«Il maladetto ed abominando e detestando peccato della sodomia»
L’Osservanza e il controllo della morale sessuale
p. 355-368
Résumés
Le norme contro la sodomia si aggravarono negli Statuti (come quelli di Siena e di Perugia del 1425) a causa dell’influenza di Bernardino da Siena, ma anche di altri Osservanti. Difficile non vedere un nesso fra l’insistenza dei predicatori in materia e l’istituzione a Firenze nel 1432 degli Ufficiali della Notte. Interessante però notare come nella stragrande maggioranza le sentenze del tribunale fossero relativamente poco pesanti; certamente meno di quanto avrebbero auspicato i predicatori. Al di là delle Alpi, così come a Venezia, si perseguiva molto meno, ma le sentenze erano più dure, prevedendo quasi sempre la condanna al rogo. Da una parte quindi abbiamo l’insistenza martellante dei predicatori sul problema, dall’altra una parziale “tolleranza”. Esisteva dunque davvero una specificità toscana, come afferma Bernardino e come contestavano in Svizzera e in Germania? Escludendo una obiettiva tendenza alle pratiche omosessuali in Italia, in Toscana o a Firenze maggiore che altrove, è dunque alla narrazione intorno alla sodomia che ci si deve rivolgere.
The rules against sodomy were made more severe in the city statutes (such as those of Siena and Perugia of 1425) that were influenced by Bernardino of Siena, but also by other Observants. There is an obvious connection between the preachers’ insistence on the matter and the institution of the Officers of the Night in Florence in 1432. It is though interesting to note that in most cases, the sentences of the tribunal were relatively light (certainly lighter than the preachers would have wished). On the other side of the Alps and in Venice, there was much less prosecution, but the sentences were harsher, almost always involving the sentence to the stake. On the one hand, preachers insisted on the problem. On the other, there was a partial “tolerance”. Was homosexuality particularly widespread in Tuscany, as Bernardino claims and as people thought in Switzerland and Germany? We have to rule out the existence of an objective tendency towards homosexuality that would have been major in Italy, particularly in Tuscany or Florence. It is the discourse around sodomy that is distinct.
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Keywords : Sodomy, sex, preaching, homosexuality, gender history
Parole chiave : Sodomia, sesso, predicazione, omosessualità, storia di genere
Texte intégral
1«Il maladetto ed abominando e detestando peccato della sodomia»1 come lo definisce Vespasiano da Bisticci nella Vita di Bernardino da Siena, ha cominciato a ricevere l’adeguata attenzione della storiografia da alcuni decenni a questa parte. Ci sono sistematizzazioni sulla “invenzione”, nel senso sia della identificazione sia della costruzione narrativa in opere generali come quelle di Mark Jordan e di John Boswell, per citare due apripista;2 mentre per quanto attiene all’Osservanza francescana l’interesse è andato soprattutto alle opere di Bernardino da Siena, tanto per l’importanza del suo ruolo nella predicazione della prima metà del Quattrocento, quanto per la (conseguente) maggiore disponibilità di opere in buona edizione critica. Nello specifico, su Bernardino da Siena e la sodomia vanno ricordati almeno i lavori di Franco Mormando (che al tema dedica una ricca sezione del suo The preacher’s demons) e di Michael Rocke nel suo Fordibben friendships, che studia soprattutto l’istituzione fiorentina dell’Ufficio della Notte, ma che al Senese rivolge un’attenzione approfondita per la concomitanza fra la sua predicazione e la fondazione dell’Ufficio, e che trova una controparte veneziana nello studio di Guido Ruggiero: The boudaries of Eros.3
2Se anche nelle pagine che seguono Bernardino da Siena ha, inevitabilmente, un ruolo eminente, il primo scopo è quello di ampliare il discorso ad altri predicatori pressoché negletti almeno in relazione al tema della sodomia: in particolare, ho preso in considerazione sermoni dedicati interamente o parzialmente al tema fra quelli di Giacomo della Marca, Roberto Caracciolo da Lecce e Matteo d’Agrigento. In second’ordine, ho provato a contestualizzare i loro sermoni in relazione alla società e alla cultura del tempo.
3È stato ribadito in numerosi studi come il termine “sodomia” non abbia sempre lo stesso significato che oggi siamo soliti conferirgli. Nei secoli cui ci riferiamo abbracciava una serie di comportamenti diversi che avevano in comune la dispersione del seme, dunque anche la masturbazione, ma tendenzialmente veniva interpretato come coito fra uomini. Lo si vede bene nel ventinovesimo sermone domenicale di Giacomo della Marca, intitolato De Sodomia, nel quale il frate scrive che quatuor sunt gradus istius bestiarum vitii: 1. Mollicei 2. Inmodalitatis 3. Bestialitatis 4. Sodomie.4 La distinzione sembra essere ispirata soprattutto alla Summa di Tommaso d’Aquino, che inserisce il discorso nella sezione in cui si chiede Utrum vitium contra naturam sit species luxuriae,5 per concludere affermativamente:
Quia in praedicta [cf. a. 10 arg. 2] enumeratione specierum luxuriae nulla fit mentio de vitio contra naturam. Ergo non est species luxuriae. [...] Ad primum ergo dicendum quod ibi enumerantur species luxuriae quae non repugnant humanae naturae. Et ideo praetermittitur vitium contra naturam.
4Pone dunque il quesito se sia la più grave fra le forme di lussuria, ed anche in questo caso la risposta è positiva:
Et ideo inter vitia contra naturam infimum locum tenet peccatum immunditiae, quod consistit in sola omissione concubitus ad alterum. Gravissimum autem est peccatum bestialitatis, ubi non servatur debita species. Unde super illud Gen. 37 [2], accusavit fratres suos crimine pessimo, dicit Glossa [int.], quod cum pecoribus miscebantur. Post hoc autem est vitium sodomiticum, ubi non servatur debitus sexus. Post hoc autem est peccatum ex eo quod non servatur debitus modus concumbendi. Magis autem si non sit debitum vas, quam si sit inordinatio secundum aliqua alia pertinentia ad modum concubitus.6
5Poiché nel vizio contro natura si trasgredisce ciò che è determinato secondo la natura nell’uso della sessualità, ne segue che questo è il peccato più grave in tale materia; meno grave soltanto della bestialità, ma più grave (in ordine) dell’incesto, dell’adulterio e infine dello stupro.7 In particolare, il passo che sembra aver ispirato Giacomo della Marca è il seguente:
quod dicitur vitium contra naturam. Quod quidem potest pluribus modis contingere. Uno quidem modo, si absque omni concubitu, causa delectationis venereae, pollutio procuretur, quod pertinet ad peccatum immunditiae, quam quidam [Alexander Halensis, Summa Theol. II-II n. 674] mollitiem vocant. Alio modo, si fiat per concubitum ad rem non eiusdem speciei, quod vocatur bestialitas. Tertio modo, si fiat per concubitum ad non debitum sexum, puta masculi ad masculum vel feminae ad feminam, ut apostolus dicit, ad Rom. 1 [26-27], quod dicitur sodomiticum vitium. Quarto, si non servetur naturalis modus concumbendi, aut quantum ad instrumentum non debitum; aut quantum ad alios monstruosos et bestiales concumbendi modos.8
6Giacomo traduce le distinzioni di san Tommaso con alcune variabili: per le mollities evoca il passo del Genesi (38, 6-10) in cui Giuda spinge il figlio Onan a prendere in sposa la moglie del fratello defunto, ma poiché secondo la legge il figlio primogenito non sarebbe stato considerato propriamente suo, bensì del fratello defunto, ogni volta che si unisce alla moglie del fratello, Onan disperde il seme per terra.9 Dunque non si tratterebbe di masturbazione, come per Tommaso e Alessandro, ma di coito interrotto. Peraltro, impiegando mollities per la masturbazione, si crea già confusione, dal momento che mollis era più spesso usato nella tradizione precedente con il significato di “effemminato”.10
7Nella immodalitas Giacomo sembra inserire il quarto modo di contravvenire alla natura secondo Tommaso, poiché dice che si ha quando non observatur debita honestas in matrimonio, ossia quod quando aliter mulier cognoscitur quam natura requirat est vitium sodomiticum; se, aggiunge il francescano, tale vizio è insopportabile nella meretrice, ancor più lo è nella moglie.
8Solo la bestialità non lascia spazio a dubbi sul suo significato, e Giacomo la illustra con alcuni brevi esempi come nel suo stile consueto: presso Salerno gli è stato riferito da un confratello che era nato un essere mezzo uomo mezzo maiale; a Visso uno con il capo di un caprone, il resto umano; in Sclavonia un altro (o altra: non è specificato) mezzo uomo mezzo vacca; a Camerino con bocca e denti di cane, orecchie d’asino e il resto umano; a Gaeta un bambino era stato esposto sulla pubblica piazza poiché nato con piedi e gambe d’asino fino alle ginocchia, il resto umano; e infine a Napoli una donna aveva partorito un bambino quasi Gactum Maimonem; e una sera mentre il marito era nel letto venit gactus credens mulierem volebat solito more coire cum illo.
9A proposito della sodomia Giacomo apre il sermone con un invito: Interroga filiam tuam cum qua altera est conversata et tu filium tuum et invenietis turpitudinem abominabilem. L’unico esempio riguarda due ragazzi che, a detta di un socio di Giacomo, si facevano pagare ottocento l’uno, mille ducati l’altro. La sodomia dunque riguarda sia il coito anale (è il caso della immodalitas), sia in generale i rapporti sessuali di qualunque tipo fra persone del medesimo sesso.
10Il poco noto sermonario di Matteo d’Agrigento, uno dei principali propagatori dell’Osservanza in Sicilia, composto prima di quello di Giacomo, e piuttosto contemporaneo – sebbene manchi una datazione esatta – rispetto alle reportationes di Bernardino da Siena, mostra una semplificazione della materia, anche se le fonti cui attinge sono le stesse. Troviamo infatti un sermone De sodomia nel quale, nella consueta quadripartizione, la mollicies vel immundicias si riferisce propriamente alla masturbazione: que committitur se per seipsam corrumpendo. Tuttavia anche Matteo fa riferimento subito dopo a Onan che spargebat semen suum.11 È evidente che già a questo punto la differenza fra coito interrotto e masturbazione era persa, in virtù del fatto che il dato importante era in entrambi i casi la dispersione del seme. Del secondo modo, la immodalitas, Matteo si preoccupa poco perché rinvia alla precedente, dal momento che fit quomodo cumque non utatur cum alio. La sodomia riguarda i rapporti omosessuali in genere, masculi in masculos et femine in feminas, però il predicatore se la prende soprattutto con gli uomini che trascurano le mogli per darsi a pratiche sodomitiche con uomini o con le mogli stesse, o anche con altre donne che acconsentono. Al punto che dopo i 33 anni (considerati l’età massima per contrarre matrimonio e avere figli)12 le pulcre uxores sembrano loro diavoli, e i garzoni paiono angeli, sebbene siano in realtà turpissimi: sono argomenti trattati molto meglio da Bernardino, anche con maggiore chiarezza, poiché la scrittura qui è assai confusa. La quarta categoria è data dalla bestialità, considerata il peccato più grave, e illustrata dall’esempio di due donne morte mentre davano alla luce animali (un lupo e un altro essere non identificato). Il discorso si chiude con un «o maledetti medici», incomprensibile nel contesto, sul quale tornerò.
11Il discorso cambia sensibilmente se ci si rivolge alle opere di Bernardino da Siena: la sistematizzazione sul modello delle grandi Summae è assente, e si punta direttamente alla sodomia in senso stretto. Non ci sono sostanziali differenze fra i sermoni in latino e le reportationes in volgare, se non per il fatto che in queste ultime si parla molto di più dell’argomento. In fondo, solo il quindicesimo sermone del De Evangelio aeterno, il De horrendo peccato contra naturam,13 è interamente dedicato al tema, oltre all’abbozzo di un sermone Contra soddomia.14 Entrambi presentano parti che ritroviamo nelle reportationes in volgare: il Contra soddomia assomiglia al trentunesimo sermone del ciclo quaresimale svolto a Firenze nel 1424, Della sodomia, dove anche i sermoni che precedono e seguono sono dedicati allo stesso tema: Del vizio dei sodomiti e Della dannazione dei sodomiti.15 Bernardino ritorna sull’argomento l’anno successivo sempre a Firenze, con il sermone Del peccato contro natura16 (grossomodo lo stesso titolo del De Evangelio); inoltre ad Assisi lo stesso anno dove predica De Sodomitis,17 a Siena nel 1427 (Questa è la predica dello vizio della sodomia) e ancora nel 1443 a Padova con il sermone 25 Ad sodomitas.18
12Se ci volgiamo al ciclo senese del 1427, vediamo che le forme di lussuria contro natura sono contemplate non nel sermone direttamente dedicato alla sodomia, ma nel ventesimo «sull’ordinato amore che debba essare infra la moglie e ‘l marito».19 Bernardino invita i coniugi a non oltrepassare i limiti del matrimonio, ossia a non farsi prendere dalla lussuria nei rapporti coniugali; poi aggiunge che «contro natura non operare. […] Ogni volta che usano insieme per modo che non si potrebbe ingenerare, ogni volta è peccato mortale».20 Egli sembra raggruppare quindi tutte le forme di rapporto eterosessuale non atte a generare, anche se è probabile che avesse in mente soprattutto la sodomia, come esemplifica poco oltre narrando la storia di una ragazza che si sarebbe rivolta a lui in cerca d’aiuto perché sposata da sei anni e ancora vergine, poiché «era stata co’ lui sempre in peccato gravissimo contra natura, ed è peggiore questo peccato con la moglie che con altra criatura»21 – dove però non pare che alluda a rapporti con un uomo, come vedremo subito, ma con un’altra donna. L’adulterio è peggiore della fornicazione tra non sposati, dice Bernardino, anche se comunque la fornicazione e l’andare con le meretrici sono ugualmente peccato mortale. Per non parlare di incesto e rapporti con le monache, più gravi dell’adulterio e degli altri vizi.
13È interessante notare il passo in cui Bernardino suggerisce come comportarsi durante il periodo mestruale. Apre con una premessa nella quale pare sconsigliare l’accoppiamento, peraltro secondo una tradizione consolidata: «La cagione si è perché se si generasse in tal tempo, nascono poi figliuoli mostruosi o lebrosi, e mai la creatura che nasce generata in tal tempo non è senza grande e notabile difetto». Si fa poi però più prudente, affermando che bisogna considerare la reazione del coniuge: se il marito sa della condizione e pretende il rapporto, lui pecca, la donna no. Se lui non lo sa e insiste, la donna deve considerare la propensione dell’uomo, «per quello essere schifo, o si disdegnasse o altro pericolo venire, essa die consentirli».22 Il pericolo al quale Bernardino pensa è che l’uomo preferisca dunque rivolgersi altrove, non alle meretrici (che sono il pericolo minore: e un argomento che poco pare interessare Bernardino o gli altri predicatori), bensì ad altri uomini. Peraltro la contrapposizione fra prostituzione femminile e sodomia si ritrova già oltre un secolo prima nella predicazione di Giordano da Pisa, secondo il quale se il male della prostituzione fosse soppresso, un altro male più grande – la sodomia – diventerebbe più diffuso.23 Il timore che rifiutare il coito da parte di una donna possa spingere il marito, che già manifesta tendenze omosessuali, a rivolgersi a uomini per soddisfare le proprie voglie è talmente forte che Bernardino rompe gli indugi e dice: «Qui in Italia, se ‘l marito non sa, mai la donna non gliel debba dire, per lo maladetto vizio. O donna, se ‘l tuo marito è sodomitta, mai non glil dire»:24 invita cioè le donne a non rifiutarsi per via delle mestruazioni; il che rompeva un tabù antico e solido, ereditato dal mondo antico e condiviso in tante culture, secondo il quale il contatto con il sangue mestruale è pericoloso; Plinio affermava che una donna mestruata fa inacidire il mosto, rende sterili le messi, fa morire gli innesti, bruciare le piante dei giardini, cadere i frutti dagli alberi; il suo sguardo appanna la lucentezza degli specchi, ottunde il ferro, oscura la luce dell’avorio, uccide le api degli alveari, arrugginisce il bronzo e il ferro e il bronzo. I cani che bevono il sangue mestruale vengono presi dalla rabbia e il loro morso è affetto da un veleno insanabile.25
14È dunque evidente che la sodomia maschile rappresenta per Bernardino davvero un capitolo a parte rispetto alle altre forme di lussuria contro natura. Volgiamoci allora alle prediche in cui si parla specificamente di questa, e che rivelano una almeno parziale novità del discorso intorno al tema: non certo perché Bernardino sovverte le posizioni di chi ne aveva scritto prima di lui, quanto perché dà un carattere e uno spessore alle figure di cui parla assente nella predicazione precedente o dei suoi stessi contemporanei.
15Proprio in base alla ricchezza del discorso di Bernardino è possibile una tematizzazione. Cominciamo dalla geografia: come già visto a proposito dei consigli sui rapporti sessuali in caso di mestruazioni, Bernardino si riferisce all’Italia, dando a intendere che la sodomia maschile vi fosse più diffusa. È un tema che si ritrova spesso nelle sue prediche in materia, ma anche in quelle altrui. Matteo d’Agrigento esclama: O maledicta Ytalia tali vicio tam maculata et infecta.26 Giacomo della Marca dice che è come un’infezione che si trasmette nell’aria, et ideo in Ytalia sepe est pestis propter istud vitium.27 Roberto Caracciolo, che stando ai sermoni editi pare poco interessato al tema, se non per ricordare in qualche passaggio che Dio punì tutti gli abitanti di Sodoma e Gomorra per il peccato di alcuni, afferma: «Ancora nel tempo de Soddoma e Gomorra, quando che ‘l populo ribaldo non se ne avvedeva, mandò Dio el fuoco dal cielo. O Italia, o Italia, o Venezia ricca, guardative, doletivi, facete penitenzia, temete Dio!».28 Risulta ricorrente nello stesso Bernardino, che nei suoi sermoni fa riferimento all’Italia e alla Toscana in particolare. Le esemplificazioni sono numerose; per esempio:
Doh, s’io fusse sanese come io so’, e avesse figliuoli come io non ho, io farei di loro quello ch’io vi dirò; che come e’ fussero in età di tre anni, subito gli mandarei fuore di Italia, né mai tornassero se non avessero almeno quaranta anni. «Oh … fuore d’Italia? Perché?» Perché? Perché è tanto corrotta questa Italia, che non possono appena camparne per la mala consuetudine. Io ti vo’ dire una mirabile cosa d’una persona che ci è presso, che molto va per lo mondo. Dice che quando elli veniva in su’ paesi d’Italia, gli puzzavano i paesi. [...] Questo ventre di Italia è camara di malizia dell’uomo.29
16In Toscana Bernardino fa al suo pubblico il paragone con altre realtà: a Venezia ha assistito al rogo di un sodomita;30 a Genova non si consentirebbe a un toscano di fare il maestro di scuola.31
17Helmut Puff, nel suo studio Sodomy in Reformation Germany and Switzerland, che prende le mosse dal periodo al quale mi riferisco per arrivare al XVII secolo, afferma che già dal tardo Quattrocento gli umanisti tedeschi avevano sviluppato una polemica anti-italiana basata sull’accusa di sodomia: «The attitude of many northern humanists vis-à-vis Renaissance Italy were conflicted, alternating between veneration of a philologically advanced society and suspicion of the Italian Other»,32 dove l’alterità italiana si formulava soprattutto in termini sessuali. Una polemica che sarebbe divenuta comune dopo la Riforma, trasformandosi in una delle accuse contro l’Italia “papista”. Fra tutte le città della penisola, a Firenze veniva riservato il posto “d’onore”.33 Come spiegare queste affermazioni? Al di là della sottesa polemica politica, ci sono altri dati da prendere in considerazione; alla fine del Quattrocento la predicazione del Savonarola potrebbe certo aver giocato un ruolo nell’attirare l’attenzione su Firenze e le sue pratiche illecite, ma la questione è più ampia e vi tornerò sopra in sede di conclusioni.
18Oltre all’individuazione di una “geografia della sodomia”, il discorso di Bernardino si offre ad altre tematizzazioni. Vi sono elementi comuni a discorsi precedenti o coevi: per esempio l’affermazione ricorrente, e presente anche nel vescovo Antonino da Firenze, che il diavolo stesso aborre la sodomia. Un discorso che sarebbe mutato soltanto in rapporto alla caccia alle streghe del secolo successivo, come ha mostrato per esempio Tamar Herzig analizzando la Strix di Gianfrancesco Pico della Mirandola.34 Ancora: Bernardino parla del rapporto fra i sodomiti e le donne: “il sodomita odia la donna” è motivo ricorrente nelle prediche, così come l’invito a non dare in sposa la figlia a chi fosse in odore di sodomia. Bernardino vede queste unioni come necessariamente sventurate: l’uomo perché la propensione verso i ragazzi lo rende infelice, la donna perché di conseguenza non può che essere insoddisfatta. A lei il Senese chiede di contrastare le tendenze del marito non dandogli ciò che desidera in termini di servizi domestici. La finalità di Bernardino è ampiamente sociale: egli constatata il calo demografico e l’alta età dei matrimoni in Toscana, un dato evidenziato già dalle ricerche di David Herlihy e Christiane Klapisch-Zuber sul catasto fiorentino del 1427.35 È interessante che Bernardino utilizzi la stessa frase impiegata nell’inedito Seraphim padovano del 1443, dove parla dei bambini uccisi dalle pozioni abortive (e per i quali invoca vindictam vindictam vindictam),36 per parlare, nella predica del 1427, dei bambini non nati a causa della sodomia:
vendetta di coloro che arebbero ingenerati molti figliuoli, e hanno fatto contra quel comandamento: «crescite e multiplicamini; crescete e moltiplicate»; e essi non hanno voluto, dove ti dissi che quegli figliuoli gridano sempre dinanzi a Dio: «Vendetta, Vendetta».37
19Il matrimonio diviene necessario come spia per individuare i sodomiti: è doveroso, sostiene il predicatore, sposarsi presto per evitare «lo incrinamento contra natura».38 Il rapporto fra sodomia e matrimonio è un tema importante, perché nelle statistiche delle sanzioni comminate dagli Ufficiali della Notte, Michael Rocke ci dice che fra i condannati per sodomia con più di 51 anni solo il 27,3% risultano sposati, contro l’80,9% della popolazione generale nel catasto del 148039. È chiaro che la supposizione di Bernardino (se non ci si sposa si inclina verso la sodomia) va piuttosto invertita: non ci si sposa perché si hanno altre preferenze, però l’osservazione resta stimolante.
20C’è poi il rapporto con l’età, ed è forse il tema sul quale Bernardino traccia il quadro più colorito, in particolare nella lunghissima predica del 1425. Molto si dice a proposito delle famiglie dei giovani maschi, che non diversamente da quanto accade per le ragazze vengono vestiti per attrarre amanti:
Le madri e padri ne sono cagione grande che non gli gastigano, ma più le madri che votano loro le borse sanza volere sapere donde que’ danari sono venuti, e mandangli a casa il diavolo. È un delitto grave, fargli fare il farsetto a bellico, i panni a gamba con una pezza dinanzi e una di drieto, acciochè mostrino assai carne pe’ soddomiti.40
21Anzi, aggiunge il predicatore, se fossero femmine i genitori non si comporterebbero così per il timore di farle restare incinta; i ragazzi possono procurare soldi, ma soprattutto servono a intrecciare relazioni sociali: a ciò si riferisce quando parla dell’incoraggiamento a portare gli amici sodomiti più anziani ed evidentemente danarosi in casa, affinché favoriscano i genitori nell’ottenere voti e cariche pubbliche.
22Anche per quanto riguarda questi amanti più anziani, Bernardino traccia un quadro preciso: «L’amore de la forma d’un bel garzone si è un dimenticamento de la ragione»,41 afferma; i giovani «si fanno femmine e animali per quella miseria. E so’ idoli a’ vecchi che li tengono come idii».42 È dunque ben più di un sollazzo; è una precisa inclinazione. Ci sono coloro che, continua, perseverano e non vogliono pentirsi né fare ammenda, e giustificano il peccato dicendo che tutti gli uomini più rinomati praticano la sodomia; li chiama indemoniati e nemici della procreazione, «ché se fosse per loro la razza umana sparirebbe del tutto!». Ancora: «Ci sono quelli che invecchiano in questo vizio, e staranno dietro a un ragazzo per dieci anni, pur di ottenere quel che vogliono». È una condizione triste a suo dire («Ed egli istà male»,43 afferma), ma è la prima volta che al di là degli stereotipi e del giudizio moralizzatore, si ha un quadro così dettagliato di pratiche omosessuali, inclusa la descrizione della notte come tempo delle attività esposte e delle taverne come luoghi di incontro.
23Fra le considerazioni conclusive, la prima riguarda l’impatto della predicazione osservante sulla società. Come per altri provvedimenti, a cominciare da quelli sul lusso e le vanità, anche le norme contro la sodomia si aggravano negli Statuti (come quelli di Siena e di Perugia del 1425) che risentono dell’influenza di Bernardino, ma anche di Giovanni da Capestrano come stabilito da Filippo Sedda;44 i duri provvedimenti in materia furono tuttavia moderati poco dopo. Difficile poi non vedere un nesso fra l’insistenza dei predicatori in materia e l’istituzione a Firenze nel 1432 degli Ufficiali della Notte: interessante notare come nella stragrande maggioranza le sentenze del tribunale fossero relativamente poco pesanti, e pressoché nulle nel caso dell’omosessualità passiva; certamente meno di quanto avrebbero auspicato (e auspicheranno con il Savonarola) i predicatori. Al di là delle Alpi si perseguiva molto meno, ma le sentenze erano più dure, prevedendo quasi sempre la condanna al rogo; stessa cosa a Venezia, come sottolineato da Ruggiero.
24Da una parte quindi abbiamo l’insistenza martellante dei predicatori sul problema, dall’altra una parziale “tolleranza”, per usare un’espressione precoce per i tempi. Esisteva dunque davvero una specificità toscana, come afferma Bernardino e come contestavano in Svizzera e in Germania? Escludendo una obiettiva tendenza alle pratiche omosessuali in Italia, in Toscana o a Firenze maggiore che altrove, è dunque alla narrazione intorno alla sodomia che ci si deve rivolgere. Il Rinascimento, come sappiamo, sdogana il discorso intorno alla sessualità in molti modi, e conosciamo opere sul tema della sodomia estremamente esplicite, composte negli stessi anni della predicazione osservante. Possono essere invettive come quella rivolta dal fiorentino Filippo di Battista Arnolfi (1423-1477) contro tale Bartolomeo “Baccio” Pecori:
O popol vago d’ogni istrano uccello, / fa’ dipigner a cazzi un gonfalone, / ché già è mosso il Baccio pecorone / parato a ciambellotto [lana di cammello], e vien per ello! // Vuollo più grosso e duro intro l’anello, / sette per mazzo in ogni suo punzone / e uno in gola per miglior boccone, / ch’egli arde in fuoco come Mungibello. // Né sarà prima nel palazzo giunto / che farà far per legge e per decreto / ch’ognun contra natura sia congiunto. // Ben hai da pianger, popol mansüeto, / di questo porco disoluto e unto, / che l’aier piange di cotanto fieto. // D’una cosa son lieto: / che Satanasso una lancia gl’incocca / che lo ‘nfilza pel culo e pella bocca.45
25La chiusa doveva riprendere un immaginario comune circa le pene riservate ai sodomiti, perché così aveva riprodotto i castighi a essi riservati il senese Taddeo di Bartolo nel suo Giudizio Universale affrescato nella Collegiata di San Gimignano (1393).
26La persona presa di mira dall’autore va riconosciuta con tutta probabilità in Bartolomeo di Guidaccio di Iacopo Pecori. La famiglia dei Pecori era nota a Firenze; Bartolomeo era stato soldato, nel 1436 era stata affidata alla sua custodia la difesa della fortezza di Livorno, e in età più matura si era dato agli uffici civili e al commercio. Era arrivato a sedere tra gli Otto di custodia e balia nel 1454, poi fra i Priori di libertà e fra i gonfalonieri delle compagnie nel 1455, tra i dodici Buonomini nel 1468. Le cariche gli erano arrivate in quanto partigiano di Cosimo de’ Medici. Morì a 73 anni nel 1476, lasciando due figli maschi, Conte e Guidacci.46 Non è da escludere che l’invettiva di Filippo di Battista Arnolfi, del quale ben poco sappiamo, avesse un sottofondo politico, ma ciò non toglie che il linguaggio, esplicito al pari delle accuse, veniva rivolto a un membro importante del ceto dirigente fiorentino.
27Vi erano liriche meno feroci di quella dell’Arnolfi, le cosiddette “alla burchia”, nelle quali il tema degli amori omosessuali ricorre. Stefano Finiguerri detto Za, fiorentino vissuto a cavallo fra il XV e il XVI secolo, compose il poemetto La Buca di Montemorello fra 1406 e 1409 per festeggiare la presa di Pisa.47 Con una iniziale parodia dantesca mette in scena un viaggio alla ricerca del tesoro di Montemorello nel quale il poeta è accompagnato dal banchiere fallito Tieri Tornaquinci, che gli appare in visione:
Dormendo, in vision pervenni, desto / trovami come uccel di poche penne / che d’ogne tempo nuota per lo agresto. Tieri Tornaquinci piu saputo venne / a farmisi vedere et rivelare alchun segreto ch’Anton Ghuardi tenne.48
28Senonché, la buca si rivela essere luogo di ritrovo per una sorta di cruising di giovani e meno giovani che lì vanno, come scrive il poeta, a «imbucare».
29Ancora maggior scandalo aveva fatto proprio negli anni della predicazione di Bernardino da Siena a Firenze l’apparizione dell’Hermafroditus (1425) di Antonio Beccadelli da Palermo, detto il Panormita, dedicato a Cosimo de’ Medici e ispirato alla poesia erotica latina. È certamente da lui che trae ispirazione Giacomo della Marca quando apre il suo sermone sulla sodomia con un Hodie habemus sermone de illo innominabili vitio et scelleratissimo hermafrodite49. Il Panormita non descrive soltanto pratiche omosessuali, ma queste hanno una loro ampia parte nel testo, e sono tratteggiate con esplicita allegria:
Cur qui paedicat semel, aut semel irrimat, auctor
nugarum, nunquam dedidicisse potest?
Imo Brito et Bardus, cum vix gustaverit, ultro
certat in hoc ipsas vincere amore Senas.
Parthenope Gallis cedit, Florentia Cimbris,
si semel iis puerum sors tetigisse dedit!50
30Per peculiare che fosse l’opera del Panormita, il suo epistolario mostra la rete di legami con gli umanisti del suo tempo, a partire da Poggio Bracciolini. La dedica a Cosimo de’ Medici non può lasciare indifferenti e a tal proposito già Cannarozzi si chiedeva se l’appello a fare presto giustizia dei sodomiti, contenuto nel sermone del 1425, così che i medici non accorrano a curare l’ammalato, non si dovesse intendere come un doppio senso riferito alla grande famiglia fiorentina: «fa tosto la giustizia di questo peccato, acciò che i medici non corrano a medicare i cattivi»;51 il che spiegherebbe anche l’altrimenti oscuro «maledetti medici» di Matteo d’Agrigento al quale ho accennato in precedenza. Sono segnali di un tipo di cultura che sembrava sdoganare ciò che altrove era soltanto il “vizio innominabile”, o che almeno intrecciava intorno al tema una narrativa possibile: d’altra parte, che nel Rinascimento certi temi compaiano per la prima volta, anche a causa dell’amore per la letteratura antica, è cosa che già sappiamo. Allo stesso tempo è bene sottolineare che, se l’intera Europa era coinvolta dal rinnovamento degli studi, il Rinascimento toscano aveva una portata ben diversa rispetto ad altre realtà europee e anche italiane; in esso troviamo (fra l’altro) un discorso sulla sessualità che altrove non si registra e che già i primissimi a riflettere sulla costruzione culturale del concetto di omosessualità, cosa diversa dall’atto della sodomia, avevano notato, a partire dal Michel Foucault, il quale scriveva:
La sodomie – celle des anciens droits civil ou canonique – était un type d’actes interdits ; leur auteur n’en était que le sujet juridique. L’homosexuel du XIXe siècle est devenu un personnage : un passé, une histoire et une enfance, un caractère, une forme de vie. […] Il ne faut pas oublier que la catégorie psychologique, psychiatrique, médicale de l’homosexualité s’est constituée du jour où on l’a caractérisée – le fameux article de Westphal en 1870, sur les « sensations sexuelles contraires »52 peut valoir comme date de naissance – moins par un type de relations sexuelles que par une certaine qualité de la sensibilité sexuelle, une certaine manière d’intervertir en soi-même le masculin et le féminin. L’homosexualité est apparue comme une des figures de la sexualité lorsqu’elle a été rabattue de la pratique de la sodomie sur une sorte d’androgynie intérieure, un hermaphrodisme de l’âme. Le sodomite était un relaps, l’homosexuel est maintenant une espèce.53
31Da atto passibile di condanna a costruzione della “specie” omosessuale, si è dinanzi a un processo che per Foucault passa com’è noto dalla medicalizzazione, e infatti è associato inizialmente alle sue riflessioni sulla follia. Tuttavia, nell’ambito ristretto di circoli letterari e intellettuali del Quattrocento fiorentino, un discorso, magari ironico, pareva possibile, accompagnato da una accresciuta disponibilità verso le pratiche omosessuali. Logica quindi la reazione degli Osservanti, e in particolare di Bernardino che in quell’area predicava. E tuttavia, in un certo senso, persino lo stesso Senese sembra partecipare di questa rinnovata discorsività, con un’attenzione al dettaglio e ai comportamenti (l’età degli amanti; il ruolo delle famiglie; la possibilità che, al pari di quanto avveniva per le figlie, anche le relazioni sessual-sentimentali dei figli dessero origine a legami sociali; i luoghi deputati al cruising maschile) che non trova paragoni altrove fra i contemporanei e che, suo malgrado, si configura come uno dei primi trattatelli sulla cultura dell’omosessualità.
Notes de bas de page
1Frati 1892, p. 192.
2Jordan 1997; Boswell 1980.
3Mormando 1999, p. 109-163; Rocke 1996, p. 3, p. 26, p. 36-44, p. 57, p. 87; Ruggiero 1985, p. 118-119.
4Lioi 1978, I, p. 449-462.
5Summa Theologicae, Secunda secundae, Q. 154, a. 11.
6Summa Theologicae, Secunda secundae, Q. 154, a. 12.
7Sull’atteggiamento e la prassi della Chiesa sull’omosessualità in epoca medievale e moderna, cf. Faggioni 2010.
8Summa Theologicae, Secunda secundae, Q. 154, a. 11.
9Lioi 1978, I, p. 449-462 (tutte le citazioni di Giacomo della Marca che seguono sono tratte da questo sermone).
10Cf. Molles: Du Cange, 1883-1887, t. 5, col. 447c.
11Matteo d’Agrigento 1960, p. 99-107 (anche in questo caso tutte le citazioni di Matteo si riferiscono al medesimo sermone).
12Woodcox 2018.
13Bernardini Senensis Opera Omnia, V, p. 267-284.
14Bernardini Senensis Opera Omnia, IX, p. 427-430.
15Sembrano formare in realtà un lunghissimo, unico sermone sullo stesso tema: Cannarozzi 1934, II, p. 30-71.
16Cannarozzi 1940, II, p. 270-290.
17Pacetti 1940, p. 16.
18Pacetti 1935, p. 201.
19Delcorno 1989, I, p. 573-604.
20Delcorno 1989, I, p. 588.
21Delcorno 1989, I, p. 591.
22Delcorno 1989, I, p. 592.
23Delcorno 1974, p. 210.
24Delcorno 1974, p. 593.
25Plin., N.H., VII, 63-67.
26Matteo d’Agrigento 1960, p. 105.
27Lioi 1978, I, p. 458.
28Visani 1983, p. 138.
29Delcorno 1989, II, p. 1147-1148.
30Cannarozzi 1934, II, p. 66.
31Cannarozzi 1958, II, p. 101, p. 103.
32Puff 2003, p. 125.
33Puff 2003, p. 124-130.
34Herzig 2003.
35Herlihy – Klapisch-Zuber 1988.
36Bergamo, Biblioteca civica “Angelo Mai”, Cod. Delta V. 23., cc. 171r-173v, per il quale si rinvia a Tedesco 2023.
37Delcorno 1989, II, p. 1167.
38Cannarozzi 1934, I, p. 414-415.
39Rocke 1996, p. 246, p. 119-132.
40Cannarozzi 1940, III, p. 42-43.
41Delcorno 1989, II, p. 1143.
42Cannarozzi 1958, II, p. 106.
43Cannarozzi 1940, II p. 277.
44Sedda 2012, p. 37-56.
45Lanza 1973, II, p. 753.
46Passerini 1868, p. 18.
47Del Gallo 1997.
48Lanza 1994, p. 107.
49Lioi 1978, I, p. 449
50Per maggiore chiarezza: «Perché chi in culo e in bocca l’ha infilato una volta, leggiadro autore, non ne fa piú a meno? Perfino il tonto Bretone, fattone un assaggino, compete col Senese in questo amore. Napoli cede ai Galli, Firenze ai Cimbri appena a quelli venga a tiro un ragazzino»: Gardini 2017, p. 54, p. 145 (ebook).
51Cannarozzi 1940, II, p. 124, p. 118; Trexler 1991, p. 381; Rocke 1996, p. 42-43 concordano con questa interpretazione, mentre Mormando 1999, p. 304-305 dissente, evidenziando sia la tipicità dell’espressione già usata altrove, sia il fatto che nel 1425 Cosimo de’ Medici non aveva ancora poteri e visibilità sufficienti da giustificare l’attacco. La coincidenza dell’esclamazione di Matteo d’Agrigento e la dedica del Panormita possono forse avvalorare la prima ipotesi.
52Il riferimento è allo psichiatra Westphal 1869-1870 e alle prime teorizzazioni dell’omosessualità come disordine psichico.
53Foucault 1976, p. 59.
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