1 Il presente articolo nasce nell’ambito del Progetto di Ricerca di Rilevante Interesse Nazionale 2009, «Moneta e identità territoriale: dalla polis antica alla civitas medievale», cui io presi parte ormai una decina di anni fa e in cui ebbi modo di affrontare il tema nella sua complessità, nonostante i risultati da me pubblicati siano stati circoscritti alle emissioni della sola Tracia. Va da sé che questo lavoro vuole essere un’ideale prosecuzione del precedente, a cui è connesso non solo per tematiche, ma anche per metodo e finalità.
2 Desidero qui ringraziare la Dott.ssa Genovese per la cortesia con cui mi ha permesso di leggere in anteprima (ormai circa dieci anni fa) il suo articolo intitolato Costruire ed esprimere l’identità civica attraverso il mito: l’iconografia delle Amazzoni in Asia Minore durante l’età romano-imperiale: cf. Genovese 2012, in particolare p. 304-311.
3 Genovese 2010, in particolare p. 270-282.
4 Arrigoni 2016, in particolare p. 119-123.
5 A questo proposito, mi permetto di ricordare un mio saggio dedicato all’iconografia monetale delle Amazzoni in Tracia, in cui si esaminano alcuni esemplari di epoca classica ed ellenistica: cf. Fabbri 2013, in particolare p. 127-135.
6 Nel lavoro di Imhoof-Blumer non sono state incluse testimonianze di età classica e solo un paio di quelle di età ellenistica.
7 Definito brillantemente «eponimo-passivo» da Moscati Castelnuovo 1999, p. 144, n. 30.
8 Cf. ad esempio Caccamo Caltabiano 2016, p. 326-328 (anche in risposta ai dubbi espressi da Callataÿ 2016, p. 303-307); Travaini, Arrigoni 2013, p. 8-9; Genovese 2012, p. 301-303; Howgego 2005, p. 5-7; Williamson 2005, p. 25-26.
9 Imhoof-Blumer 1908, p. 1.
10 Il lettore non troverà qui alcun accenno alla monetazione relativa alla città di Potidea in Tracia, dove pure furono emessi esemplari in cui la testa della figura femminile rappresentata sul diritto è stata talvolta riconosciuta come Amazzone, poiché ho già avuto modo di affrontare dettagliatamente il problema nel mio lavoro sulla monetazione amazzonica precedentemente citato e al quale si rimanda per ogni approfondimento: cf. Fabbri 2013, p. 127-132.
11 SNG von Aulock 1186; Fritze 1912, p. 6, n. 65.
12 SNG von Aulock 1186.
13 Jones Roccos 1994, n. 10, 13-18, 32, 91, 101, 161. Il copricapo a punta compare già nel v secolo a.C. in ritratto amazzonico nella monetazione di Potidea, come ho cercato di dimostrare in Fabbri 2013, p. 130.
14 Ne sono prova le numerose statue di kouroi e korai i cui volti sono pressoché identici.
15 Già Fritze 1912, p. 22 identificava il personaggio con Perseo; la stessa interpretazione è proposta anche da Jones Roccos 1994, n. 16, che ha incluso la moneta all’interno del lemma «Perseus».
16 Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, p. 644 ha proposto una datazione alta intorno al 450 a.C., mentre Bodenstedt 1977, p. 4 si è espresso a favore di una datazione intorno al 405 a.C.
17 Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, n. 620; Boston MFA, n. 1711; SNG Copenhagen, n. 320; BMC TROAS, p. 165, n. 95-97. Esiste una variante il cui diritto mostra una testa maschile, probabilmente Apollo: cf. BMC TROAS, p. 165, n. 90-94.
18 BMC TROAS, p. 165, n. 95-97.
19 Babelon 1907, n. 2196 (Athena), 2197 (Ninfa). SNG Copenhagen, n. 320 concorda con l’interpretazione di Athena.
20 Boston MFA, n. 1711.
21 Bodenstedt 1977, p. 4-5. Lo studioso ha spiegato inoltre la motivazione della difficoltosa lettura degli elementi decorativi e caratterizzanti l’elmo (punta o pomello sulla sommità, fronte di rinforzo, guanciale protettivo) sulla moneta mytilena, causata dal metodo di coniazione utilizzato nella località lesbia. Per motivi di chiarezza, nel suo articolo Bodenstedt ha offerto un utile disegno ricostruttivo dell’immagine sul rovescio della moneta (p. 5).
22 Bodenstedt 1977, p. 6. L’interpretazione di Bodenstedt è accettata anche da Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, p. 644, per i quali la moneta in esame sarebbe la prima vera testimonianza amazzonica pervenuta dall’Oriente greco.
23 Aethiopis, Argumentum p. 67, righe 4-5 Bernabè (= Procl., Chrest. 172 Severyns); Aesch., Eum. 688-689; Pherec. FGrHist 15a Jacoby; Apoll. Rhod. II, 990; Lys., Epit. 4; Diod. Sic. II, 45, 2eII46, 1. Sia Melanippe (Apoll. Rhod. II, 966) che Pentesilea (Apollod. Epit. 5, 1; Diod. Sic. II, 46, 5; Aethiopis, Argumentum p. 67, righe 4-5 Bernabè = Procl., Chrest. 172 Severyns) erano considerate figlie di Ares. Vd. anche Bodenstedt 1977, p. 6; Tyrrell [1984] 1989, p. 86. Per un’interpretazione della connessione Ares-Amazzoni cf. Blok 1995, p. 259-265; Bennett 1912, p. 47-59. Sacrifici in onore di Ares sono ricordati da Diod. Sic. II, 46, 1. Otrera e Antiope, due regine delle Amazzoni, avrebbero costruito un tempio in pietra dedicato al dio: Apoll. Rhod. II, 384-387 e 1170-1173.
24 La tradizione è già nota a Dion. Scyt. fr. 4 Rusten (= Diod. Sic. III, 55, 7), originario proprio di Mitilene e vissuto tra il ii e il i secolo a.C. Cf. anche Ragone 2005, p. 347-348; Arrigoni 1984, p. 886, n. 45 e Bennett 1912, p. 7. Le Amazzoni erano già note a Ellanico (FGrHist 4 fr. 107 Jacoby), anch’egli autore originario della città lesbia e attivo nel v secolo a.C.
25 Dion. Scyt. fr. 4 Rusten (= Diod. Sic. III, 55, 4).
26 Lissarrague 1990, p. 33.
27 Moscati Castelnuovo 1999, p. 141.
28 Per Macareo: Diod. Sic. V, 81, 7; per Macar e Pelope: Hecat. FGrHist 1 fr. 140 Jacoby; Steph. Byz., s.v. Mytilene. Cf. Moscati Castelnuovo 1999, p. 151.
29 Moscati Castelnuovo 1999, p. 158. Le altre rappresentazioni numismatiche, prevalentemente di età imperiale, in cui compare Mytilene non sono direttamente collegabili all’Amazzone, poiché non vi sono elementi distintivi che possano identificarla come tale; molto probabilmente si tratta di Tyche, la personificazione della città: cf. Archondidou 1997, p. 863-864, n. 2-22.
30 Moscati Castelnuovo 1999, p. 158.
31 SNG Levante, n. 40-41; SNG von Aulock, n. 5858-5859; SNG France, n. 123-137; Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, n. 680a.
32 Head [1887] 19112, p. 728; Seaby 1966, p. 156.
33 Kraay 1976, p. 289; SNG Levante, n. 40-41; SNG von Aulock, n. 5858-5859; SNG France, n. 123-137. Bothmer 1957, p. 223 ha incluso come unica moneta amazzonica l’esemplare di Soloi, benché poi ne abbia criticato il riconoscimento.
34 Bothmer 1957, p. 223 ha affermato che l’incisore originale avrebbe inteso raffigurare una piega del panneggio, di seguito mal interpretata e copiata dai suoi successori come un seno femminile. Tale supposizione è del tutto ipotetica e poco condivisibile.
35 Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, p. 644.
36 Lo stile utilizzato è decisamente più arcaico rispetto agli altri esemplari di medesimo soggetto.
37 Hom., Il. III, 189 e VI, 186 le definisce antianeirai, cioè pari a un uomo, forti come guerrieri. Vd. anche Blok 1996, p. 82.
38 L’arco scitico, dalla caratteristica forma a M e chiamato anche arco di Cupido, era frequentemente associato alle rappresentazioni di Amazzoni: cf. Snodgrass 1967, p. 82 (arco scitico) e p. 99 (arco scitico e Amazzoni).
39 SNG Levante, n. 42; SNG France, n. 138-158; SNG von Aulock, n. 5860.
40 Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, p. 644.
41 Casson 1926, p. 104, n. 9 diede per scontato che le monete di Soloi fossero certamente rappresentazioni amazzoniche e le utilizzò come prova per dimostrare l’identificazione del personaggio sulle monete di Potidea con un’Amazzone. Cf. Fabbri 2013, p. 128.
42 Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, p. 644.
43 Dion. Scyt. fr. 4 Rusten (= Diod. Sic. III, 55, 4).
44 Per quanto riguarda il caso specifico di Soloi, la tradizione non ha conservato alcun racconto di fondazione da parte di Amazzoni: secondo Strab. XIV, 5, 8 la città sarebbe stata fondata da coloni achei e rodii provenienti da Lindos, mentre un frammento di Aristotele (fr. 582 Rose) spiega che il nome della città deriverebbe da un Solone proveniente dalla Lidia; di parere contrario Diog. Laert. I, 51, il quale afferma che il fondatore sarebbe stato il celebre Solone di Atene, dal quale la polis avrebbe derivato il nome. Tuttavia non si può escludere la possibilità che gli abitanti abbiano voluto riferirsi a una tradizione locale.
45 Come per gli esemplari di Potidea, si è scelto di non trattare in questa sede le monete amazzoniche di epoca ellenistica coniate a Mesembria, di cui ho già esaminato le relative problematiche: cf. Fabbri 2013, p. 132-135.
46 Per l’iconografia dell’Amazzone in età imperiale si rimanda a Genovese 2012, p. 304-311. Cf. anche Genovese 2010, p. 270-282.
47 Scheu 1960, p. 39.
48 SNG Lockett, n. 1685. Sul diritto vi è la testa di Eracle con leontê. Scheu 1960, p. 39 (per Eracle), p. 41 (per Artemide); Scholten 2000, p. 40-41; Grainger 1999, p. 198; Mørkholm 1991, p. 151.
49 SNG Copenhagen, n. 1; Scholten 2000, p. 102; Arnold-Biucchi 1981, n. 2. Sul diritto compare la testa di Athena con elmo ornato da serpente oppure Eracle imberbe o barbato. Scheu 1960, p. 47 ha notato come la monetazione aurea sia una rarità nella penisola ellenica (a differenza di quanto accadeva nel vicino Oriente) e coniata solo in periodi di emergenza. Dalla morte di Lisimaco sino all’avvento del generale romano Tito Quinzio Flaminino le sole a emettere esemplari aurei furono la Lega Etolica e la Lega Acarnana. Cf. anche Mørkholm 1991, p. 151.
50 Scheu 1960, p. 48; Mørkholm 1991, p. 151. Per la leggenda di Etolo: Apollod. Bibl. I, 7, 6. Gli Etoli erano considerati inventori della lancia: Plin., Nat. Hist. VII, 201; secondo lo stesso autore Etolo, figlio di Marte, inventò un particolare tipo di giavellotto.
51 Su una moneta compare chiaramente un carnix, cioè uno strumento musicale a fiato tipico dei Celti: cf. Arnold-Biucchi 1981, n. 3. Cf. anche Scholten 2000, p. 40, secondo il quale gli Etoli eressero almeno un trofeo-scudo nel santuario di Apollo Thermios a Thermon.
52 Scheu 1960, p. 40 ha espresso la sua perplessità nel comprendere i motivi che spinsero gli Etoli a fare riferimento a un episodio avvenuto qualche decennio prima dell’emissione delle monete; a ciò va aggiunto il rapporto di pace instaurato a quel tempo tra quest’ultimi e Antigono Gonata, sovrano del regno macedone.
53 Paus. X, 18, 7.
54 Arnold-Biucchi 1981, p. 432.
55 Meadows 2009, p. 248, tav. I n. 1a-2c.
56 Meadows 2009, p. 248; Seyrig 1971, p. 24-25. Secondo Tsangari 2007, p. 248 si tratterebbe di una rappresentazione di Artemide, ma Meadows 2009, p. 249 ha convincentemente confutato questa tesi.
57 Meadows 2009, p. 249. La Ionia era ritenuta sede di fondazioni amazzoniche: Strab. XI, 5, 4 e XII, 3, 21; Dion. Scyt. fr. 4 Rusten (= Diod. Sic. III, 55, 6).
58 Meadows 2009, p. 254.
59 Meadows 2009, p. 254. Alla nota n. 44 lo studioso ha avanzato l’ipotesi secondo cui le due città avrebbero potuto essere in lotta anche per la rivendicazione di una presunta sepoltura di Amazzone nei territori limitrofi, in quanto gli abitanti di Clazomene erano stati accusati di violazione di santuari e tombe (Meadows 2009, p. 253). Purtroppo questa affascinante supposizione non trova riscontri documentari oggettivi.
60 Il culto di Zeus è però attestato nei territori limitrofi: cf. Meadows 2009, p. 251.
61 Meadows 2009, p. 251.
62 Meadows 2009, p. 248.
63 Thuc. IV, 121; Xen., Hell. V, 1, 3; Dio Chrysost. 66, 2; Paus. IV, 16, 6; Plut., Pericl. 28, 5.
64 Meadows 2009, p. 249. In età imperiale la presenza del chitonisco è ricorrente nelle immagini monetali delle Amazzoni: vd. anche Imhoof-Blumer 1908, p. 17. Arr., Anab. VII, 13, 2 sostiene che le Amazzoni portavano scoperto il seno destro durante le battaglie; descrivendo Pentesilea, anche Verg., Aen. I, 492 afferma che uno dei suoi seni era lasciato scoperto.
65 Devambez 1981, p. 637.
66 Si ricordano qui l’Amazzonomachia della Stoa Poikilê, 460-438 a.C. (Paus. I, 15, 2. Cf. Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, n. 230-231; Tyrrell [1984] 1989, p. 11-13), del santuario di Teseo nelle vicinanze del ginnasio (Paus. I, 17, 2. Cf. Tyrrell [1984] 1989, p. 10-11), dello scudo dell’Athena Parthenos, 438 a.C. (Paus. I, 17, 2. Cf. Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, n. 246d-f per copie e imitazioni) e delle metope del lato ovest del Partenone 446-440 a.C. (cf. Tyrrell [1984] 1989, p. 19-21) per quanto riguarda la sola Atene. Altre rappresentazioni si trovavano a Olimpia (sul trono di Zeus Olympios, 435-430 a.C.: Paus. I, 17, 2 e V, 11, 4. Cf. Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, n. 98. Sulle metope del tempio di Zeus Olympios, 465-460 a.C.: Paus. V, 10, 9. Cf. Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, n. 97), ad Alicarnasso (nel fregio del Mausoleo, seconda metà del iv secolo a.C.: Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, n. 102), a Basse (sul fregio del tempio di Apollo Epikourios, inizio iv secolo a.C.: cf. Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, n. 101) e a Delfi (sulle metope del thesauros degli Ateniesi, circa 490 a.C.: cf. Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, n. 245). Vd. anche Hardwick 1990, p. 23-35.
67 È assai probabile che le immagini delle Amazzoni siano state modellate su quelle di Artemide (divinità a loro strettamente legata: cf. Tyrrell [1984] 1989, p. 86), tanto da riprenderne il caratteristico abbigliamento.
68 Plin., Nat. Hist. XXXIV, 53. Si veda Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, n. 602-605.
69 A giudizio di Devambez 1976, p. 273-274, in età arcaica le Amazzoni erano conosciute soltanto marginalmente nell’Oriente greco; con la vittoria dei Greci sui Persiani, che favorì la nascita di numerose raffigurazioni amazzoniche sui più importanti monumenti dell’epoca, la reputazione delle guerriere iniziò a godere di un certo prestigio: soltanto verso la fine del v-inizio iv secolo a.C. esse entrarono a pieno titolo nelle tradizioni mitiche dei popoli dell’Oriente greco. Questa teoria è stata convincentemente confutata da Moscati Castelnuovo 1999, p. 140-141, la quale ha fatto notare come già in epoca arcaica le fonti letterarie associassero le Amazzoni ai territori dell’Asia Minore; inoltre, l’adozione di quest’ultime come eponime o fondatrici è un fenomeno squisitamente endogeno, che non può essere spiegato attraverso influenze esterne.
70 A tal proposito rimando all’eccellente lavoro di Lacroix 1949, in particolare p. 1-28.
71 Strab. XI, 5, 1; Diod. Sic. II, 45, 3 e III 53, 2; Apollod. Bibl. II, 5, 9. Trattando delle donne della Scizia, Hippoc., Aer. aq. loc. 17 afferma che tale espediente sarebbe servito a rinforzare i muscoli della spalla e del braccio, così da poter tirare giavellotti e frecce con più efficacia.
72 Boulogne 2008, p. 59; Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, p. 637; Rocca 1981, p. 105.
73 Boulogne 2008, p. 61.
74 Pind., Nem. III, 38; Aesch., Suppl. 287-289; Eum. 627-628; Diod. Sic. III, 54, 3.
75 Lucian., Imag. 4 afferma che l’Amazzone di Fidia si appoggiava proprio a una lancia. Come esempi iconografici di Amazzoni con lancia si veda Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, n. 9, 17, 18, 26, 33, 35, 41, 51. Cf. Andrisano 2006, p. 51; Tyrrell [1984] 1989, p. 50; Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, p. 637.
76 Strab. XI, 5, 1. Cf. Tyrrell [1984] 1989, p. 50.
77 Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, p. 637.
78 Xen., An. IV, 4, 16; Strab. XI, 5, 1; Arr., Anab. VII, 13, 2.
79 Hdt. IV, 5. Cf. Snodgrass 1967, p. 85.
80 Snodgrass 1964, p. 166-167. L’autore riporta alcuni rinvenimenti di asce a doppio taglio in una tomba di Argo e in altre a Vrokastro e Fortetsa, entrambe a Creta. Alcuni studiosi hanno messo in dubbio il loro utilizzo militare a favore di uno di carattere religioso: allo stato attuale delle cose, si hanno scarsi elementi per stabilire quale funzione esse abbiano rivestito.
81 Saglio 1877, p. 711-712.
82 Hermary, Jacquemin 1988, n. 43, 44, 157e-g, 174, 193; Lissarrague [1987] 1989, p. 54. Lo strumento di Efesto è strettamente collegato al mito secondo il quale il dio avrebbe spaccato il cranio di Zeus con un colpo d’ascia, permettendo così la nascita di Athena: cf. Pind., Ol. VII, 35-39; Apollod. Bibl. I, 3, 6. Si veda anche Hermary-Jacquemin 1988, p. 653. Nelle rappresentazioni iconografiche Efesto, con doppia ascia stretta in mano, appare spesso nella scena della nascita di Athena, ma mai nell’atto di rompere il cranio di Zeus: cf. Hermary, Jacquemin 1988, n. 188-201.
83 Soph., El. 97-99 e 195-196; Eur., El. 1159-1160. Questa tradizione sarà ripresa da Hyg., Fab. 117 e soprattutto da Sen., Ag. 897. Nelle rappresentazioni iconografiche la regina compare con scure sia nell’episodio della morte di Agamennone, sia in quello della morte di Egisto: Morizot 1992, n. 3, p. 14-19. La presenza dell’ascia in relazione a Clitemnestra è già presente in Eschilo (Choe. 889), quando la donna chiede un’arma per fronteggiare l’uccisore del suo amante, ma il tragediografo non ne fa menzione nella scena dell’assassinio di Agamennone, in cui lo strumento di morte è invece la spada (Ag. 1351 e 1528-1529. La tradizione è di derivazione omerica: Hom., Od. XI, 423-424). La richiesta di una pelekus da parte di Clitemnestra è stata messa in relazione da Centanni [2001] 20052, p. 1078-1079 al fatto che la regina è ormai soltanto una femmina indebolita, costretta a utilizzare un attrezzo domestico come la scure; già Garvie 1986, p. 290 aveva parlato di «typical emergency weapon». Questa tesi è stata giustamente respinta da Matteuzzi 2011, p. 346 e n. 2, la quale sottolinea la presenza del termine androkmêta (che uccide gli uomini) relativo alla pelekus: la studiosa ne ha concluso che la volontà di uccidere di Clitemnestra è più che evidente, rimarcando così il suo spirito indomito e sanguinario. La presenza della bipenne, in quanto strumento predefinito per l’abbattimento dei tori, nell’episodio dell’uccisione di Agamennone potrebbe alludere a un metaforico contesto sacrificale: il re è infatti associato a un toro già in Hom., Od. IV, 534-535 e XI, 411, e così ritorna in Aesch., Ag. 1125, mentre Sen., Ag. 898-899 è esplicito nel paragonare Clitemnestra al carnefice di tori sacrificali; vd. Aricò 1990, p. 30-36. Sul rifiuto della femminilità di Clitemnestra e sul capovolgimento del ruolo della donna nell’oikos cf. le mirabili considerazioni di Vernant [1971] 2001, p. 156-164.
84 Plut., Quaest. Graec. 45, Moralia 301F-302A.
85 Plin., Nat. Hist. VII, 201.
86 Anche l’ascia nella mano di Clitemnestra, di tradizione sofoclea ed euripidea, potrebbe voler sottolineare la mostruosità dell’atto compiuto e della regina stessa attraverso un’arma estranea all’equipaggiamento abituale greco.
87 Decisamente non condivisibile e del tutto priva di fondamento è la tesi esposta da Erol 2008, p. 420-421, secondo la quale la bipenne rappresenterebbe l’unità del principio maschile e di quello femminile, simboleggiati ciascuno da una delle due lame. La studiosa ne ha dedotto che la frequente riproduzione iconografica dell’arma come attributo delle Amazzoni avrebbe lo scopo di sottolineare la doppia natura di quest’ultime, considerate allo stesso tempo sia donne che uomini.
88 Secondo Blok 1996, p. 85, Cuma è la città eolica con la più solida e continua tradizione amazzonica.
89 SNG Copenhagen, n. 102; SNG München, n. 483; Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, n. 622; Seaby 1966, n. 1595; BMC TROAS p. 109, n. 57. Il vaso raffigurato è un simbolo caratteristico e pressoché sempre ricorrente nella monetazione cumana.
90 SNG Copenhagen, n. 103-105; SNG von Aulock, n. 1636-1640; Callataÿ 1997a, 198, n. 216; Devambez, Kauffmann-Samaras 1981, n. 623-624; Seaby 1966, n. 1598. Mørkholm 1980, p. 157-158 ha rigettato qualsiasi interpretazione di carattere politico-finanziario in riferimento alla comparsa della ghirlanda: a giudizio dello studioso, si tratterebbe soltanto di una questione squisitamente ornamentale, una moda nata nel II secolo a.C. e diffusa tanto nella Grecia continentale quanto in Asia Minore. Dello stesso parere Oakley 1982, p. 20.
91 Imhoof-Blumer 1908, p. 1-2.
92 Oakley 1982, p. 3 ha proposto questa teoria e ne ha conseguentemente dedotto che l’identificazione dell’immagine con l’Amazzone eponima rimane la più plausibile.
93 Dion. Scyt. fr. 4 Rusten (= Diod. Sic. III, 55, 6); Strab. XI, 5, 4; Pomp. Mel. I, 18, 90; Steph. Byz. s.v. Kyme. Dionisio Scitobrachione, seguito da Diodoro Siculo, assegna il comando della fondazione della città alla regina Myrina, della quale Kyme era luogotenente.
94 Sulle vicende che portarono alla fondazione di Cuma vd. Ragone 2005, p. 346; Mele 2005b, p. 413-414; Moscati Castelnuovo 1999, p. 152-158 e Blok 1996, p. 85.
95 Hecat., FGrHist 1 fr. 226 Jacoby. A tal proposito cf. Ragone 2005, p. 336; Mele 2005b, p. 414; Blok 1996, p. 85.
96 Ragone 2005, p. 337.
97 Di ciò dà informazione Plut., Thes. 27, 5 per la città di Atene, dove erano state sepolte alcune Amazzoni sconfitte da Teseo. Strab. XI, 5, 4 riporta la notizia secondo la quale le guerriere avrebbero fondato monumenti e sepolcri.
98 Moscati Castelnuovo 1999, p. 152, n. 73. Secondo Blok 1996, p. 85, l’Amazzone Kyme, in quanto eponima, avrebbe goduto di un culto cittadino in Cuma; la studiosa (p. 97) ha inoltre ipotizzato che il suo santuario si trovasse nel centro della città. Nei pressi dell’agorà è stato rinvenuto un edificio colonnato in cui sono state trovate diverse dediche di epoca romana ai «fondatori della città», ma nulla fa propendere per l’intitolazione del complesso all’Amazzone Kyme: cf. Blok 1996, p. 97, n. 62. Riferendosi a «fondatori» al plurale e non essendo l’Amazzone la fondatrice, è più probabile che i personaggi venerati fossero Kleuas e Malaos, discendenti di Agamennone connessi alla fondazione della città secondo una differente tradizione riportata da Strab. XIII, 3, 6, di cui si dirà in seguito.
99 Pomp. Mel. I, 18, 90. È quindi evidenziato il ruolo militare dell’Amazzone.
100 Sulla questione vd. Ragone 2005, p. 353.
101 I. Kyme n. 37 e commento p. 92. Cf. anche Robert 1946, p. 55; Robert 1955, p. 263-264, n. 3.
102 Miranda 2005, p. 520.
103 A tal proposito si rimanda all’esaustiva trattazione di Mele 2005a, p. 379-384.
104 Mele 2005a, p. 390-391; Moscati Castelnuovo 1999, p. 155.
105 Strab. XIII, 1, 3. Per un’analisi completa dell’intera tradizione cf. Mele 2005a, p. 385-392; Moscati Castelnuovo 1999, p. 155.
106 Mele 2005a, p. 390; Moscati Castelnuovo 1999, p. 156. La connessione tra Cuma e Agamennone è confermata dalla tradizione che citava un re omonimo: Strab. XIII, 1, 3. Cf. Mele 2005a, p. 384; Moscati Castelnuovo 1999, p. 156.
107 Ragone 2005, p. 353.
108 La tradizione relativa alle Amazzoni si ritrova con molta più frequenza all’interno delle fonti letterarie, mentre i nomi degli Agamennonidi sono riportati solo da Strabone.
109 Moscati Castelnuovo 1999, p. 157. Dion. Scyt. fr. 4 Rusten (= Diod. Sic. III, 55, 6) insiste sul rapporto di parità (erano infatti tutte compagne d’armi) che legava le Amazzoni eponime.
110 Servais 1967, p. 422e439.
111 Pind., Ist. V, 62-63; Arist., Ran. 393; Paus. VI, 1, 7; VI, 2, 2; VI, 20, 19. Vd. anche Servais 1967, p. 432-433.
112 Servais 1967, p. 425; per un esempio concernente le iconografie monetali cf. SNG Copenhagen, n. 70, 547, 571-572; SNG München, n. 1050; SNG von Aulock, n. 1354.
113 Thuc. IV, 121; Xen., Hell. V, 1, 3; Dio Chrysost. 66, 2; Paus. IV, 16, 6; Plut., Pericl. 28, 5.
114 Fränkel 1895, n. 252e256.
115 Servais 1967, p. 448-449.
116 Fränkel 1895, n. 256.
117 SNG Copenhagen, n. 113-114.
118 SNG Copenhagen, n. 113-114.
119 Le Amazzoni erano strettamente connesse ad Artemide in quanto fondatrici dell’Artemision di Efeso (Pind., fr. 174 Snell-Maehler; Hyg., Fab. 223 e 225) e della relativa statua di culto (Callim., Hymn. Art., 237-246; Paus. IV, 31, 8). Su tale legame cf. Ragone 2005, p. 326; Blok 1995, p. 57-60; Tyrrell [1984] 1989, p. 86-87.
120 Una connessione Amazzoni-Apollo è testimoniata in Paus. III, 25, 3, in cui si ricordano il santuario di Artemide Astrateia (chiamata così poiché in quel territorio le Amazzoni rinunciarono a proseguire la loro avanzata) e di Apollo Amazonios a Pirrico. Entrambe le statue delle divinità furono dedicate dalle Amazzoni stesse. Il racconto fa però riferimento a una tradizione prettamente peloponnesiaca che non ha nessuna connessione con la città dell’Asia Minore. Per il culto delle due divinità presso le Amazzoni cf. Bennett 1912, p. 32-46.
121 SNG Stancomb, n. 704; SNG Copenhagen, n. 165; SNG von Aulock, n. 66; Summerer, Atasoy 2002, p. 32; Imhoof-Blumer 1908, p. 2. Callataÿ 1997b ha posto la moneta tra i falsi, ma non ha offerto alcuna spiegazione in merito alla sua scelta.
122 Imhoof-Blumer 1908, p. 2. La città di Licasto è nominata da Ps. Scylax, Per. 89 Müller, mentre Lykastia abitata da Amazzoni è ricordata in Schol. Apoll. Rhod. II 373-376a Lachenaud.
123 Esiste però una Lykaste seguace di Dioniso, inclusa da Nonn., Dion. XIV, 225 tra le Bassaridi; vd. anche Nonn., Dion. XXIX, 263, 275.
124 Apoll. Rhod. II, 996-1000. Secondo gli Schol. Apoll. Rhod. II, 998-1000 Lachenaud, Lykastos era il nome di un luogo della Leucosiria da cui le Amazzoni avrebbero preso il nome.
125 Per l’analisi della moneta cf. anche Summerer, Atasoy 2002, p. 31-33, i quali hanno riportato grossomodo le stesse informazioni di Imhoof-Blumer.
126 Ps. Scylax, Per. 89 Müller.
127 Strab. XI, 5, 1.
128 Imhoof-Blumer 1908, p. 2.
129 Strab. XII, 3, 11.
130 Schol. Apoll. Rhod. II, 946-954c Lachenaud. Secondo Andron di Teos, FGrHist 802 fr. 3 Jacoby la parola sarebbe di origine trace, mentre Hesych., s.v. sanaptin Latte la fa risalire alla lingua scitica. Sulla questione cf. Ivantchik 1997, p. 37. Sia presso i Traci che presso gli Sciti era consuetudine di tanto in tanto bere vino puro e ciò era permesso anche alle donne, usanza testimoniata da un passo di Platone (Leg. I, 637e). Come già detto, le diverse tradizioni connettevano le Amazzoni con entrambi i popoli.
131 Andron di Teos, FGrHist 802 fr. 3 Jacoby; Hecat., FGrHist 1 fr. 34 Jacoby. Vd. anche Blok 1996, p. 84; Ragone 2005, p. 337. Per un’analisi più approfondita circa la fondazione di Sinope cf. Ivantchik 1997, p. 37-39
132 Strab. XII, 3, 11; Plut., Luc. 23, 4.
133 Ps. Scymnus 943-946 Müller; Plut., Luc. 23, 5. A questo proposito cf. anche Firicel-Dana 2007, p. 515-516.
134 Hdt. IX, 27; Apoll. Rhod. II, 995 (ai v. 976-977 egli ricorda altissimi monti chiamati «Monti Amazzonii»); Strab. XI, 5, 4; XII, 3, 14-15; Diod. Sic. III, 52, 1; Paus. I, 2, 1. Strab. XII, 3, 9 afferma che la Themiskyra faceva parte del territorio di Amisos: cf. Summerer, Atasoy 2002, p. 27-28.
135 Per un approfondimento circa le guerre mitridatiche si rimanda a Callataÿ 1997b, p. 341-388.
136 App., Bell. Mithr. XII, 103.
137 Plut., Pomp. 35, 3.
138 A tal proposito cf. Blok 1996, p. 90.