Prime testimonianze archeologiche e iconografiche del pollo (Gallus domesticus) in Italia

Jacopo De Grossi Mazzorin, Claudia Minniti et Chiara Assunta Corbino

p. 353-375

Résumés

Questo studio si concentra su una sintesi dei dati zooarcheologici e iconografici disponibili sull’introduzione e la diffusione del pollo (Gallus domesticus) in Italia durante il periodo preromano. La prima introduzione del pollo in Italia risale alla prima età del Ferro, come confermano i due resti combusti di un’urna cineraria rinvenuta a Montecucco, vicino Roma, nel corso di indagini archeologiche del XIX secolo. Ulteriori testimonianze, datate alla tarda età del Ferro, sono legate a contesti rituali. La presenza del pollo in contesti domestici si diffonde principalmente dal III secolo a.C. in poi.

This study focuses on a synthesis of the available zooarchaeological and iconographical data about the introduction and spread of chicken (Gallus domesticus) in Italy during the pre-Roman period. The first introduction of chicken in Italy dates to the early Iron Age as confirmed by two burnt remains from a cinerary hut urn recovered at Montecucco, near Rome, during 19th century archaeological investigations. Further evidence, dated to the Late Iron Age, are linked to ritual contexts. The presence of chicken in domestic contexts spreads mainly from the 3rd century BC onwards.

Entrées d’index

Keywords : gallus domesticus, Italy, exotic, zooarchaeology, iconography

Parole chiave : gallus domesticus, Italia, esotico, archeozoologia, iconografia

Note de l’auteur

Dedichiamo questo lavoro a Jacopo De Grossi Mazzorin, venuto a mancare prematuramente il 5 febbraio 2023, e che tanto si era dedicato alla storia della diffusione del gallo domestico in Italia.


Texte intégral

Introduzione

1Il pollo (Gallus domesticus) discende dal gallo rosso della jungla (Gallus gallus), diffuso nel sud e nel sud-est asiatico. Non è ancora ben chiaro quando e dove il pollo sia stato domesticato; probabilmente ciò è avvenuto attraverso molteplici eventi indipendenti sia in Cina che nel sud-est asiatico già dal VI millennio a.C.1 La tesi sostenuta da alcuni studiosi che il primo centro di domesticazione del pollo andasse individuato nella Cina settentrionale e risalisse probabilmente al VI millennio a.C.,2 è stata tuttavia recentemente messa in discussione per l’errata identificazione tassonomica dei resti ossei.3 Le più antiche testimonianze archeologiche attendibili sono quindi da ricercare nel Gujarat e nella valle dell’Indo dove compare già all’inizio del III millennio a.C. (fase matura della cultura di Harappa). Dai centri di prima domesticazione dell’Estremo Oriente questo uccello raggiunse dapprima l’Asia centrale e meridionale e infine l’Europa.4 Nel corso degli anni sono state formulate due ipotesi per tentare di spiegare come questo uccello abbia raggiunto il nostro continente; una prevede la sua diffusione dall’areale di origine attraverso il Vicino Oriente e da qui nei paesi mediterranei,5 l’altra dalla Cina settentrionale attraverso le pianure euroasiatiche.6

2In Europa centrale si hanno sporadiche segnalazioni come testimoniano i rinvenimenti negli insediamenti di Nersingen, Wallerfangen, Schirndorf e Heuneburg in Germania, di Kotlin e Supka in Polonia, di Tešetice in Boemia e di Nové Košariska in Slovacchia.7 Meno sicuro e in attesa di conferma sembra il rinvenimento di resti di gallo nella fase Halstatt A (Bronzo finale) a Loviky in Moravia.8 Ancora più complessa è la situazione della penisola iberica dove, a parte le scarse segnalazioni in siti dell’Eneolitico e dell’età del Bronzo dovute a inquinamenti di materiali più recenti, il pollame sembra essere diffuso già dalle fasi iniziali dell’età del Ferro come testimoniano i rinvenimenti al Castillo de Doña Blanca nei pressi di Cadice9 e il sito di Can Roqueta in Catalogna.10 Più recentemente resti di pollo sono stati rinvenuti a Malta nel sito di Għar Mirdum.11 In questo sito il livello in cui sono stati rinvenuti i resti di pollame è genericamente riferibile alle culture di Borg-in-Nadur e Bahrija (1500-750 a.C.). Questi ultimi due ritrovamenti potrebbero rafforzare l’ipotesi di una diffusione nel Mediterraneo occidentale da parte dei Fenici, senza tuttavia escludere l’ipotesi che il pollo sia giunto attraverso la via delle coste settentrionali del Mar Nero e da qui nei Balcani12 e nell’Europa centrale.

Testimonianze zooarcheologiche e iconografiche

Italia settentrionale

3Nell’area padana questo volatile sembra attestato a partire dalla seconda metà dell’VIII sec. a.C., come testimonierebbero i resti ossei della tomba Benacci Caprara 38 e quelli della tomba Romagnoli 1. G. Gozzadini inoltre raccolse due gusci d’uovo di gallina in una tomba della necropoli di Villanova (località Caselle), mentre altri resti di uova, sebbene non identificati a livello specifico, sono presenti già dalla prima metà dell’VIII sec. a.C., come nella tomba 19 di Castenaso (Bologna).13 Purtroppo si tratta di rinvenimenti in vecchi scavi che necessiterebbero di ulteriori verifiche; molti di questi materiali sono andati dispersi e le segnalazioni spesso si riferiscono a gusci di uova la cui determinazione tassonomica andrebbe verificata secondo metodologie moderne. Molto più tarda invece è la tomba di S. Maria di Zevio (Verona), della fine del II-inizi I sec. a.C.14

4Altre testimonianze della presenza del gallo domestico sono invece relative soprattutto a contesti abitativi (tab. 1): alcuni frammenti di ossa sono documentati negli insediamenti del Forcello (Mantova) (fase H-fine del VI sec. a.C.),15 di San Claudio (VI sec. a.C.),16 di Casale di Rivalta e Case Vandelli (V sec. a.C.)17 e nel vano E della casa 1 dell’insula 2 di Marzabotto (Bologna), sia nei livelli databili tra la fine del V e gli inizi del IV sec. a.C. che in quelli del V-IV sec. a.C.18 Cronologicamente più tardi sono i resti rinvenuti a Reif presso Laives (Bolzano) nella casa E (IV-II sec. a.C.),19 nell’abitato di Santorso (Vicenza) in livelli della seconda metà del IV-prima metà del III sec. a.C.,20 a San Giorgio di Valpolicella (Verona) nel II-I sec. a.C.21

Tab. 1. Siti abitativi dell’Italia settentrionale che hanno restituito resti di gallo domestico (elab. di J. De Grossi Mazzorin, C. Minniti e C.A. Corbino).

SitoDatazioneFrequenzaBibliografia
San ClaudioVI sec. a.C.NR = 1 NMI = 1Farello 1995
Casale di RivaltaV sec. a.C.NR = 2 NMI = 2Farello 1995
Case VandelliV sec. a.C.NR = 2 NMI = 1Farello 1995
Forcello, fase E ed Hfine VI-inizi V sec. a.C.NR = 10 NMI = 2Trentacoste 2014
Forcello, fase CDinizi V-inizi IV sec. a.C.NR = 4Trentacoste 2014
Marzabotto, casa 1, insula 2fine V-inizi IV sec. a.C.Curci 2010
Santorso, fasi 1-3metà IV-prima metà III sec. a.C.NR = 12 NMI = 4Cassoli – Tagliacozzo 1991
ReifIV-II sec. a.C.NR = 4Castiglioni et al. 2014
San Giorgio di ValpolicellaII-I sec. a.C.presenteTecchiati 2006

5Le testimonianze iconografiche di questo volatile in Italia settentrionale sono quasi assenti se escludiamo un pendaglio in bronzo proveniente da Pozzuolo22 che rappresenta un uccello con una cresta a pettine sul capo e una coda biforcuta che potrebbe essere anche identificato con un gallo; l’oggetto si data con la tarda cultura di Hallstatt e in particolare al periodo tra il 550 e il 450 a.C. circa, quando comunque l’allevamento del pollo era già affermato anche in Italia settentrionale (tab. 1).23

Italia centrale

6Per quanto riguarda l’Etruria tirrenica, l’aspetto più interessante è che i resti di gallo sono frequenti soprattutto in contesti cultuali per i quali, nella maggior parte dei casi, non si può identificare la divinità di riferimento. Sono stati infatti rinvenuti nel santuario di Podere Ortaglia presso Peccioli (Pisa) in livelli datati tra la metà del VI e il IV sec. a.C.,24 a Pyrgi sul fondo di un pozzo situato nell’area sacra C25 e in alcuni contesti di V sec. a.C. del santuario meridionale,26 a Gravisca in diversi contesti databili tra la fine del V e il IV sec. a.C.,27 a Veio tra i materiali di fine IV sec a.C. del pozzo individuato a Pian di Comunità,28 a Narce Monte Li Santi (Mazzano Romano) nelle fasi IV e V (metà IV-II sec. a.C.),29 a Orvieto nel santuario della Cannicella (III sec. a.C.),30 a Cetamura (Siena) nel riempimento di III-II sec. a.C. del pozzo,31 a Lucus Feroniae nei cavi di fondazione del santuario (fine III-inizi II sec. a.C.),32 a Volterra nel saggio T (metà II sec. a.C.)33 e a Torre di Grotta Porciosa nei pressi di Falerii (Viterbo) (II-inizi I sec. a.C.) in un piaculum legato a riti di tipo ctonio (tab. 2).34

Tab. 2. Siti cultuali dell’Etruria tirrenica che hanno restituito resti di gallo domestico (elab. di J. De Grossi Mazzorin, C. Minniti e C.A. Corbino).

SitoDatazioneFrequenzaBibliografia
Podere OrtagliaVI-metà IV sec. a.C.NR = 7 NMI = 2Betetto 2005
Pyrgi, Santuario meridionale-piazzale NordV sec. a.C.NR = 5Sorrentino 2013
Pyrgi, Santuario meridionale-area SV sec. a.C.NR = 16Sorrentino 2005
Gravisca, varie areefine V-IV sec. a.C.NR = 29Sorrentino 2004
Gravisca, Pozzo di Demetrafine IV-III sec. a.C.NR = 28 NMI = 2

De Grossi Mazzorin

in studio

Veio, Pozzo di pian di Comunitàfine IV sec. a.C.NR = 8 NMI = 3De Grossi Mazzorin – Cucinotta 2009
Monte Li Santi (fasi IV-V)metà IV-II sec. a.C.NR = 11 NMI = 1Santini 2010; 2013
Orvieto, CannicellaIII sec. a.C.NR = 25 NMI = 4Wilkens 2008
Monte Li Santi (fase IV)III-II sec. a.C.NR = 7 NMI = 3De Grossi Mazzorin 2016
CetamuraIII-II sec. a.C.NR = 1 NMI = 1Corbino – Fonzo 2017

Lucus Feroniae,

cavi di fondazione

fine III-inizi II sec. a.C.NR = 6 NMI = 3De Grossi Mazzorin – Perrone 2020
Volterra, saggio T, US 623metà II sec. a.C.NR = 1 NMI = 1Sorrentino 2003
Torre di Grotta PorciosaII-I sec. a.C.NR = 2 NMI = 1De Lucia Brolli 2010

7In Italia centrale la testimonianza della presenza del gallo in contesti funerari è documentata da resti osteologici di sicura attribuzione tassonomica e, con minore certezza, dai numerosi resti di gusci di uova rinvenuti in diverse sepolture. Sono ad esempio presenti sui bracieri di alcune tombe di Cerveteri e Tarquinia, tra queste basti ricordare la tomba 3 Maroi della Banditaccia a Cerveteri (VI sec. a.C.). Diversi gusci sono stati rinvenuti anche nelle Tombe delta, gamma e zeta nella necropoli delle Grotte di Populonia, mentre alcuni resti ossei provengono, sempre dalla stessa necropoli, dalle Tombe zeta e 13; nel complesso tutte queste sepolture si datano tra la fine del IV e gli inizi del I sec. a.C. (tab. 3).35 Inoltre, resti di un pollo immaturo provengono dalla tomba 4 scavata nella necropoli delle Morre a Tarquinia (metà del III sec. a.C.).36

Tab. 3. Necropoli dell’Etruria tirrenica che hanno restituito resti di gallo domestico (elab. di J. De Grossi Mazzorin, C. Minniti e C.A. Corbino).

SitoDatazioneFrequenzaBibliografia
Populonia, le Grotte, Tomba zetaIV-III sec. a.C.Un immaturo e uovaDe Grossi Mazzorin – Minniti 2009
Populonia, le Grotte, Tomba 13seconda metà III sec. a.C.Due esemplari di immaturiDe Grossi Mazzorin – Minniti 2009
Populonia, le Grotte, Tomba deltametà III-inizi II sec a.C.Frammenti di gusci d’uovaDe Grossi Mazzorin – Minniti 2009
Populonia, le Grotte, Tomba gammafine II-inizi I sec. a.C.Frammenti di gusci d’uovaDe Grossi Mazzorin – Minniti 2009
Tarquinia, le Morre, Tomba 4metà III sec. a.C.NR = 11 NMI = 1Prato – Tecchiati 2019

8In Etruria alcune raffigurazioni di galli sono presenti nelle pitture parietali di diverse tombe, risalenti al VI e V sec. a.C., della necropoli di Monterozzi a Tarquinia. Nella Tomba del Vecchio (fine del VI sec. a.C.) un gallo compare tra altri volatili nel fregio inferiore sulla parete sinistra, nella Tomba dei Fiorellini (seconda metà del V sec. a.C.) e nella Tomba del Gallo (fine del V sec. a.C.) sono rappresentati due galli, in posizione araldica, che occupano il timpano della parete di fondo, mentre nella Tomba 4813 (V sec. a.C.) la figura del gallo è al centro di esso; potrebbe quindi trattarsi di rappresentazioni tratte da schemi figurativi che circolavano all’epoca. Più interessante è la disposizione del gallo nella Tomba del Triclinio (inizi del V sec. a.C.) perché il gallo è posto, in posa molto più realistica, sotto la kline insieme a una pernice. La stessa posizione si ritrova nella stele fiesolana degli inizi del V sec. a.C. proveniente da Travignoli (Firenze; fig. 1a).37

9Numerose sono anche le raffigurazioni di galli presenti nella ceramica attica dell’Etruria, che in questo lavoro non vengono analizzate. Come per i galli riprodotti nelle tombe anche per quelli rappresentati sulla ceramica non si può escludere che possano rappresentare animali che i ceramografi greci avevano visto oppure tratto da schemi figurativi che circolavano in madrepatria. Diverso sembrerebbe il caso del galletto realizzato a tutto tondo in bucchero (fig. 1b), datato tra la fine del VII e gli inizi del VI sec. a.C.,38 rinvenuto nei pressi di Viterbo e attualmente conservato al Metropolitan Museum (New York).39 Sebbene anche per questo non si possa escludere l’origine imitatoria, tuttavia la produzione ceramica è chiaramente locale. Un altro caso interessante è quello di un galletto realizzato nella tipica ceramica falisca prodotta nella seconda metà del IV sec. a.C. presente nella collezione di M. e J. Steinhardt e recante un’iscrizione falisca.40 Infine si deve ricordare una gemma etrusca in corniola, databile al IV sec. a.C., di incerta provenienza, conservata nella collezione Danicourt a Péronne, in cui è raffigurato un giovane vestito solo di una clamide che si china verso una stia in cui è presente un uccello da alcuni identificato come un pollo; la scena è stata associata alla pratica mantica del pullarius (fig. 2a).41 È innegabile che l’uccello rappresentato, anche se presenta una cresta sul capo, si discosta abbastanza dalla morfologia del gallo: ha un collo tortuoso e molto lungo, un becco troppo pronunciato e rivolto verso il basso, non si notano né bargigli né speroni. Recentemente, L. Holland Goldthwaite ha proposto l’identificazione dell’uccello come un pollo sultano (Porphyrio porphyrio), un rallide ben diffuso in Europa.42 La studiosa commenta che “we must avoid the ‘ignorant artisan’ type of argument” e porta come confronti le raffigurazioni di questo uccello presenti nelle case di Polibio e della piccola fontana a Pompei. Tuttavia, con lo stesso identico ragionamento dobbiamo sottolineare che non assomiglia neanche a un pollo sultano; questo uccello infatti normalmente presenta gambe esageratamente sviluppate rispetto al corpo e dita lunghissime che gli servono per camminare sopra le canne, un becco forte e grande più che lungo, una cresta quasi inesistente (fig. 2b). Tutte caratteristiche che non si notano assolutamente nell’uccello della gemma della collezione Danicourt che presenta invece un collo troppo lungo e un becco troppo pronunciato e rivolto verso il basso; sembra più simile a un mignattaio (Plegadis falcinellus) [pl. V, 26] o a un altro tipo di ibis (Threskiornis sp.). Restiamo quindi del parere che si tratti solamente di un pollo realizzato malamente dall’artigiano.

Fig. 1. a. Travignoli (Pontassieve, Firenze): particolare della stele (Magi 1932, no 16); b. Galletto in bucchero con alfabetario (Metropolitan Museum, New York).

Fig. 2. a. Gemma etrusca in corniola (IV sec. a.C.), provenienza sconosciuta, Municipal Museum A. Danicourt, Péronne, France (Maras 2019-2020); b. Pollo sultano (Porphyrio porphyrio L.) (foto L. Worthington).

10Molto meno frequenti sono i ritrovamenti di resti ossei di gallo in contesti abitativi dell’Etruria tirrenica: un frammento di ulna di gallo che proviene da un interro della Civita di Tarquinia, databile alla prima metà del VI sec. a.C.,43 un cranio incompleto dal riempimento di un pozzo dell’insediamento agricolo di Le Pozze a Blera (Viterbo),44 databile tra la metà del IV e gli inizi del III sec. a.C., diverse ossa dai livelli abitativi di Populonia del III sec. a.C.,45 altre dalla cisterna 7 di Musarna (Viterbo) dove sono stati rinvenuti associati a materiali databili tra il III sec. a.C. e il I sec. d.C. (tab. 4).46

Tab. 4. Siti abitativi dell’Etruria tirrenica che hanno restituito resti di gallo domestico (elaborazione di J. De Grossi Mazzorin, C. Minniti e C.A. Corbino).

SitoDatazioneFrequenzaBibliografia
Tarquinia, la Civita (fase 2)prima metà VI sec. a.C.NR = 1 NMI = 1Bedini 1997
Blera, le Pozzemetà IV-inizi III sec. a.C.NR = 1 NMI = 1Ricciardi et al. 1987
Musarna, cisterna 7III sec. a.C.-I sec. d.C.NR = 7Tagliacozzo 1990
Populonia, acropoliIII sec. a.C.NR = 7 NMI = 3De Grossi Mazzorin 1985

Fig. 3. Urna cineraria di Montecucco: a. Frammento di omero distale di Gallus domesticus (a sinistra veduta craniale, a destra veduta caudale); b. Frammento di ulna prossimale (a sinistra veduta posterodorsale, a destra veduta ventrale) (foto C.A. Corbino.

11La segnalazione più importante è tuttavia quella relativa ad una tomba a incinerazione della necropoli di Montecucco a Castel Gandolfo (Roma),47 conservata al British Museum (Londra), che fa risalire l’introduzione del gallo domestico alle fasi iniziali dell’età del Ferro. La tomba risale alla fase Laziale IIA, datata da alcuni studiosi alla prima metà del IX sec. a.C.48 da altri al X-inizi del IX sec. a.C.49 L’urna a capanna fu raccolta durante gli scavi effettuati prima della costruzione della via dei due Santi nella tenuta Torlonia nel 1816-1817. Nel 1840 l’urna fu acquistata dal British Museum tramite W. Hamilton che l’aveva ricevuta a sua volta dal celebre scultore italiano A. Canova nel 1821 (BM Cat. Vases H1/GR1840 I-II.15/cat. no 163).50 All’interno dell’urna si trovavano frammenti bruciati di ossa umane e due resti di pollo. Questi, che erano già stati precedentemente identificati da M. Bowmer come appartenenti a Gallus,51 rappresentano i più antichi resti di pollo finora recuperati in Italia. Lo studioso tuttavia a suo tempo non fornì alcun criterio diagnostico per la loro esatta identificazione tassonomica e non mostrò alcuna consapevolezza dell’importanza del ritrovamento. I due resti sono stati recentemente riesaminati da uno degli autori del presente contributo che ha verificato la corretta attribuzione tassonomica al Gallus domesticus.52 Si tratta di un frammento di un omero distale (fig. 3a) e uno di un’ulna prossimale (fig. 3b), entrambi calcinati, molto probabilmente riferibili allo stesso individuo.

12A Roma diversi resti di polli sono documentati in contesti connessi ad attività cultuali. Nei due depositi votivi situati sulle pendici nord-orientali del Palatino (tab. 5), un frammento di cranio e uno di diafisi di metatarso di un individuo adulto erano presenti nella teca B (fase IV-tardo V sec. a.C.), un frammento di ulna distale combusta di un individuo adulto nella teca A (fase VI-seconda metà del IV sec. a.C.).53 Si segnala inoltre il rinvenimento di 357 resti di galli, galline, polli e pulcini in un cunicolo sotterraneo individuato sul margine orientale del pianoro di Centocelle, probabilmente riutilizzato come struttura ipogea di un edificio di culto situato nelle vicinanze (tab. 5). Il deposito era caratterizzato da numerosissimi resti vegetali e animali, oltre ad una notevole quantità di frammenti ceramici, inquadrabili cronologicamente tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. Frequenti i frammenti con lettere iscritte che hanno permesso di ipotizzare un uso cultuale della struttura. I resti di pollame costituiscono oltre il 65% dei resti animali e sono riferibili ad almeno 71 individui; ripartiti nelle diverse classi d’età, la maggior parte (il 78,1%) è costituita da pulcini giovanissimi, se non appena nati.54

Tab. 5. Siti cultuali del Lazio arcaico e della Sabina che hanno restituito resti di gallo domestico (elab. di J. De Grossi Mazzorin, C. Minniti e C.A. Corbino).

SitoDatazioneFrequenzaBibliografia

Roma, pendici NE Palatino,

teca B

tardo V sec. a.C.NR = 2 NMI = 1De Grossi Mazzorin – Garganese 2017

Roma, pendici NE Palatino,

teca A

seconda metà IV sec. a.C.NR = 1 NMI = 1De Grossi Mazzorin – Garganese 2017
Roma Centocellefine IV-inizi III sec. a.C.NR = 357 NMI = 71De Grossi Mazzorin 2004
S. Angelo di Civitella (fase I)fine IV-inizi III sec. a.C.NR = 16 NMI = 3Santini 2010; 2013
S. Angelo di Civitella (fase II)metà II sec. a.C.NR = 6 NMI = 3Santini 2010; 2013

13Altri resti di gallo rinvenuti in Italia centrale ma al di fuori dell’area etrusca provengono dal santuario italico di S. Angelo di Civitella (Rieti) sia in livelli della prima (fine IV-inizi III sec. a.C.) che della seconda fase di frequentazione (metà II sec. a.C.).55 In Molise invece è documentata una bella immagine di galletto, rappresentata da un bronzetto votivo ellenistico, privo della testa, proveniente dal santuario sannita di Pietrabbondante (Isernia).56

14Sembrerebbe dunque che nell’Etruria tirrenica, a Roma e nel resto dell’Italia centrale non etrusca la presenza del gallo fosse inizialmente legata soprattutto a pratiche cultuali e funerarie, probabilmente perché doveva trattarsi di un animale raro e quindi pregiato che ancora non rientrava nelle consuetudini alimentari.

Italia meridionale e Sicilia

15Anche nel sud Italia i resti di gallo domestico provengono prevalentemente da contesti cultuali, alcuni sicuramente di fondazione greca e altri indigena. Sono stati infatti recuperati a Monte Sannace (Bari) in uno strato di fine VII sec. a.C.,57 all’Incoronata di Metaponto (Matera)58 in uno di VI sec. a.C. e nel santuario del Pantanello,59 sempre nei pressi di Metaponto, in un livello di IV-III sec. a.C., a Selinunte60 nel santuario della Malophoros in livelli datati alla metà del VI-IV sec. a.C., a Grumentum61 nel tempio D (fase 6 databile al V sec. a.C.), a Cuma,62 nel pronao del tempio maggiore (seconda metà del IV sec. a.C.), a Vaste (Lecce),63 in diversi contesti ellenistici (IV-III sec. a.C.) e dai tre bothroi di Piazza Dante, e in alcune strutture a sfondo cultuale del Fondo Melliche (tab. 6).64

Tab. 6. Siti cultuali dell’Italia meridionale e della Sicilia che hanno restituito resti di gallo domestico (elab. di J. De Grossi Mazzorin, C. Minniti e C.A. Corbino).

SitoDatazioneFrequenzaBibliografia
Monte Sannace, US 632-801VII sec. a.C.NR = 1 NMI = 1Loconte Scarcelli 2018-2019
Incoronata di MetapontoVI sec. a.C.NR = 1 NMI = 1Gál 2010
Lipari, bothros a EoloVI-V sec. a.C.NR = 13 NMI = 5Villari 1991
Santuario della Malophorosmetà VI sec. a.C.-IV sec. a.C.NR = 4Miccichè – Valenti – Sineo 2019
Santuario del PantanelloVI-III sec. a.C.NR = 2 NMI = 1Gál 2010
Grumentum, tempio D, fase 6V sec. a.C.NR = 1 NMI = 1Scavone 2009
Cuma, Pronao tempio Maggioreseconda metà IV sec. a.C.NR = 1 NMI = 1Rescigno et al. 2016
Vaste, bothros 1IV-III sec. a.C.NR = 6 NMI = 4De Grossi Mazzorin – Solinas 2010
Vaste, bothros 2IV-III sec. a.C.NR = 1 NMI = 1De Grossi Mazzorin – Solinas 2010
Vaste, bothros 3IV-III sec. a.C.NR = 7 NMI = 4De Grossi Mazzorin – Solinas 2010
Vaste, Fondo MellicheIV-III sec. a.C.NR = 1 NMI = 1Minniti 2017
Santuario dei PaliciIII-I sec. a.C.NR = 7Di Patti – Lupo 2008

16Inoltre, diverse necropoli di Paestum, datate alla seconda metà del IV sec. a.C., comprendono tombe con raffigurazioni di galletti, associate a individui sia femminili che maschili. Tra queste le tombe situate nelle necropoli di Andriuolo, Gaudo, Vannullo e Capaccio Scalo.65

17Il gallo, infine, come animale sacro a Demetra e Persefone, viene rappresentato su alcuni pinakes rinvenuti a Mannella, vicino Locri, e datati agli inizi del V sec. a.C.66 e su altre terrecotte locresi.67

18Meno frequenti sono i resti di pollo rinvenuti in aree abitative. Questi provengono da Cavallino Fondo Pero, dove dall’area di una cisterna di V sec. a.C. sono stati recuperati due resti,68 da Otranto (Lecce), dove nell’area del cantiere Mitello è stato recuperato un osso databile tra il IV e il III sec. a.C.,69 e da Vaste (Lecce) fondo S. Antonio, dove sia il settore A che il settore E hanno restituito diversi resti di pollo (tab. 7).70

Tab. 7. Siti abitativi dell’Italia meridionale e della Sicilia che hanno restituito resti di gallo domestico (elab. di J. De Grossi Mazzorin, C. Minniti e C.A. Corbino).

SitoDatazioneFrequenzaBibliografia
Entella US 7fine VII-seconda metà V sec. a.C.NR = 2 NMI = 1Bedini 1997
Cavallino, Fondo Pero, area cisternaV sec. a.C.NR = 2 NMI = 1Minniti cds
Otranto, Cantiere MitelloIV-III sec. a.C.NR = 1 NMI = 1De Grossi Mazzorin – Minniti 2008
Vaste, Fondo S. Antonio, settore AIV-III sec. a.C.NR = 6 NMI = 2Solinas 2012
Vaste, Fondo S. Antonio, settore EIV-III sec. a.C.NR = 1 NMI = 1Solinas 2012

19In Sicilia alcuni resti di pollo associati a materiale ceramico inquadrabile cronologicamente tra il VI e il V sec. a.C. provengono dal bothros dedicato al dio Eolo rinvenuto a Lipari (Messina)71 e presso Mineo (Catania),72 nel santuario dei Palici, datato al III-I sec. a.C. (tab. 6).

20Resti provenienti da contesti abitativi sono stati invece recuperati ad Entella (Palermo),73 dove l’US 7, con materiale ceramico databile tra la fine del VII e la seconda metà del V sec. a.C., ha restituito due resti probabilmente attribuibili ad un individuo adulto (tab. 7). Infine si segnala che nella colonia greca di Himera un gallo è raffigurato su una serie di monete coniata tra il 530 e il 470 a.C.74

Sardegna

21Particolare è la situazione documentata in Sardegna.75 Due bronzetti nuragici, probabilmente due figurine in bronzo che facevano parte di due barche votive risalenti all’età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.) rappresentano in modo stilizzato due galletti; uno proviene dal nuraghe Nurdole (Nuoro)76 e l’altro da Serri (Nuoro; fig. 4).77 La produzione di questi bronzetti ha inizio probabilmente in una fase iniziale della prima età del Ferro (inizio del IX sec. a.C.) e si prolungherà fino alla fase non avanzata del periodo recente.78 Pur se abbastanza stilizzati, il primo galletto è ben riconoscibile dalla presenza degli speroni sulle zampe, il secondo, posto tra le corna di un bovide, mostra chiaramente sia la cresta che i bargigli. Queste barche votive sono indicatrici di attività commerciali nel Mediterraneo79 e non è possibile stabilire se queste figurine siano state realizzate da metallurghi locali o stranieri e se tali artigiani avessero visto questo volatile altrove. Tuttavia, data l’accuratezza delle rappresentazioni, sembra più probabile che i metallurghi abbiano beneficiato della vista di un modello reale. Questo lascerebbe ipotizzare una precoce presenza del pollo in Sardegna. Fino ad oggi, tuttavia, non ci sono prove di rinvenimenti di resti che documentino la presenza del pollo in Sardegna prima del VII-V sec. a.C.80 Quindi anche nell’ipotesi di una presenza reale dell’uccello in Sardegna nel periodo delle barche votive, si deve comunque tenere conto che doveva essere ancora una specie rara.

Fig. 4. a. Bronzetto proveniente dal nuraghe Nurdole (Orani, IX-VIII sec. a.C.; da Lilliu 2008, p. 512); b. Bronzetto proveniente da Serri (Nuoro, IX-VIII sec. a.C.; da Foddai 2014, p. 512).

Conclusioni

22I dati presentati permettono dunque di dedurre che la presenza del gallo domestico in Italia attualmente risale alla prima età del Ferro (fase laziale IIA), come testimoniano i resti rinvenuti nella sepoltura della necropoli di Montecucco a Castel Gandolfo. I rinvenimenti ottocenteschi di resti di pollame e forse di uova nelle tombe villanoviane dell’Etruria padana rafforzano ulteriormente questa ipotesi.

23Non è ancora chiaro da dove questo uccello sia stato importato in Italia. Rispetto alle due ipotesi di vie di diffusione del pollo in Europa, ovvero attraverso il Vicino Oriente e il Mediterraneo, oppure attraverso le pianure dell’Asia centrale e l’Europa centro-settentrionale, l’Italia potrebbe aver avuto un ruolo chiave. Considerando una diffusione “mediterranea”, questa potrebbe essere avvenuta attraverso le popolazioni fenice, anche se in Italia nessuno dei siti fenici della Sicilia e della Sardegna ha restituito ad oggi resti di pollame. La seconda ipotesi di via di diffusione diverrebbe invece la più probabile se i resti delle necropoli villanoviane di Bologna fossero confermati nella loro identificazione tassonomica.

24Per quanto riguarda l’impiego di questo uccello domestico, sembrerebbe essere documentata una differenza sostanziale tra l’Italia settentrionale a nord del Po, l’area dell’Etruria padana e l’Italia peninsulare: nelle prime due aree i resti sono frequenti in contesti abitativi, mentre nella terza l’utilizzazione sembrerebbe prevalentemente cultuale. In Italia centrale e meridionale i resti ossei di gallo in contesti abitativi sono documentati fino ad oggi in fasi cronologiche molto più tarde rispetto a quelle dei contesti sepolcrali e cultuali. Successivamente alla sua introduzione nel IX sec. a.C., la presenza del gallo domestico sembrerebbe rimanere sporadica fino a tutto il III sec. a.C.

25Solo dal pieno periodo romano imperiale è documentata una più ampia diffusione di questo uccello, anche se questo non sembra rivestire un ruolo particolarmente importante nell’alimentazione, se confrontiamo le sue percentuali con quelle degli altri animali domestici.81 Le fonti scritte latine suggeriscono che questi animali fossero allevati dai Romani essenzialmente per la produzione di uova e che per lungo tempo ci sia stato un severo divieto di ucciderli (soprattutto le galline) solo per consumarne la carne.82 Solo successivamente si iniziò ad apprezzare da parte dei ceti più abbienti la carne di pollo e infatti, nel IV sec. d.C., L’arte culinaria di Apicio riporta diverse ricette elaborate per la preparazione e la cottura della gallina.83

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Storey et al. 2012 = A.A. Storey et al. (+ di 10 autori), Investigating the global dispersal of chickens in Prehistory using ancient mitochondrial DNA signatures, in Plos One, 7/7, e39171, doi: 10.1371/journal.pone.0039171.

Storey et al. 2019 = A.A. Storey et al. (+ di 10 autori), Correction: Investigating the global dispersal of chickens in Prehistory using ancient mitochondrial DNA signatures, in Plos One, 14/5, e0216626, doi: 10.1371/journal.pone.0216626.

Tagliacozzo 1990 = A. Tagliacozzo, I resti ossei faunistici di Musarna, in MEFRA, 102/1, 1990, p. 479-480.

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Trentacoste 2014 = A. Trentacoste, The Etruscans and their animals: the zooarchaeology of Forcello di Bagnolo San Vito (Mantova), PhD thesis, University of Sheffield, 2014, https://etheses.whiterose.ac.uk/6553/.

Villari 1991 = P. Villari, The faunal remains in the Bothros at Eolo (Lipari), in ArchaeoZoologia, 4/2, 1991, p. 107-126.

Wallace 2005 = R. Wallace, A Faliscan inscription in the Michael and Judy Steinhardt collection, in ZPE, 153, 2005, p. 175-182.

West – Zhou 1988 = B. West, B.-X. Zhou, Did chickens go north? New evidence for domestication, in JASc, 15, 1988, p. 515-533.

Wilkens 2008 = B. Wilkens, Resti faunistici da una fossa rituale di Orvieto, in X. Duprè Raventós, S. Ribichini, S. Verger (a cura di), Saturnia Tellus: definizioni dello spazio consacrato in ambiente etrusco, italico, fenicio-punico, iberico e celtico, Roma, 2008, p. 589-597.

Wilkens 2012 = B. Wilkens, Archeozoologia. Il Mediterraneo, la storia, la Sardegna, Sassari, 2012.

Xiang et al. 2014 = H. Xiang, J. Gao, B. Yu, H. Zhou, D. Cai, Y. Zhang, X. Chen, X. Wang, M. Hofreiter, X. Zhao, Early Holocene chicken domestication in northern China, in Proceedings of the National Academy of sciences, 111/49, 2014, p. 17564-17569, doi: 10.1073/ pnas.1411882111.

Notes de bas de page

1Eda et al. 2016; Peters et al. 2016, Pitt et al. 2016; Kanginakudru et al. 2008. Desideriamo ringraziare Roberto Miccichè e Umberto Tecchiati per averci fornito diverse segnalazioni sulla presenza di resti di gallo domestico rispettivamente in Sicilia e in Italia settentrionale, Claudio Grispigni Manetti per le osservazioni sul pollo sultano. Ringraziamo infine Gianluca Tagliamonte e Adriana Travaglini per le preziose informazioni che ci hanno fornito, il primo sugli aspetti iconografici del gallo domestico nel mondo etrusco-italico, la seconda sulla monetazione di Himera.

2Xiang et al. 2014.

3Eda et al. 2016; Peters et al. 2016.

4West – Zhou 1988; Storey et al. 2012; 2019 ; Maltby et al. 2018.

5Crawford 1984; Perry-Gal et al. 2015.

6West – Zhou 1988.

7Benecke 1993.

8Jockenhövel – Ostoja-Zagorski 1987, cit. in Benecke 1993; Kyselý 2010.

9Si veda, qui, D’Andrea.

10Hernández Carrásquilla 1992; Albizuri et al. 2020; qui, D’Andrea.

11Miccichè 2020, p. 174-175.

12Mylona 2022 riporta che in Grecia, alcuni siti dell’età del Bronzo hanno prodotto occasionalmente ossa di pollo, ma i risultati sono in attesa di una verifica.

13Bertani 1995.

14Riedel 1992.

15Anche la fase E, sempre della fine VI - inizi V sec. a.C., ha restituito 1 resto di pollo e altri 4 resti sono stati recuperati nelle fasi CD, un po’ più tarde, dell’inizio V - inizio IV sec. a.C. (Trentacoste 2014).

16Farello 1995.

17Farello 1995.

18Curci 2010, p. 418.

19Castiglioni et al. 2014.

20Cassoli – Tagliacozzo 1991.

21Tecchiati 2006.

22Dörrer 2006, p. 434 sq.

23Gleirscher 2013, p. 235.

24Betetto 2005.

25Cardini 1970.

26Sorrentino 2005; 2013.

27Sorrentino 2004; altri resti provengono da un pozzo dedicato a Demetra colmato tra il IV e il III sec. a.C. (De Grossi Mazzorin comunicazione personale).

28De Grossi Mazzorin – Cucinotta 2009.

29De Grossi Mazzorin 2016.

30Wilkens 2008.

31Corbino – Fonzo 2017.

32De Grossi Mazzorin – Perrone 2020.

33Sorrentino 2003.

34De Lucia Brolli 2010, p. 347.

35De Grossi Mazzorin – Minniti 2009.

36Prato – Tecchiati 2019.

37Magi 1932, no 16.

38L’oggetto riporta sul corpo l’iscrizione graffita in alfabeto etrusco nella sua forma più arcaica.

39Pandolfini – Prosdocimi 1990.

40Wallace 2005.

41Da ultimo vedi Maras 2019-2020.

42Holland Goldthwaite 2021.

43Bedini 1997.

44Ricciardi et al. 1987.

45De Grossi Mazzorin 1985.

46Tagliacozzo 1990.

47Bartoloni et al. 1987, p. 229; De Grossi Mazzorin 2005.

48Bartoloni et al. 1987.

49Bietti Sestieri – De Santis 2008.

50Bartoloni 1986.

51Bowmer – Molleson 1986.

52Corbino et al. 2022.

53De Grossi Mazzorin – Garganese 2017.

54De Grossi Mazzorin 2004.

55Santini 2010; 2013.

56Cianfarani – Franchi Dall’Orto – La Regina 1978, p. 484, fig. 309; Tagliamonte 2004, p. 112.

57Un resto di gallo proviene dall’US 632-801 databile alla fine VII sec. a.C. e altri 6 da livelli inquadrabili genericamente tra la metà del VII e il IV sec. a.C.: Loconte Scarcelli 2018-2019.

58Gál 2010, p. 62 sq.

59Ibid.

60Miccichè – Valenti – Sineo 2019.

61Scavone 2009.

62Rescigno et al. 2016.

63De Grossi Mazzorin – Solinas 2010.

64Minniti 2017.

65Tra queste basti ricordare le tombe femminili 53, 57, 58 della necropoli di Andriuolo e la tomba 2/1972 della necropoli del Gaudo, la tomba maschile no 4 della necropoli di Vannullo e quella, di incerta attribuzione del sesso dell’inumato, no 1/1964 della necropoli di Capaccio scalo (Pontrandolfo – Rouveret 1992).

66Cosentino 2016.

67Higgins 1969, p.118-119, pl. LIV; Rubinich 2012; Marroni – Torelli 2016.

68Minniti cds.

69De Grossi Mazzorin – Minniti 2008.

70Solinas 2012.

71Villari 1991. Per un esame della fauna presente in Sicilia nel corso del I millennio a.C. si veda, qui, Wilkens.

72Di Patti – Lupo 2008.

73Bedini 1997.

74Cutroni Tusa 2017.

75Si veda, qui, Wilkens.

76Foddai 2014.

77Lilliu 2008, p. 512.

78Depalmas et al. 2021.

79Lo Schiavo 2014.

80Qui, D’Andrea. Cf. Wilkens 2012.

81De Grossi Mazzorin – Minniti 2017.

82Dosi – Schnell, 1984, p. 171. Ancora nel II sec. d.C. Tertulliano (Apologetico, 6.2) asserisce che in passato era proibito servire in tavola più di un pollo alla volta «[...] Dove sono andate a finire quelle leggi intese a frenare il lusso e l’ambizione, che prescrivevano fossero permessi per un pranzo cento assi e non più, e non fosse imbandita più di una gallina e, per giunta, non ingrassata?» (traduzione a cura di Onorato Tescari 1951).

83Apicio, L’arte culinaria, 3.93-96.


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