La villa di Saint-Cyr-sur-Mer, Francia
p. 207-220
Note de l’auteur
Mentre quest’articolo era in bozze, è uscito il contributo di H. Lavagne e C. Varoqueaux (Lavagne-Varoqueaux 2021) dedicato alla villa di Saint-Cyr. L’articolo riassume i risultati degli scavi effettuati da C. Varoqueaux nei primi anni 70 e consacra una parte considerevole allo studio dei mosaici (H. Lavagne) ancora oggi conservati in situ.
Texte intégral
1A partire dalla metà del XVIII secolo le evidenze archeologiche di Saint-Cyr-sur-Mer costituiscono l’interesse di eruditi della zona, che annotano nei loro diari di viaggio, la presenza di strutture antiche vicino al mare. Nel 1755, l’abate J.-J. Barthélemy portò alla luce un portico fronte mare e una serie di ambienti decorati con mosaici e marmi. Successivamente, gli scavi condotti in questa area dal prefetto A.-C. Thibaudeu (1804), permisero la realizzazione di una pianta dettagliata delle strutture scoperte. Il rilievo, effettuato da J.-E. Matheron, illustra una grande terrazza superiore, caratterizzata da un bacino centrale e una serie di ambienti dislocati sul lato occidentale; ad un livello inferiore un corte centrale con ambienti distribuiti sui lati settentrionale e occidentale; un portico fronte mare e ancora un insieme di ambienti alle estremità della galleria.
2Nel 1850, l’abate Malagloire Giraud, erudito originario de La Cadiere,1 effettua alcuni sondaggi sul sito e redige un elenco dettagliato degli oggetti e delle strutture rinvenuti durante gli scavi.2 Agli inizi del ’900, le attività di scavo di Antoine Charras portano alla luce delle stanze mosaicate; grazie all’iniziativa di Charras le particelle catastali in cui erano presenti i mosaici vengono iscritte, nel 1905, nell’elenco dei Monuments Historiques e quindi definitivamente protette dalle costruzioni moderne. Tra il 1925 e il 1926 le nuove ricerche dirette da Charras portano alla luce altre stanze con decori musivi, tuttora visibili sul sito. Nel 1933 R. Giraud, ingegnere e geometra di Saint-Cyr-sur-Mer, elabora un nuovo rilievo comprendente le nuove strutture scoperte. Nel 1935, Eugène Henri Duprat fornisce una cronistoria delle ricerche sul sito e una relazione critica sulle strutture scoperte. A causa della forte urbanizzazione di questo settore nell’immediato dopoguerra, i Monuments Historiques sentono la necessità di estendere la protezione ad altre particelle catastali comprendenti vestigia archeologiche.3 Soltanto nel 1965 si procede alla costruzione di un museo del sito per la conservazione di una parte dei mosaici rinvenuti. Tra il 1968 e il 1971 l’archeologa Claude Varoqueaux ha realizzato delle campagne di scavo sistematiche: i risultati di queste operazioni non sono stati ancora pubblicati e una parte del materiale è oggi in corso di studio. Gli ultimi interventi di scavo su quest’area risalgono al 1994 in occasione di operazioni di archeologia preventiva,4 quando sono stati intercettati tratti di muri già conosciuti dai rilievi e una canalizzazione con tegole.
3Il sito di Saint-Cyr-sur-Mer ha posto, per lungo tempo, un problema d’interpretazione. Le vestigia sono state a lungo identificate con la cittadella greca di Tauroeis divenuta in seguito il porto romano di Tauroentum. Tale attribuzione nasce dall’interpretazione erronea di alcuni testi antichi.5 Tauroentum, infatti, è citata da Giulio Cesare in occasione della battaglia contro Marsiglia del 31 luglio del 49 a.C.6 Le ricerche archeologiche condotte nell’immediato dopo-guerra nel comune di Six-Four-les-Plages hanno dimostrato che l’antica Tauroeis/ Tauroentum sia da identificare piuttosto con il sito Brusc, porto dominato dalla cittadella antica e non distante da Saint-Cyr-sur-Mer. Il sito di Saint-Cyr-sur-Mer conserva, senza alcuna ombra di dubbio, i resti di una villa romana detta des Baumelles, dal nome del quartiere (fig. 1).
Fig. 1. Pianta generale della villa di Saint-Cyr-sur-Mer (Lafon 2001, fig. 206 ; da J.-M. Gassend).

4Le strutture visibili rappresentano una minima percentuale dell’intera villa, che doveva estendersi almeno fino all’attuale porto della Madrague, un chilometro più a sud, e nell’entroterra, verso il rilievo de Les Baumelles. Una valutazione dell’estensione complessiva della costruzione è purtroppo impossibile, perché i dati sulla villa sono troppo esigui.
5La villa era certamente dotata di un portico fronte mare (fig. 2, n. 1), oggi completamente sparito, lungo circa 80 metri con una fila di 18 colonne a base rettangolare, come riportato sul rilievo di Matheron. Alcuni ambienti sono disposti alle estremità della galleria: nella parte nord, la presenza di un ambiente absidato (fig. 2, n. 19) lascia supporre l’esistenza di un calidarium, e dunque di un complesso termale. La parte sud, invece, era caratterizzata da una torre a pianta rettangolare (fig. 2, n. 77), probabilmente una torre belvedere.
Fig. 2. Pianta generale della villa di Saint-Cyr-sur-Mer. (Duprat 1935).

6Immediatamente alle spalle del portico, una grande terrazza (fig. 2, n. 2) è organizzata intorno ad un bacino centrale ed un peristilio sul quale si aprivano, sui lati settentrionale e occidentale, una serie di ambiente mosaicati, oggi quasi tutti perduti. Nella porzione settentrionale della terrazza si conservano le sole di tre stanze (fig. 2., n. 38-40.) in cui è ancora possibile osservare la decorazione musiva. Due soglie di calcare in situ definiscono l’ingresso di due ambienti (fig. 2, n. 38-39) con mosaico bianco e nero: la prima sala è decorata con un mosaico geometrico a riquadri. La seconda è ornata da un semplice mosaico bianco a tesselle piccole con una doppia fascia di tesselle nere che incornicia il pavimento. La terza sala (fig. 2, n. 40), la più grande, è decorata con un mosaico bicromo: da quattro crateri, disposti ai quattro angoli della composizione, fuoriescono tralci di vite che inquadrano il motivo centrale, diviso in esagoni, triangoli e trapezi. Al centro di queste forme sono disposti uccelli, pelte, crateri e motivi floreali.
7Si tratta certamente di luoghi di ricezione e in particolare l’ambiente più grande può essere interpretato come un triclinium.7 Difficile resta l’interpretazione di un quarto ambiente (fig. 2, n. 36), adiacente al primo e caratterizzato dalla presenza di quattro pilastri al centro della stanza.8
8La terrazza superiore (fig. 2, n. 57) presenta, ad ovest, una serie di ambienti (fig. 2, n. 45-55) aperti su un portico (fig. 2, n. 56) e al centro un bacino (fig. 2, n. 58), completamente rivestito di malta idraulica. Nella porzione est, un muro a contrafforti (fig. 2, n. 2019) sembra chiudere lo spazio della terrazza superiore; il muro nord (fig. 2, n. 2020) della terrazza era decorato con delle pitture policrome oggi quasi completamente scomparse.
9Nell’angolo nord della terrazza, nella parte esterna, si conserva, in ottime condizioni, un forno (fig. 2, n. 55): un praefurnium a doppia galleria conduce nella camera di combustione semi-circolare. Il pavimento sovrastante è sorretto da archi in mattoncini e la camera di cottura è foderata con mattoncini refrattari.
10Le rare informazioni riguardanti la pars rustica, che si estendeva a sud del corpo centrale, provengono da osservazioni eseguite da Fernand Benoit:9 durante i lavori di costruzione di abitazioni contemporanee, nel 1956, segnala il ritrovamento e la distruzione di un forno per la cottura della ceramica.
11Nell’ansa della Madrague, ancora più a sud, Giraud descrive e disegna tre bacini immersi nell’acqua in parte scavati nella roccia e in parte costruiti; queste strutture potevano corrispondere a dei vivai per la piscicoltura. La costruzione del moderno porto della Madrague ha cancellato qualsiasi traccia di queste strutture.
Tecniche di costruzione
12L’Associazione “Les Amis de Tauroentum”, fondata da Charras nel 1927, gestisce ancora oggi l’area archeologica e si è occupata del restauro delle strutture nel corso degli anni.
13Lo stato attuale del sito non permette quindi un’analisi esaustiva delle tecniche di costruzione dell’intero monumento; l’assenza quasi totale di scavi stratigrafici pubblicati, rende ancora più difficile la comprensione e l’interpretazione del sito. Appare chiaro che la villa abbia subito diverse fasi di costruzione e lo studio effettuato su alcune porzioni di muro, visibili e non restaurate, ha tentato di chiarire queste fasi.
14I primi due campioni di muro sono stati prelevati sulla porzione nord-ovest della basis villae (fig. 3): si osserva qui un petit appareil (0.40 cm lunghezza × 13 cm spessore) realizzato con blocchi parallelepipedi di calcare. I blocchi sono sovrapposti uno sull’altro in maniera alternata; le assise sono regolari. Il muro è costruito con moduli regolari di circa 0.60 m di altezza: il passaggio da un modulo all’altro è segnalato da uno strato di malta più spesso e da una fila di blocchi di dimensioni più importanti. L’assenza di fori da ponte lascia supporre l’utilizzo di impalcature libere.
Fig. 3. Campione 1 (© G. Ciucci).

Fig. 4. a. Muro di fondo dell’ambiente 54 (© G. Ciucci); b-c. Campione 2. (© G. Ciucci).

15Risalendo verso nord, si osserva che il muro di fondo dell’ambiente 54 (fig. 4a), sembra appoggiarsi contro il muro della basis villae, come se fosse stato costruito in una diversa fase di cantiere.
16La planimetria generale della villa sembra confermare questa ipotesi: gli ambienti 52-54 presentato una pianta irregolare rispetto agli altri ambienti (45-51). Purtroppo la creazione di un bunker moderno, in corrispondenza con gli ambienti 45-51, ha modificato in maniera irreversibile l’aspetto originario del paramento antico ed è quindi impossibile effettuare un confronto con i muri analizzati.
17Il forno, all’estremità nord, presenta una tecnica di costruzione completamente diversa (fig. 4b): gli inerti sono di forma irregolare e le dimensioni eterogenee. La malta è molto abbondante e, ad una osservazione macroscopica, sembra essere tipologicamente diversa dalla malta utilizzata nella basis villae: è più scura e presenta frequenti inclusioni di medie dimensioni.
18Gli inerti e la malta seguono un andamento obliquo dall’alto verso il basso e la malta fuoriesce dalle assise, anch’esse molto irregolari. Il muro d’angolo del forno si appoggia contro il muro dell’ambiente 54 (fig. 4c), determinando così una relazione stratigrafica di posteriorità.
19In effetti, l’installazione di un forno nella parte residenziale della villa è difficile da spiegare nel contesto antico. È plausibile credere che, per la tecnica di costruzione e per la sua collocazione, il forno appartenga ad una fase successiva di vita della villa, impossibile da precisare cronologicamente.
20Il terzo campione (fig. 5) è stato effettuato sul muro orientale della villa. Qui è possibile osservare ancora una diversa tecnica di costruzione: i blocchi in calcare hanno una forma allungata e appiattita (0.40 m de lunghezza × 0.12 m spessore) e sono messi in posa con blocchi parallelepipedi, presenti in minor quantità. Inoltre, questa porzione di muro, è costruita su due livelli, marcati da una risega di 0.13 m. La parte inferiore è caratterizzata da blocchi di dimensioni più importanti e da una scarsa quantità di malta. La parte superiore presenta un’abbondante quantità di malta, che fuoriesce e ricopre in parte gli inerti, di dimensioni più modeste. Questo dettaglio lascia presupporre l’utilizzo di palanche di legno per la costruzione di questa porzione di muro (casseforme).
Fig. 5. Campione 3. (© G. Ciucci).

21Un muro, oggi quasi completamente invisibile, parte dal setto inferiore; nessuna traccia di questo muro è osservabile sul paramento del muro superiore. Appare chiaro che il muro superiore appartenga ad una fase di cantiere diversa da quella del muro inferiore.
22Il quarto campione (fig. 6) è stato selezionato sul muro a contrafforti, nella parte orientale della terrazza superiore. Si riconosce, qui, la stessa tecnica di costruzione del primo campione: piccoli blocchi parallelepipedi messi in posa su assise regolari con ricorsi di malta omogenei. La malta è grigio chiaro, senza evidenti inclusioni. La struttura del nucleo permette di osservare che i piani di allettamento della malta corrispondono alle assise (fig. 6a). E’ probabile che il paramento e il nucleo siano stati costruiti contemporaneamente. Il muro a contrafforti è stato demolito per lasciare spazio al portico, che è certamente posteriore.
Fig. 6. Campione 4 (© G. Ciucci); 6a: assise.

23Alla luce di queste prime informazioni, è evidente che la villa abbia subito diverse fasi d’occupazione e quindi diverse fasi di trasformazione strutturale e architettonica: i muri realizzati con i blocchi parallelepipedi in calcare, possono appartenere alla prima fase di installazione e costruzione della villa, verso i primi decenni del I sec. d.C.
24In questa prima fase, la distribuzione degli spazi doveva essere simile a quella attuale, ma senza il forno nell’angolo nord e verosimilmente senza gli ambienti 52-54. Questa ipotesi non può, al momento, essere validata da altre prove archeologiche.
25Ad un secondo momento (II fase) potrebbe corrispondere la demolizione del muro a contrafforti con la finalità di allargare la terrazza superiore verso est attraverso la costruzione del muro ad angolo e degli ambienti 52-54. Questa fase è databile all’epoca flavia, come dimostrerebbe il materiale rinvenuto durante gli scavi di Cl. Varoqueaux e la datazione dei mosaici delle stanze 38-40.10
26È difficile determinare la cronologia del terzo campione: se la parte inferiore potrebbe essere stata realizzata in concomitanza con i lavori di espansione della terrazza (II fase), il paramento esterno del muro, nella parte superiore, potrebbe essere stato modificato durante i lavori di realizzazione del forno e quindi in una fase ancora successiva (III fase).
27È certo che la villa sia stata occupata per un lungo periodo e che abbia subito molte trasformazioni, come dimostra il ritrovamento in situ di un sarcofago strigilato databile al IV sec. d.C.
28Questo studio preliminare vuole evidenziare tutte le possibilità di analisi e di approfondimento effettuabili su queste strutture. La realizzazione di un rilievo geo-referenziato di tutte le strutture visibili, è necessaria, così come la campionatura di tutti i paramenti non restaurati.
29Le rare informazioni disponibili, permettono di classificare la villa di Saint-Cyr-sur-Mer come una villa maritima: il lungo portico fronte-mare e la torre belvedere richiamano la villa di Marina di San Nicola (Ladispoli, Roma)11 e la planimetria generale sembra ricordare la villa di Piantarella, in Corsica.12
30In corrispondenza alle attività di studio, sul sito sono state avviate delle attività di valorizzazione. L’Associazione Approvence, in collaborazione con il Centre Archéologique du Var, hanno realizzato delle giornate di formazione per gli studenti delle scuole del dipartimento del Var. Le attività prevedevano una simulazione di scavo archeologico, la redazione di una scheda Us, la descrizione degli oggetti trovati e l’interpretazione degli stessi durante la visita al museo del sito. La società Edikom ha realizzato dei modelli 3D della ricostruzione della terrazza superiore della villa. Questi modelli permettono ai visitatori d’immergersi completamente nelle ipotesi ricostruttive della villa attraverso l’utilizzo di caschi per la realtà virtuale.
31Da un punto di vista scientifico, la collaborazione con Edikom, ha permesso di verificare, attraverso la realizzazione del modello 3D, l’esattezza di alcune ipotesi ricostruttive, migliorando così il lavoro di comprensione e interpretazione di questo luogo ancora, in gran parte, sconosciuto.
(G.C.)
Dallo scavo alla valorizzazione : il caso di Saint-Cyr-sur-Mer
32L’obiettivo della ricostruzione 3D è quello di ricreare, attraverso il volume degli elevati, l’evocazione del contesto e degli oggetti archeologici, l’ambiente di una “villa maritima” tipo, al fine di permettere al pubblico di avvicinarsi ad una determinata tipologia di architettura e al tempo stesso di immergersi in un ambiente fortemente influenzato dalla stessa architettura.
33In occasione di questa restituzione è stato possibile porsi delle domande complementari che esulano dalla pura ricostruzione architettonica. Ci siamo infatti interrogati sulle diverse specie di piante che potevano ornare il giardino, sull’organizzazione degli spazi aperti e la loro decorazione: il riposizionamento delle pitture rispetto ai muri del giardino è stata una tappa fondamentale per ricreare il contesto della villa.
34Questo lavoro ci ha indotto, inoltre, a riflettere su un diverso piano di ricerca: l’approccio sonoro. In effetti il contesto sonoro è particolarmente importante per questo tipo di architetture: il suono di fondo del mare accompagna senza sosta il paesaggio della villa. La ricostruzione 3D ha tenuto conto di questo aspetto invisibile, ma fondamentale, ed ha proposto un fondo sonoro che permette un’immersione completa da parte del fruitore.
Fig. 7. Proposte di ricostituzione. (© J.-M. Gassend).

35Il lavoro di ricostituzione si è limitato alla parte abitativa della terrazza superiore ed al giardino; il resto del monumento non è ancora stato trattato. Fondamentali per questo lavoro sono stati gli studi sull’architettura del monumento di Jean Marie Gassend (IRAA-CNRS) che ha prodotto assonometrie, rilievi e sezioni dell’intero sito (fig. 7).
36Una volta finalizzata la modellizzazione 3D ci è sembrato necessario creare un’applicazione di realtà virtuale che potesse permettere agli utilizzatori di trasportarsi virtualmente all’interno della villa e del suo giardino (fig. 8). Questa applicazione è consultabile su differenti supporti (tablets e smartphones) in maniera tale da moltiplicare l’esperienza per più individui nello stesso tempo e secondo diverse modalità (schermo tattile, in gruppo, on line etc.).
Fig. 8. Ricostituzione 3D (© Edikom).

37Le maschere VR di tipo Oculus con smartphone, con tablet e con QRcode sono state l’ultimo supporto per la visualizzazione di questa ricostruzione ed hanno permesso ai visitatori del sito una visita immersiva.
38Gli studenti (circa 200 giovani) delle scuole limitrofe al sito hanno sperimentato questo lavoro grazie ad una collaborazione tra il Centre Archéologique du Var e l’associazione APPROVENCE. Questo strumento di valorizzazione è stato utilizzato, insieme ad altri (presentazione della villa, simulazione dello scavo stratigrafico, stage di rilievo), all’interno di una campagna di sensibilizzazione e valorizzazione del Patrimonio operata proprio nelle scuole.
39Anche un pubblico più maturo ha potuto sperimentare questo dispositivo dicendosi soddisfatto di questa esperienza che completa e approfondisce la visita tradizionale: l’immersione sensoriale apre più facilmente la strada alla comprensione del sito e del monumento.
40Questo lavoro di restituzione ci ha condotto a porci delle domande diverse e nuove: un approccio più pragmantico e concreto della costruzione è necessario e ci costringe a metterci nei panni dell’architetto, del muratore e del giardiniere. Si tratta dunque di un approccio globale, sconosciuto per i rilievi di piante o di restituzioni 2D.
41Questo lavoro restituisce un modello 3D del sito e allo stesso tempo pone nuovi quesiti ai quali si cerca di rispondere; quesiti che non erano mai stati trattati nei diversi tipi di rappresentazione.
(F.P.)
Bibliographie
Benoit 1952 = F. Benoit, L’archéologie sous-marine en Provence, in Revue d’études ligures, 18, 1952, p. 237-307.
Benoit 1956 = F. Benoit, XIIe Circonscription historique, in Gallia, 12, 1956, p. 231.
Brun 1999 = J.-P. Brun, Var, Carte archéologique de la Gaule, 83/2, Parigi, 1999.
Duprat 1935 = E.-H. Duprat, Tauroentum (Le Brusq, Six-Fours), Marsiglia, 1935
Giraud 1854 = Abbé M. Giraud, Mémoire sur Tauroentum, ou Recherches archéologiques, topographiques et historico-critiques sur cette colonie phocéenne, dans Mémoires présentés par divers savants à l'Académie des inscriptions et belles-lettres de l'Institut de France. Deuxième série, Antiquités de la France, 3, 1854, p. 1-103.
Lafon 2001 = X. Lafon, Villa maritima. Recherches sur les villas littorales de l’Italie romaine. IIIe siècle av. J.-C.-IIIe siècle ap. J.-C., Rome, 2001 (BEFAR, 307).
Lavagne 2019 = H. Lavagne, Recueil général des mosaïques de la Gaule – Volume 3, Province de Narbonnaise, 4, Marseille, Glanum et la chôra massaliète, Gallia Suppl., Parigi, 2019.
Lavagne – Varoqueaux 2021 = H. Lavagne, C. Varoqueaux , La « villa maritime » des Lecques à Saint-Cyr-sur-Mer (Var). Documents inédits et essai de synthèse, in Journal des Savants, 1 (janvier-juin), 2021, p. 105-164.
Martina-Fieschi 1994 = D. Martina-Fieschi, Rapport de fouille de sauvetage, Fréjus, 1994.
Notes de bas de page
1Comune limitrofo a Saint-Cyr-sur-Mer.
2Giraud 1854.
3Particelle B721-722 nel 1952.
4Martina-Fieschi 1994.
5Strab., IV, 1, 9.
6Caes., De bel. Civ., II, 4-7.
7Lavagne 2019, p. 257, n. 260.
8I quattri pilastri sono riportati soltanto sulla pianta di J.-M. Gassend (Lafon 2001, fig. 206). J.-P. Brun avanza l’ipotesi dell’esistenza di un piano superiore oppure di un pozzo di luce (Brun 1999, 112, n. 12, p. 639-652).
9Benoit 1956, p. 231.
10Lavagne 2019, p. 254-262.
11Lafon 2001, p. 355, fig. 78.
12Cf. G. Brkojewitsch in questo volume.
Auteurs
-
Giulia Ciucci
Musée et sites gallo-romains de Saint-Romain-en-Gal, CNRS, IRAA, UAR 3155, Aix-en-Provence, giulia.ciucci@rhone.fr
-
Fabrice Paul
Edikom, Aix-en-Provence, fabrice.paul@edikom.fr
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