quanto riguarda gli Annali, potrebbe trattarsi degli Annali ecclesiastici tratti da quelli del cardinal Baronio per Odorico Rinaldi Trivigiano prete della Congregazione dell’Oratorio di Roma, stampati a Roma negli anni ’80 del XVII secolo, in due parti (due tomi per ogni parte). ASC, Fondo benedettini, n. di corda 791, c. 49r.

18 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 787, c. 57v.

19 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 787, cc. 58v e 59r.

20 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 791, c. 49r.

21 Si tratta delle opere del benedettino spagnolo José Sáenz de Aguirre (1630-1699), professore di retorica e letteratura, nominato cardinale nel 1686, membro del Sant’Uffizio dal 1687. Cfr. SCHWEDT, Herman H. (2017), Die Römische Inquisition. Kardinäle und konsultoren 1601 bis 1700, Herder, Freiburg, pp. 531-533. Il cardinale Aguirre è autore delle seguenti opere: Ludi Salmanticenses, sive theologia florentula (Salamanca, 1667); Praelectio temporalis ad cathedram philosophiae moralis promerendam in Salmanticensi Academia: praemisse sorte in caput quartum libri octavi Ethicorum Aristotelis ad Nicomachum (Salamanca, 1675); Philosophia rationalis novantiqua, sive disputationes selectae in logicam et metaphysicam Aristotelis (Salamanca, 1675); In metaphysicam et praedicamenta Aristotelis, disputationes selectae (Salamanca, 1675); De virtutibus et vitiis disputationes ethicæ, in quibus accurate disseritur quidquid fere spectat ad philosophiam moralem, ab Aristotele traditam Decem libris ethicorum ad Nicomachum (Salamanca, 1677); Sancti Anselmi archiepiscopi Cantuariensis theologia, commentariis et disputationibus tum dogmaticis tum scholasticis illustrate, in tre volumi, (Salamanca, 1678, 1681 e Roma 1688, 1690); Auctoritas infallibilis et summa cathedra Sancti Petri, extra et supra concilia quaelibet atque in totam Ecclesiam, denuo stabilita, sive defensio cathedrae adversus declarationem nomine illustrissimi Cleri Gallicani editam Parisiis (Salamanca, 1683); Notitia conciliorum Hispaniae, atque novi orbis, epistolarum decretalium, et aliorum monumentorum sacrae antiquitatis, ... quorum editio paratur Salmanticae, cum notis & dissertationibus (Salamanca 1686); De sacrosancto trinitatis mysterio lacinia contra Socinianos: admonitiones quaedam, seu prolegomena huic posteriori editioni addita [1688?]; Dissertationes duae eminentissimi cardinalis De Aguirre de disciplian ecclesiae. tum veteri tum moderna, circa laicos et clericos in crimen lapsos [1694]; Synopsis Collectionis maximae Conciliorum omnium Hispaniae, et novi orbis: epistolarumque decretalium celebriorum, necnon plurium monumentorum veterum ad illam spectanti, praesertim difficilium inventu, aut nunquam antea editorum (Roma, 1695); Viator christianus in patriam tendens per motus anagogicos (Roma, 1698; Napoli, 1699, poi pubblicato in traduzione italiana a Viterbo nel 1714 da Giulio de Giuli).

22 Non è stato possibile individuare un titolo coerente con quanto indicato dall’archivista nel documento.

23 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 793, c. 123r.

24 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 793, c. 126v.

25 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 794, cc. 117v e 140v; n. di corda 795, c. 224r.

26 Per quanto concerne la legatura alla padoana, potrebbe trattarsi di quanto indicato da MACCHI, F. e L. (2002), Dizionario illustrato della legatura, Milano, Ed. Sylvestre Bonnard, p. 346, alla voce Padovane, legature: «A differenza di Venezia, città in cui le legature in genere erano lussuosamente decorate, Padova si caratterizza per le legature di minor pregio destinate a ricoprire la restante, enorme produzione libraria della Serenissima. Tipicamente padovane sono le legature architettoniche tardo quattrocentesche, ornate a secco, raffiguranti un portale ad ogiva, che simboleggia l’introduzione all’argomento trattato dal libro. Le legature padovane del XV secolo sono di aspetto piuttosto rustico, decorate con grandi ferri di influsso gotico tedesco: rosette, bastoncini, barrette e la cornice a losanga che si inserisce fra il motivo centrale e la cornice rettangolare esterna. […] Nel Seicento vengono prodotte a Padova legature vistosamente decorate in oro o in tessuto ricamato che rivestono i diplomi di laurea rilasciati dalla locale Università […]»; a proposito di questa tipologia di legatura, ma riferito a un lasso di tempo precedente a quello di cui ci stiamo occupando, cfr. HOBSON, A. (1999), Bookbinding in Padua in the fifteenth century in Incunabula: studies in fifteenth century printed books presented to Lotte Hellinga, London, British Library, p. 389-421.

27 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 795, c. 188r; n. di corda 796, c. 305r.

28 Sulla festa del santo Chiodo, cfr. MILAZZO V. (2013), Il culto del santo Chiodo a Catania in Come a Gerusalemme a cura di Anna Benvenuti e Pierantonio Piatti, Firenze, Sismel, Edizioni del Galluzzo, p. 887-907. Si tratta di una festa oggi dimenticata «ma che ebbe grande rilievo nella vita religiosa e civile della società catanese indissolubilmente legata, fin dalle sue origini, ai benedettini di San Nicolò l’Arena» (Milazzo, p. 886). Cfr. anche NASELLI C. (1955-1956), La festa del santo Chiodo nel Monastero dei benedettini di Catania, «Archivio storico per la Sicilia Orientale», 51-52: 47-60. ASC, Fondo benedettini, n. di corda 796, c. 369r.

29 A tal proposito mi sia concesso rinviare a Inserra, S. (2015) ‘Se sono morti ditegli un requiem’. Pratiche di restauro librario presso il Monastero benedettino di san Nicolò l’Arena di Catania intorno al XIX secolo in I Beni Bibliografici nelle strategie dei fondi europei. Atti del convegno a cura di A. Campagnolo, L. Catalano, R. C. Giordano, G. Lo Piccolo, Palermo, Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, p. 153-159; in questo contributo ho messo in luce le attività di manifattura di codici liturgici secondo abitudini appartenenti ai secolo precedenti, ancora per tutto il XIX secolo; i monaci benedettini catanesi infatti, come emerge dalla documentazione archivistica consultata e relativa ai secoli dal XVII al XIX, e come risulta anche dalle sottoscrizioni apposte ai codici stessi, acquistavano pergamene, materiali per la rilegatura (legno, spago, collanti) e materiali per gli inchiostri e riproducevano codici manoscritti secondo gli usi dei secoli precedenti, ma con risultati di gran lunga inferiori sia a livello strutturale sia a livello estetico. A proposito dei libri liturgici del monastero benedettino catanese, cfr. LO COCO, G. (2017), I libri di canto litugico del monastero benedettino di san Nicola l’Arena. Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero” di Catania, Messina, EDAS, nel quale sono accuratamente descritti i libri di canto liturgico del fondo benedettino delle Biblioteche Riunite, datati tra XVI e XIX secolo, per la maggior parte membranacei e realizzati secondo differenti livelli di maestria. Cfr. anche la descrizione fattane da MARULLO, I. (2018), I libri di canto liturgico del fondo benedettino delle Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero” di Catania in Per libri e per scritture: contributi alla storia del libro e delle biblioteche nell’Italia meridionale tra XVI e XVIII secolo, a cura di S. Inserra, Milano, Ledizioni, p. 105-126.

30 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 796, c. 538r.

31 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 797, c. 383r.

32 Senz’altro interessante l’emergere di questi dati e delle notizie intorno a questi opuscoli che oggi sono per lo più dispersi, ma che sono significativi per comprendere l’importanza delle feste liturgiche e i rapporti di potere tra nobili ed ecclesiastici nella società catanese. ASC, Fondo benedettini, n. di corda 797, c. 375r.

33 Paolo Bisagni, tipografo attivo prima a Messina poi a Catania; dai dati SBN risulta aver stampato a Messina tra il 1665 e il 1676 e a Catania tra il 1679 e il 1794; poi dal 1736 sino al 1769 si registrano altre opere edite a Catania ma non si menziona più il nome di Paolo e si indica la stamperia del Bisagni o typis Bisagni. La prima opera nota, quella stampata a Messina nel 1665, autore Antonino Mirello e Mora, è La fama oratrice per la morte di d. Giovanni Vintimiglia cavalier della Stella de conti di Vintimiglia, un opuscoletto di 16 carte in formato in ottavo, di cui oggi sono noti rarissimi esemplari (uno alla Biblioteca Centrale della Regione Siciliana “Alberto Bombace”, l’altro alla Biblioteca Civica Aprosiana di Ventimiglia. Per questo e per i dati che seguono: ASC, Fondo benedettini, n. di corda 872.

34 Dovrebbe trattarsi dei volumi Cistercensium seu verius ecclesiasticorum annalium a condito cistercio, tomus primus [-quartus] …, auctore frate Angelo Manrique Burgensi …, Lugduni, sumpt. Haered. G. Boissat et Laurent. Anisson, 1642-1659.

35 Pedro de Murga è stato un benedettino spagnolo, autore di alcune opere: Tractatus de beneficiis ecclesiasticis … Lugduni, sumptibus Joannis Maffre bibliopole bayonensis, 1684; Opera canonica et moralia … , Lucernae, apud Iohan. Bottiger, 1684, in più volumi.

36 Antonino Diana (Palermo 1585- Roma 1663) è autore di Summa Diana … opera omnia septem partis comprehensa, …, Venetiis, apud Baba, 1653.

37 Agostino Barbosa (1590-1649), teologo portoghese, è stato autore di numerosi libri; alcuni esemplari ancora oggi si trovano nella biblioteca benedettina, ma, in mancanza di altri dati oltre quello del nome dell’autore non è ovviamente possibile capire a quale faccia riferimento il nostro archivista; si tratta degli esemplari seguenti: Tractatus de canonici et dignitatibus aliisque inferioribus beneficiariis cathedralium et collegiatarum ecclesiarum, eorumque officio tam in choro, quam in capitulo… Lugduni, sumptibus Laurentii Durand et Laurentii Arnaud, 1641, alla collocazione Civ. 2. 4. B. 112; Collectanea doctorum qui suis in operibus Concilii Tridentini loca referentes, illorum materiam incidenter tractarunt, et varias quaestiones in foro ecclesiastico versantibus maxime utiles, et necessarias, deciderunt… Venetiis, apud Paulum Baleonium, 1643, con collocazione Civ. 2. 1. C. 12; Summa apostolicarum decisionum, extra ius commune vagantium, quae ex variis approbatissimorum doctorum libris hucusque impressis et ad calcem uniscuiusuqe allegatis eorum. Venetiis, apud Paulum Baleonium, 1646, con collocazione: Civ. 1. 40. B. 10; Summa apostolicarum decisionum extra ius commune vagantium … Lugduni, sumptibus Philippi Borde, Laurentii Arnaud et Claudii Rigaud, 1658, con collocazione Civ. 2. B. 38; Pastoralis solicitudinis sive De officio et potestate parochi tripartita descriptio, Lugduni, sumptibus Philippi Borde, Laurentii Arnaud, Petri Borde et Guill. Barbier, 1665, in due volumi, alle collocazioni Civ. 2. 4. B. 114-115 e Civ. 2. 4. B. 113; Collectanea doctorum tam veterum quam recentiorum in ius pontificium universum …, Lugduni, sumpsit Petri Borde et Joanne et Petri Arnaud, 1688, in 6 volumi, alle collocazioni Civ. 6. 4. D. 1-6; Collectanea in codicem Iustiniani, ex doctoris tum priscis tum neotericis ..., Lugduni, sumptibus Laurentii Arnaud, Petri Borde, Joannis et Petri Arnaud, 1679, in due volumi, alle collocazioni Civ. 6. 4. D. 17-18; Praxis exigendi pensiones adversus calumniantes et differentes illas solvere…, Lugduni, sumptibus Laurentii Arnaud, Petri Borde, Joannis et Petri Arnaud, 1679, in due volumi, con collocazione Civ. 6. 4. D. 13-14; Pastoralis solicitudinis sive De officio et potestate episcopi tripartita descriptio…, Lugduni, sumptibus Petri Borde, Joannis et Petri Arnaud, 1698, in due volumi con collocazione Civ. 6. 4. D. 11-12); Iuris ecclesiastici universi libri tres, Lugduni, sumptibus Petri Borde, Joannis et Petri Arnoud, 1699, due volumi con collocazione Civ. 6. 4. D. 15-16.

38 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 799, c. 161r.

39 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 801, c. 159r.

40 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 801, cc. 159r-160r.

41 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 802, c. 144r-v.

42 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 802, c. 144v.

43 Si tratta del libro di Leonardo Mattei da Udine, Sanctuarium, hoc est Sermones panegyrici in solemnitates … Venetiis, ex typogaphia Petri Antonii Brigonci, 1692.

44 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 803, c. 183r-v.

45 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 803, c. 183v.

46 ASC, Fondo benedettini, 804, c. 183r.

47 ASC, Fondo benedettini, n. di corda 805, c. 138r.

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