Introduzione alla seconda parte
p. 83
Texte intégral
1Questa seconda parte è dedicata alla presentazione della classificazione realizzata, a partire dai contesti descritti nel capitolo 2.1, sulle produzioni ceramiche palermitane e su quelle importate a Palermo tra il IX e l’XI secolo, proponendo in battuta finale uno status quaestionis sulla prima metà del XII secolo. Dato che, come detto nei capitoli precedenti, nessuno dei lavori passati ha analizzato grandi quantità di materiale in maniera sistematica e integrale né ha proposto la crono-tipologia di tutto il vasellame in uso nella capitale siciliana durante l’età islamica, il contributo che qui si presenta è il primo nel suo genere e come tale va preso. Il quadro che si traccerà non è da considerarsi né completo né definitivo sia dal punto di vista tipologico che, soprattutto, cronologico. Si ritiene, tuttavia, di avere un numero sufficiente di dati per proporre una prima classificazione in grado di comprendere differenti aspetti delle produzioni fittili circolanti nella capitale siciliana. Inoltre, disporre di una griglia di riferimento per gli aspetti crono-tipologici è fondamentale per poter utilizzare la ceramica come fonte storica, in quanto solo in questa maniera è possibile fornire una giusta interpretazione dei cambiamenti negli usi ceramici e rintracciare le motivazioni che hanno portato al cambiamento. Pertanto questa seconda parte è di fatto da considerarsi preliminare agli ultimi due capitoli di questo lavoro, che si occuperanno di sfruttare la fonte ceramica in chiave economica.
2Sebbene non vengano presentati i dati di contesto, per le ragioni di cui si è già discusso nella prima parte, l’analisi crono-tipologica del materiale è stata realizzata selezionando sequenze stratigrafiche affidabili. Come è stato detto, la classificazione che si illustrerà non ha la pretesa di essere definitiva, tuttavia ci piace pensare che quanto esposto nelle prossime pagine possa essere da un lato un punto di riferimento per studi avvenire, ma allo stesso tempo un punto di partenza per chiarire e affrontare in futuro i diversi aspetti legati alla comprensione dei consumi urbani nel tempo.
3Questa seconda parte è organizzata in tre capitoli. Il primo (capitolo 4) è dedicato alla produzione palermitana, che si è scelto di analizzare non per categoria funzionale, come tradizionalmente fatto in altri lavori, ma per “famiglie produttive”. Come si vedrà, l’analisi macroscopica degli impasti e dei trattamenti di superficie, assieme ai dati, benché piuttosto scarsi, sulle fornaci e sui presunti centri di produzione a Palermo, hanno consentito di dividere il vasellame fabbricato nella capitale siciliana in tre grandi gruppi. Per alleggerire e agevolare la lettura, si è scelto di mettere in Appendice la classificazione macroscopica e archeometrica degli impasti, la classificazione delle forme e dei motivi decorativi. Il capitolo 5 si focalizza, invece, sulle importazioni che, sebbene esigue da un punto di vista quantitativo, forniscono indizi sulle reti commerciali connesse a Palermo, e sulla loro evoluzione nel tempo. La ridotta consistenza dei materiali non consente di proporre una tipologia delle produzioni importate, come è stato fatto per quella palermitana. Tuttavia, la presenza di alcune tipologie di vasellame, provenienti dall’Ifrīqiya e probabilmente da altri centri siciliani, consentirà di portare alla luce una serie di aspetti nuovi rispetto a quanto noto. Infine, nel capitolo 6, si prenderanno in considerazione congiuntamente i dati dei due capitoli precedenti al fine di analizzare l’evoluzione della ceramica circolante a Palermo tra IX e XII secolo.
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