1 Coarelli 2019.
2 Ibid., p. 9.
3 Forcellini, Lexicon, s.v. schola. Sulle scholae cf. Goffaux 2011.
4 Il fenomeno dei collegia è ampiamente trattato da Diosono 2007. Per quanto riguarda la sola città di Roma sono state individuate, sulla base delle iscrizioni o di mosaici, almeno 25 scholae e tutte di età imperiale. Da uno studio di Bollmann è possibile farsi un’idea della distribuzione topografica di luoghi in cui «si tenevano le riunioni e venivano venerate le divinità patrone e l’imperatore con i suoi familiari. In loro onore e in onore di alcuni membri delle associazioni si organizzavano festività e banchetti. Poiché gli edifici servivano più che altro come ad incontri sociali e religiosi, possedevano in genere ambienti adatti a questi scopi: un cortile o una grande sala per riunioni e un ambiente centrale e almeno un’abside come luogo di culto. Allo stesso modo, il cortile e gli altri ambienti potevano servire per disporre le clini per i banchetti». Cf. Bollmann 1997, p. 210. Si veda anche il più recente Dondin-Payre, Tran 2012.
5 La constatazione di quanto potessero essere precari, effimeri o semplicemente chiassosi gli spazi romani destinati all’apprendimento è poi un tema indubbiamente attuale in un momento storico come il nostro in cui diffusi lockdown causati dalla pandemia, attraverso periodiche e dolorose chiusure delle scuole, hanno messo al centro dell’attenzione il tema dell’ambiente scolastico. La didattica a distanza, infatti, nel momento in cui ha trasformato per necessità l’ambiente domestico (spesso angusto e inadatto alla concentrazione a causa della convivenza dei vari membri di una famiglia) in una sorta di aula temporanea, ci ha permesso di rivalutare l’importanza della scuola in presenza e di quei fattori che possono rappresentare un ostacolo all’apprendimento proprio perché fonte di continua distrazione.
6 La bibliografia è sterminata. Mi limito a citare Blösel [2015] 2016, p. 546-605 dell’edizione digitale.
7 Cantarella 2010, p. 247 dell’edizione digitale.
8 Per l’uso del termine “luogo” in senso antropologico e in relazione alla cultura romana si veda De Sanctis 2014.
9 Sicura la localizzazione del sacello di Venere Cloacina e delle Tabernae novae sul lato settentrionale del Foro. Sul tribunal, invece, permangono dubbi dal momento che, come è noto, a partire dal 149 a.C. con l’istituzione della prima quaestio perpetua i tribunali furono distaccati dal Comizio e spostati nel lato est del Foro. Su tali dubbi si veda Ogilvie 1965, p. 482, mentre per una discussione approfondita sulla localizzazione dei tribunali Coarelli 1985, p. 166-199.
10 Livio, III, 44, 6.
11 Per un profilo su questo personaggio cf. http://www.tribunsdelaplebe.fr/tribun/l-verginius/.
12 Traduzione di Reverdito 2010.
13 Hemelrijk 2015 con bibliografia aggiornata.
14 Sul nesso scrittura e capacità di conto cf. Eckardt 2018, p. 179 con bibliografia precedente.
15 Sullo studio dell’infanzia nell’antichità secondo le più recenti prospettive della ricerca si veda Laes, Vuolanto 2017.
16 Si veda Beltrami 2021, p. 123.
17 Per quanto riguarda la concezione della donna secondo Livio cf. Cenerini 2009, p. 29-30.
18 Canfora 1989, p. 756-759. Spostandoci da Roma, è nel contesto geografico dell’Egitto greco-romano che grazie alla mole di documenti riportati alla luce possiamo avere almeno un’idea sull’effettiva alfabetizzazione di una popolazione antica. Cf. Montevecchi [1973] 1988, p. 395-401.
19 De republica, IV, 3. Lo storico greco avrebbe accusato di neglegentia i Romani per il loro sistema educativo.
20 Canfora 1989, p. 749.
21 Già gli antichi si erano chiesti per quale motivo si usasse il termine lusus sia per indicare la scuola sia, come ben sa ogni studente di ogni epoca, il suo opposto, ossia il gioco. Per Quintiliano (I, 6, 34) ludus quia sit longissime a lusu. Si veda la discussione in Corbeill 2001, p. 277-278. Cf. Bloomer 2011, p. 32 dell’edizione digitale.
22 Ogilvie 1965, p. 480. Osserva Blommer che il dettaglio della scuola frequentata da Virginia, unitamente ad altri cenni a scuole presso Falerii e Tuscolo (V, 27 e VI, 25) all’inizio del iv sec. a. C. «it is conceivable that all are anachronisms, but they are additional chinks in the well-armored story that schooling began in the third century». Cf. Bloomer 2011, p. 32 dell’edizione digitale.
23 Quaestiones Romanae 59, Moralia 278 e. Cf. Bloomer 2011, p. 19-20 dell’edizione digitale.
24 Per quanto riguarda la scrittura e la lettura nel mondo romano cf. il recente lavoro di Cavallo 2019, p. 75-126.
25 Sul nesso leggi/scrittura si veda Schiavone 2017, p. 149 dell’edizione digitale.
26 Cf. Maras 2015, p. 218-219.
27 De legibus II,59.
28 Ibid., p. 150.
29 Sulla literacy nel mondo antico cf. Harris 1989. Per una più recente discussione critica, soprattutto alla luce dei reperti epigrafici, cf. Bodel 2015, p. 745-747.
30 Sulle differenze fra l’istruzione delle élite e dei ceti più bassi cf. Horster 2011, p. 87-90.
31 Marrou [1948] 1964, p. 367.
32 Si veda, ad esempio, l’apparato critico ad locum di Ogilvie 1974, p. 206.
33 XI, 28.
34 Il fatto che vi fossero evidenti motivi di distrazione nei gradini più bassi dell’istruzione trova un puntuale parallelo in un passo di Dione Crisostomo (XX, 9) in cui si dice che «Quelli che insegnano l’alfabeto siedono sulle strade assieme ai propri alunni, e niente impedisce l’attività dell’insegnamento e dell’apprendimento neppure in mezzo alla calca più fitta». Traduzione di Frasca 1996, p. 264.
35 Ep. I, 20, 17-18.
36 I, 4, 27.
37 Bonner 1977, p. 116-117.
38 I, 16, 26. Il contesto è polemico: si tratta, infatti, di un violento attacco morale contro l’insegnamento dei falsi miti, fatto reso appunto ancora più grave poiché hoc agitur publice in Foro.
39 Per una ricostruzione sintetica del profilo archeologico della Cartagine romana cf. Grassi 2011, p. 299-300.
40 La numerazione dei frammenti è quella di Olivito 2013 p. 265-266 (Appendice II).
41 Sui Praedia di Iulia Felix cf. Pesando, Guidobaldi [2006] 2018, p. 143-147. Segnalo anche https://www.praediaproject.com/ per una esaustiva analisi del monumento alla luce delle ricerche archeologiche più aggiornate.
42 Per una condanna di questa pratica si legga il passo famoso di Quintiliano, I, 3, 14. Notissima poi è la testimonianza di Orazio relativamente al plagosum Orbilium in Ep. II, 1, 70-71. Per quanto riguarda il rapporto fra infanzia e punizioni corporali, consultare Laes 2022, p. 356-369 (secondo l’edizione digitale).
43 Cf. Olivito 2013, p. 62.
44 Beard [2008] 2017, p. 1465-1502 dell’edizione digitale.
45 Marziale, come vedremo più avanti, in due epigrammi rimprovera gli stessi maestri per le loro urla inopportune: IX, 68 e XII, 57, 4-5 (negant vitam/ludi magistri mane).
46 Umanità ritratta da Plauto con intenti ovviamente comici nel Curculio (v. 470-486).
47 I, 2. Sulla vita urbana di strada a Roma si veda Hartnett 2017.
48 Riassumo le osservazioni di Olivito 2013, p. 197-198.
49 Ovidio all’inizio dei Fasti dopo aver parlato dei giorni comitiales si riferisce alle nundinae in questi termini (I, 54: est quoque qui nono semper ab orbe redit).
50 Sat. Men. 279 ap. Non., p. 193 (ed. Lindsay).
51 Cèbe 1985, p. 1261. In tal caso lusum sarebbe supino di ludo.
52 Bolisani 1936, p. 158.
53 Olivito 2013, p. 197-198.
54 VII, 160-161.
55 De Grammaticis et Rhetoribus, VII, 3.
56 Maurice 2013, p. 577 dell’edizione digitale.
57 Ibid., p. 573.
58 Sabbatucci 1988, p. 424-439. Per una trattazione più recente ed esaustiva sul calendario romano si veda Rüpke [1995, in tedesco] 2011 (in inglese).
59 Ibid., p. 207-210.
60 È bene infatti precisare che, considerate le differenze di vita nei vari luoghi dell’impero, appare inopportuno generalizzare tale prassi. Si veda a tal proposito Vössing 2017.
61 Harper 2017, p. 82-84. A partire dalle epigrafi funerarie cristiane (che conservano anche la data di morte) databili fra il 250 e il 550 d. C. lo studioso coglie un nesso fra mortalità e stagioni. I mesi più caldi sembrerebbero presentare una maggiore mortalità (patologie gastrointestinali e la malaria).
62 Sul lavoro minorile nelle campagne cf. Bradley 1985, p. 325-326 con riferimento alle fonti antiche.
63 «O maestro di scuola, abbi pietà dei tuoi ingenui allievi: possano in cambio ascoltarti molti capelluti ragazzi e possa tu essere amato dalla scolaresca che siede alla tua mensa raffinata. Nessun maestro di aritmetica o di stenografia sia circondato da una più numerosa schiera. La limpida luce del giorno arde per la fiamma del Leone e l’infuocato mese di luglio cuoce e abbrustolisce le messi. Lo staffile scitico, fatto di terribili strisce di cuoio, con cui fu battuto Marsia di Celene, e la severa canna, strumento del potere dei pedagoghi, si riposino e dormano fino alle Idi di ottobre: d’estate i ragazzi imparano abbastanza, se stanno bene». Traduzione di Norcio [1980] 2013.
64 Per un commento all’epigramma si veda Fransis 2007, p. 371-376. Diversa interpretazione in Vössing 2017, p. 155-165.
65 Ibid., p. 373.
66 Vössing 2017, p. 162.
67 Bonner 1977, p. 184.
68 Francese, Scott Smith 2014, p. 475.
69 Sul Quirinale cf. Coarelli 2013.
70 I, 108, 3; V, 22, 4; VI, 27, 1.
71 I, 117, 6.
72 Sui rapporti fra la poesia di Marziale e Roma si veda in particolare Rodríguez-Almeida 2003.
73 Coarelli 1995.
74 Coarelli 1999a.
75 Coarelli 1993.
76 Alcune iscrizioni funerarie relative a questo mestiere (svolto sia da uomini che da donne) sono raccolte in Harvey 2016, p. 187-188.
77 CIL 15, 7172.
78 Per una analisi della topografia di questa zona del Quirinale alla luce della testimonianza di Marziale cf. Rodríguez-Almeida 1986, p. 49-60.
79 Morel 1994, p. 246 dell’edizione digitale.
80 «Mi chiedi perché mi reco spesso nella piccola campagna del mio arido poderetto nomentano e alla mia modesta casa di campagna? Per un povero, o Sparso, non c’è a Roma un posto né per pensare, né per dormire. Rendono impossibile la vita al mattino i maestri di scuola, di notte i fornai, tutto il santo giorno i martelli dei fabbri; qui l’ozioso cambiavalute fa risuonare sul suo sporco banco un mucchio di monete neroniane, là il martellatore di pagliuzze d’oro spagnole batte col suo lucido martello il logoro sasso; la schiera invasata dei sacerdoti di Bellona non si ferma un momento nella sua attività, né il loquace naufrago col petto fasciato, né il giudeo ammaestrato dalla madre a mendicare, né il cisposo venditore ambulante di zolfanelli. Chi potrebbe enumerare le ore di dolce sonno perduto?». Traduzione di Norcio [1980] 2013.
81 Per l’analisi di queste professioni cui Marziale allude cf. Rodríguez-Almeida 1986, p. 52-56.
82 Knapp 2011, p. 48.
83 Rodríguez-Almeida 1986, p. 56.
84 Nelle Confessioni (I, 13, 22) si parla infatti di vela appese sulle soglie delle scuole di grammatica.
85 Si tratta di una scuola ampia circa 19 x 9,5 m divisa in tre stanze contenenti panche in muratura e costruita sopra un precedente impianto termale. Cf. Cribiore 2015, p. 154-157.
86 Eckardt 2018, p. 182-187.
87 Ibid., p. 189.
88 Per avere una idea dello stravolgimento di questa parte così centrale nella storia della città di Roma cf. Palombi 2016, p. 24.
89 Tortorici 1993.
90 De Spirito 1999.
91 Il particolare si ritrova anche in un passo di Cassio Dione (LXVIII, 16, 3).
92 Sui centonarii e sulla loro associazione in collegia cf. Liu 2009, in particolare p. 57-95.
93 Termine ambiguo in latino in quanto oltre a indicare i librai poteva essere impiegato per indicare segretari privati o pubblici. Cf. White 2009, p. 269.
94 Elenco in Palombi 2016, p. 240.
95 Coarelli 1999b.
96 La biblioteca è ricordata da Galeno nel Peri Alypias, 18. Una mappa che raffigura la distribuzione delle principali biblioteche di Roma si trova in White 2009, p. 270.
97 Flavio Giuseppe, Bell. Iud., VII, 5.
98 Boudon-Millot [2012] 2016, p. 126.
99 Per l’idea di un “Urban Landscape of Learning” cf. Nicholls 2019, p. 51-68.
100 Cf. Marrou 1932, p. 93-110.
101 Meneghini 2008, p. 158.
102 Dalla Metamorfosi di Apuleio e dalle Declamazioni attribuite a Quintiliano.
103 Cavallero 2014, p. 102-111 (edizione digitale).
104 Per il Foro di Augusto si veda Svetonio, Augusto, 29, 1-2. Per il Foro di Traiano una ampia discussione in Meneghini 2002, p. 661-668.
105 Del resto, tecnicamente parlando, con schola originariamente ci si riferiva a strutture ad esedra dall’uso piuttosto vario che «senza essere luoghi di insegnamento in senso proprio, contribuivano alla conservazione e alla diffusione delle conoscenze presupposte da una tecnica artigianale o da una scienza applicata». Cf. Gros [1996] 2001, p. 421.
106 Meneghini 2008, p. 158.
107 Gros, Torelli [1988] 2007, p. 155.
108 Morselli 1993.
109 Riassumo qui i risultati di Della Corte 1933, p. 124-126.
110 Per gli indici dei lemmi ibid., p. 120-122. Più recentemente cf. Bodel 2015, p. 747 che offre anche una immagine dei graffiti.
111 Cavallo 2019, p. 100.
112 I graffiti della Basilica Argentaria sono stati pubblicati da Della Corte 1933. Cf. anche Dudley 1967, p. 122.
113 Della Corte 1933, p. 129-130.
114 Della Corte 1984. Su Cecilio si veda Pugliarello 2018, p. 235-239.
115 E proprio a partire dal v sec. a. C risultano attestate le prime rappresentazioni su ceramica attica a figure rosse di pratiche didattiche incentrate sull’apprendimento della scrittura. Cf. Harris 1989, p. 96-98.
116 Rawson 2003, p. 164.
117 Ungern-Sternberg [1986] 2005, p. 85.
118 Coarelli 1985, p. 140 seguito da Morel 1987, p. 133-137.
119 Vennarucci 2015, p. 140 e relativa bibliografia.
120 Questo impiego di arcate e colonnati trova riscontro nella Forma Urbis Romae. Resti di tabernae nell’attuale Piazza dei Cinquecento e nell’insula dell’Aracoeli ne documentano l’esistenza. Cf. Holleran 2012, p. 116.
121 Moreschini 1993, p. 174.
122 Una discussione recente sui riferimenti in Livio (piuttosto vaghi e di secondaria importanza rispetto alle vicende narrate) alla topografia di Roma e ai suoi monumenti si trova in Levene 2019, p. 10-26 (edizione digitale). Da considerare, però, le critiche alle tesi di Levene in BMRCRev 2021.08.07.
123 Tale monumento viene menzionato soltanto da Livio in rapporto con la storia di Virginia come ha osservato Feldherr 1998, p. 210-212.
124 De grammaticis et rhetoribus I, 1-2.
125 Va anche osservato che in greco il termine taberna viene tradotto con ergastêrion. Nell’epistolario di Libanio (I, 101, 4) esso viene impiegato proprio in riferimento alle scuole. Si veda Holleran 2012, p. 117.
126 Cf. Olivito 2013, nota 184 p. 194 per le fonti e la relativa bibliografia.
127 Holleran 2017, p. 140.
128 Cf. Morel 1987, p. 134 a proposito della testimonianza di Plinio il Vecchio (XXIX, 12) relativa al medico greco Arcagato cui fu messa a disposizione nel 219 a. C. una taberna come luogo di esercizio della sua professione.
129 Rawson 2003, p. 164 considera la presenza di una scuola a Tuscolo nel iv a. C. un “detail persuasive”. A Pompei, invece, proprio nell’area forense sono state individuate delle scuole in base a diversi graffiti all’interno della Basilica e nelle tabernae affacciate sulla piazza del foro (VII, 7, 29), dimostrando in tal modo una convergenza tra l’affresco dei Praedia di Iulia Felix e il dato archeologico. La bottega in IX, 8, 2 è stata riconosciuta come sede di una scuola filosofica guidata dal ludimagister Potitus. Un esame delle possibili scuole pompeiane si trova in García y García 2004.
130 Traduzione di Reverdito 2010.
131 Su questo episodio cf. Briquel 2002.
132 Traduzione di Reverdito 2010.
133 Coarelli 1985, p. 142.
134 Nonio tramanda che Varrone nel secondo libro del De vita populi Romani (Varro, ap. Non. p. 853 L): «hoc intervallo primum forensis dignitas crevit atque ex tabernis lanienis argentariae factae». Ed è interessante notare, spostandoci avanti nel tempo, che nel ventitreesimo anno di pontificato di Pio VII (1823), come attesta ancora l’iscrizione in Piazza della Rotonda, furono allontanate dalla piazza del Pantheon per motivo di decoro urbano le “ignobilibus tabernis” per la loro “invisa deformitate”.
135 Cf. Rocchi 2020, p. 23-24.
136 In III, 3 il Betico con cui dialoga Floro definisce res indignissima la professio litterarum esercitata da Floro e domanda: «quam aequo fers istud animo, sedere in scholis et pueris praecipere?».
137 Già Seneca il Vecchio nelle Controversiae (2, 5) riferendosi a Rubellius Blandus, il primo cavaliere ad aprire a Roma all’inizio del I a. C. una scuola di retorica, commentava la novità dicendo che «ante illum…turpe erat docere quod honestum erat discere». Cf. Rawson 2003, p. 179.
138 Elenco delle fonti in Olivito 2013, p. 193. Le testimonianze epigrafiche dei ludimagistri in relazione anche al diverso contesto geografico sono discusse da Laes 2007, p. 113-116.
139 Discussione in Cognetti De Martiis 1891, p. 292-293.
140 Si noti l’uso del verbo vindico nelle ultime e drammatiche parole messe in bocca a Virginio da Livio (III, 48, 5). Cf. Langlands 2006, p. 105.
141 Sulle tabernae veteres cf. Papi 1999.
142 Cf. nota 9.
143 Per una rappresentazione iconografica si veda almeno la cosiddetta “ara degli scribi”. Una dettagliata analisi del reperto in Zevi, Friggeri 2012.
144 Hartmann 2020, p. 16-19.
145 In tal senso Orazio quale scriba quaestorius doveva avere una cultura ben superiore a quella richiesta nella sua professione.
146 Coarelli 1999c.
147 Coarelli 1985, p. 154.
148 Ibid., p. 237-257.
149 Hülsen 1888.
150 Chioffi 1999.
151 CIL, VI, 103.
152 Scheel 1928, p. 244-248.
153 Nella quarta iscrizione troviamo il nome di C. Avillius Licinius Trosius quale curator di una nuova ricostruzione in età severiana.
154 Purcell 1983, p. 141.
155 Coarelli 2000, p. 221-230 e la recente pubblicazione Coarelli 2019.
156 Sul significato ambiguo del termine, che in origine indicava anche i poeti, cf. Fest. 446, 26-29 (333M). Per una discussione Hartmann 2020, p. 22-23.
157 Holleran 2017.