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Le biblioteche circolanti liguri
Note per un approfondimento genovese
p. 37-57
Texte intégral
Lode dunque a tutti coloro che in Italia con nobile zelo s’adoperano a diffondere il libro, questo fattore vero ed unico della civiltà e del progresso; essi hanno bene meritato della patria, e la storia, la vera storia, quella cioè che non espone solo le grandi ambizioni o i grandi delitti degli uomini, ma registra eziandio le virtù modeste le buone azioni dei cittadini serberà memoria di loro.
(Eugenio Bianchi, Il Monitore, 7, a. 3, 27 luglio 1869)
1. Premessa
1Il contributo qui proposto si basa sulla consultazione di alcuni numeri di un periodico, Il Monitore, stampato a Genova, supplemento del Giornale delle biblioteche1. Entrambe le testate erano state fondate e dirette da Eugenio Bianchi, il quale ricopriva anche l’incarico di caporedattore e compilatore delle notizie. L’indagine è stata supportata da una serie di opuscoli, anch’essi pubblicati a Genova, parte delle “Miscellanee liguri”, serie di collocazione della Biblioteca universitaria di Genova.
2A partire da questi strumenti bibliografici, l’intento è stato quello di ripercorrere la gestazione, e quindi la costituzione, delle biblioteche circolanti in ambito genovese. Di un paio di esse sono stati rinvenuti anche i cataloghi bibliografici e gli elenchi dei donatori che, almeno in una fase iniziale, hanno contribuito significativamente all’implementazione delle raccolte librarie.
3Si tratta di uno spaccato di storia moderna che testimonia gli sforzi e le attenzioni profuse a sostegno dell’eduzione popolare da parte di una società in ampio rinnovamento politico. I moti risorgimentali avevano sollecitato in molti patrioti un anelito di rinnovamento volto anche a sostenere l’istruzione di quelle fasce di popolazione rimaste analfabete e costrette a lavori umili e pesanti. La volontà di questi intellettuali, spesso appartenenti alle classi più abbienti e significativamente coinvolti nei tentativi libertari di metà Ottocento, era quello di offrire a fanciulli, operai e donne la possibilità di affiancare allo studio serale la fruizione di libri: corrispondendo una cifra minima mensile, i soci delle biblioteche circolanti potevano prendere in prestito e consultare i volumi. Strumento quindi di democratizzazione a largo spettro, questa tipologia di istituzione si propose come strumento di penetrazione culturale nelle classi operaie insinuando, su impulso delle varie associazioni che le promuovevano, un cambiamento sociale epocale.
4Le biblioteche circolanti spesso sopperiscono alla mancanza di biblioteche territoriali soddisfacenti ma, in altri casi, si affiancano e coadiuvano biblioteche civiche preesistenti o in fase di costituzione.
5Si assiste, negli anni che vanno dal 1850 alla fine dell’Ottocento, a un fiorire multiforme di iniziative volte a fornire materiale di studio di qualità a basso costo2.
6Tra i propugnatori delle biblioteche circolanti in ambito genovese sicuramente Eugenio Bianchi gioca un ruolo cruciale, grazie alla sua attività di pubblicista. Già nel n. 1 del suo Giornale3 perora la causa delle biblioteche orientando il periodico ad una trattazione delle stesse in una sezione specifica della pubblicazione4: «delle varie parti in cui il nostro foglio è diviso, una ne vogliam consacrata distintamente all’importantissimo tema delle Biblioteche popolari». Nella breve nota Bianchi esprime un parere definitivo in merito alle biblioteche istituzionali «le grandi Biblioteche, ossia le Biblioteche universali e classiche, saranno sempre (e debbono esserlo) il patrimonio di pochi, di coloro cioè che attendono ai più gravi e difficili studi, ma le biblioteche popolari soltanto potranno servire al vero uso e vantaggio del popolo». In esse egli vede l’unico strumento utile per scongiurare l’analfabetismo e l’incultura dilaganti nel Regno d’Italia: «Scuole e Biblioteche, ecco la summa de’ nostri bisogni».
7Le analisi presentate da Bianchi partono quasi sempre da valutazioni d’insieme che guardano anche al contesto europeo evidenziando il ritardo italiano: «In Italia non vi sono Cento comuni che posseggano una collezione di libri che per floridezza di stato, per opportunità di studii, per solidità di condizioni, meriti veramente il nome di Biblioteca popolare Circolante»5. Il compilatore ravvisa nell’indole italiana il problema di tale ritardo, non quindi imputabile alle istituzioni, ma bensì alla mancanza di iniziativa privata, poiché Bianchi sostiene che il governo abbia l’obbligo di fondare le biblioteche «stabili e classiche, ma quanto alle Circolanti, esso deve bene promuoverle coi consigli, incoraggiarle coi premii, agevolarne e moltiplicarne le forze coi doni, ma la sua azione legittima non deve andare più in là. Lo stesso dicasi dei municipii».
8Lo zelo di Bianchi nel difendere le biblioteche circolanti è tale che in un editoriale si scaglia addirittura contro «gli avversari delle Biblioteche popolari circolanti»6, senza citarne i nomi, ma riferendosi a chi, in buona fede o meno, si auspicava che tali istituzioni non progredissero. In particolare, evidenzia la presenza di persone contrarie ai doni, perché nei libri regalati ravvisava la presenza di volumi che, eventualmente, potevano definirsi “cattivi”.
9Il dibattito sui libri “utili” è particolarmente sentito se Bianchi nell’articolo sopracitato si trova a specificare «in tutte le Biblioteche Circolanti d’Europa, ed anche in quelle d’Italia, si è adottata la massima che non debbono essere posti in circolazione se non che i libri utili in ogni maniera di Scienze, Lettere ed Arti».
10Probabilmente Bianchi si trova coinvolto, insieme agli altri fondatori genovesi, in una querelle dai toni precisi se sottolinea «ridicola accusa che voi movete, dicendo che il nostro popolo leggerà adesso le Avventure di Guerrin Meschino e la Storia della Bella Magalona7, lasciando ai topi le nostre grandi Opere Classiche».
11Il Giornale8 si trova così, per voce di Giovanni Du Jardin, ad elencare alcuni titoli “adatti per una biblioteca popolare”: «le cinque lezioni sulla Teoria dinamica del calore e sulle sue applicazioni del compianto Prof. Carlo Matteucci, quelle sulla Pila di Volta e sue applicazioni del medesimo» e così via, enumerando anche le Due lezioni sulla fermentazione di Piria, L’occhio di Ricardo Secondi, Il mare e l’aria di Lessona9, più una serie di consigli giuridici, quindi i racconti e le novelle di Pietro Thouar, Giulio Carcano, Ignazio Cantù, e i più famosi classici di Manzoni e altri.
12Sulle letture dilettevoli proposte alle biblioteche circolanti si sofferma anche Pertica nell’opuscolo Le biblioteche popolari circolanti spiegate al popolo […] del 1869 dove, alle pagine 10 e 11, elenca alcuni autori stranieri i cui volumi – di trattazione geografici e scientifica – risultavano convenevoli e necessari per le istituzioni, denunciando fra l’altro la scarsità di riferimenti italiani in ambito scientifico.
13Analoga riflessione viene fatta da Du Jardin nel suo discorso inaugurale della biblioteca circolante di Genova del 1869: una serie di nomi e di titoli che potrebbero riuscire utili ed edificanti che in parte si sovrappongono a quelli suggeriti da Pertica. Du Jardin torna anche sui libri perniciosi, riproponendo un dibattito che trova i costituenti del Comitato ligure tutti schierati contro un attacco alle biblioteche circolanti che faccia leva sulla dotazione di volumi inadatti alle masse.
14L’oratore ribadisce la presenza di Commissioni interne alle biblioteche atte all’epurazione di quei materiali donati inadatti. Quale fosse il tono della censura non è dato definirlo, ma di certo l’anelito che muove i fondatori è innanzitutto di fornire materiale che consenta ai soci di procurarsi a poco prezzo libri di approfondimento scientifico e di intrattenimento. In Liguria, nel 1873, il consiglio provinciale scolastico aveva addirittura approvato un catalogo di libri «da mandarsi a tutti i Comuni per eccitarli a fondare le Biblioteche popolari»10.
15In ambito genovese, l’impulso per la costituzione delle biblioteche circolanti era stato dato dal Comitato Ligure per l’educazione del popolo e dalla Società dei bibliofili. Il Comitato aveva propugnato sia la creazione di scuole serali e festive, sia il sostegno con doni delle biblioteche circolanti. Il discorso più generale nel quale si innervava la riflessione dei promotori delle biblioteche circolanti andava ricercato nello stato di abbandono dei fanciulli in età prescolare e nell’ignoranza degli adulti che, per motivi lavorativi, non si erano accostati alle scuole secondarie e non avevano la possibilità, per questioni economiche, di istruirsi liberamente.
16Un sunto dell’operato del Comitato ligure per l’educazione del popolo è fornito nel 1870 da Teppati11 che, nell’opuscolo a sua firma12, ripercorre le tappe della costituzione della biblioteca circolante di Genova e le ragioni che indussero il Comitato promotore a muoversi in tal senso. Le parole di Ludovico Teppati ricalcano ampiamente gli articoli di Eugenio Bianchi apparsi su il Giornale delle biblioteche e su Il Monitore, e attingono anche a piene mani ai discorsi di Du Jardin e Celesia proferiti in occasione dell’inaugurazione genovese della biblioteca circolante.
17All’inizio, l’accoglienza da parte dei Comuni liguri verso gli sforzi degli zelanti promotori, fu piuttosto tiepida, così come sul territorio nazionale: Bianchi, ancora nel 187313, si trova a constatare che di significativi progressi in ambito italiano non si poteva parlare. Tuttavia, con l’affermarsi di alcune realtà genovesi, nel corso degli anni Settanta dell’Ottocento qualcosa, almeno in ambito ligure, comincia a muoversi. Addirittura nel 1873 il prefetto Colucci dirama, tramite il Giornale, il “Regolamento per le biblioteche popolari nei comuni rurali” nel quale si ribadisce che in ogni comune della provincia verrà istituita una biblioteca circolante. Il Regolamento entra anche nel merito di come conservare i volumi, della gerenza della biblioteca e di altre annotazioni pratiche da modificarsi a seconda delle necessità e disponibilità del singolo comune. La pubblicazione è preceduta da una lettera del prefetto a cui avrebbe dovuto seguire anche una Circolare contente l’elenco dei libri da raccomandarsi: «il Consiglio provinciale Scolastico, come va certo che Governo e Provincia vorranno secondare con validi sussidi questa novella istituzione»14.
18Come anticipato, un valido supporto per comprendere cosa fossero e come si articolassero le biblioteche popolari circolanti in Italia è offerto da Il monitore delle biblioteche popolari circolanti nei comuni del Regno d’Italia15. La pubblicazione, sostenuta dalla Società italiana dei bibliofili, è proposta dalla direzione del Giornale delle biblioteche16 – come supplemento allo stesso – edito a Genova. Il periodico, mensile, veniva fornito gratuitamente a tutte le biblioteche circolanti d’Italia e a tutti i membri della Società dei bibliofili. L’organo serviva anche da cassa di risonanza non solo per delineare le specificità delle biblioteche circolanti – che, nel giro di pochi anni, sorsero e prosperarono sul territorio italiano -, ma anche per descrivere l’andamento di un processo culturale che sembra, nel volgere di poco tempo, costituire un riferimento importantissimo a livello territoriale. Lo testimoniano non solo i pronunciamenti ufficiali del Ministero dell’istruzione pubblica, ma anche il numero crescente di biblioteche circolanti – circa 300 nel luglio del 1869 – presentate mensilmente dal compilatore de Il Monitore17: «mediante l’opera intelligente e concorde de’ Ministri, de’ Prefetti, de’ Sindaci, de’ Delegati scolastici, e di tanti egregi privati cittadini, ben possiamo dire che ogni giorno che passa segna un nuovo trionfo della causa delle Biblioteche popolari in Italia».
19Eugenio Bianchi auspica addirittura, sulla scia dello zelo dimostrato dalle istituzioni, «che come ogni Comune d’Italia ha la sua scuola, così ogni Comune d’Italia deve pur avere la sua Biblioteca popolare Circolante».
20L’anelito che muoveva i singoli promotori delle biblioteche circolanti era quello di volere un Paese più istruito e colto: «l’Italia non sarà mai né veramente libera, né forte, né ricca, finché tutti i suoi figli, raggiunta la debita età, non sappiano leggere e scrivere, e insieme a ciò non abbiano libri buoni a leggere. Per questo fine ci vogliono scuole e biblioteche, biblioteche e scuole».
21Il nesso scuola/biblioteca è più volte riproposto come un binomio inscindibile per i fautori e promotori delle biblioteche circolanti «senza scuole, non si formerebbero Biblioteche popolari; ma senza Biblioteche popolari sarebbe imperfetta, manchevole, fugacissima l’azione delle pubbliche scuole»18.
22Ma cos’erano e come si articolavano le biblioteche circolanti? Troviamo la risposta su Il Monitore del 28 gennaio 186919 in un articolo a guisa di intervista siglato da Bianchi. In esso vengono definite le istruzioni sulle biblioteche circolanti nelle quali si definisce che cosa esse siano: «sono istituzioni filantropiche che consistono propriamente in una collezione di libri utili destinati a circolare nel seno delle botteghe, degli opificii, delle famiglie»; come si costituiscono: «si formano mediante le generose oblazioni dei privati, dei Corpi morali e del Governo, e per mezzo delle tenui quote mensili che pagano i Socii della Biblioteca Circolante»; dove vengono ospitate: «generalmente […] i Municipii […] si può scegliere nel locale stesso delle Scuole di cui ogni Comune è fornito, e non sarà necessaria che la spesa lievissima di qualche scansia»; chi svolge funzione di bibliotecario: «per turno i cittadini di buona volontà che consacrano qualche ora del giorno nell’ordinare i libri donati o comprati, nel farne un catalogo alfabetico, nel consegnarli ai socii che li richiedono […]. Nei Comuni più piccoli i maestri elementari potrebbero esercitare per turno l’ufficio di bibliotecari»; l’entità della quota associativa: «è sempre assai leggera e sta tra i 20, 30 e 50 centesimi al mese»; i vantaggi relativi all’iscrizione: «con pochi centesimi al mese e talvolta senza alcuna spesa il socio può ritirare dalla Biblioteca e leggere tranquillamente a casa un numero grande di libri che se fosse costretto a comperare gli costerebbero centinaia e centinaia di franchi»; e la loro ricaduta sociale: «sono utili per tutti e anche pei ricchi e i letterati se si rifletta che tutti i buoni libri non si possono comprare né possedere da tutti; ma lo sono specialmente per gli Operai che non possono frequentare le biblioteche stabili delle Città, e per tutti i meno agiati abitanti dei Comuni».
23L’articolo si chiude con un monito rivolto ai sindaci e ai componenti delle giunte municipali: «riconoscere che le Biblioteche Circolanti sono una delle più belle e più utili istituzioni che sieno mai state proposte ed attuate presso i popoli civili; che non presentano né grandi spese, né grandi difficoltà […] e dopo ciò non dovrebbero tardare un istante a proporle e ad aprirle nel proprio Comune».
24Le “Istruzioni” vengono riproposte su Il Monitore ancora nel 187020. In undici punti Eugenio Bianchi ribadisce alcuni aspetti per la fondazione e l’ordinamento delle biblioteche: l’articolo IV ribadisce l’utilità che biblioteche e scuole lavorino in sinergia; il funzionamento è tratteggiato nell’articolo VI nel quale si specificano con chiarezza i passi da muovere per l’approvvigionamento di volumi e la localizzazione degli spazi deputati ad ospitare l’istituto; la definizione dello Statuto invece è abbozzata nell’articolo IX offrendo un orientamento per le nuove costituzioni.
25L’interesse istituzionale verso le biblioteche circolanti è attestata dalla Circolare n. 245 del Ministero dell’Istruzione pubblica, diramata il 10 giugno 1869 e pubblicata il 20 giugno 1869 su Il Monitore21. Nel documento si ribadisce il conferimento di un premio «a quelle Biblioteche popolari che si segnaleranno nel promuovere le buone letture», ribadendo quanto enunciato nella Circolare n. 219 del 30 marzo 1868 inviata a tutti i Presidenti dei consigli provinciali scolastici del Regno. Il Ministero invita quindi «la S.V. illustrissima a volersi informare con ogni sollecitudine e minutamente dello stato di quelle [le biblioteche circolanti] che esistono in cotesta provincia e dei benefici che recano».
26Si aggiunga quindi la circolare firmata dal Prefetto di Genova, nonché Presidente del Consiglio provinciale scolastico Carlo Mayr, datata 5 ottobre 1869 nella quale si sottolinea l’importanza delle biblioteche circolanti come mezzo di diffusione del libro che «prosegue l’opera rigeneratrice della Scuola». Mayr si era già espresso a favore di tali istituzioni; infatti, Bianchi, in una nota apparsa sul suo Giornale22 riporta che «in un recente discorso […] ha propugnato nobilmente la causa delle Biblioteche Circolanti», incitando a diffondere nei comuni liguri l’istituzione.
2. La biblioteca circolante di Genova
27Nel 186923 Valentino Teppati, direttore delle scuole tecniche civiche di Santa Maria dei Servi, viene eletto bibliotecario onorario della biblioteca circolante genovese.
28Teppati si era prodigato fin dalla nascita della biblioteca come estensore del catalogo dei libri e alla distribuzione dei medesimi24. Un sunto delle tappe che portarono alla costituzione delle biblioteche circolanti di Genova si ha nei numeri 20, 21 e 22 dell’a. 4 del Giornale, in cui Bianchi ripercorre i momenti salienti:
- Il 6 dicembre 1868 Emanuele Celesia, Presidente del Comitato ligure per l’educazione del popolo, ravvisa la mancanza a Genova di una biblioteca circolante. Si costituisce quindi una Commissione ad hoc, formata da Gerolamo Da Passano, Giovanni Du Jardin e Domenico Pertica.
- La Commissione sigla un Regolamento a cui debba attenersi la biblioteca circolante nel quale si definisce la sede, la quota sociale, il quantitativo di volumi che si possono prendere in prestito, etc.
- La direzione delle biblioteche popolari circolanti istituite dal Comitato ligure viene affidata a Valentino Teppati.
- Il 21 marzo 1869 si inaugura al Teatro Carlo Felice la biblioteca circolante della lanterna (Commissione per l’inaugurazione composta da Celesia, Du Jardin, Teppati, Pertica).
- Gli alunni della Scuola tecnica serale di Santa Maria dei Servi devolvono il loro deposito annuale a favore della nascente biblioteca.
- A dicembre 1870 gli iscritti si attestano sulle 412 unità, più che altro operai, seguiti da studenti, quindi da militari.
29Il regolamento25 completo della biblioteca è dello stesso 1869:
1. La Biblioteca è stabilita in una delle sale della Scuola Tecnica Orientale in Santa Maria dei Servi. 2. Chi desidera farsi iscrivere come lettore, deve per la prima volta presentarsi in persona, salvo a mandare poi un membro della sua famiglia a cercar libri in suo nome. 3. Ognuno facendosi iscrivere riceve, previo sborso di cent. 10 mensili, una carta di lettore senza la cui presentazione nessun libro potrà essergli dato. 4. I lettori sono pregati a non lasciare i libri fra le mani dei bambini e di non piegare i fogli per segnare la pagina ove sono rimasti a leggere26. 5. Non si possono prestare più di due volumi alla volta ed è vietato ai lettori di scambiarsi fra di loro i libri che ad essi furono confidati. 6. La carta di lettore sarà ritirata a chiunque non terrà colla debita cura i libri della Biblioteca o non li restituirà regolarmente al termine di quattro settimane al più tardi. 7. Prima che gli si ritiri la carta di lettore potrà essere condannato a vantaggio della biblioteca ad una multa di cent. 10, da esigersi come deposito al momento della iscrizione, così per avere restituito troppo tardi i libri come anche per non averli tenuti con la debita cura. 8. La biblioteca è aperta dalle ore 6 alle ore 10 di ogni giorno, e alla domenica dalle 9 alle 11 antimeridiane”27.
30Parte di tale regolamento viene pubblicato in apertura in un breve pamphlet del 186928: rispetto al testo circolato su Il Monitore vi sono differenze nel numero degli articoli (8 per Il Monitore, 5 per l’opuscolo nel quale vengono saltati gli articoli 4, 5 e 7).
31I firmatari, facenti parte della Commissione per la biblioteca circolante, sono Celesia, Du Jardin, Da Passano, Pertica, Teppati e Bianchi. È Domenico Pertica a firmare il breve testo di sedici pagine pubblicato in occasione dell’inaugurazione della prima biblioteca popolare circolante genovese. Anche lui ribadisce la complementarietà fra biblioteche circolanti e scuola, oltre a ribadire la finalità delle biblioteche circolanti come mezzo di educazione di massa «veramente nazionale e patriottica»29 come riscatto delle cosiddette classi inferiori, prevalentemente l’operaia. Le biblioteche circolanti «patrimonio di tutti i cittadini, che col solo aiuto del libro che circola, raffermano e mantengono la preziosa alleanza della scuola colla famiglia, della cattedra con l’officina e con la casa dell’operaio»30. In apertura del pamphlet Pertica tenta una breve storia delle biblioteche circolanti31 sostenendo come esse fossero già particolarmente diffuse in Francia, Inghilterra e Germania e sostenendo che nel 1869 già più di cento, oltre ad una serie di biblioteche minori, erano andate costituendosi sul territorio nazionale32. Il discorso fa riferimento anche alle dotazioni delle biblioteche circolanti, alla mancanza di intellettuali «eletti scrittori, apostoli dell’umanità, che penetrati dall’amore della Patria, e della civile missione delle lettere, diano alle loro opere una impronta esclusivamente morale ed educativa»33, e sostiene inoltre «novità si vuole, freschezza di dire, corretta e festevole eleganza, comune intento e profondo senso morale in chi assume per mezzo del libro la delicata e nobile missione di educatore del popolo»34 centrando ancora una volta l’attenzione su, e invocando la partecipazione di uomini illuminati che comprendano la necessità di democratizzare la cultura partendo appunto dalle biblioteche circolanti.
32Pertica sottolinea altresì le innegabili e sensibili differenze fra biblioteche circolanti e biblioteche ordinarie, inserendo alcuni concetti biblioteconomici volti a meglio descrivere il contenitore che, negli anni ’60 dell’Ottocento, si tentava faticosamente di proporre come ausilio all’istruzione delle masse:
ognun vede come scarso frutto potrebbe ritrarsi dal voler sostituire all’originario concetto delle Biblioteche Popolari, il puerile e meschino ripiego della trasformazione delle Biblioteche ordinarie in circolanti […]. Nelle Biblioteche ordinarie stabili v’hanno infatti letture, opere scientifiche e romanzi che, o immorali nello scopo, o scorrette pel dettato, o troppo sublimi nel concetto sarebbero un molto cattivo dono nelle mani del popolo; la circolazione in allora equivarrebbe a rapida diffusione dell’immoralità o dell’ignoranza, o, alla men trista, di un inutile beneficio35.
33A questo punto Pertica stabilisce i parametri che fanno della biblioteca circolante l’istituzione civilizzatrice a cui ambiscono i suoi fondatori: «in ciò sta appunto la missione civilizzatrice della vera Biblioteca Circolante che, indefessa nell’agire e nel diffondere gli utili veri, e la morale coltura, nel moto trova la sua legge e la forza, nella sua suppellettile educativa e scientifica la sua ragione d’essere»36. È indubbio che i promotori delle biblioteche circolanti credessero ciecamente e con trasporto alle istituzioni che andavano formando, tesi suffragata dall’esternazione di Pertica: «grande e potente istituzione! Chi può dire ove ella si arresterà, e quale pacifica rivoluzione sia per apportare nella tendenza degli studi, e nella letteratura nostrana»37.
3. L’inaugurazione della Biblioteca38
34Con una breve nota apparsa su Il Monitore39 del 29 dicembre 1868 si dava conto che la sera del 20 dicembre 1868 veniva ufficialmente aperta una biblioteca circolante per cura del Comitato ligure dell’Associazione italiana per l’Educazione del popolo.
35La stanza individuata dal sindaco Podestà per ospitare i copiosi libri pervenuti per donazione era stata indicata nelle scuole civiche dei Servi «una stanza capace, elegante e ben illuminata a gaz».
36A gennaio 186940 si rileva che nel comune di Genova la biblioteca circolante, aperta da un solo mese, cresce grazie alle generose donazioni e conta circa 500 volumi41. L’articolo fa riferimento anche all’inaugurazione dell’istituzione che si dovrebbe tenere in febbraio «il lieto trattenimento consterà della lettura di un discorso acconcio alla solennità e dell’esecuzione di scelti pezzi di musica».
37La notizia dell’inaugurazione ritorna ne Il Monitore del 24 febbraio 186942 come articolo di apertura
Prossima inaugurazione delle biblioteche popolari circolanti di Genova. Jeri l’altro adunavasi la Commissione43 incaricata dell’impianto delle Biblioteche Circolanti nella nostra Città […] La festa di inaugurazione avrà luogo in un teatro della città, coll’intervento di tutte le Autorità Civili, Militari, Scolastiche, e delle Rappresentanze di tutte le classi di cittadini. Il dott. Du-Jardin pronuncerà il discorso di apertura. Verrà cantato l’Inno delle Biblioteche Circolanti, espressamente composto dal signor Eugenio Bianchi.
38Al fine di sollecitare la partecipazione della popolazione, la Commissione aveva diramato una circolare44 nella quale si ribadiva il gesto “così avventuroso” che aveva portato alla costituzione della prima biblioteca circolante di Genova.
39L’inaugurazione veniva annunciata per domenica 21 marzo 1869 a mezzogiorno presso il teatro Andrea Doria «la Festa d’Inaugurazione a cui noi v’invitiamo, ben può dirsi la festa della libertà del pensiero umano espresso nei libri utili, la festa della riabilitazione e dell’uguaglianza di tutte le classi sociali». Il pubblico è invitato ad “accorrere volentieri” per rendere omaggio ai principi di libertà, progresso e uguaglianza “che in tutti i paesi del mondo incivilito producono e mantengono prospere le Biblioteche Popolari Circolanti”.
40Il numero 3, a. 3, de Il Monitore esce proprio il giorno dell’inaugurazione. Viene riproposto il testo45, musicato dal maestro Lugaro, dell’Inno che sarà cantato dagli alunni delle scuole civiche di Genova, nel quale si inneggia a “viva il libro che circola” sostenendo che “senza libri si tarpa l’ingegno”. Il resoconto ufficiale si ha sul Giornale46 dove Bianchi descrive la serata, i presenti (fra cui il prefetto, il sindaco, il provveditore agli studi e il Generale comandante della divisione), il discorso tenuto da Du Jardin e l’intervento di Emanuele Celesia.
41L’intervento di Du Jardin viene pubblicato nel 1869 in uno snello opuscolo di quindici pagine stampato dalla tipografia del Regio Istituto dei Sordomuti47; l’intento dell’oratore è quello, in apertura, di ricentrare il discorso sul concetto di carità che «non si piace soltanto di sollevare delle miserie, ma studia ogni mezzo perché il numero dei miserabili abbia a diminuire di giorno in giorno» e rivolge ogni sua cura a diffondere nelle masse del popolo quella forma di sapere che più gli è necessario. L’anelito espresso, che descrive anche la situazione sociale e suggerisce un’analisi sociologica, rileva che «ormai tutto il mondo intelligente si è persuaso che le arti, le manifatture e le industrie non si perfezionano se non a condizione che l’operaio sia istruito; ed essere un errore il ritenere che l’introduzione delle macchine abbia reso anche meno di prima necessaria l’istruzione della classe operaia».
42Du Jardin rileva quindi la necessità di fornire agli operai strumenti di approfondimento e soprattutto la possibilità di un’educazione continuata che consenta loro di apprendere anche in età adulta. Rimarca infatti che «i giovanetti del popolo, i quali abbandonano la scuola per entrare nell’officina […] dopo alcuni anni dimenticano perfino il meccanismo della lettura. Questa verità è disgraziatamente confermata dalle statistiche della leva militare le quali ci segnano fra gli analfabeti a 20 anni molti giovani che da ragazzi avevano frequentata la scuola. Quindi è che l’istruzione dev’essere mantenuta viva ed alimentata colla lettura continua». La lettura è infatti l’elemento sul quale insistono i fondatori delle biblioteche circolanti non solo per consentire approfondimenti tematici, ma anche per allietare l’animo, distrarlo dilettevolmente e fornire ottimi esempi di uomini illustri.
4. La dotazione di libri della Biblioteca
43Già Il Monitore del 21 marzo 186948 nell’articolo di fondo ammoniva gli «avversari delle biblioteche popolari circolanti» che mettevano in guardia dalla presenza, fra i libri donati, di “libri cattivi”.
44I libri che costituivano le dotazioni delle biblioteche circolanti genovesi erano prevalentemente ricevuti in dono. Proprio per questo, in parte erano censurati o, quantomeno, vagliati al giudizio severo del bibliotecario responsabile o del Comitato preposto al funzionamento dell’istituto «perché basta gettare uno sguardo sui Cataloghi già noti delle Biblioteche circolanti aperte in Italia per essere convinti che i libri offerti al popolo sono serii, opportuni, utilissimi». Il Monitore inoltre, forniva brevi ragguagli bibliografici relativi ai testi di cui fornire le biblioteche circolanti nella sezione Eco dei libri nuovi49, nella quale venivano suggerite alcune attente segnalazioni. Inoltre, nel n. 10 de Il Monitore, grazie ad un accordo stabilito fra la Società dei bibliofili e la libreria genovese di Luigi Beuf50, il periodico sollecita l’acquisto da parte delle biblioteche circolanti o delle istituzioni sottese alla loro creazione di «Collezioni di libri utili alle migliori condizioni possibili».
45Si apre così la strada a quell’approvvigionamento bibliografico che, inevitabilmente, non poteva prescindere dalle proposte del mercato librario, considerato che i soli doni non potevano evidentemente né soddisfare le richieste, né tantomeno aggiornare in tempo reale sulle novità editoriali.
46L’accordo andava incontro alle necessità, da parte degli acquirenti, di dilazionare i pagamenti, consentendo un approvvigionamento dei materiali in tre tranches. Il dettaglio delle Collezioni viene fornito nei numeri 1 e 4 del 1870 del periodico. Il n. 1 del 28 gennaio 1870 riporta i dettagli della fornitura nelle Nota A, Nota B e Nota C: la prima del valore di lire 300, la seconda di lire 200 e la terza di lire 100. Nelle tre proposte di fornitura sono elencati una serie di libri che vanno dagli Elementi di aritmetica di Luvini alla Chimica agraria di Wolff, a La scienza del popolo in 100 fascicoli.
47Le forniture A e B includevano anche volumi letterari di intrattenimento fra i quali I Promessi sposi e Angiola Maria di Carcano.
48Le tre serie di collezioni proposte nel n. 4 del 1870 riportano altri titoli: nel primo elenco compare un «Ariosto. Orlando (purgato dall’Avesani)», ma anche la Divina Commedia, Hugo con L’ultimo giorno di un condannato a morte, la Gerusalemme liberata, e l’Eneide di Virgilio. Nel secondo elenco troviamo Saba, d’Azeglio, il Muratori e Tommaseo; ma anche Balbi, Gagliardi con La buona fanciulla e Gioberti.
49Accanto a riconoscibili classici della letteratura e a pubblicazioni coeve ormai scomparse dagli scaffali delle biblioteche contemporanee di pubblica lettura, si notano anche approfondimenti specifici di geografia, scienze esatte, politica, sociologia. Un variegato e multiforme mondo bibliografico che, nell’intendimento del libraio e della Società dei bibliofili doveva soddisfare le esigenze dei lettori, dai più colti ai meno istruiti.
50La dotazione di volumi della biblioteca circolante genovese era destinata a crescere velocemente se, a pochi mesi di vita, questi ammontavano già a 1100 (alcune opere in più volumi, per un totale di 1784 unità51). Nel 187052 la biblioteca possedeva 371 volumi riguardanti la storia d’Italia e di altri Paesi; 151 di descrizioni di viaggi; 92 di racconti e novelle, biografie, poesie; 66 di geografia fisica politica ed astronomica; 49 trattati su invenzioni e industria; 51 volumi di argomento vario53. La dotazione libraria soddisfaceva, nel 1870, circa 412 soci per lo più studenti e operai, ma «anco militari facenti parte del 3°, 4° e 48° Reggimento che hanno stanza a Genova».
5. Altre biblioteche circolanti genovesi dell’Ottocento
51Accanto alla più famosa e prospera biblioteca circolante Orientale, a Genova erano sorti altri centri di sussidio all’istruzione.
52Il Monitore del 31 agosto 1869 riporta la notizia dell’apertura, il 20 di agosto dello stesso anno54, «nell’ex convento di San Filippo [del]la già annunciata Biblioteca Popolare Circolante Marittima. Il suo primo fondo di libri è costituito da oltre un centinaio di ottime Opere di Navigazione, Commercio, Geografia. È questa la terza Biblioteca Popolare Circolante che […] viene aperta in quest’anno in Genova». Anche questa biblioteca era sorta su impulso del Comitato ligure che ne acquista i primi duecento volumi (ai quali se ne aggiungono subito 40 donati dal marchese Niccolò Sauli55), e nei locali del quale viene poi prontamente traslata. L’apertura è comunicata anche all’allora ministro dell’Istruzione Bargoni56 il quale destina, attraverso il sindaco Federici57, 100 lire a beneficio dell’istituzione. Com’è facile ipotizzare, i frequentatori sono prevalentemente studenti dell’Istituto nautico e capitani di navi mercantili.
53Il ’69 vede anche la nascita della biblioteca popolare circolante della Società di Mutuo Soccorso dei commessi di commercio. È Il Monitore del 30 settembre 1869 a darne notizia: la biblioteca andava ad aggiungersi all’istituzione di scuole serali già frequentate dai Commessi. I libri che la cittadinanza avesse voluto donare andavano recapitati «al nuovo locale situato nel Vico San Marcellino Num. 3, piano 2°». La dotazione di volumi cresce rapidamente se già Il Monitore del 31 dicembre 1869 riferisce con nome e cognome di generosi donatori a stimolo di ulteriori devoluzioni.
54Di altro tenore, la biblioteca delle Carceri giudiziarie di Genova già citata da Du Jardin – sostenuto da Celesia – a pagina 10 del suo discorso inaugurale alla Biblioteca circolante di Genova. Tale biblioteca era stata offerta dal Comitato alle Carceri giudiziarie di Genova58. La proposta era stata ben accolta dal direttore e poi realizzata in data 4 marzo 1869 come riportato dal Giornale del 14 dicembre 1870: «furono distribuiti a carcerati 126 volumi trattati[!] specialmente fatti storici, biografie d’uomini grandi. Della gestione del materiale librario e della sua distribuzione si occupava il cappellano».
55Sempre nel 1870 Celesia parla di un Gabinetto di letture pedagogiche59, come impianto di una futura biblioteca didattica rivolta prevalentemente agli insegnanti, ove sarebbe stato possibile consultare periodici specializzati. Il testo di Celesia è ripreso da Teppati, ma né l’uno né l’altro citano in quale luogo sia stato costituito, né chi furono gli artefici. Di fatto non si hanno ulteriori notizie in merito che possano corroborare l’effettiva istituzione di tale biblioteca.
6. La biblioteca circolante di Sampierdarena
56La biblioteca circolante di Sampierdarena è citata per la prima volta l’11 maggio 1868 nel Giornale delle biblioteche60. In un articolo a pagina 70, nella sezione “Biblioteche popolari”, si ricorda che era stata «promossa dall’ottimo giovane Avv. Conte […] secondato da parecchi suoi concittadini» della Società per la lettura popolare. In tale contesto vengono pubblicati anche l’intero Statuto e Regolamento della Società promotrice. Nell’articolo 2 dello Statuto si riportava chiaramente che «essa ha per intento di promuovere fra i cittadini e massime fra coloro che maggiormente difettano d’istruzione, col mezzo di una Biblioteca circolante la lettura di opere istruttive». Lo statuto è siglato 12 marzo 1868. Ad esso è accluso un Regolamento, diviso in sezioni, che, nella sezione prima «1. “Del Comitato” entra nel merito della biblioteca». L’articolo 1 recita: «Al comitato spetta il deliberare sull’impiego dei fondi per l’acquisto di libri, de’ mobili, fitto di locale, onori agli impiegati e spese di ufficio. Esso stabilirà i giorni e le ore della distribuzione de’ libri, nominerà e rimuoverà il personale addetto alla Biblioteca e provvederà ne’ casi non previsti dal Regolamento». Il regolamento fa riferimento anche alla figura del bibliotecario:
art. 4. L’ufficio del Bibliotecario viene disimpegnato dai consiglieri per turno di mese in mese […]. Art. 5. Al bibliotecario è affidata la cura dei libri e di quanto è nel locale della Biblioteca. […] A lui spetta redigere un catalogo generale di libri, tenendo nota dei nuovi aggiunti e dell’epoca del loro ricevimento e di fare un rapporto statistico annuale che indichi il numero delle opere e volumi aumentati nella Biblioteca, il numero dei medesimi che fu messo in circolazione, il numero dei lettori divisi per sesso e condizione sociale, con nota della materia che dai lettori ebbero la preferenza.
57Nelle sue funzioni, il bibliotecario era coadiuvato da un distributore bidello salariato dalla Società (art. 6 e sezione terza Degli impiegati). La sezione seconda del Regolamento tratta invece Della circolazione dei libri e in essa si fissano scadenze, ammende e quantitativi di libri che possono essere presi in prestito. La sezione fornisce anche alcune indicazioni sul posseduto delle biblioteche circolanti, che non consisteva solo in volumi ma anche in periodici quali quotidiani, settimanali, mensili.
58Gli acquisti, come indicato nella quinta sezione Disposizioni generali, venivano indicati da due membri scelti dall’assemblea dei soci che espletavano il loro incarico in accordo con il presidente e il bibliotecario. Fatto curioso, l’articolo 25 della quinta sezione decreta inoltre che «quando si crederà opportuno dal Comitato verrà dato alle stampe il catalogo dei libri, una copia del quale sarà trasmesso a tutti gli associati» a guisa di catalogo pubblicitario e informativo.
59La genesi della biblioteca circolante di Sampierdarena è tratteggiata in un articolo apparso nella sezione Notizie ed Atti delle Biblioteche Circolanti de Il Monitore del 24 febbraio 186961, in cui il Presidente del Comitato della biblioteca, l’avvocato Lorenzo Conte, si rivolge al Consiglio provinciale rimarcando che nel febbraio 1868 a Sampierdarena era stata costituita l’associazione Per la lettura popolare la quale si prodigò per la creazione in loco di una biblioteca circolante: «le cure dei genovesi che s’accingevano alla bella impresa vennero largamente compensate dal modo col quale fu accolto il progetto dai cittadini […] e dal Municipio che per mezzo della Giunta stabiliva per la nascente istituzione un sussidio anno di Lire cento (cifra che veniva raddoppiata in Consiglio generale sul nuovo bilancio preventivo dell’anno 1869) e le accordava ultimamente due sale nel palazzo delle scuole» (dati ribaditi nel n°4, a.3 del 26 aprile 1869 del Giornale).
60La neonata biblioteca contava all’apertura circa 280 iscritti, fra cui alcune donne, che potevano attingere a un giacimento librario di circa 700 volumi62, a cui si aggiungevano «sedici periodici educativi, letterari e politici, fra’ quali alcuni stranieri».
61Nel Comune di Sampierdarena era comunque già presente una biblioteca civica, voluta direttamente dalla Giunta municipale e inaugurata nel 1870 («oggi 19 marzo 1870, la Giunta Municipale, convenuta nel locale assegnato alla Biblioteca …, ha dichiarato detta Biblioteca aperta al pubblico» (Piersantelli, 1964) alla presenza anche di Eugenio Bianchi. L’istituzione della biblioteca circolante non si sovrapponeva però ad una biblioteca civica la cui mission si riferiva ad un pubblico considerevolmente diverso.
62Relativamente al catalogo della biblioteca circolante, se ne ha testimonianza su Il Monitore del 26 aprile 1869: «la Biblioteca Circolante ha pubblicato in questi giorni coi tipi di Francesco Vernengo il Catalogo de’ suoi volumi che al 1° Aprile erano 837. Accanto a ciascun libro è pur indicato il nome dei donatori».
63L’informazione è tanto più significativa poiché il Catalogo63 non riporta in frontespizio la data di stampa. In esso sono elencati, in apertura, i periodici posseduti, tutti concessi «dalle rispettive Direzioni; tranne il Siecle [sic], che si prende di seconda mano e mediante un leggero contributo, e l’Illustration della quale pagasi dalla Società lo intero importo d’associazione»64. Dei trentacinque elencati, tre periodici (Les E’tat [sic] Unis d’Europe, Le Siécle e L’illustration Journal universel) sono pubblicati fuori Italia (Berna il primo e Parigi gli altri due) e quattro sono in francese (oltre ai precedenti citati anche La correspondance italienne pubblicata a Firenze). Otto i periodici genovesi fra cui il Giornale delle biblioteche e La donna e la famiglia, unica testata rivolta alle donne. Fra i titoli, Il popolo d’Italia e L’unità italiana, quest’ultima di ispirazione mazziniana. Alcuni dei periodici, quattordici in tutto, sono contrassegnati da un asterisco a indicare, come specificato in nota, che, nell’ultimo periodo, non sono ricevuti regolarmente.
64Più consistente l’elenco dei volumi facenti parte della dotazione della biblioteca, di cui, come riportato in fine, 719 donati e 118 acquistati dalla Società. Il catalogo è redatto in ordine alfabetico per autore (le opere senza autore sono elencate sotto la dicitura ANONIMO) dalla Commissione incaricata composta da Lorenzo Conte (presidente della commissione), Eugenio Bianchi e Virgilio Iacopo. Come specificato in nota a pagina 24, il Catalogo non riporta tutti i volumi, poiché «di alcune opere state offerta alla Società si omise la inserzione nel presente Catalogo perché destinate alla vendita od allo scambio, non rispondendo le stesse alle esigenze morali del nostro Regolamento ed al fine cui tende questo Instituto».
65Alcuni volumi erano stati epurati evidentemente non tanto per censura, quanto piuttosto perché non attinenti allo scopo della biblioteca e quindi superflui da gestire. Accanto ad ogni item è riportato il numero di volumi di cui è costituita l’opera e il nome del donatore (ove omesso, il compilatore nota che debba intendersi acquistato direttamente dalla Società).
66L’elenco dei donatori, con il corrispettivo numero di volumi donati, è quindi posto in fine. Fra i nominativi, in neretto, è riportato quello di Tommaseo, che dona Esempi di generosità, Studi morali, Fede e bellezza e Secondo esilio in tre volumi.
67Il donatore più solerte risulta Federico Guido, con 114 volumi, seguono, ma ad ampia distanza, i fratelli Conte con 70 volumi, quindi, con 47, l’ingegnere Angelo Scamiglia. Il deputato al Parlamento nazionale Giuseppe Ricciardi dona 4 volumi, mentre Pietro Ettero, suo collega, 3 e l’altro collega Mauro Macchi, 2; il Comitato progressista di San Pier d’Arena ne regala 7 e il Comitato ligure dell’Associazione italiana per l’educazione del popolo si attesta, fra gli enti, al primo posto con 52 donazioni, mentre il Municipio di Genova si ferma a 12 (sempre identificati, nell’elenco per autori, come donati dal Sindaco di Genova) e il Ministero dell’Agricoltura industria e commercio 37 (dona manuali di Statistica del Regno d’Italia).
68L’editore Giocondo Messaggi 65 è presente con 36 volumi, a cui seguono i 25 dell’editore Francesco Pagnoni66 e i 7 dell’altro editore Felice Paggi67. Anche Francesco Vernengo, stampatore del catalogo, regala i due volumi de L’esposizione universale del 1867 illustrata edita da Sonzogno.
69Emanuele Celesia dona sei volumi in cinque dei quali risulta come autore, il sesto sono le Poesie scelte di Chiabrera.
70Quattro le donne donatrici: “Airoli Maria nata Conte” (un volume e specificatamente i Racconti di Schmid), Eleonora Borelli (due volumi fra cui gli Annali delle cose genovesi di Bonfadio), Chiara Calvi (con ben venti volumi donati, fra cui gli otto costituenti La Storia della Repubblica di Genova di Varese e La cabanne de l’oncle Tom di Beecher Stowe68 in lingua), infine “Conte Luigia nata Figari” (i nove volumi de La scuola delle fanciulle).
71Alcuni volumi, accanto al titolo, riportano le sigle N.N. probabilmente ad indicare chi non aveva voluto che venisse registrato il suo nome, o un donatore sconosciuto. I testi sono prevalentemente in lingua italiana con alcune eccezioni in francese, e sono quasi tutti opere italiane, con alcune traduzioni in italiano di opere inglesi.
72Il Catalogo si chiude riportando gli articoli 11-15 del Regolamento generale comparso sul numero 7 del Giornale delle biblioteche del maggio 1868 relativi al prestito e la cura nella gestione dei volumi presi in prestito. L’articolo 13 fa riferimento ai periodici che potranno essere presi in prestito «quando siano stati esposti nel gabinetto alla lettura dei Soci, se quotidiani giorni 5, se ebdomadari 15, e 30 se mensili»69.
73La diffusione delle Biblioteche circolanti portò, nel 1912, alla pubblicazione di uno statuto/regolamento delle biblioteche scolastiche circolanti70 genovesi.
74L’istituzione era rivolta alle scuole elementari, con la finalità di provvedere libri per le classi terza, quarta, quinta e sesta.
75L’articolo 2 ricorda che è compito dell’amministrazione civica provvedere all’acquisto e alla conservazione dei volumi in dotazione dell’ente che si svincola quindi dalle donazioni occasionali per diventare una realtà sostenuta interamente dalle istituzioni.
76Il Regolamento sancisce, all’articolo 4, la corretta gestione dei materiali bibliografici che, una volta registrati in un apposito Registro d’ingresso «vengono numerati e distinti a seconda della classe a cui si giudicano adatti, e quindi elencati per autore in un Catalogo speciale, con le indicazioni relative al titolo del libro, al numero di registrazione e alla classe»71.
77Deputati alla gestione dei libri erano gli insegnanti che, all’inizio dell’anno, prendevano in consegna una dotazione di volumi pari al numero dei loro alunni e sovrintendevano ai prestiti e alle restituzioni nel corso dell’attività scolastica. Erano sempre loro a suggerire al dirigente scolastico eventuali acquisti. Curioso rilevare le norme igieniche sancite dall’articolo 12 «quando fra i partecipanti alla biblioteca si manifestassero malattie infettive, i libri riportati dagli alunni colpiti si manderanno all’apposito gabinetto per le necessarie disinfezioni. Ove si trattasse di malattie ritenute gravi, i libri ritenuti infetti verranno senz’altro distrutti»72.
78Nel 1956, a distanza di quasi un secolo, Giuseppe Piersantelli (Genova, 1907-1973)73 in un articolo apparso su Schedario – poi ripresentato in forma di libello l’anno successivo per la Tipografia Giuntina – faceva il punto sulle biblioteche popolari circolanti (da lui definite biblioteche di divulgazione) in ambito genovese. Egli individua nelle biblioteche popolari «un fenomeno intimamente connesso al progredire della civiltà […] l’estensione dei complessi industriali sono altrettanti fattori che valgono a giustificare l’istituzione in loco di Biblioteche a carattere generico o specializzate» (Piersantelli, 1957, p. 5).
79Queste erano «biblioteche popolari intese nel significato più ristretto [costituite] nell’ultimo quarto del secolo scorso [XIX], come primo risultato del diffondersi dell’idea sociale, e sorsero nei quartieri della città abitati in prevalenza da operai, per i quali erano state create» (Piersantelli, 1957, p. 7).
80Non si può sostenere che le biblioteche circolanti si siano poi trasformate nelle biblioteche di quartiere, alcune delle quali ancora esistenti; non vi è infatti alcuna documentazione che lo attesti. Così come, le biblioteche che andarono a costituirsi a partire dal 1850, e poi, nello specifico, a seguito dell’Unità d’Italia, non devono essere confuse con le biblioteche popolari circolanti, preposte al prestito e indirizzate ad una fascia ben precisa di popolazione.
81Le biblioteche fondate nel 1849 a Voltri e l’anno successivo a Sampierdarena erano infatti biblioteche municipali.
82Nel 1887 si annoverano le biblioteche circolanti di Sestri Ponente e «a Genova la statistica segnalava una biblioteca popolare serale alla Nunziata e una biblioteca circolante per gli insegnanti civici (che coincideva, a quanto pare, con la biblioteca popolare circolante del Museo pedagogico» (Petrucciani 2005, 311).
83Lo scenario sembra in parte modificarsi nel corso di circa vent’anni, durante i quali, tuttavia, l’istituzione della biblioteca circolante aveva mantenuto la sua fisionomia pur rispondendo alle mutate condizioni politiche e sociali, e al costituirsi di una coscienza politica e istituzionale volta a sostenere la nascita di biblioteche territoriali strutturate.
Notes de bas de page
1 ACNP fornisce come data di inizio pubblicazione il 1867 (lo stesso anno del Giornale delle biblioteche) e il 1873 come anno di chiusura delle pubblicazioni. La conformazione autonoma de Il Monitore si esplicita in una “Avvertenza” pubblicata sul Giornale, 2, 3 del 31 gennaio 1869: «tutti gli articoli e le notizie che risguardano le Biblioteche Popolari Circolanti, i nostri associati le troveranno d’ora innanzi raccolte in quel Monitore-Supplemento che già essi conoscono».
2 Non possiamo non fare riferimento all’ambiziosa biblioteca circolante dell’editore Formìggini, sul quale si è ampiamente soffermato l’ultimo studio di Vittorio Ponzani Dalla «filosofia del ridere» alla promozione del libro. La biblioteca circolante di A. F. Formiggini (Roma, 1922-1938), Pistoia, Settegiorni, 2018.
3 Giornale delle biblioteche italiane, 1, 1 (12 marzo 1867): 6, da cui è tratta anche la citazione seguente.
4 Il redattore, in un primo momento, intendeva dedicare alle biblioteche circolanti solo una parte o sezione del periodico che poi vedremo trasformarsi invece in vero e proprio supplemento.
5 Giornale delle biblioteche italiane, 20, 2 (26 novembre 1868), da cui è tratta anche la citazione seguente.
6 Giornale delle biblioteche italiane, 5, 3 (16 marzo 1869).
7 Su SBN non è possibile rintracciare l’edizione di riferimento di quest’opera, riferibile presumibilmente alla letteratura trobadorica di intrattenimento.
8 Giornale delle biblioteche italiane, 21, 4 (9 dicembre 1870).
9 Citato fra l’altro da Pertica a p. 9 de Le biblioteche popolari circolanti spiegate al popolo nell’occasione dell’inaugurazione della prima biblioteca popolare circolante a Genova, Genova, Stab. Tip. Vittorio Alfieri, 1869.
10 Giornale delle biblioteche italiane, 3, 7 (5 febbraio 1873).
11 Vice bibliotecario della biblioteca circolante di Genova.
12 Teppati, L. (1870), Le biblioteche popolari circolanti istituite dal Comitato ligure per l’educazione del popolo: relazione, Genova: Tipografia del R.I. dei Sordo-muti.
13 Giornale delle biblioteche italiane, 2, 7 (23 gennaio 1873).
14 Giornale delle biblioteche italiane, 5, 7 (8 marzo 1873).
15 Pubblicata dal 1867, ma, come indicato da ACNP, disponibili solo le annate 1869-1870.
16 Le pubblicazioni iniziarono nel 1867 e terminarono nel 1873, tre anni prima della morte del suo direttore.
17 Il Monitore delle Biblioteche popolari circolanti nei comuni del Regno d’Italia, 7, 3 (27 luglio 1869).
18 Il Monitore delle Biblioteche popolari circolanti nei comuni del Regno d’Italia, 8, 3 (31 agosto 1869) in Notizie ed atti delle Biblioteche circolanti.
19 Il Monitore delle Biblioteche popolari circolanti nei comuni del Regno d’Italia, 1, 3.
20 Il Monitore delle Biblioteche popolari circolanti nei comuni del Regno d’Italia, 1, 4.
21 Il Monitore delle Biblioteche popolari circolanti nei comuni del Regno d’Italia, 6, 3.
22 Giornale delle biblioteche italiane, 19, 2 (7 novembre 1868).
23 Il Monitore delle Biblioteche popolari circolanti nei comuni del Regno d’Italia, 2, 3 (24 febbraio 1869).
24 Giornale delle biblioteche italiane, 1, 3 (9 gennaio 1869).
25 Il Monitore delle Biblioteche popolari circolanti nei comuni del Regno d’Italia, 5, 3 (24 maggio 1869).
26 La questione del trattamento del “bene comune” rappresentato dei libri della biblioteca circolante emerge anche nel discorso inaugurale di Du Jardin (Du Jardin, 1869, p. 13) dove, citando la biblioteca circolante di Sampierdarena, Du Jardin rileva “i cui Direttori ebbero a segnalare un senso di pulitezza da parte dei lettori che ne forma il più bello elogio”.
27 Il Regolamento è riproposto anche in Teppati (1870), p. 5-6.
28 Le biblioteche popolari circolanti spiegate al popolo ... Genova: Stabilimento tipografico Vittorio Alfieri, 1869.
29 Ivi, p. 8.
30 Ivi, p. 16.
31 Abbozzata anche da Du Jardin nel suo discorso inaugurale. L’oratore sostiene che tale Macé, in Alsazia, avesse fondato il 29 novembre 1863 una Società per la promozione delle biblioteche circolanti (Du Jardin, 1869, p. 8).
32 Ivi. È sempre Du Jardin a riferire alcuni dati: nel 1861 l’avvocato Prati apriva a Prato la prima biblioteca circolante italiana.
33 Le biblioteche popolari circolanti spiegate al popolo ... Genova: Stabilimento tipografico Vittorio Alfieri, 1869, p. 9.
34 Le biblioteche popolari circolanti spiegate al popolo ... Genova: Stabilimento tipografico Vittorio Alfieri, 1869, p. 9.
35 Ivi, p. 14.
36 Ivi, p. 15-16.
37 Ivi, p. 16.
38 Definita Biblioteca Orientale solo e per la prima volta nel numero 4, 3 (26 aprile 1869) de Il Monitore.
39 Il Monitore delle Biblioteche popolari circolanti nei comuni del Regno d’Italia, 23, 2 (29 dicembre 1868).
40 Il Monitore delle Biblioteche popolari circolanti nei comuni del Regno d’Italia, 1, 3 (28 gennaio 1869), sezione Notizie ed Atti delle Biblioteche Circolanti.
41 Il Giornale delle biblioteche italiane, 1, 3 (9 gennaio 1869) riporta la cifra di 300 volumi.
42 Cfr. il Giornale delle biblioteche italiane, 2, 3.
43 La Commissione era composta da Emanuele Celesia – sul quale si veda la recente monografia di Bottini R. (2019), Emanuele Celesia patriota, letterato, educatore e filantropo, Genova: Edizioni De Ferrari, – Giovanni Du Jardin, Valentino Teppati, Domenico Pertica e Eugenio Bianchi.
44 Presentata nell’articolo di apertura de Il Monitore delle Biblioteche popolari circolanti nei comuni del Regno d’Italia, 2, 3 (24 febbraio 1869).
45 Testo apparso anche sul Giornale delle biblioteche italiane, 3, 3 (19 febbraio 1869).
46 Giornale delle biblioteche italiane, 21, 4 del 1870.
47 Du Jardin, Giovanni Nella inaugurazione solenne della Biblioteca popolare circolante in Genova ..., Genova: Regio istituto dei sordomuti, 1869.
48 Il Monitore, 3, 3, da cui è tratta anche la citazione seguente.
49 Posta in fine alla pubblicazione e talvolta non enunciata come Sezione.
50 Per la storia della libreria si veda il sito web della Libreria Bozzi alla URL: <http://www.libreria-genova.it/chi-siamo/>.
51 Giornale delle biblioteche italiane, 21, 4. (9 dicembre 1870); il dato è riportato anche in Teppati (1870), p. 10.
52 Giornale delle biblioteche italiane, 21, a. 4 (9 dicembre 1870).
53 Gli stessi dati si ritrovano anche in Teppati (1870), p. 12.
54 La notizia è presente anche in Teppati (1870).
55 Teppati (1870), p. 18.
56 Che risponde con lettera datata 2 settembre 1869 riportata da Teppati (1870), p. 16.
57 Il quale risponde, destinando le cento lire, con lettera datata 22 giugno 1870 riportata in Teppati (1870), p. 16-17.
58 Si trova un riferimento alla sua fondazione anche in Teppati (1870).
59 Giornale delle biblioteche italiane, 22, 4 (14 dicembre 1870).
60 Giornale delle biblioteche, 7, 2 (11 maggio 1868).
61 Il Monitore, 2, 3 (24 febbraio 1869)
62 Ne Il Monitore, 1, 3 (28 gennaio 1869), sezione Notizie ed Atti delle Biblioteche Circolanti, si riporta che «il solerte e tanto meritatamente lodato editore Messaggi di Milano, ha fatto alla Biblioteca il dono prezioso di varie Operette che esso pubblica per l’istruzione della gioventù».
63 Catalogo dei libri esistenti nella bibloteca circolante della Società per la lettura popolare in San Pier d’Arena, San Pier d’Arena: Francesco Vernengo, [1868].
64 Ivi, p. 4.
65 Azienda tipografica attiva dal 1828 al 1918 circa. Giocondo Messaggi, ereditata l’attività di famiglia, la consolidò specializzandosi in opere educative per l’infanzia e la gioventù e poi in manuali e libri di testo per le scuole primarie e secondari (da ricordare la Collezione di opere istruttive e morali per la gioventù, edita dal 1864). Messaggi era anche l’editore degli Atti dell’associazione pedagogica italiana a cui erano legati alcuni dei fondatori delle Biblioteche circolanti genovesi. Sulla casa editrice si veda la voce di Roberto Sani nel repertorio TESEO. Tipografi e editori scolstico-educativi dell’Ottocento, Milano: Bibliografica, 2003, p. 356-357.
66 Attivo a Milano dal 1852 al 1914 circa. Tipografia anche di materiali scolastici fra cui le Letture italiane di civile moralità di prosatori antichi e moderni ad uso delle scuole e delle famiglie curate da Tommaseo. Sulla casa editrice si veda la voce di Roberto Sani nel repertorio TESEO. Tipografi e editori scolstico-educativi dell’Ottocento, Milano: Bibliografica, 2003, p. 416-417.
67 Attivo a Firenze dal 1841 al 1889, editore della collana “Biblioteca scolastica” nella quale si ritrovano testi che si proponevano di guidare i giovani alla scoperta della natura, della storia e della società (ma anche scienza e religione, patria e famiglia). Sulla casa editrice si veda la voce di Flavia Bacchetti nel repertorio TESEO. Tipografi e editori scolstico-educativi dell’Ottocento, Milano: Bibliografica, 2003, p. 412-413.
68 Il testo è presente in SBN solo con il titolo La case de l’oncle Tom.
69 Catalogo dei libri esistenti nella bibloteca circolante della Società per la lettura popolare in San Pier d’Arena, [1868].
70 Pubblicato a Genova dai fratelli Pagano, l’opuscolo riporta, in alto sul frontespizio la dicitura Città di Genova.
71 Statuto regolamento delle Biblioteche scolastiche circolanti, 1912, p. 4.
72 Ivi, p. 6.
73 Per la figura di Giuseppe Piersantelli, studioso e bibliotecario genovese, si veda la scheda, con bibliografia di riferimento, a cura di Giorgio de Gregori, in Dizionario bio-bibliografico dei bibliotecari italiani del XX secolo disponibile alla URL: <http://www.aib.it/aib/editoria/dbbi20/piersantelli.htm>.
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