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    Plan détaillé Texte intégral Premessa L’ICR nelle acque di Baia Tra il lacus Baianus e il mare: la Villa con ingresso a protiro More baiano. Le costruzioni marittime della Villa dei Pisoni Villa dei Pisoni: osservazioni sul muro perimetrale sud-ovest del viridarium dopo il restauro Conclusioni Bibliographie Notes de bas de page Auteurs

    Villae maritimae del Mediterraneo occidentale

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    Table des matières

    Nuovi dati sulle ville di Baia dalla ricerca archeologica subacquea

    Barbara Davidde Petriaggi, Michele Stefanile, Salvatore Medaglia, Roberto Petriaggi, Filomena Lucci, Gabriele Gomez de Ayala et Salvatore Passaro

    p. 25-40

    Texte intégral Premessa L’ICR nelle acque di Baia Tra il lacus Baianus e il mare: la Villa con ingresso a protiro More baiano. Le costruzioni marittime della Villa dei Pisoni Villa dei Pisoni: osservazioni sul muro perimetrale sud-ovest del viridarium dopo il restauro Conclusioni Appendice metodologica (I): il rilievo 3D della Villa con ingresso a protiro Appendice metodologica (II): il rilievo morfobatimetrico del fondale di Baia Bibliographie Notes de bas de page Auteurs

    Texte intégral

    Premessa

    1Negli studi per la ricostruzione del paesaggio costiero dell’antica Baiae, l’archeologia subacquea riveste un ruolo fondamentale poiché, com’è noto, gran parte di questo insediamento si trova oggi sommerso a causa del bradisismo flegreo.1 L’amena posizione rivierasca di Baiae e l’indiscussa fama che godette in antico per via del termalismo naturale,2 ne fecero una delle mete predilette dell’aristocrazia romana che, a partire dalla tarda età repubblicana, vi fece edificare lussuose villae maritimae deputate all’otium.3 Sin dall’età augustea, anche gli imperatori vollero stabilire a Baiae la loro residenza: fondendo possedimenti personali, proprietà ottenute in eredità e incamerando donativi e beni oculatamente confiscati diedero progressivamente vita a un amplissimo insediamento che col tempo acquisì le fattezze di un vero e proprio palatium in cui risiederono anche per lunghi soggiorni.

    2Il primo a comprendere l’importanza di avviare specifiche ricerche archeologiche subacquee a Baia è stato Nino Lamboglia sul finire degli anni Cinquanta del XX secolo;4 le indagini sono proseguite, poi, con lo scavo stratigrafico del Ninfeo di Claudio a Punta dell’Epitaffio tra il 1981 e il 19825 e con le ricerche topografiche condotte tra la fine degli anni ’80 e gli anni ’90 del secolo scorso da Gennaro Di Fraia, Eduardo Scognamiglio e Nicolai Lombardo.6 Successivamente, un passo decisivo per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico sommerso di Baiae si ebbe con le indagini archeologiche preventive dirette da Paola Miniero, della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, che consentirono la creazione dell’Area Marina Protetta e del Parco Archeologico sommerso di Baia.7 Si deve poi a Paolo Caputo la campagna di scavo e restauro del settore dell’abitato presso la Via Herculanea nonché il restauro del Ninfeo di Punta dell’Epitaffio con il posizionamento delle copie delle statue esposte nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei8.
    (B.D.P.)

    L’ICR nelle acque di Baia

    3A partire dal 2003, il Nucleo per gli Interventi di Archeologia Subacquea dell’ICR ha avviato nel Parco Sommerso di Baia alcune campagne di studio e restauro nell’ambito del progetto Restaurare sott’acqua9. A tale complessa attività è stata affiancata la sperimentazione di tecnologie innovative per una migliore documentazione, valorizzazione e fruizione del suo patrimonio archeologico, condotta nell’ambito di alcuni progetti comunitari diretti per l’ICR da B. Davidde Petriaggi (i-Mareculture10, BlueMed11, MUSAS12). Nello specifico, l’analisi dei rilievi morfo-­­ batimetrici mediante multibeam (vd. in appendice Passaro), la schedatura archeologica dei singoli monumenti e la realizzazione di appositi rilievi (fotogrammetrici, 3D, laser scanner) hanno affiancato gli interventi conservativi contribuendo allo studio dei complessi architettonici sommersi, così da delineare una più rigorosa ricostruzione del paesaggio costiero di Baia dalla fine dell’età repubblicana a quella tardo-imperiale. In questo articolo si prenderanno esemplificativamente in esame i complessi convenzionalmente noti come Villa con ingresso a protiro (fig. 1, B-D) e Villa dei Pisoni (fig. 1, F-O) per i quali si tenterà di delineare il quadro ambientale e topografico nel più ampio scenario del paesaggio marittimo baiano.

    Fig. 1. Rilievo bati-morfologico ad alta risoluzione dell’area archeologica sommersa di Baia.

    A) canale d’accesso al lacus Baianus; B) Villa con ingresso a protiro; C) terme; D) terme dei lottatori; E) lacus Baianus; F) Villa dei Pisoni, muro perimetrale sud-ovest del viridarium; G) Villa dei Pisoni: viridarium; H) Villa dei Pisoni, ambienti di servizio e cortile interno; ambienti di servizio e cortile interno; I) Villa dei Pisoni, nucleo residenziale; J) Villa dei Pisoni, molo occidentale; K) Villa dei Pisoni, peschieravivarium; M) Villa dei Pisoni, faro; N) Villa dei Pisoni, pilae frangiflutti; O) Villa dei Pisoni, molo orientale. Dati MBES-DTM di S. Passaro – IAMC CNR di Napoli; elab. S. Medaglia e F. Mauri.

    4Come ben si evince dalla lettura del rilievo multibeam, entrambe le ville occupavano una superba posizione panoramica: il complesso “con ingresso a protiro” (vd. infra Medaglia) si ergeva lungo il diaframma litoraneo che separava il lacus Baianus dal mare, mentre la Villa dei Pisoni, con il suo quartiere marittimo, sfruttava una grande piattaforma naturale dinanzi a Punta dell’Epitaffio (vd. infra Stefanile). La Villa dei Pisoni rappresenta, infatti, un ardito esempio delle costruzioni more baiano13 il cui corpo architettonico era stato sapientemente accresciuto verso il mare aperto con la messa in opera di terrazze artificiali su piloni realizzati direttamente in acqua. D’altro canto, la “Villa con ingresso a protiro” (fig. 2), con l’entrata che affacciava su una strada lungo la quale erano presenti alcune tabernae, pur mostrando il suo rapporto diretto con il mare nel settore di sud-est, è collocata in un contesto dalla connotazione “urbana”.

    Fig. 2. Rilievo assonometrico della “Villa con ingresso a protiro” e delle evidenze architettoniche che la circondano (rilievo planimetrico Gabriele Gomez de Ayala e Filomena Lucci).

    A) terme dei lottatori; B) gettata cementizia entro casseforme; C) ingresso; D) cella dell’atriensis; E) atrium; F) fontana; G) corridoio; H) settore dei servizi; I) cubiculum; J) tablinum; K) quartiere marittimo; L) corte; M) portico sud; N) portico nord; O) platea in cementizio; P) sala; Q) esedra; R) terme dei pesci. Elab. assonometrica Gabriele Gomez de Ayala – Naumacos © ICR.

    5Infatti, oltre alle tabernae, sul lato settentrionale, la villa confinava con un complesso termale, probabilmente pubblico14 (fig. 1, D; 2, A), come pubblico forse era anche l’impianto termale a est della via (fig. 1, C).

    6Quest’ultimo è contrassegnato da ambienti con pavimenta riccamente decorati con mosaici e opus sectile, tra i quali va almeno menzionato un tessellato bianco e nero a tema marino (fig. 2, R).15

    7La planimetria generale della “Villa con ingresso a protiro” è nota dalla fine degli anni ’80-inizio anni ’90 del secolo scorso grazie ai lavori di G. Di Fraia, E. Scognamiglio e N. Lombardo,16 e, come vedremo di seguito, essa ha subìto successivi rifacimenti testimoniati da diverse fasi edilizie. La villa nella sua planimetria originaria presentava un ingresso a protiro, da cui il nome, un vestibulum, la cella del­­l’ostiarius e un atrio quadrangolare dal quale si accedeva a vari ambienti e a un’area a giardino circondata da portici (vd. infra Medaglia). È qui che nel 2003 l’ICR ha realizzato il primo lavoro di restauro che ha interessato un ambiente decorato con un tessellato monocromo bianco (VIP14).17 Nel 2012, invece, è stato realizzato il restauro dell’ambiente VIP19, probabilmente un cubiculo (4,77 × 5,55 m), pavimentato con un mosaico bianco e nero configurato a esagoni, con pseudo emblema costituito da un grande quadrato con quattro cerchi inscritti, ognuno dei quali contiene quattro pelte affrontate.18 Per questo mosaico è stata proposta una datazione al II secolo d.C. che forse potrà essere meglio circoscritta all’età adrianea. Nell’ambito del progetto H2020 i-MARECULTURE è stata infine realizzata una ricostruzione preliminare in 3D della villa, così come doveva apparire nel II sec. d.C., disponibile gratuitamente su Google Play Store ed App Store attraverso la app Baiae Underwater Park ed è stato progettato e allestito un percorso di visita innovativo con tablet subacquei, che prevede la possibilità di godere sott’acqua della realtà aumentata e della navigazione 3D.19

    8La Villa dei Pisoni, sede della fallita rivolta antineroniana dei Pisoni,20 e da allora confiscata e confluita nelle proprietà imperiali, esisteva già in età tardo-repubblicana, quando l’esiguo litorale baiano veniva rapidamente occupato dalle costruzioni delle classi dirigenti dell’epoca secondo un fenomeno attestato anche in altre aree costiere della Penisola. Il complesso architettonico di età tardo-repubblicana vedrà successivi ampliamenti a seguito del passaggio nel demanio imperiale, di cui oggi resta, per esempio, il grande e articolato muro di cinta del viridarium di età adrianea, testimonianza della trasformazione della villa in porzione del palatium imperiale. Dal 2004 al 2009 l’ICR ha realizzato in questo complesso il restauro di un ambiente delle terme, pavimentato con tessellato monocromo di colore bianco, il restauro dell’intero muro di sud-ovest e quello di una porzione del muro nord-est del viridarium. Per il muro di nord-est, il restauro ha permesso di fare nuove osservazioni architettoniche (vd. infra Petriaggi).

    9Nell’ambito del progetto MUSAS, le nuove ricerche archeologiche suffragate da rilievi tridimensionali, stanno svelando forme e dettagli del nucleo più antico della villa sulla punta del promontorio: massicce pilae di protezione dalle mareggiate, peschiere per l’allevamento dei pesci, secondo una consuetudine ben nota nelle residenze del tempo, moli per l’approdo di piccole imbarcazioni, terrazze sul mare, forse anche un faro su una grande pila protesa verso meridione. Nuovi dati che, anche attraverso il confronto con le fonti iconografiche, consentono di proporre una restituzione tridimensionale degli spazi e dei volumi dell’intero complesso che i subacquei potranno apprezzare nel corso della visita subacquea con tablet, la cui realizzazione è stata possibile, anche in questo caso, con il supporto della tecnologia di sensori acustici, e/o visitando il Museo virtuale nel portale www.progettomusas.eu.
    (B.D.P.)

    Tra il lacus Baianus e il mare: la Villa con ingresso a protiro

    10Sull’esile fascia litoranea che separava il lacus Baianus (fig. 1, E) dal mare, proprio in prossimità del canale in muratura che ne garantiva il varco (fig. 1, A), sorgeva in posizione panoramica quella che convenzionalmente viene chiamata “Villa con ingresso a protiro” (fig. 1, B).

    11Si tratta di un complesso di 90 × 60 m circa che occupava una porzione di fascia litoranea delimitata ad est dalla ripa marina e ad ovest dal passaggio di una strada21 che percorreva longitudinalmente l’intero cordolo sabbioso (fig. 2, S). Sul lato settentrionale, la villa maritima confinava con un complesso termale – il cui apodyterium era pavimentato con mosaico con scena agonistica22 (fig. 2, A) –, mentre sul lato meridionale il limite era segnato da una poderosa gettata cementizia che conferiva a questo lato del quartiere un taglio obliquo (fig. 2, B). Sulla superficie di tale opera lunga circa 55 metri si possono osservare i segni modulari lasciati dalle varie gettate cementizie entro casseforme lignee. A un primo esame pare che questa possente costruzione in opus caementicium sia stata impiantata sul limitare dell’istmo sabbioso con la funzione di contenere le retrostanti strutture pertinenti alla villa.

    12L’attuale schema planimetrico della domus rappresenta l’esito di un articolato palinsesto di interventi costruttivi che ne rendono non semplice l’analisi, sia sotto il profilo diacronico sia sotto quello spaziale. Sembra che il nucleo più antico fosse stato eretto con muri dal paramento in opera reticolata; successivi interventi, non facilmente collocabili cronologicamente, hanno previsto l’uso dell’opera vittata mista e dell’opera laterizia. È bene sottolineare che la lettura del complesso si basa su osservazioni del tutto preliminari, in gran parte condizionate dal mutevole stato di insabbiamento delle evidenze archeologiche sommerse. Quest’ultime, infatti, sino a oggi sono state fatte oggetto solo di limitati saggi e di mirate puliture funzionali alla realizzazione di restauri e interventi conservativi.23

    13Alla villa si accedeva direttamente dalla già menzionata via attraverso un ingresso largo 3,50 m con facciata “a protiro”. Esso è inquadrato da due colonne fittili con faccia-vista stuccata, impostate su altrettante basi (73 × 49 cm) ai cui lati erano collocate lunghe panche in muratura rivestite di intonaco rosso24 (fig. 2, C; fig. 3).

    Fig. 3. I resti di una delle due colonne in muratura che sorreggevano il protiro all’ingresso della villa. Foto S. Medaglia © ICR.

    14Varcato l’ingresso, ancora oggi marcato da una soglia litica ben conservata, si accedeva ad un corto vestibulum (3,29 × 2,54 m) sul quale si affacciava la cella dell’atriensis-ianitor di 2,75 × 2,75 m (fig. 2, D). Superate le fauces si apriva un atrium quadrangolare (circa 14 × 13 m, fig. 2, E) in cui è presente una fontana monumentale composta da una vasca rettangolare foderata di marmi bianchi e scompartita da una serie di bacini di forme diverse che contribuivano a conferire all’intero complesso una vivace geometria.25 (fig. 2, F). L’insolita posizione decentrata della fontana monumentale è con tutta probabilità da attribuire ai rimaneggiamenti che hanno modificato la planimetria originaria dell’atrio (coinvolgendo forse anche le strutture dell’impluvium) allorché nell’ala sud-occidentale della villa fu costruito un ampio complesso absidato.

    15Le pareti dell’atrium erano impreziosite con un rivestimento marmoreo di cui ancora oggi è possibile osservare alcune parti della zoccolatura inferiore. Sul lato settentrionale della sala vanno almeno ricordati, in successione, dapprima un piccolo vano scala, con ancora visibili i gradini, che consentiva l’accesso ad un piano superiore, e poi, immediatamente a lato di questo, un corridoio (fig. 2, G) che immetteva in un ampio settore del complesso, ancora poco noto, dove è possibile che fossero localizzati i servizi (fig. 2, H). Di fianco a questo varco è presente un ambiente (4,77 × 5,55 m) che identifichiamo preliminarmente con un cubiculum, il cui piano pavimentale è decorato da un mosaico di II sec. d.C. a tessere bianche e nere disposte con motivi a pelte (fig. 2, I).26

    16Sul lato orientale dell’atrio si trova un’ampia sala (tablinum) il cui pavimento conserva ancora le tracce dell’originario opus sectile (fig. 2, J); da questa si accedeva direttamente ad un altro vano retrostante, anch’esso pavimentato in opus sectile, e poi a una serie di ambienti particolarmente lussuosi, che ancora attendono di essere indagati. In quest’area, corrispondente al settore sud-est del complesso, va forse localizzato il quartiere marittimo della villa con vani e annessi panoramici dai quali si poteva godere di una mirabile quinta scenografica sull’ameno specchio acqueo antistante (fig. 2, K).

    17Buona parte dell’intero complesso era però occupato da una grande corte a peristilio (fig. 2, L). Tracce del colonnato sono per il momento venute alla luce sui lati meridionale (fig. 2, M) e settentrionale27 (fig. 2, N). Tutt’intorno al portico correva esternamente un piancito, assimilabile ad una sorta di marciapiede, che separava l’ambulacro coperto dalla zona giardinata. Questa predisposizione consentiva al dominus e ai suoi ospiti di passeggiare sia al coperto del portico, sia esternamente ad esso. Un basso muretto in opera reticolata segnava il limite tra il marciapiede esterno e il giardino vero e proprio. All’interno di quest’ultimo dovevano trovare spazio piante ed essenze plasmate secondo i dettami dell’ars topiaria, nonché diversi arredi comprensivi di statue ed altri elementi ornamentali che sfruttavano giochi d’acqua. Proprio all’arredo di questo giardino va attribuita la statua marmorea recuperata nel 1993, ed ora conservata nel Museo Archeologico dei Campi Flegrei, in cui è ritratta una figura femminile seduta, sul modello del­l’Afrodite dei giardini di Alcamene (fig. 4).28

    Fig. 4. Statua marmorea del tipo Afrodite dei giardini dalla corte della “villa a protiro”. Ora al Museo Archeologico dei Campi Flegrei. Vista del modello 3D realizzata nell’ambito del progetto MUSAS a cura di R. Peluso – 3D Research, © ICR.

    18A ridosso del versante orientale della corte, in posizione centrale, sono da segnalare alcuni ruderi in cementizio che emergono a mala pena dalla coltre sabbiosa e che formano una platea quadrata di circa m 3,50 di lato (fig. 2, O). Al momento non è chiaro di cosa si tratti: in via del tutto ipotetica viene da pensare al basamento di una fontana monumentale o ad una qualche altra costruzione comunque pertinente all’arredo del giardino.

    19Sul lato sud del complesso, proprio all’estremità di quella che di fatto era una piccola penisola venutasi a creare allorché l’istmo sabbioso fu tagliato per la costruzione del canale di accesso al lacus Baianus, si ergono i resti di una sontuosa aula orientata grosso modo in senso est-ovest. La planimetria di questo ambiente, cui si accedeva direttamente dall’atrium, si compone di un’ampia sala rettangolare di ca. 16,5 × 13,5 m (fig. 2, P) sulla quale si apre, nel lato breve a est, uno spazio absidato largo 10,37 metri e profondo circa 6 metri (fig. 2, Q).

    20Sulla parete del lato corto opposto, a ovest, si nota, invece, un vano rettangolare che, rispetto al muro di fondo, crea una specie di ampia nicchia. Il piano pavimentale della sala era interamente rivestito da lastre in opus sectile, mentre quello dello spazio absidato era foderato di lastre marmoree. Il passaggio tra la sala e l’esedra è scandito da una lunga soglia marmorea di notevole fattura sulla quale era forse incardinata una porta scorrevole composta da pannelli. È da segnalare la presenza di opere di canalizzazione che raggiungevano l’esedra ad indicare un qualche uso (funzionale o forse esclusivamente scenografico) dell’acqua. È stato già opportunamente ipotizzato che questo edificio non dovesse appartenere alla fase originaria del complesso e che, più probabilmente, fosse stato aggiunto in un momento più tardo.29 Futuri studi di dettaglio, di fatto già programmati, ci consentiranno di fare luce su questo ed altri aspetti ad esso relativi tra i quali, ovviamente, è prioritaria la definizione della sua destinazione d’uso. Essa in via di ipotesi potrebbe aver assolto al ruolo di aula di rappresentanza e ricevimento, di sala destinata a banchetti o altro ancora. È seducente la tentazione di voler comparare, seppur genericamente, tale complesso ai corpi absidati di talune domus aristocratiche della tarda età imperiale, tra le quali, solo per fare un esempio, vanno menzionate quelle ostiensi.30
    (S.M.)

    More baiano. Le costruzioni marittime della Villa dei Pisoni

    21Le ricerche dirette e indirette messe in atto nella Villa dei Pisoni nel triennio 2017-2020, insieme al complicato tentativo di ricostruzione promosso nell’ambito del programma di valorizzazione del sito per il Progetto MUSAS, allo scopo di fornire un modello 3D dell’intero complesso esplorabile per mezzo di video 360 e filmati immersivi31, hanno permesso di riflettere su aspetti e problemi interpretativi che per lungo tempo erano rimasti irrisolti. In particolare, si è cercato per la prima volta di puntare a una definizione chiara degli spazi abitativi, produttivi, funzionali e dedicati all’otium, in rapporto alle differenti fasi edilizie finora note, dalla tarda Repubblica alla piena età imperiale, approfondendo nel contempo lo studio degli ambienti e delle strutture che maggiormente si avvicinavano al mare: proprio sul limitare della costa, infatti, la Villa dei Pisoni, divenuta poi come è noto una parte non secondaria del grande palatium imperiale baiano,32 mostra le soluzioni architettoniche più ardite e innovative che, a ben vedere, la possono forse connotare come il miglior esempio di quelle ambiziose costruzioni more baiano che avevano portato al limite la già marcata tendenza tipica delle grandi villae maritimae verso la modificazione del paesaggio costiero e la ricerca di un rapporto di estrema prossimità con l’acqua: tutti elementi ben noti dalle fonti letterarie e da quelle iconografiche,33 dove frequentissime sono le rappresentazioni di ville sul mare con interi padiglioni costruiti direttamente sull’acqua, porti e moli privati realizzati a imitazione, su scala ridotta, dei grandi moli in opus pilarum, passaggi pontati e ariosi portici colonnati distesi verso torrette belvedere o banchine, lussuose terme a picco sull’azzurro o complicate peschiere pullulanti di pesci pregiati nelle tante vasche, ben divise «come le cassettine dei colori che usano i pittori».34

    22Se la peschiera della villa (fig. 1, K) era stata già ampiamente riconosciuta negli studi precedenti grazie alla presenza del sistema di cataractae entro piedritti scanalati,35 come anche gli allineamenti su pilae del molto occidentale (fig. 1, J) e orientale (fig. 1, O) 36, ben poco si poteva dire invece della selva di pilae presente sul fronte meridionale della villa, con allineamenti più o meno visibili ma in generale apparentemente molto disordinati.37 La documentazione acustica, in questo senso, si è rivelata estremamente efficace nell’offrire una resa di dettaglio delle singole pilae, evidenziando come la parte più disordinata di elementi, verosimilmente con funzione di frangiflutti, andasse di fatto a proteggere un sistema di pilae molto più piccole e regolari, allineate con grande cura e decisamente ravvicinate, al punto da trattenere ancora oggi una grande quantità di sedimento e da offrire al sonar l’impressione di una distesa quasi uniforme; difficile a questo punto non pensare alla possibilità di una prima testimonianza di quelle maestose terrazze marittime su pilae così evidenti in iconografia quanto sfuggenti nella documentazione archeologica: pur se gli scavi e le più recenti ricerche subacquee condotte in villae maritimae hanno infatti dimostrato la presenza di molti elementi visibili nelle rappresentazioni antiche, dalle torrette belvedere (come nella Villa dei Papiri di Ercolano) ai passaggi pontati (villa del Capo di Sorrento cd. di Pollio Felice38, villa di Gianola39), ai moli su pilae (Pausilypon40, villa del castello di Baia41, villa di Sapri42), fino alle numerose peschiere annesse (Sperlonga43, castello di Baia44, Gianola45, Formia-villa comunale46 e numerosi altri casi in tutta l’Italia tirrenica e oltre47), finora non era stato ancora riconosciuto archeologicamente un vero e proprio padiglione o terrazza costruito sottraendo direttamente spazio al mare; qualcosa, che, come si è già rimarcato, le fonti ricordano proprio per Baia, e che certo proprio lungo le rive del lacus Baianus avrebbe avuto ragione di esistere: in un luogo, cioè, in cui la corsa all’occupazione degli spazi aveva in pochi decenni esaurito ogni metro di costa disponibile, facendo impennare il valore dei suoli, e spingendo i più facoltosi proprietari a investire risorse ingenti verso soluzioni altrove impensabili.

    23Possiamo allora provare davvero a immaginare che al primo nucleo residenziale della villa, da riconoscersi verso la punta (fig. 1, I) – come ancora una volta suggerito dal rilievo acustico – della propaggine meridionale di un promontorio che si protendeva verso il golfo diramandosi dal costone dell’odierna Punta Epitaffio, separando di fatto il lacus Baianus dall’ampia insenatura portuale puteolana, si siano aggiunti, col tempo, i moli a oriente e occidente, gli spazi di servizio settentrionali (fig. 1, H), insieme a quartieri forse rasi al suolo al tempo dell’edificazione del grande viridarium porticato adrianeo (fig. 1, G), e infine un’ardita quanto spettacolare terrazza su pilae (fig. 1, L; fig. 5), edificata direttamente – more Baiano – sull’acqua, protetta da file di piloni frangiflutti e arricchita da un piccolo vivarium sul lato ovest.

    Fig. 5. La grande terrazza marittima su pilae della Villa dei Pisoni. Ricostruzione realizzata da ICR e 3D Research nell’ambito del Progetto MUSAS © ICR.

    24Non ci si sbaglierà, allora, immaginando di riconoscere anche una qualche struttura di segnalazione, faro, segnacolo, al termine dell’allineamento su pilae nord-sud (fig. 1, M) che dalla terrazza si protende oltre la linea dei frangiflutti, verso una pila di dimensioni maggiori che, come quella documentata per la grande villa di Nisida48, mostra al di sopra della piattaforma realizzata in ambiente sommerso secondo i dettami vitruviani, i resti di una corrosa evidenza in cementizio apparentemente realizzato in ambiente subaereo.
    (M.S.)

    Villa dei Pisoni: osservazioni sul muro perimetrale sud-ovest del viridarium dopo il restauro

    25Il restauro conservativo rappresenta un momento importante per lo studio archeologico e l’analisi del monumento. Proprio nel corso di una delle campagne di restauro iniziate nel 2004 è stato possibile acquisire dettagli ulteriori sulla struttura architettonica del muro che limita a sud-ovest il viridarium del palatium adrianeo (fig. 1, F).

    26Il muro in opera mista, lungo circa m 57, spesso circa 4 piedi romani, che limita a sud-ovest il viridarium, si presenta con ampie finestrature fiancheggiate da 14 semicolonne laterizie. Queste hanno un diametro di base pari a circa 0,88 m. I cubilia delle specchiature hanno un modulo di 9 × 9 cm.49

    27Durante il restauro è stato possibile rilevare le tracce attribuibili alla presenza di un davanzale nella finestratura tra la semicolonna n. 12 e la semicolonna n. 13 a partire da ovest (fig. 6, B e C).

    Fig. 6. Il muro SW del viridarium della Villa dei Pisoni. Elaborazione grafica e foto subacquee a cura di R. Petriaggi © ICR.

    28Qui il muro che chiude in basso l’intercolumnio mostra ancora, sul lato orizzontale superiore, parte della malta di allettamento di un piano, forse marmoreo, collocato tra le due semicolonne (fig. 6, C). L’insieme sarebbe apparso, probabilmente, come una imponente facciata ad archi, nel piano inferiore, mentre il portico superiore avrebbe potuto essere anche a finestrature sormontate da architravi (fig. 6, A). I due piani della facciata, proponendo semicolonne di ordine tuscanico per il primo piano50 (pur non potendo ipotizzare nulla per il secondo), avrebbero potuto raggiungere un’altezza di circa 18-20 m.

    29Partendo dalle due estremità del portico si nota un restringimento degli intercolumni verso il centro. Tale restringimento è massimo negli intercolumni tra la sesta e la settima e poi tra l’ottava e la nona semicolonna. Pertanto, fra i tredici intercolumni quelli centrali appaiono come il punto focale del portico nel suo complesso.51 Non sarebbe improbabile che questo settore fosse evidenziato da una soluzione architettonica simile ad una sorta di protiro richiamante l’aspetto di un arco trionfale a tre fornici52. L’intento poteva essere quello di fornire un’illusione prospettica, accentuata dalla presenza del protiro a tre fornici, grazie alla quale ad un osservatore posizionato al centro del lato opposto del viridarium, la struttura sarebbe apparsa più estesa di quanto fosse in realtà53.
    (R.P.)

    Conclusioni

    30Con gli studi in corso sulle due grandi ville sommerse che occupano una parte dello specchio acqueo di Baiae non compromessa da costruzioni e attività moderne, la conoscenza di Baia sommersa si accresce notevolmente e con essa la nostra capacità di ricostruire l’antico paesaggio marittimo caratterizzato da sontuose villae maritimae.

    31Al momento la ricostruzione che proponiamo per la Villa dei Pisoni restituisce l’immagine di complesso eccezionale, sfarzoso e in grado di connotare, da solo, l’intero paesaggio baiano. Quanto di tutto ciò sia il più possibile vicino al reale stato delle cose, naturalmente, sarà possibile appurarlo soltanto quando alle seducenti suggestioni del rilievo acustico, alle dettagliate ma purtroppo non sistematiche osservazioni formulate dai primi studiosi e, infine, alle nuove attività di documentazione realizzate negli ultimi anni si aggiungeranno i dati provenienti da una paziente, quanto necessaria, operazione di schedatura crono-tipologica delle evidenze murarie superstiti e delle fasi edilizie ad esse connesse: elementi senza i quali le nostre ricostruzioni restano affascinanti ma vacillanti congetture.

    32Le moderne tecnologie, da un lato, e l’esistenza stessa dell’Area Marina Protetta, dall’altro, rendono oggi più semplice la documentazione delle strutture sommerse flegree: tuttavia resta ancora moltissimo da fare se si considera che la porzione di suolo sprofondata per effetto del bradisismo, fino alla batimetrica dei -12 m occupa a Baia una superficie di 177 ettari. Per gli anni a venire sarà fondamentale proseguire lungo la strada segnata, senza disperdere le forze e le risorse messe insieme in un quindicennio di attività. Baia, dal punto di vista archeologico, rappresenta un grande unicum e come tale merita un impegno costante.
    (B.D.P.; R.P.; M.S.; S.M.; F.L.)

    Appendice metodologica (I): il rilievo 3D della Villa con ingresso a protiro

    33Per realizzare il rilievo tridimensionale della Villa con ingresso a protiro è stato progettato un sistema di scansione per documentare grandi superfici. Il sistema avrebbe dovuto permettere una chiara lettura dei resti sommersi espressa attraverso l’ottenimento di immagini fotografiche d’insieme (ortofoto) e di dettaglio, in grado di documentare evidenze misurabili con precisione (<1 cm). A tale scopo è stato migliorato il sistema sviluppato in precedenza da chi scrive e utilizzato nell’ambito delle indagini condotte dall’ICR per il rilievo di un edificio con cortile porticato nell’area di Portus Iulius54. È stata quindi realizzata la scansione acustica dell’intera area (circa 12.000 mq) ottenendo una mappa georiferita di singoli punti distanti tra loro circa 3 cm; nell’acquisizione di tali informazioni sono state impiegate, come capisaldi, tutte le combinazioni uniche delle risposte acustiche, con lo scopo di utilizzarle come marker (punti di vincolo) per l’allineamento e lo stitching delle fotografie. A tal fine, in funzione degli obiettivi della ricerca sono state discriminate circa 40.000 immagini tra quelle scattate. L’intera area selezionata è stata rilevata in parallelo con un sistema aggiuntivo di scansione subacquea laser, chiamato Naumacos IR, che è stato sviluppato ad hoc, con lo scopo di produrre una nuvola di punti estremamente dettagliata al fine di poter ottenere il rilievo delle aree di maggior interesse con un grado di accuratezza sub-millimetrico.
    (G.G.A.; F.L.)

    Appendice metodologica (II): il rilievo morfobatimetrico del fondale di Baia

    34Il rilievo morfobatimetrico della Baia di Pozzuoli è stato eseguito nel giugno del 2013 a bordo del catamarano “Idrosfera” utilizzando un multibeam Reson Seabat 8101. Questo ecoscandaglio è caratterizzato da una sorgente acustica con frequenza di 240 kHz, 101 fasci e 150° di larghezza dell’impulso emesso, ed è particolarmente adatto per la mappatura ad alta risoluzione in acque poco profonde (fino a 100 m di profondità). L’uso di un sistema di posizionamento satellitare (Global Positioning System o GPS) con correzione differenziale, combinato con il sensore di movimento FOG-200 ha garantito la precisione sub-metrica del posizionamento di ogni singolo fascio durante l’acquisizione dei dati. È stata inoltre applicata una correzione per eliminare l’effetto delle maree riferendosi ai dati acquisiti dalla rete mareografica nazionale per aumentare la risoluzione verticale del rilievo. Durante il rilevamento sono stati acquisiti inoltre 18 profili di velocità del suono lungo la colonna d’acqua, che sono stati utilizzati in tempo reale per la correzione del reale percorso eseguito dai fasci. Inoltre, è stato utilizzato un profilatore della velocità del suono montato sullo scafo per misurazioni continue e in tempo reale della velocità, della temperatura e del suono nella parte superiore della colonna d’acqua, in grado di produrre variazioni istantanee capaci di influire sulla definizione del posizionamento dei fasci. I dati sono stati elaborati secondo le seguenti fasi: (1) controllo dell’acquisizione in tempo reale e filtraggio parziale dei fasci, applicato direttamente a bordo; (2) eliminazione degli errori casuali (de-spiking) nelle spazzate; (3) generazione e rendering del DTM. L’intero set di dati è stato elaborato con l’uso dello strumento swath editor della suite PDS2000, in conformità con gli standard del rilievo dell’International Hydrographic Organisation (IHO, 1998). Dopo l’elaborazione dei dati, le misure di profondità sono state interpolate e condensate in un modello digitale del terreno (DTM) con una risoluzione della griglia di 1 metro. Per completare la mappa principale, il DTM appena ottenuto è stato integrato con un altro DTM marino (5 × 5 m di dimensione della cella della griglia) acquisito al largo della baia di Pozzuoli dall’IAMC-CNR nel 2002 a bordo di R/V ‘Tethis’ equipaggiato con un ecoscandaglio Seabat 8111 (100 kHz) per settori più profondi di 80 m sotto il livello del mare (bsl).
    (S.P.)

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    Notes de bas de page

    1Gianfrotta 2020.

    2Per una raccolta delle fonti relative a Baiae, cf. Corretti 1984; Medri 2018.

    3D’Arms 1970; Lafon 2001.

    4Lamboglia 1971.

    5Baia. Il ninfeo imperiale 1983.

    6Cf. infra.

    7Miniero 2003.

    8Avilia – Caputo 2015.

    9Il Progetto è stato ideato nel 2001 da Roberto Petriaggi e da lui diretto fino al 2010; dal 2011 ad oggi è diretto da Barbara Davidde Petriaggi. Per gli interventi compiuti dall’ICR nel Parco Archeologico Sommerso di Baia vedi Petriaggi – Mancinelli 2004; Petriaggi 2005; 2008; Petriaggi et al. 2008; Petriaggi – Davidde 2012; Davidde Petriaggi et al. 2017; Ricci – Davidde 2017; Davidde Petriaggi et al. 2018 e 2020c.

    10i-MareCulture (Immersive serious games and augmented reality as tools to raise awareness and access to european underwater culture) è un progetto di ricerca finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma Horizon2020. https://imareculture.eu/

    11Sul progetto europeo INTERREG MED – BLUEMED “Plan/test/coordinate Underwater Museums, Diving Parks and Knowledge Awareness Centres in order to support sustainable and responsible tourism development and promote Blue growth in coastal areas and islands of the Mediterranean”, n. 703 (www.bluemed.interreg-med.eu), vedi Davidde Petriaggi et al. 2020b.

    12Davidde Petriaggi et al. 2019. Per il progetto MUSAS, finanziato dal PON Cultura e Sviluppo 2014-2020, vedi https://www.progettomusas.eu/

    13Plin. Iuv., Ep. IX, 7, 3. Nel passo pliniano si opera una distinzione tra le ville costruite a livello dell’acqua e quelle su un pendio. La Villa dei Pisoni potrebbe essere un esempio che concilierebbe i due modelli.

    14In questo complesso termale l’ICR ha restaurato nel 2009 il calidarium e nel 2018 l’apodyterium pavimentato con un tessellato bianco e nero con scena agonistica tra l’età tardo-antonina e l’età severiana: cf. Davidde Petriaggi et al. 2020c.

    15Il complesso termale è stato individuato dall’ICR nel 2012 nel corso del censimento e monitoraggio dello stato di conservazione e pronto intervento conservativo dei pavimenti musivi di questo settore dell’AMP.

    16Su questo complesso vd. Di Fraia 1993, p. 36, 37 fig. 10; Scognamiglio 1997, p. 38; Ricca et al 2014; Davidde Petriaggi et al. 2018, p. 3-5.

    17Petriaggi – Mancinelli 2004.

    18Il mosaico è realizzato con tessere bianche che compongono il fondo del pavimento, mentre i motivi ornamentali sono delineati con una doppia fila di tessere nere. Il disegno geometrico di base consiste in una serie di esagoni che ricoprono tutta la superficie del mosaico, mentre al centro di ogni esagono si trova un quadrato realizzato con quattro tessere nere; il tutto è racchiuso entro una doppia cornice perimetrale, anch’essa realizzata con tessere nere. Il settore centrale conserva uno pseudo emblema, costituito da un grande quadrato con quattro cerchi inscritti, ognuno dei quali contiene quattro pelte affrontate. Ad ogni lato interno del quadrato, tre triangoli equilateri, equidistanti tra loro e campiti in nero, si inseriscono tra i cerchi; al centro di ogni cerchio è presente un motivo a “quinconce”, mentre il cuneo mediano di ogni pelta termina con un piccolo fiore con tre petali cuoriformi che si dipartono da un bottone centrale. Nello spazio centrale di risulta tra i quattro cerchi si inscrive un piccolo quadrato che racchiude un motivo a fiore cruciforme con bottone centrale; il fiore è composto da petali lobati terminanti con punta di freccia.

    19Davidde Petriaggi et al. 2018.

    20Tac., Ann., XV, 52. Per l’attribuzione del nucleo originario del complesso alla famiglia dei Pisoni a seguito del rinvenimento di una fistula aquaria con bollo L. Pisonis, datata agli inizi del I sec. d.C., vd. Lombardo 1993.

    21Davidde Petriaggi et al. 2020c.

    22Davidde Petriaggi et al. 2020c.

    23Sulla villa vd. Di Fraia 1993, p. 36, 37 fig. 10; Scognamiglio 1997, p. 38; Ricca et al. 2014.

    24Per una descrizione della facciata, prima che essa fosse seriamente danneggiata dal transito di una nave, vd. Di Fraia 1993, p. 36. Riguardo ai danneggiamenti vd. Scognamiglio 1997, p. 38, nota 14.

    25Il vano è stato fatto oggetto di un limitato intervento di scavo nel giugno 2022 con la Direzione scientifica di Barbara Davidde, allora soprintendente della Sorpintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, e la Direzione tecnica di Salvatore Medaglia. Vi hanno inoltre partecipato le dott.sse G. Bucci, A. Dell’Anna e M.F. Pipere, l’arch. F. Lucci, G. Gomez de Ayala e i sommozzatori del Nucleo Carabinieri subacquei di Napoli.

    26Per la descrizione del mosaico vd. supra.

    27Davidde et al. 2020c.

    28Cf. De Caro 1994, p. 665-666; Scognamiglio 1997, p. 39, fig. 7; Davidde Petriaggi et al. 2018, p. 4; Davidde et al. 2020a, p. 69.

    29Di Fraia 1993, p. 36.

    30Pavolini 2011, p. 1045; De Albentiis 2007-2008, p. 29 sq.

    31Video e ricostruzioni sono oggi disponibili online sul portale ufficiale del Progetto MUSAS www.progettomusas.eu,
    insieme ai modelli tridimensionali dei reperti di provenienza subacquea di Baia e degli altri siti coinvolti nelle attività. Sulla ricostruzione 3D della Villa dei Pisoni, vd. ora Davidde Petriaggi et al. 2020b.

    32Lombardo 1993.

    33Lafon 2001.

    34Varr., R.R., III, 17, 4.

    35Cf. Higginbotham 1997, con una nutrita serie di esempi.

    36Di Fraia et al. 1988; Di Fraia 1993; Scognamiglio 1993; 1997; 2002; 2006; Di Fraia 2019; Lombardo 1993.

    37Sugli allineamenti di pilae in area flegrea, vd. oggi anche Stefanile 2020, cds.

    38Filser – Reinfeld – Fritsch 2019.

    39Stefanile 2015; Pesando – Stefanile 2015; Stefanile – Pesando 2019.

    40Gunther 1913.

    41Miniero 2010.

    42Scognamiglio 2008.

    43Pesando – Stefanile 2016; Stefanile – Pesando 2019. Vedi anche Pesando – Stefanile (Sperlonga) e Anzidei – Benini (peschiere) in questo volume.

    44Miniero 2010.

    45Stefanile 2015; Pesando – Stefanile 2015; Stefanile – Pesando 2019; Pesando – Stefanile in questo volume.

    46Schmiedt 1970.

    47Lafon 2001.

    48Stefanile et al. 2018.

    49Per la descrizione particolareggiata del manufatto e per i dettagli metrologici, cf. Di Fraia et al. 1988, p. 270 sq., dove, tuttavia, sembra leggermente sottostimato lo spessore del muro in opera mista rispetto a quanto ricordo personalmente e rispetto ai rilievi realizzati dal disegnatore della Soprintendenza Alfredo Cetrangolo, nelle campagne 2004 sq. Per le finestrature vedi anche: Di Fraia 2011, p. 115; per le notizie sui restauri vedi: Petriaggi 2005, p. 135-147.

    50Le basi superstiti presentano, infatti, solo il plinto e un toro con profilo a quarto di cerchio. Le misure sono ipotizzate sulla base dei canoni proposti da Vitruvio (cf. Vitr., De Arch., III, 2).

    51Da NW verso SE le misure approssimative dei tre intercolumni centrali sarebbero 2,27 m, 2,67 m, 2,27 m, quindi l’ampiezza degli intercolumni tende a risalire verso l’estremità (cf. Di Fraia et al. 1988, p. 268, mentre a p. 273 sono riportate le misure di tutti gli intercolumni; vedi anche: Di Fraia 1993, p. 30).

    52Un espediente architettonico analogo era stato adottato a Roma nel primo ordine tuscanico del porticato anulare del Colosseo per enfatizzare i due ingressi principali N e S all’estremità dell’asse minore dell’arena, come è evidente in riproduzioni su monete e, in particolare, nel rilievo degli Haterii.

    53Come già commentava G. Di Fraia 2019, p. 73. Una vista panoramica privilegiata su questo prospetto porticato si potrebbe localizzare, a mio parere, presso l’opposto lato NE, proprio alle spalle dell’ambulacro porticato, là dove sorgono i muri superstiti di un ampio ambiente quadrangolare, forse, per l’appunto, un belvedere sull’intero viridarium.

    54Davidde Petriaggi 2017.

    Auteurs

    • Barbara Davidde Petriaggi

      Nucleo per gli Interventi di Archeologia Subacquea – Istituto Centrale per il Restauro

    • Michele Stefanile

      Scuola Superiore Meridionale – collaboratore Istituto Centrale per il Restauro (Progetto MUSAS)

    • Salvatore Medaglia

      Università della Calabria – collaboratore Istituto Centrale per il Restauro (Progetto “Restaurare sott’acqua”)

    • Roberto Petriaggi

      Istituto Centrale per il Restauro

    • Filomena Lucci

      Architetto subacqueo – collaboratore Istituto Centrale per il Restauro (Progetto “Restaurare sott’acqua”)

    • Gabriele Gomez de Ayala

      Naumacos – Underwater Archaeology and Technology – collaboratore ICR (i-Mareculture)

    • Salvatore Passaro

      CNR – Institute for Coastal Marine Environment

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    1Gianfrotta 2020.

    2Per una raccolta delle fonti relative a Baiae, cf. Corretti 1984; Medri 2018.

    3D’Arms 1970; Lafon 2001.

    4Lamboglia 1971.

    5Baia. Il ninfeo imperiale 1983.

    6Cf. infra.

    7Miniero 2003.

    8Avilia – Caputo 2015.

    9Il Progetto è stato ideato nel 2001 da Roberto Petriaggi e da lui diretto fino al 2010; dal 2011 ad oggi è diretto da Barbara Davidde Petriaggi. Per gli interventi compiuti dall’ICR nel Parco Archeologico Sommerso di Baia vedi Petriaggi – Mancinelli 2004; Petriaggi 2005; 2008; Petriaggi et al. 2008; Petriaggi – Davidde 2012; Davidde Petriaggi et al. 2017; Ricci – Davidde 2017; Davidde Petriaggi et al. 2018 e 2020c.

    10i-MareCulture (Immersive serious games and augmented reality as tools to raise awareness and access to european underwater culture) è un progetto di ricerca finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma Horizon2020. https://imareculture.eu/

    11Sul progetto europeo INTERREG MED – BLUEMED “Plan/test/coordinate Underwater Museums, Diving Parks and Knowledge Awareness Centres in order to support sustainable and responsible tourism development and promote Blue growth in coastal areas and islands of the Mediterranean”, n. 703 (www.bluemed.interreg-med.eu), vedi Davidde Petriaggi et al. 2020b.

    12Davidde Petriaggi et al. 2019. Per il progetto MUSAS, finanziato dal PON Cultura e Sviluppo 2014-2020, vedi https://www.progettomusas.eu/

    13Plin. Iuv., Ep. IX, 7, 3. Nel passo pliniano si opera una distinzione tra le ville costruite a livello dell’acqua e quelle su un pendio. La Villa dei Pisoni potrebbe essere un esempio che concilierebbe i due modelli.

    14In questo complesso termale l’ICR ha restaurato nel 2009 il calidarium e nel 2018 l’apodyterium pavimentato con un tessellato bianco e nero con scena agonistica tra l’età tardo-antonina e l’età severiana: cf. Davidde Petriaggi et al. 2020c.

    15Il complesso termale è stato individuato dall’ICR nel 2012 nel corso del censimento e monitoraggio dello stato di conservazione e pronto intervento conservativo dei pavimenti musivi di questo settore dell’AMP.

    16Su questo complesso vd. Di Fraia 1993, p. 36, 37 fig. 10; Scognamiglio 1997, p. 38; Ricca et al 2014; Davidde Petriaggi et al. 2018, p. 3-5.

    17Petriaggi – Mancinelli 2004.

    18Il mosaico è realizzato con tessere bianche che compongono il fondo del pavimento, mentre i motivi ornamentali sono delineati con una doppia fila di tessere nere. Il disegno geometrico di base consiste in una serie di esagoni che ricoprono tutta la superficie del mosaico, mentre al centro di ogni esagono si trova un quadrato realizzato con quattro tessere nere; il tutto è racchiuso entro una doppia cornice perimetrale, anch’essa realizzata con tessere nere. Il settore centrale conserva uno pseudo emblema, costituito da un grande quadrato con quattro cerchi inscritti, ognuno dei quali contiene quattro pelte affrontate. Ad ogni lato interno del quadrato, tre triangoli equilateri, equidistanti tra loro e campiti in nero, si inseriscono tra i cerchi; al centro di ogni cerchio è presente un motivo a “quinconce”, mentre il cuneo mediano di ogni pelta termina con un piccolo fiore con tre petali cuoriformi che si dipartono da un bottone centrale. Nello spazio centrale di risulta tra i quattro cerchi si inscrive un piccolo quadrato che racchiude un motivo a fiore cruciforme con bottone centrale; il fiore è composto da petali lobati terminanti con punta di freccia.

    19Davidde Petriaggi et al. 2018.

    20Tac., Ann., XV, 52. Per l’attribuzione del nucleo originario del complesso alla famiglia dei Pisoni a seguito del rinvenimento di una fistula aquaria con bollo L. Pisonis, datata agli inizi del I sec. d.C., vd. Lombardo 1993.

    21Davidde Petriaggi et al. 2020c.

    22Davidde Petriaggi et al. 2020c.

    23Sulla villa vd. Di Fraia 1993, p. 36, 37 fig. 10; Scognamiglio 1997, p. 38; Ricca et al. 2014.

    24Per una descrizione della facciata, prima che essa fosse seriamente danneggiata dal transito di una nave, vd. Di Fraia 1993, p. 36. Riguardo ai danneggiamenti vd. Scognamiglio 1997, p. 38, nota 14.

    25Il vano è stato fatto oggetto di un limitato intervento di scavo nel giugno 2022 con la Direzione scientifica di Barbara Davidde, allora soprintendente della Sorpintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, e la Direzione tecnica di Salvatore Medaglia. Vi hanno inoltre partecipato le dott.sse G. Bucci, A. Dell’Anna e M.F. Pipere, l’arch. F. Lucci, G. Gomez de Ayala e i sommozzatori del Nucleo Carabinieri subacquei di Napoli.

    26Per la descrizione del mosaico vd. supra.

    27Davidde et al. 2020c.

    28Cf. De Caro 1994, p. 665-666; Scognamiglio 1997, p. 39, fig. 7; Davidde Petriaggi et al. 2018, p. 4; Davidde et al. 2020a, p. 69.

    29Di Fraia 1993, p. 36.

    30Pavolini 2011, p. 1045; De Albentiis 2007-2008, p. 29 sq.

    31Video e ricostruzioni sono oggi disponibili online sul portale ufficiale del Progetto MUSAS www.progettomusas.eu,
    insieme ai modelli tridimensionali dei reperti di provenienza subacquea di Baia e degli altri siti coinvolti nelle attività. Sulla ricostruzione 3D della Villa dei Pisoni, vd. ora Davidde Petriaggi et al. 2020b.

    32Lombardo 1993.

    33Lafon 2001.

    34Varr., R.R., III, 17, 4.

    35Cf. Higginbotham 1997, con una nutrita serie di esempi.

    36Di Fraia et al. 1988; Di Fraia 1993; Scognamiglio 1993; 1997; 2002; 2006; Di Fraia 2019; Lombardo 1993.

    37Sugli allineamenti di pilae in area flegrea, vd. oggi anche Stefanile 2020, cds.

    38Filser – Reinfeld – Fritsch 2019.

    39Stefanile 2015; Pesando – Stefanile 2015; Stefanile – Pesando 2019.

    40Gunther 1913.

    41Miniero 2010.

    42Scognamiglio 2008.

    43Pesando – Stefanile 2016; Stefanile – Pesando 2019. Vedi anche Pesando – Stefanile (Sperlonga) e Anzidei – Benini (peschiere) in questo volume.

    44Miniero 2010.

    45Stefanile 2015; Pesando – Stefanile 2015; Stefanile – Pesando 2019; Pesando – Stefanile in questo volume.

    46Schmiedt 1970.

    47Lafon 2001.

    48Stefanile et al. 2018.

    49Per la descrizione particolareggiata del manufatto e per i dettagli metrologici, cf. Di Fraia et al. 1988, p. 270 sq., dove, tuttavia, sembra leggermente sottostimato lo spessore del muro in opera mista rispetto a quanto ricordo personalmente e rispetto ai rilievi realizzati dal disegnatore della Soprintendenza Alfredo Cetrangolo, nelle campagne 2004 sq. Per le finestrature vedi anche: Di Fraia 2011, p. 115; per le notizie sui restauri vedi: Petriaggi 2005, p. 135-147.

    50Le basi superstiti presentano, infatti, solo il plinto e un toro con profilo a quarto di cerchio. Le misure sono ipotizzate sulla base dei canoni proposti da Vitruvio (cf. Vitr., De Arch., III, 2).

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    52Un espediente architettonico analogo era stato adottato a Roma nel primo ordine tuscanico del porticato anulare del Colosseo per enfatizzare i due ingressi principali N e S all’estremità dell’asse minore dell’arena, come è evidente in riproduzioni su monete e, in particolare, nel rilievo degli Haterii.

    53Come già commentava G. Di Fraia 2019, p. 73. Una vista panoramica privilegiata su questo prospetto porticato si potrebbe localizzare, a mio parere, presso l’opposto lato NE, proprio alle spalle dell’ambulacro porticato, là dove sorgono i muri superstiti di un ampio ambiente quadrangolare, forse, per l’appunto, un belvedere sull’intero viridarium.

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    Davidde Petriaggi, B., Stefanile, M., Medaglia, S., Petriaggi, R., Lucci, F., Gomez de Ayala, G., & Passaro, S. (2024). Nuovi dati sulle ville di Baia dalla ricerca archeologica subacquea. In G. Ciucci, B. Davidde Petriaggi, & C. Rousse (éds.), Villae maritimae del Mediterraneo occidentale (1‑). Publications de l’École française de Rome. https://doi.org/10.4000/120w2
    Davidde Petriaggi, Barbara, Michele Stefanile, Salvatore Medaglia, Roberto Petriaggi, Filomena Lucci, Gabriele Gomez de Ayala, et Salvatore Passaro. « Nuovi dati sulle ville di Baia dalla ricerca archeologica subacquea ». In Villae maritimae del Mediterraneo occidentale, édité par Giulia Ciucci, Barbara Davidde Petriaggi, et Corinne Rousse. Rome: Publications de l’École française de Rome, 2024. https://doi.org/10.4000/120w2.
    Davidde Petriaggi, Barbara, et al. « Nuovi dati sulle ville di Baia dalla ricerca archeologica subacquea ». Villae maritimae del Mediterraneo occidentale, édité par Giulia Ciucci et al., Publications de l’École française de Rome, 2024, https://doi.org/10.4000/120w2.

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    Ciucci, G., Davidde Petriaggi, B., & Rousse, C. (éds.). (2024). Villae maritimae del Mediterraneo occidentale (1‑). Publications de l’École française de Rome. https://doi.org/10.4000/120xp
    Ciucci, Giulia, Barbara Davidde Petriaggi, et Corinne Rousse, éd. Villae maritimae del Mediterraneo occidentale. Rome: Publications de l’École française de Rome, 2024. https://doi.org/10.4000/120xp.
    Ciucci, Giulia, et al., éditeurs. Villae maritimae del Mediterraneo occidentale. Publications de l’École française de Rome, 2024, https://doi.org/10.4000/120xp.
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