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RESUMÉS DES ARTICLES
Texte intégral
1Anne Tchounikine et Maryvonne Miquel, La base de données EUROPANGE : un outil de travail collaboratif
La contribution porte sur la base de données mise en place dans le cadre du projet ANR EUROPANGE. L’article présente le modèle et la structure de la base de données. Centrée Officiers, la base intègre des données sur leur identité, des informations sur leurs parcours, leurs carrières et les liens existants entre les différents individus. Cette base de données est enrichie incrémentalement par les différents utilisateurs, via une interface de saisie web et devient un outil de travail collaboratif pour une communauté d’historiens. Cette approche permet de fédérer et de normaliser, à des fins d’analyse, les données issues d’un territoire composé de plusieurs espaces politiques, correspondant à une période historique étendue sur plusieurs siècles.
Il contributo si concentra sul database creato all’interno del progetto ANR EUROPANGE. L’articolo presenta il modello e la struttura del database. Centrato sugli ufficiali, il database integra dati sulla loro identità, informazioni sui loro precorsi, le loro carriere e i legami esistenti fra differenti individui. Questo database è arricchito attraverso l’alimentazione di differenti utenti, tramite un’interfaccia di raccolta dei dati web, e si propone come uno strumento di lavoro collaborativo per una comunità di storici. Un simile approccio consente di mettere in relazione e normalizzare, ai fini dell’analisi, dati tratti da un territorio composto di molteplici spazi politici, corrispondente a un periodo storico esteso su più secoli.
Riccardo Rao, Introduzione. I grandi ufficiali nei territori angioini : dal bilancio storiografico alle prospettive di ricerca
Il contributo prende in esame la fortuna storiografica dei grandi ufficiali, mostrando come la genesi del tema si inserisca nel clima degli studi eruditi di età moderna. Seguendo la produzione storiografica sull’argomento nelle differenti aree interessate dalla presenza angioina, fra momenti di fermento e di eclissi, si restituisce un quadro degli studi che necessita di un nuovo slancio, sia sul piano della ricostruzione minuta dei profili prosopografici, sia su quello della definizione delle funzioni degli uffici, sia infine riguardo alla comparazione fra i diversi territori angioini.
La présente contribution se propose de revenir sur l’historiographie des grands officiers en montrant comment les premiers travaux se sont inscrits dans la recherche érudite qui a été faite à l’époque moderne. Les études sur les grands officiers qui ont été menées dans les divers territoires angevins mériteraient aujourd’hui d’être l’objet de nouvelles investigations : prosopographie fine des individus, définition des fonctions assurées par les officiers, comparaison des profils et des parcours de ces individus présents dans les différents territoires angevins.
Serena Morelli, « il furioso contagio delle genealogie » : spunti di storia politica e amministrativa per lo studio dei grandi ufficiali del regno
Sui grandi uffici del Regno di Sicilia esiste una letteratura risalente all’età moderna che li ha relegati presto, già in età angioina, a mere cariche onorifiche, punto di approdo di ascese sociali. Studi recenti e settoriali stanno cercando di far luce sulle strade complesse e contraddittorie che portarono alla nascita di nuove magistrature che si staccarono a poco alla volta degli uffici più propriamente di corte, ma la questione non ha ancora ricevuto una complessiva revisione. Utilizzando il copioso materiale prodotto dalla letteratura erudita, prezioso punto di riferimento per chi voglia indagare sull’organico degli importanti uffici, il saggio offre uno sguardo d’insieme su settori che si trasformarono con metodi, sistemi e tempi differenti ; individua alcuni aspetti del sistema di reclutamento ed evidenzia le diversificazioni che avvennero con il passare degli anni tra i vari ambiti in cui era divisa la gestione del Regno. Attraverso gli elenchi e gli spunti proposti, inerenti alle funzioni e alle peculiarità di alcuni dei grandi uffici angioini del Regno, si intende mettere in rilievo il peso politico e la vitalità di alcune figure il cui ruolo fu centrale nelle relazioni tra corte e stato e nelle trasformazioni della monarchia angioina fino alla metà del Trecento.
Les grands officiers du Royaume de Sicile ont fait l’objet de nombreuses recherches, remontant à l'époque moderne, lesquelles les ont souvent cantonnés à de simples fonctions honorifiques, utilisées pour acquérir du prestige et bénéficier d’une ascension sociale. De récentes études ont mis en évidence des parcours plus complexes et parfois contradictoires, à l’origine de la naissance de nouvelles magistratures qui s'éloignèrent peu à peu des charges strictement liées à la cour. Cependant, un cadre complet de la question reste à réaliser. L'intervention proposée ici, sur la base des nombreux textes produits par la littérature érudite, permet une vue d'ensemble des transformations qui ont touché les fonctions d'officier dans le temps, et ce avec des moyens et des méthodes différents. Cet article propose également un aperçu de certains aspects du système de recrutement en soulignant les différences qui ont eu lieu dans le temps entre les différents domaines de l'administration du Royaume. A travers les sources mobilisées et les suggestions proposées – inhérentes aux fonctions et aux particularités de certains grands officiers angevins du Royaume –, il s’agit de souligner le poids politique et le dynamisme de certaines figures et le rôle clé qu’ils ont joué entre cour et état ainsi que les transformations qui touchèrent plus généralement la monarchie angevine jusqu'au milieu du XIVe siècle.
Rosanna Lamboglia, La magistratura del Grand’Ammiraglio in età primo-angioina tra « tradizione », « innovazione » e « professionalizzazione »
L’articolo propone un’analisi prosopografica degli ufficiali che rivestirono la carica di Grandi Ammiragli nell’amministrazione regia angioina. In particolare, l’attenzione è centrata sui regni di Carlo I e Carlo II. Da un lato, l’analisi si occupa degli ufficiali all’interno dello « Stato » angioino, categoria storiografica che definisce un’organizzazione autonoma sul piano amministrativo e politico, che in parte continua e in parte espande e innova le strutture normanne e sveve del Regno di Sicilia. Dall’altro lato, lo studio affronta la figura del Grande Ammiraglio all’interno delle strategie di difesa dalla pirateria dalmata, dai raid genovesi contro la costa e, poi, negli anni della Guerra del Vespro (1282-1302). In tal modo, si possono identificare due fasi : la prima – la cosiddetta « francesizzazione » dell’alto ufficio – in cui il Grande Ammiraglio angioino ha una relazione parentale e fiduciaria con re Carlo I d’Angiò e la seconda – la cosiddetta « professionalizzazione » dell’ufficio – in cui si comincia a richiedere per il ruolo di Grande Ammiraglio una qualifica professionale specifica. La professionalizzazione del grande ufficio avviene in special modo quando le esigenze difensive divengono la preoccupazione principale dopo la rivolta del Vespro. L’articolo conclude che la difesa del Regno giustifica abbastanza bene, nei primi anni successivi alla conquista e, in seguito, durante la guerra con Aragonesi e Siciliani, entrambe le fasi : quella di « francesizzazione » e quella successiva – e tuttavia temporanea – di « professionalizzazione » dell’alto funzionario. Secondo la studiosa, entrambe sono situazioni storiche connesse (e non opposte), con cui la prima fase della monarchia angioina, sotto Carlo I e Carlo II, affronta, volta per volta, la delega di potere in relazione al controllo e alla difesa del Regno.
Le présent article propose une analyse prosopographique des officiers ayant occupé la charge de Grand Amiral dans l’administration du royaume angevin, sous les règnes de Charles Ier et Charles II. D’une part, cette analyse s'est focalisée sur les officiers de l'« État » angevin, catégorie autonome sur le plan administratif et politique, reprenant, développant et innovant les structures normandes et souabes du Royaume de Sicile. D'autre part, cette étude appréhende la figure de Grand Amiral dans les stratégies de défense contre la piraterie dalmate, les raids génois qui s’abattent sur la côte et pendant la guerre des Vêpres siciliennes (1282-1302). Ainsi, deux phases apparaissent : la première – la « francisation » du grand officier – le Grand Amiral angevin entretient alors une relation parentale et financière avec Charles Ier, et la seconde – phase de professionnalisation – durant laquelle des qualifications professionnelles spécifiques commencent à être requises pour la fonction de Grand Amiral. La professionnalisation se met notamment en place quand les exigences défensives deviennent une préoccupation principale après la révolte des Vêpres siciliennes. In fine, la défense du royaume justifie assez bien les deux moments forts qui ont lieu pour l’un après la conquête et pour l’autre pendant la guerre contre les Aragonais et les Siciliens : initialement la « francisation » puis la professionnalisation. Il s’agit de situations historiques liées (et non opposées) avec lesquelles la première phase de la monarchie angevine, sous les règnes de Charles Ier et Charles II, doit faire face aux évènements en déléguant du pouvoir pour le contrôle et la défense du Royaume.
Andreas Kiesewetter, I grandi ufficiali e le periferie del regno. I dirigenti della cancelleria dei principi di Taranto e dei duchi di Durazzo (ca. 1305-1380)
I principi angioini di Taranto (1294−1373) crearono negli anni 1304-1306 una cancelleria, modellata secondo la cancelleria reale angioina. Con il vescovo Francesco di Bisaccia è già documentabile un cancelliere nel 1306, ma si tratta di una carica prevalentemente onorifica. Il vero « ideatore » della cancelleria dei principi di Taranto fu invece il giurista Santoro di Bitonto, il quale ricoprì una carica analoga a quella del protonotaro della cancelleria reale, benché non gli fu mai formalmente concesso il titolo di protonotaro. Solo dal principato di Roberto di Taranto, e più precisamente dal 1353, è documentabile un protonotaro nella cancelleria principesca con l’arcivescovo di Cosenza Giovanni Contello. In seguito, questa carica fu sempre affidata a giuristi esperti. Anche il ramo cadetto angioino dei duchi di Durazzo e conti di Gravina istituì intorno al 1310 una cancelleria vera e propria, nella quale è attestato sin dal 1358 almeno un viceprotonotaro.
Les princes angevins de Tarente (1294-1373) ont créé dans les années 1304-1306 une chancellerie sur le modèle de la chancellerie royale angevine. Avec l’évêque Francesco di Bisaccia, nous savons qu’il existe un chancelier dès 1306 mais il s’agit d'une charge surtout honorifique. En revanche, le vrai concepteur de la chancellerie des princes de Tarente fut le juriste Santoro di Bitonto lequel reçut une charge similaire à celle de protonotaire de la chancellerie royale, bien qu’il ne porta jamais formellement le titre. C’est seulement dans la principauté de Robert de Tarente, et plus précisément depuis 1353, que l’on trouve la trace dans la documentation de la chancellerie princière d’un protonotaire avec l’archevêque de Cosence Giovanni Contello. Par la suite, cette charge fut toujours confiée à des juristes expérimentés. La branche cadette des ducs de Durazzo et les contes de Gravina ont aussi institué vers 1310 leur propre chancellerie laquelle est attestée jusqu’en 1358 et dont on trouve au moins la présence d’un vice-protonotaire.
Thierry Pécout, La construction d'un office : le senechalat des comtes de provence et de forcalquier entre 1246 et 1343
Entre 1246 et 1348, on assiste en Provence à l’émergence d’un gouvernement central doté d’une certaine autonomie et garant de la continuité de l’État, par sa capacité non seulement à relayer les ordres du souverain, mais aussi à gérer les affaires courantes en l’absence physique de ce dernier. Le sénéchalat y occupe une place essentielle. Ce moment connaît une codification réglementaire de cet office et de ses méthodes administratives, par la régulation de ses attributions juridictionnelles en tant que dépositaire du ban royal, tandis que son gouvernement s’étoffe et que son conseil se professionnalise, avec les grands officiers ses collègues et des professeurs de droit civil au XIVe siècle. Mais il ne perd jamais sa dimension militaire et diplomatique.
Tra 1246 e 1348, in Provenza si assiste all’affermazione di un governo centrale dotato di una certa autonomia e garante della continuità dello Stato, attraverso la sua capacità non solo di trasmettere gli ordini del sovrano, ma anche di gestire gli affari correnti nell’assenza fisica di quest’ultimo. Il siniscalcato riveste un ruolo centrale in questo processo. La codifica delle regole di funzionamento questo ufficio e delle sue procedure amministrative avviene attraverso la regolamentazione delle sue attribuzioni giurisdizionali in quanto depositario del banno regio. Parallelamente, il suo governo si articola et il suo consiglio si professionalizza, con i grandi ufficiali suoi colleghi et professori di diritto civile nel Trecento. Ciononostante, tale ufficio non perde mai la sua dimensione militare e diplomatica.
Jean-Luc Bonnaud, Les juges mages du comte de Provence et de Forcalquier à la fin du Moyen Âge (XIIIe-XVe siècles)
Cette intervention se propose d’étudier le plus haut responsable de la justice dans le comté de Provence et de Forcalquier, soit le juge mage. Après avoir dressé un bref portrait de l’organisation de la justice au sein du gouvernement central provençal au cours des deux derniers siècles du Moyen Âge, nous tracerons dans un premier temps l’évolution de son rôle judiciaire et de ses compétences administratives. Dans un second temps, nous nous livrerons à une étude prosopographique des juges mages. L’analyse de leur origine géographique et sociale, de leur formation et de leur carrière administrative nous permettra d’enrichir notre connaissance du personnel judiciaire. Le juge mage n’est pas seulement un officier judiciaire, il a aussi d’importantes responsabilités administratives qui font de lui un des plus importants officiers de la cour centrale d’Aix-en-Provence. C’est pourquoi le comte/roi accorda sa confiance à des hommes ayant déjà fait leur preuve à d’autres échelons de l’appareil administratif, titulaires de hauts grades universitaires et membres de familles ayant déjà servi le pouvoir angevin.
Questo intervento si propone di studiare il più alto responsabile della giustizia nella contea di Provenza e Forcalquier, ossia il giudice maggiore. Dopo avere delineato un breve profilo dell’organizzazione della giustizia all’interno del governo centrale provenzale durante gli ultimi due secoli del medioevo, ci occuperemo in un primo tempo dell’evoluzione del suo ruolo giudiziario e delle sue competenze amministrative. In un secondo tempo, ci dedicheremo allo studio prosopografico dei giudici maggiori. L’analisi della loro origine geografica e sociale, della loro formazione e della loro carriera amministrativa ci permetterà di arricchire la nostra conoscenza del personale giudiziario. Il giudice maggiore non è soltanto un ufficiale giudiziario, ma possiede anche importanti responsabilità amministrative che ne fanno uno dei più importanti ufficiali della corte centrale d’Aix-en-Provence. Per tale ragione il conte/re accordò la sua fiducia a uomini che avevano già dato prova in altri livelli dell’apparato amministrativo, titolari di alti gradi universitari e membri di famiglie già al servizio del potere angioino.
Isabelle Mathieu, Des hommes au service du prince : les grands officiers en Anjou et dans le Maine à la fin du Moyen Âge
À la fin du Moyen Âge, en Anjou et dans le Maine, des institutions solides (administratives, judiciaires, militaires, financières…) fonctionnent assurant la gestion quotidienne des affaires de cet espace. Ces dernières ont nécessité le recours à des hommes nombreux et compétents dont certains peuvent être qualifiés de grands officiers. Entretenant un rapport de service étroit avec le prince (ils assurent des missions qui relèvent aussi bien du domaine public que de la sphère privée des individus auprès desquels ils s’engagent), les juges ordinaires, les sénéchaux et les chanceliers ont œuvré pour le bien commun et la chose publique et contribué, d’une certaine manière, à l’épanouissement de l’État moderne. La présente contribution tente de cerner l’environnement dans lequel ces individus travaillaient, les conditions de leur nomination, leur profil sociologique et les tâches qui leur incombaient. En toile de fond, il s’agira également de se demander si les juges ordinaires, les sénéchaux et les chanceliers cultivaient des relations privilégiées entre eux, voire formaient à proprement parler un milieu régi par des codes qui leur seraient propres.
Alla fine del Medioevo, in Angiò e nella Maine, funzionano solide istituzioni (amministrative, giudiziarie, militari, finanziarie …), che assicurano la gestione quotidiana degli affari di questo spazio politico. A tal fine si è reso necessario il ricorso a un gran numero di uomini, competenti, alcuni dei quali qualificati come grandi ufficiali. Intrattenendo un rapporto di servizio stretto con il principe (assicurano missioni che concernono tanto la sfera pubblica che quella privata degli individui presso i quali sono in carica), i giudici ordinari, i siniscalchi e i cancellieri hanno operato per il bene comune et la cosa pubblica e hanno contributo, in un certo modo, alla fioritura dello stato moderno. Il presente contributo tenta di identificare l’ambiente in cui lavorano questi individui, le condizioni della loro nomina, il loro profilo sociologico e i compiti loro assegnati. In sottofondo, ci si dovrà anche domandare se i giudici ordinari, i siniscalchi e i cancellieri coltivassero relazioni privilegiate tra di loro, cioè formassero in stretto senso un ambito retto da propri codici.
Riccardo Rao, I siniscalchi e i grandi ufficiali in Piemonte e Lombardia
Il testo esamina i grandi ufficiali di Piemonte e Lombardia, verificando la parallela emersione di una circoscrizione angioina in tale area : i caratteri originali di tale circoscrizione sono la scarsa definizione istituzionale, che è verificabile da un lato nella forte dipendenza dal sistema amministrativo dei comuni sottomessi, dall’altro dalla sussidiarietà nei confronti dei siniscalchi di Provenza. I siniscalchi angioini in Italia settentrionale non hanno dunque una capitale e si spostano da un comune all’altro. L’analisi prosopografica dei siniscalchi di Lombardia mostra invece il ricorso a figure di primo piano fra i collaboratori degli Angiò, con una prevalenza di Francesi e Provenzali sotto Carlo I e un’apertura ai Regnicoli sotto i sovrani successivi. Le competenze richieste a tali ufficiali sono innanzitutto militari e per tale ragione è anche possibile per alcuni uomini d’arme di secondo piano, già presenti nell’esercito angioino in Italia settentrionale, ascendere al governo della regione.
La présente contribution se propose d’examiner les grands officiers en poste dans le Piémont et en Lombardie, tout en vérifiant la mise en place d’une circonscription angevine dans la région dont les caractères originaux sont l’imparfaite définition institutionnelle qui se révèle notamment de deux façons : d’un côté, il y a une forte dépendance du système administratif des communes soumises et de l’autre, on note l’intégration des obligations envers les sénéchaux de Provence. Les sénéchaux angevins en Italie du Nord, qui n’ont pas une véritable capitale, se déplacent ainsi d’une ville à l’autre. L’analyse prosopographique des sénéchaux de Lombardie confirme par ailleurs l’emploi de figures de premier plan parmi les collaborateurs des Anjou, avec une préférence pour les Français et les Provençaux sous Charles Ier et un accès aux habitants du Royaume de Sicile sous les souverains suivants. Les compétences exigées sont d’abord de nature militaire et cela explique que certains hommes d’armes de second plan, connus dans l’armée angevine en Italie du Nord, ont été en mesure d’accéder à des fonctions de gouvernement de la région.
Gabriele Taddei, I grandi ufficiali nella Tuscia angioina tra esperienze di coordinazione sovracittadina e signorie atomizzate
La presenza di grandi ufficiali angioini in terra di Tuscia è da porre in stretta dipendenza alla realizzazione di una struttura sovracittadina preposta alla coordinazione delle varie realtà urbane soggette. Tale obiettivo, in effetti, informò il solo operato di Carlo I che, in qualità di Vicario imperiale su delega pontificia, non si limitò ad imporre giusdicenti di vertice ai singoli comuni che lo avevano riconosciuto proprio dominus ma si premurò anche di dar vita a pur minimi istituti di raccordo intercittadino sostanziatisi nella nomina di Vicari Generali, Marescialli e Tesorieri Generali. Roberto, Carlo II e Carlo di Calabria, al contrario, non dimostrarono la volontà di dar vita ad una coordinazione integrata. Per quanto gli interventi di tali principi all'interno di ogni singola comunità soggetta siano risultati sovente più cogenti di quelli attuati da Carlo I, nessuno di loro si prodigò con altrettanta energia nel realizzare un sistema strutturato capace di evolvere in un’architettura politica superiore. Ciò comportò una minor ramificazione dell’organigramma funzionariale e, di fatto, la pressoché totale scomparsa di grandi ufficiali di raccordo sovracittadino. Se fu un signore relativamente « lontano », le cui prerogative sulle singole città si mantennero « leggere » esplicandosi piuttosto il suo dominio attraverso una programmatica funzione di coordinamento, le ben più atomizzate esperienze signorili dei successori, solo blandamente amalgamate nella loro dimensione « regionale », si manifestarono all'interno di ogni città in forme e pratiche massimamente incisive al tempo di Carlo di Calabria, non prive comunque di evidenti ripercussioni al tempo di Roberto.
La présence des grands officiers angevins en Tuscie est à mettre en relation avec la mise en place d’une structure régionale préposée à la coordination de différentes réalités urbaines. En fait, cela n’a concerné que le travail de Charles Ier qui, en qualité de Vicaire impérial agissant sur mandat pontifical, se ne limita pas à imposer des hommes de loi à la tête des communes qui l’avaient reconnu comme dominus. Celui-ci créa aussi des petites institutions au niveau régional qui jouèrent un rôle dans la nomination des Vicaires Généraux, des Maréchaux et des Trésoriers Généraux. Robert, Charles II et Charles de Calabre, au contraire, n’ont pas montré la volonté de mettre en place un système de coordination intégrée. Bien que les interventions de ces princes au sein de chaque communauté sujette se soient souvent révélées plus réfléchies que celles de Charles 1er, aucun d’entre eux ne s’est investi avec autant d’énergie pour réaliser un système structuré capable d’évoluer vers une architecture politique plus complexe. Cela s’est matérialisé par un organigramme des officiers moins dense, en raison notamment de la disparition quasi totale des grands officiers agissant au niveau régional. Charles Ier fut un seigneur relativement « lointain » et ses prérogatives sur chaque ville furent plutôt peu contraignantes. Son pouvoir s’est davantage manifesté à travers une coordination programmée des choses. Les seigneuries urbaines dispersées des successeurs furent faiblement fusionnées au niveau régional. En revanche, au niveau local Charles de Calabre et les angevins, durant le règne de Robert, intervinrent durement dans la vie politique des villes dominées.
Paolo Grillo, I grandi ufficiali angioini dell’Italia centro-settentrionale e la guerra : gli anni di Roberto d’Angiò
Il saggio analizza i compiti e le capacità militari dei grandi ufficiali angioini, prendendo in considerazione in particolare il quindicennio 1312-1328, quando l’esercito di re Roberto dovette affrontare le sfide successive di Enrico VII e di Ludovico il Bavaro, nonché impegnarsi contro le forze ghibelline del Settentrione. Ne emerge in primo luogo la grande duttilità organizzativa dimostrata dal governo angioino, che, a seconda delle necessità, poteva designare al comando delle truppe i governatori regionali (siniscalchi di Piemonte, vicari di Toscana, visconti o vicari di Romagna), ufficiali appositi (capitani o marescialli), membri della famiglia reale o altri aristocratici. Il quadro in cui questi ufficiali operavano era complesso, dato che essi dovevano garantire la cooperazione di truppe mercenarie, contingenti di cavalleria feudale regnicola e contingenti dei comuni alleati o soggetti : all’abilità in guerra si dovevano aggiungere anche capacità organizzative e diplomatiche di tutto rispetto.
Le présent article se propose d’analyser les obligations et les capacités militaires des grands officiers angevins en fonction dans les années 1312-1328 quand l’armée de Robert a dû affronter non seulement les troupes d’Henri VII et de Ludovic de Bavière mais également les gibelins des villes du Nord. Selon le contexte, le gouvernement angevin a fait des choix différents, révélant une organisation inaboutie, qui selon la nécessité pouvait conduire à désigner au poste de commandant des troupes des gouverneurs régionaux (sénéchaux du Piémont, vicaires de Toscane, vicomtes ou vicaires de Romagne), des officiers spécialisés (capitaines ou maréchaux), des membres de la famille royale ou d’autres aristocrates moins connus. Le cadre dans lequel ces officiers opéraient était complexe étant donné qu’ils devaient garantir la coopération des troupes mercenaires avec les contingents de la cavalerie féodale et les contingents des alliés ou des sujets : habiles à faire la guerre, les officiers devaient également faire preuve de certains talents en terme d’organisation et de diplomatie.
Isabelle Ortega, Les officiers angevins au regard des nobles moréotes (XIIIe-XIVe siècles)
Dans la principauté de Morée, passée sous domination angevine dans la deuxième moitié du XIIIe siècle, les nobles en grande partie d’origine française depuis la conquête voient arriver de nouveaux officiers représentant le royaume napolitain voisin. Ces officiers attestent la mise en place d’une monarchie administrative suppléant l’absence des souverains. Ils sont en charge de nombreuses missions relevant de différents domaines, mais dans le portrait qui en est fait dans les sources narratives, ces officiers sont dépeints positivement. La principauté de Morée constitue donc un exemple de périphérie angevine avec ses similitudes et ses particularités vis-à-vis du pouvoir central.
Nel principato di Morea, passato sotto la dominazione angioina nella seconda metà del XIII secolo, i nobili, in gran parte d’origine francese, in seguito alla conquista vedono arrivare nuovi ufficiali rappresentanti il vicino regno napoletano. Questi ufficiali attestano la realizzazione di una monarchia amministrativa che supplisce l’assenza dei sovrani. Sono in carica numerose missioni in differenti aree, ma dal ritratto che ne fanno le fonti narrative, questi ufficiali sono dipinti in maniera positiva. Il principato di Morea costituisce dunque un esempio di periferia angioina con analogie e specificità di fronte al potere centrale.
Enikö Csukovits, Le personnel et les institutions du gouvernement du royaume de Hongrie
La période angevine s’ouvre en Hongrie avec le premier couronnement de Charles Ier. L’arrivée de ce dernier n’entraîna pas immédiatement la mise en place d’une nouvelle élite. En effet, l’héritage des Árpád survécu à la mort du dernier roi de la dynastie Andrea III : dans la première décennie du siècle suivant, les plus importants rôles d’officiers du Royaume de Sicile furent investis par les mêmes personnes qui les avaient tenus durant la dernière décennie du XIIIe siècle. C’est seulement à partir des années 1320 que l’élite des rois Árpád a été remplacée par un nouveau groupe de barons dont les membres s’étaient distingués au cours des guerres menées par Charles Ier. Cette nouvelle élite fut presque exclusivement recrutée parmi la noblesse hongroise aux origines illustres mais à la fortune souvent modeste. Seuls quelques individus de l’entourage napolitain de Charles Ier, la famille Druget, réussirent à s’élever au rang de baron. En remerciement de leur attachement et de leur fidélité à la dynastie angevine, ils purent ainsi acquérir de nouvelles richesses. La plus grande partie de leurs biens fonciers ne fut toutefois pas constituée de propriétés privées, mais plutôt de biens tenus en apanage en raison de leur qualité d’officier. Ainsi, le présent article entend présenter cette nouvelle élite angevine et les charges qu’ils investirent, tout en examinant en même temps les caractéristiques qui la distinguent de l’élite en place précédemment sous les Árpád, et de celle de la période suivante dite des Luxembourg.
Il periodo angioino inizia in Ungheria con la prima incoronazione di Carlo I. Naturalmente, l’arrivo del nuovo re non comportò immediatamente l’affermazione di una nuova élite. Sotto questa angolatura, l’età degli Arpadi sopravvisse alla morte dell’ultimo re della dinastia, Andrea III : nella prima decade del nuovo secolo i più importanti uffici del regno erano rivestiti dalle stesse persone che li avevano tenuti nell’ultimo decennio del Duecento. Fu solo dal 1320 che l’élite dei re Arpadi fu sostituita da un nuovo gruppo baronale, i cui membri si erano distinti nelle guerre di Carlo I. Questa nuova élite era quasi esclusivamente reclutata tra i ranghi della nobiltà ungherese con origini illustri, ma modeste ricchezze. Solo una stirpe appartenente all’entourage napoletano di Carlo, la famiglia Druget, riuscì a elevarsi al rango baronale. In tal modo, i membri di tale élite poterono ringraziare la loro ascesa e acquisire nuovamente ricchezze grazie al loro attaccamento e alla loro fedeltà alla dinastia angioina. La maggior parte dei loro beni fondiari non era proprietà privata, ma piuttosto parte del loro appannaggio come ufficiali. L’articolo presenta la nuova élite angioina e gli uffici che rivestì, esaminando al contempo i caratteri distintivi di tale élite rispetto a quella precedente degli Arpadi e a quella successiva dei Lussemburgo.
Jean-Paul Boyer, Conclusions. Définir une haute administration au Moyen Âge tardif
Les conclusions bénéficient de la belle cohérence des articles proposés. Au-delà de leurs angles d’approche multiples, mais d’un objet commun, il est aisé de réunir leurs acquis explicites ou implicites. Les contributions se placent collectivement, à la base, dans le débat sur l’État au Moyen Âge tardif. Elles montrent l’une de ses manifestations dans la haute administration monarchique. Ce choix conceptuel ne va pas sans une solide argumentation, permise par des inflexions heuristiques. Une longue historiographie et des sources multiples sont envisagées à l’échelle des espaces « angevins », de la Hongrie à l’Ouest de la France. Les informations collectées ont commencé de nourrir la vaste base de données sur les officiers, au cœur du projet « Europange ». Le capital prosopographique d’une ampleur inédite, mis à disposition par l’informatique, requiert cependant de s’interpréter. Le présent livre entame ce travail par les officiers supérieurs, qui formaient le cadre général des monarchies magyare et siculo-napolitaine. Ils constituaient, de fait, un maillage relativement systématique, qui s’étendait sur les pays gouvernés. Ce réseau est spécialement analysé pour la monarchie de Provence-Naples. Elle conservait des traits venus du monde vassalique, entre spécialisation médiocre des grands offices et primauté des liens personnels. Ces « archaïsmes » appuyaient pourtant une souveraineté maintenant affirmée. Ils recelaient une distinction entre politique et administratif. Ils n’empêchaient pas les innovations dans la conduite des territoires, entre centralisation, sédentarité des services, essor des bureaux et division des tâches, malgré les limites constatées sous ce rapport. L’agrégation de classes dirigeantes autour du monarque, par leur participation aux structures de gouvernement, ne comptait pas moins dans l’affirmation étatique. La constatation s’étend, d’ailleurs, au royaume hongrois. L’intégration au corps des officiers devenait encore, toutefois, source de tensions à travers les espaces dispersés aux mains de la monarchie de Sicile-Naples. Avec ses avancées et ses limites, elle se révèle exemplaire d’un État médiéval distinct des régimes qui le précédaient ou lui succédaient.
Le conclusioni beneficiano della coerenza degli articoli proposti. Al di là della molteplicità dei loro approcci, comunque condotti su un oggetto comune, è agevole raccogliere le loro acquisizioni esplicite o implicite. I contributi si collocano nel dibattito sullo stato del tardo medioevo. Essi mostrano una delle sue manifestazioni nell’alta amministrazione della monarchia. Questa scelta concettuale non procede senza una solida argomentazione, permessa da inflessione euristiche. Una lunga tradizione storiografica e molteplici fonti sono prese in considerazione sulla scala degli spazi « angioini », dall’Ungheria alla Francia occidentale. Le informazioni raccolte hanno iniziato ad alimentare il vasto database sugli ufficiali, alla base del progetto « Europange ». Il capitale prosopografico di ampiezza inedita, messo a disposizione dall’informatica, richiede tuttavia di essere interpretato. Il presente libro avvia questo lavoro partendo dagli ufficiali superiori, che formavano il quadro generale delle monarchie magiara e siculo-napoletana. Tali ufficiali costituivano di fatto una maglia relativamente sistematica, che si estendeva sulle regioni governate. Questa rete è analizzata in particolare per la monarchia di Provenza e Napoli. Essa conservava tratti propri del mondo vassallatico, fra mediocre specializzazione e primazia dei legami personali. Questi arcaismi poggiavano tuttavia su una sovranità ormai ben salda e celavano una distinzione tra politica e amministrazione. Non impedivano innovazioni nel governo dei territori, tra centralizzazione, sedentarizzazione dei servizi, slancio burocratico e divisione dei compiti, malgrado i limiti in materia. Altrettanto rilevante nel processo di affermazione dello stato era l’aggregazione delle classi dirigenti attorno al monarca, attraverso la loro partecipazione alle strutture di governo. D’altronde, considerazioni analoghe possono essere fatte per il regno ungherese. L’integrazione nel corpo degli ufficiali era ancora, tuttavia, fonte di tensioni nei frammentari spazi in possesso della monarchia siculo-napoletana. Con i suoi progressi e i suoi limiti, essa si rivela esemplare di uno Stato medievale distinto dai regimi precedenti e successivi.
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Les grands officiers dans les territoires angevins - I grandi ufficiali nei territori angioini
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